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Charles Darwin

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Charles Darwin

Charles Robert Darwin (1809 – 1882), naturalista britannico.

Citazioni di Charles Darwin

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  • Anche se non mi sono mai dedicato molto al pensiero dell'esistenza di un Dio personale fino a un periodo considerevolmente tardo della mia vita, voglio qui esporre le conclusioni vaghe alle quali sono stato portato. Il vecchio argomento di una natura ideata, così come fornito da Paley, che prima mi sembrava così conclusivo, fallisce, ora che la legge della selezione naturale è stata scoperta. Non si può più sostenere che, per esempio, la bella cerniera di una conchiglia bivalve deve essere stata fatta da un essere intelligente, come la cerniera di una porta da parte dell'uomo. Non sembra esserci più progettazione nella variabilità degli esseri organici, e nell'azione della selezione naturale, che nella direzione dove il vento soffia.[1]
  • Colui che comprende il babbuino farebbe di più per la Metafisica di quello che fa Locke.[2]
  • I lavoratori più forti che io abbia visto, i minatori, del Cile, non vivono che di verdure e di leguminose.[3]
  • Io penso di aver scoperto (ecco la presunzione!) il semplice modo mediante il quale le specie si adattano mirabilmente a vari fini.[4]
  • L'incredulità si insinuò nel mio spirito, e finì per diventare totale. Il suo sviluppo fu tanto lento che non ne soffersi, e da allora non ho mai più avuto un dubbio sull'esattezza della mia conclusione. In realtà non posso capire perché ci dovremmo augurare che le promesse del cristianesimo si avverino: perché in tal caso, secondo le parole del Vangelo, gli uomini senza fede, come mio padre, mio fratello, e quasi tutti i miei amici più cari sarebbero puniti per l'eternità. E questa è un'odiosa dottrina.[5]
  • L'uomo, nella sua arroganza, si considera una grande opera, degna dell'intervento di una divinità. Più umile e, credo, più verosimile, ritenerlo creato a partire dagli animali.[6]
  • La cellula è una struttura complessa, con una membrana che la ricopre, un nucleo e un nucleolo.[7]
  • La selezione naturale esamina ogni giorno e ogni ora, in tutto il mondo, le più lievi variazioni.[8]
  • Leggendo Selborne di White ho osservato con molto piacere le abitudini dei volatili e ho perfino