Ludwig Wittgenstein
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Ludwig Josef Johann Wittgenstein (1889 – 1951), logico e filosofo austriaco.
Citazioni di Ludwig Wittgenstein
[modifica]- Anche se il risultato della filosofia è semplice, non può esserlo il metodo per arrivarci. La complessità della filosofia non è quella della sua materia, ma del nostro intelletto annodato.[1]
- Che interesse c'è a studiare filosofia, se tutto quello che fa per voi è rendervi capaci di esprimervi in modo relativamente plausibile su alcune astruse questioni di logica ecc., e se questo non migliora il vostro modo di pensare le questioni importanti della vita di tutti i giorni, se non vi rende più consapevoli di un qualsiasi giornalista rispetto all'uso delle pericolose espressioni che persone di questa specie usano per i propri scopi?[2]
- David è stato il mio primo e unico amico.[3]
- Dimmi come cerchi e ti dirò cosa cerchi.[1]
- [Ultime parole] Dite a tutti che ho avuto una vita meravigliosa!
- Tell them that I had a wonderful life![4]
- La poesia di Trakl non la capisco. Però il suo tono mi rende felice. È il tono delle persone veramente geniali.[5]
- La soluzione del problema della vita si intravede allo scomparire di esso.[6]
- La stupida aspirazione all'eleganza è una delle cause principali per cui i matematici non comprendono le loro proprie operazioni; ossia: l'incomprensione e quell'aspirazione sgorgano da una sorgente comune.[7]
- La vita di conoscenza è la vita che è felice nonostante la miseria del mondo.[8]
- Pregare è pensare al senso della vita.[9]
- Sentiamo dire, sempre e continuamente, che il matematico lavora con l'istinto (o magari che non procede meccanicamente, al modo di un giocatore di scacchi) ma non riusciamo a percepire che cosa questo abbia da fare con la natura della matematica.[10]
- Tutto ciò che la filosofia può fare è distruggere idoli. E questo significa non crearne di nuovi.[11]
- Vi sconsiglio vivamente di diventare filosofi accademici. Tra loro la tentazione del pensiero fasullo è diffusissima.[12]
Della certezza
[modifica]Se puoi dire con certezza che lì c'è una mano, allora ti accordiamo tutto il resto.
[citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]
Citazioni
[modifica]- Chi non è certo di nessun dato di fatto, non può neanche esser sicuro del senso delle sue parole.
- Chi volesse dubitare di tutto, non arriverebbe neanche a dubitare. Lo stesso giuoco del dubitare presuppone già la certezza.
- È così difficile trovare l'inizio. O meglio: è difficile cominciare dall'inizio. E non tentare di andare ancor più indietro.
- Il bambino impara, perché crede agli adulti. Il dubbio viene dopo la credenza.
Movimenti del pensiero
[modifica]Diari 1930-1932
[modifica]- Senza un po' di coraggio non si può scrivere nemmeno un'osservazione sensata su se stessi. (26 aprile 1930)
- Ci sono uomini che sono troppo fragili per andare in frantumi. A questi appartengo anch'io. (26 aprile 1930)
- La sola cosa di me che forse un giorno si spezzerà, e di questo ho talvolta paura, è il mio intelletto. (26 aprile 1930)
- Una scoperta non è né grande né piccola; dipende da ciò che essa significa per noi. (6 maggio 1930)
- Il bere, in un certo tempo simbolico, è in un altro tempo vizio. (6 maggio 1930)
- Sono sempre felice di poter iniziare una nuova pagina. (9 maggio 1930)
Diari 1936-1937
[modifica]- Tu non puoi chiamare Cristo il Salvatore, senza chiamarlo Dio. Perché un uomo non ti può salvare. (21 novembre 1936)
- Il bianco è anche una specie di nero. (1° dicembre 1936)
- Il mio cervello fa solo movimenti molto pigri. Purtroppo. (2 aprile 1937)
Note sul "Ramo d'oro" di Frazer
[modifica]- Può suonare troppo semplice ma si può dire che la differenza fra magia e scienza consiste in questo, che esiste un progresso nella scienza ma non nella magia. La magia non ha una direzione di sviluppo che le sia intrinseca. (p. 38)
- Nella filosofia odierna ritroviamo tutte le teorie infantili, ma senza quell'aspetto accattivante proprio di ciò che è infantile. (p. 39)
- Giusto e interessante non è dire: questo è nato da quello, ma: questo potrebbe esser nato così. (p. 50)
Osservazioni sopra i fondamenti della matematica
[modifica]- Il matematico non scopre: inventa. (I, 167)
- Un tizio[13] allarga il dominio della matematica: dà nuove definizioni e trova nuovi teoremi – e, da un certo punto di vista, si può dire che non sa quello che fa. – Immagina vagamente di aver scoperto qualcosa di simile a uno spazio (e a questo punto pensa a una stanza), di aver aperto i confini di un nuovo regno: e se gli si chiedesse qualcosa al proposito direbbe una gran quantità di cose insensate. (IV, 5)
- Non necessariamente chi conosce una proposizione aritmetica conosce qualcosa. (V, 2)
- Non si può dire, dunque, che la matematica ci insegna a contare? Ma se ci insegna a contare perché non ci insegna anche a confrontare tra loro i colori? (V, 38)
Pensieri diversi
[modifica]- Si potrebbe dire che la cultura del progresso deve avere il suo poeta epico in anticipo. Così come si può solo prevedere la propria morte e descriverla contemplandola in anticipo, e non riferirne da testimoni diretti. Si potrebbe anche dire: se tu vuoi veder descritta l'epopea di tutta una civiltà, devi cercare fra le opere dei suoi esponenti più grandi, in un'epoca cioè in cui la fine di quella civiltà poteva essere solo prevista; dopo infatti, non c'è più nessuno che la possa descrivere. E per questo non vi è affatto da meravigliarsi se l'epopea è scritta nell'oscuro linguaggio del presagio ed è comprensibile solo a pochissimi. (1931; Wittgenstein 1997, p. 31)
- Anche i pensieri, talvolta, cadono immaturi dall'albero. (1937)
- Anche per il pensiero c'è un tempo per arare e un tempo per mietere. (1937)
- Chi è soltanto in anticipo sul proprio tempo, dal suo tempo sarà raggiunto. (1930)
- Ciò che è stracciato, stracciato deve rimanere. (circa 1944)
- Come si può per tutta la vita viaggiare nello stesso piccolo paese e credere che non ci sia nulla al di fuori di esso! (1946)
- Con i miei numerosi segni d'interpunzione, ciò che in realtà vorrei è rallentare il ritmo della lettura. Perché vorrei essere letto lentamente. (1948)
- Essere buoni con chi non ti ha caro richiede non solo molta benevolenza ma anche molto tatto. (1931)
- Gli animali si avvicinano se sono chiamati per nome. Esattamente come gli uomini. (1948)
- Il concetto de «il bello» ha creato qualche danno. (1946)
- Il limite del linguaggio si mostra nell'impossibilità di descrivere il fatto che corrisponde a una proposizione (che è la sua traduzione) senza appunto ripetere la proposizione. (1931)
- Il mio scopo [...] è diverso da quello dell'uomo di scienza, e il movimento del mio pensiero diverso dal suo. (1930)
- Il talento è una fonte da cui sgorga acqua sempre nuova. Ma questa fonte perde ogni valore se non se ne fa il giusto uso. (1931)
- Il volto è l'anima del corpo. (circa 1932-1934)
- In arte è difficile dire qualcosa che sia altrettanto buono del non dire niente. (circa 1932-1934)
- In filosofia si deve scendere nell'antico caos e ivi sentirsi a proprio agio. (1948)
- In nessuna confessione religiosa si è tanto peccato per abuso di espressioni metafisiche quanto nella matematica. (1929)
- Io penso effettivamente con la penna, perché la mia testa spesso non sa nulla di ciò che scrive la mia mano. (1931)
- Gli interrogativi scientifici possono, sì, interessarmi, ma mai avvincermi davvero. Solo gli interrogativi concettuali ed estetici possono farlo. (1949)
- L'ambizione è la morte del pensiero. (1948)
- L'ebreo è una landa desertica dove, sotto un sottile strato roccioso, si trovano però le fluide masse infuocate dell'elemento spirituale. (1931, Wittgenstein 1997, p. 37)
- La tragedia consiste in questo: che l'albero non si piega ma si spezza. (1929)
- Le nostre più grosse stupidaggini possono essere molto sagge. (1941)
- Le parole sono azioni. (circa 1945)[14]
- Nella corsa della filosofia vince chi sa correre più lentamente. Oppure: chi raggiunge il traguardo per ultimo. (1938)
- Nella grande arte c'è sempre un animale SELVAGGIO: addomesticcato. In Mendelssohn, ad esempio, no. La grande arte ha sempre come basso continuo gli istinti primitivi dell'uomo. Essi non costituiscono la melodia (come forse in Wagner), ma ciò che dà alla melodia la sua profondità e la sua forza. (1940; Wittgenstein 1997, p. 78)
- Non temere mai di dir cose insensate! Ma ascoltale bene, quando le dici. (1947)
- Per un compositore il contrappunto potrebbe rappresentare un problema straordinariamente difficile. E cioè questo: in quale rapporto devo pormi col contrappunto, io, con le mie inclinazioni? Può darsi che egli abbia trovato un rapporto convenzionale pur rendendosi conto che non è il suo rapporto, che non è chiaro quale significato il contrappunto debba avere per lui. (Pensavo a Schubert, e al fatto che alla fine della sua vita egli desiderava ancora prendere lezioni di contrappunto. Voglio dire che forse il suo scopo non era quello di saperne di più, ma piuttosto di scoprire quale fosse il suo rapporto con il contrappunto). (1941)
- Perfino nell'opera d'arte più eccelsa c'è qualcosa che si può chiamare «stile», ma anche qualcosa che si può chiamare «maniera». Ma essi, stile e maniera, hanno meno stile delle prime parole di un bambino. (1939-1940)
- Quando, ad esempio, sento le espressioni ammirate che per secoli sono state dedicate a Shakespeare da grandi uomini, non posso sottrarmi al sospetto che quelle lodi siano state solo convenzionali. (1946)
- Riposare sui propri allori è altrettanto pericoloso che riposare sulla neve durante una gita. Ti appisoli, e muori nel sonno. (1939-1940)
- Scrivo quasi sempre soliloqui. Cose che mi dico a quattr'occhi. (1948)
- Se nella vita siamo circondati dalla morte, così anche nella salute dell'intelletto siamo circondati dalla follia. (1944)
- Se qualcosa è buono, allora è anche divino. (1929)
- Sono io soltanto incapace di fondare una scuola, oppure non c'è un filosofo capace di farlo? Io non posso fondare una scuola perché, in realtà, non voglio essere imitato. Comunque non da coloro che pubblicano articoli sulle riviste di filosofia. (1947)
- Un eroe guarda la morte in faccia, la morte vera, non solo l'immagine della morte. Comportarsi come si conviene durante una crisi non significa far bene la parte dell'eroe, come se si fosse su un palcoscenico, ma significa piuttosto saper guardare negli occhi la morte stessa.
Infatti l'attore può recitare molte parti diverse, ma alla fine è lui stesso che come uomo deve morire. (1946) - Un tema, non meno di un volto, ha un'espressione.
«La ripetizione è necessaria». Fino a che punto? Se provi a cantarlo, vedrai che solo la ripetizione gli dà quella sua immensa forza. – Non abbiamo forse l'impressione che debba esserci nella realtà un modello per il tema, e che il tema si avvicini a quel modello e giunga a corrispondergli solo qualora quella certa parte venga ripetuta? O dovrei dire invece la sciocchezza: «Ripetuto suona ancora più bello»? (Qui si vede tra l'altro quale stupido ruolo abbia la parola «bello» in estetica). E tuttavia non vi è qui alcun paradigma al di fuori del tema. Eppure un paradigma al di fuori del tema c'è: è il ritmo del nostro linguaggio, del nostro modo di pensare e sentire. E il tema, a sua volta, è anche una parte nuova del nostro linguaggio, si incorpora in esso; impariamo un nuovo gesto.
Il tema interagisce con il linguaggio. (1946; Wittgenstein 1997, pp. 102-103) - Una buona similitudine ravviva l'intelletto. (1929; Wittgenstein 1997, p. 19)
- Una confessione dev'essere una parte della nuova vita. (1931)
- Una nuova parola è come un seme fresco gettato nel terreno della discussione. (1929)
Ricerche filosofiche
[modifica]- Il linguaggio è un labirinto di strade. Vieni da una parte e ti sai orientare; giungi allo stesso punto da un'altra parte, e non ti raccapezzi più. (§ 203)
- Il significato di una parola è il suo uso nel linguaggio. (§ 43)
- La filosofia è una battaglia contro l'incantamento del nostro intelletto, per mezzo del nostro linguaggio. (§ 109)
- Possiamo anche immaginare che l'intiero processo dell'uso delle parole [...] sia uno di quei giuochi mediante i quali i bambini apprendono la loro lingua materna. (§ 7)
- Non c'è un metodo della filosofia, ma ci sono metodi; per cosí dire, differenti terapie. (§ 133)
- Un 'processo interno' abbisogna di criteri esterni. (§ 580)
Tractatus logico-philosophicus
[modifica]Amedeo G. Conte
[modifica]Il mondo è tutto ciò che accade. (proposizione 1)
Il mondo è la totalità dei fatti, non delle cose. (p. 1.1)
Fruttero & Lucentini
[modifica]I. Il mondo è tutto ciò che accade.
I, i. Il mondo è l'insieme dei fatti, non delle cose.
[Ludwig Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus, citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]
Citazioni
[modifica]- Tutto il senso del libro si potrebbe riassumere nelle parole: Tutto ciò che può essere detto si può dire chiaramente; e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere.[15] (Prefazione)
- Il mondo è determinato dai fatti e dall'essere essi tutti i fatti. (p. 1.11)
- Ché la totalità dei fatti determina ciò che accade, ed anche tutto ciò che non accade. (p. 1.12)
- I fatti nello spazio logico sono il mondo. (p. 1.13)
- Il mondo si divide in fatti. (p. 1.2)
- Qualcosa può accadere o non accadere e tutto il resto rimanere eguale. (p. 1.21)
- Ciò che accade, il fatto, è il sussistere di stati di cose. (p. 2)
- Noi ci facciamo immagini dei fatti. (p. 2.1)
- L'immagine presenta la situazione nello spazio logico, il sussistere e non sussistere di stati di cose. (p. 2.11)
- L'immagine è un modello della realtà. (p. 2.12)
- Agli oggetti corrispondono nell'immagine gli elementi dell'immagine. (p. 2.13)
- Gli elementi dell'immagine sono rappresentanti degli oggetti nell'immagine. (p. 2.131)
- L'immagine consiste nell'essere i suoi elementi in una determinata relazione l'uno all'altro. (p. 2.14)
- L'immagine è un fatto. (p. 2.141)
- Un'immagine vera a priori non v'è. (p. 2.225)
- L'immagine logica dei fatti è il pensiero. (p. 3)
- «Uno stato di cose è pensabile» vuol dire: Noi possiamo farci un'immagine di esso. (p. 3.001)
- La totalità dei pensieri veri è un'immagine del mondo. (p. 3.01)
- Il pensiero contiene la possibilità della situazione che esso pensa. Ciò che è pensabile è anche possibile. (p. 3.02)
- Non possiamo pensare nulla d'illogico, poiché altrimenti dovremmo pensare illogicamente. (p. 3.03)
- Noi possiamo sì rappresentare spazialmente uno stato di cose che vada contro le leggi della fisica, ma non uno stato di cose che vada contro le leggi della geometria. (p. 3.0321)
- Non: «Il segno complesso <aRb> dice che a sta nella relazione R con b», ma: Che «a» stia in una certa relazione con «b» dice che aRb. (p. 3.1432)
- Il pensiero è la proposizione munita di senso. (p. 4)
- La totalità delle proposizioni è il linguaggio. (p. 4.001)
- L'uomo possiede la capacità di costruire linguaggi, con i quali ogni senso può esprimersi, senza sospettare come e che cosa ogni parola significhi. – Cosí come si parla senza sapere come i singoli suoni siano prodotti.
Il linguaggio comune è una parte dell'organismo umano, e non meno complicato di questo.
È umanamente impossibile desumerne immediatamente la logica del linguaggio.
Il linguaggio traveste il pensiero. Lo traveste in modo tale che dalla forma esteriore dell'abito non si può inferire la forma del pensiero rivestito; perché la forma esteriore dell'abito è formata a ben altri fini che al fine di far riconoscere la forma del corpo.
Le tacite intese per la comprensione del linguaggio comune sono enormemente complicate. (p. 4.002) - Tutta la filosofia è «critica del linguaggio». (p. 4.0031)
- La proposizione è un'immagine della realtà.
La proposizione è un modello della realtà quale noi la pensiamo. (4.01) - La filosofia non è una delle scienze naturali.
(La parola «filosofia» deve significare qualcosa che sta sopra o sotto, non già presso, le scienze naturali.) (p. 4.111) - Lo scopo della filosofia è il rischiaramento logico dei pensieri.
La filosofia è non una dottrina, ma un'attività.
Un'opera filosofica consta essenzialmente di chiarificazioni.
Il risultato della filosofia non sono «proposizioni filosofiche», ma il chiarificarsi di proposizioni.
La filosofia deve chiarire e delimitare nettamente i pensieri che altrimenti sarebbero torbidi e indistinti. (p. 4.112) - La proposizione è un funzione di verità delle proposizioni elementari.
(La proposizione elementare è una funzione di verità di sé stessa.) (p. 5) - I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo. (p. 5.6)
- La logica pervade il mondo; i limiti del mondo sono anche i limiti di essa.
Noi non possiamo, dunque, dire nella logica: Questo e quest'altro v'è nel mondo, quello no.
Infatti, ciò parrebbe presupporre che noi escludiamo certe possibilità, e questo non può essere, poiché richiederebbe che la logica trascendesse i limiti del mondo; solo così essa potrebbe contemplare questi limiti anche dall'altro lato.
Ciò che noi non possiamo pensare, noi non lo poossiamo pensare; né, di conseguenza, noi possiamo dire ciò che noi non possiamo pensare. (p. 5.61) - La forma generale della funzione di verità è: [p̄, ξ̄, N(ξ̄)].
Questa è la forma generale della proposizione. (p. 6) - Nella logica non possono mai esservi sorprese. (p. 6.1251)
- La logica non è una dottrina, ma un'immagine speculare del mondo.
La logica è trascendentale. (p. 6.13) - La matematica è un metodo logico.
Le proposizioni della matematica sono equazioni, dunque pseudoproposizioni. (p. 6.2) - La proposizione della matematica non esprime un pensiero. (p. 6.21)
- Nella vita, invero, non è mai la proposizione matematica stessa a servirci: la proposizione matematica l'usiamo solo per concludere da proposizioni, che non appartengono alla matematica, ad altre, che parimenti non appartengono ad essa. (p. 6.211)
- Tutta la moderna concezione del mondo si fonda sull'illusione che le cosiddette leggi naturali siano le spiegazioni dei fenomeni naturali. (p. 6.371)
- Come v'è solo una necessità logica, così v'è solo una impossibilità logica. (p. 6.375)
- Tutte le proposizioni sono di pari valore. (p. 6.4)
- Il senso del mondo dev'essere fuori di esso. Nel mondo tutto è come è, e tutto avviene come avviene; non v'è in esso alcun valore – né, se vi fosse, avrebbe un valore.
Se un valore che abbia valore v'è, esso dev'esser fuori d'ogni avvenire ed essere-cosí. Infatti, ogni avvenire ed essere-cosí è accidentale.
Ciò che li rende non-accidentali non può essere nel mondo, ché altrimenti sarebbe, a sua volta, accidentale.
Dev'essere fuori del mondo. (p. 6.41) - È chiaro che l'etica non può formularsi.
L'etica è trascendentale.
(Etica ed estetica sono tutt'uno.)[16]) (p. 6.421) - Il mondo del felice è un altro mondo che quello dell'infelice. (p. 6.43)
- Vive eterno colui che vive nel presente. (p. 6.4311)
- I fatti appartengono tutti soltanto al problema, non alla risoluzione. (p. 6.4321)
- Non come il mondo è, è il Mistico, ma che esso è. (6.44)
- D'una risposta che non si può formulare non può formularsi neppure la domanda.
L'enigma non v'è.
Se una domanda può porsi, può anche avere una risposta. (p. 6.5) - Noi sentiamo che, persino nell'ipotesi che tutte le possibili domande scientifiche abbiano avuto risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppure sfiorati. (p. 6.52)
- Il metodo corretto della filosofia sarebbe propriamente questo: Nulla dire se non ciò che può dirsi; dunque, proposizioni della scienza naturale – dunque, qualcosa che con la filosofia nulla ha a che fare –, e poi ogni volta che altri voglia dire qualcosa di metafisico, mostrargli che, a certi segni nelle sue proposizioni, egli non ha dato significato alcuno. Questo metodo sarebbe insoddisfacente per l'altro – egli non avrebbe la sensazione che noi gli insegniamo filosofia –, eppure esso sarebbe l'unico metodo rigorosamente corretto. (p. 6.53)
Su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere. (p. 7)
- La mia tendenza e, io ritengo, la tendenza di tutti coloro che hanno mai cercato di scrivere o di parlare di etica o di religione, è stata di avventarsi contro i limiti del linguaggio. Quest'avventarsi contro le pareti della nostra gabbia è perfettamente, assolutamente disperato. L'etica, in quanto sorga dal desiderio di dire qualcosa sul significato ultimo della vita, il bene assoluto, l'assoluto valore, non può essere una scienza. Ciò che dice, non aggiunge nulla, in nessun senso, alla nostra conoscenza. Ma è un documento di una tendenza nell'animo umano che io personalmente non posso non rispettare profondamente e che non vorrei davvero mai, a costo della vita, porre in ridicolo.
Citazioni su Ludwig Wittgenstein
[modifica]- Irrequieto come gli uccelli di passo, schivo, sempre teso verso l'essenziale, sempre tormentato da un suo intimo eccesso di sensibilità, insofferente verso gli altri, ma ancor più verso se stesso, era già una leggenda quando si spense a sessantadue anni appena compiuti a Cambridge, il 29 aprile 1951. Ludwig Josef Johann Wittgenstein è stato il filosofo dei filosofi, così come vi sono i medici dei medici e i giudici dei giudici. (Massimo Piattelli Palmarini)
- L'opera di Wittgenstein è una molteplice testimonianza della circostanza che nozioni quali «essenza», «realtà prima», di cui ha parlato tutta la tradizione metafisica, esprimono soltanto il nostro profondo bisogno di una convenzione. (Aldo Gargani)
- Una certa aria di misticismo l'avevo già sentita nel suo libro, ma sono rimasto sconcertato nello scoprire che è diventato un mistico, nel senso pieno del termine. Legge autori come Kierkegaard e Angelus Silesius e sta valutando seriamente l'idea di farsi monaco. (Bertrand Russell)
- Wittgenstein, è il caso di ricordarlo, affermò una volta che si sarebbe potuto scrivere un'opera filosofica valida composta interamente di battute di spirito (senza essere faceta). (Norman Malcolm)
- Ha un maledetto orrore di quella che definisce «meschinità da filistei», cioè di qualsiasi atteggiamento cinico verso la crudeltà e la sofferenza, cosa di cui accusa Kipling: e si era convinto che fossi anch'io di quella pasta.
- La nostra amicizia è stata caotica ma ad essa devo molto: e sono certo che anche per lui sia così.
- Wittgenstein era uno spasso: qui [a Cambridge] sta studiando filosofia, ma solo ora ha iniziato a frequentarla in modo sistematico: è sinceramente stupito che tanti filosofi, da lui venerati per ignoranza, in fin dei conti siano così stupidi e disonesti e commettano madornali errori!
Note
[modifica]- ↑ a b Da Osservazioni filosofiche, Einaudi.
- ↑ Citato in Pierre Bourdieu, La miseria del mondo, a cura di Antonello Petrillo e Ciro Tarantino, Mimesis, 2015.
- ↑ Dalla lettera a Ellen F. Pinsent,; in David Pinsent, Vacanze con Wittgenstein, Pagine di diario, a cura di Georg Henrik von Wright, traduzione di Marina Premoli, Bollati Boringhieri, Torino, 1992, p. 146. ISBN 88-339-0691-4
- ↑ Citato in Giorgio Pizziolo Rita Micarelli, L'arte delle relazioni. Vol. I, Alinea editrice, 2003, p. 36
- ↑ Citato da Italo Alighiero Chiusano nella Prefazione a Georg Trakl, Poesie, a cura di Leone Traverso, Fabbri editori, collana I grandi classici della poesia, RCS Libri, Milano, 1997.
- ↑ Citato in AA.VV., Il libro della filosofia, traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 249. ISBN 9788858014165
- ↑ Da Grammatica filosofica.
- ↑ 13 agosto 1916, da Quaderni 1914-1916.
- ↑ 11 giugno 1916, da Quaderni 1914-1916.
- ↑ Da Grammatica filosofica, a cura di Mario Trinchero, La Nuova Italia, Scandicci, 1990, pp. 253-254. ISBN 88-221-0719-5
- ↑ Da Filosofia, a cura di Diego Marconi, traduzione di Marilena Andronico, Donzelli.
- ↑ Citato in John Heaton, Judy Groves, Wittgenstein, traduzione di B. Amato, Feltrinelli, 2009.
- ↑ Probabilmente Godfrey H. Hardy
- ↑ Confronta anche Ricerche filosofiche, 546: "Le parole sono anche atti.".
- ↑ Vedi proposizione 7.
- ↑ Confronta anche Quaderni 1914-1916, 24 agosto 1916: "Etica ed estetica son tutt'uno".
Bibliografia
[modifica]- Ludwig Wittgenstein, Della Certezza, traduzione di Mario Trinchero, Einaudi.
- Ludwig Wittgenstein, Conferenza sull'etica, in Lezioni e conversazioni: sull'etica, l'estetica, la psicologia e la credenza religiosa, a cura di Michele Ranchetti, nota bibliografica di Fabio Polidori, Bompiani, Tascabili, Milano, 1987, pp. 5-18.
- Ludwig Wittgenstein, Movimenti del pensiero. Diari 1930-1932 / 1936-1937, a cura di Ilse Somavilla, traduzione di Michele Ranchetti e Francesca Tognina, Quodlibet.
- Ludwig Wittgenstein, Note sul "Ramo d'oro" di Frazer, traduzione di Sabina de Waal, Adelphi, 1975.
- Ludwig Wittgenstein, Osservazioni sopra i fondamenti della matematica, traduzione di Mario Trinchero, Einaudi, 1988.
- Ludwig Wittgenstein, Pensieri diversi, a cura di Georg Henrik von Wright e Heikki Nyman, traduzione di Michele Ranchetti, Adelphi, Milano, 1988.
- Ludwig Wittgenstein, Pensieri diversi, a cura di Georg Henrik von Wright con la collaborazione di Heikki Nyman, a cura di Michele Ranchetti, Fabbri Esitori, I classici del pensiero, Milano, stampa 1997.
- Ludwig Wittgenstein, Ricerche filosofiche, a cura di Mario Trinchero, traduzione di Renzo Piovesan e Mario Trinchero, Einaudi, Torino, 2014. ISBN 9788858423103
- Ludwig Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus, a cura di Amedeo G. Conte, Einaudi, Torino, 1989.
- Ludwig Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus e Quaderni 1914-1916, a cura di Amedeo G. Conte, Einaudi, Torino, 1968.
Altri progetti
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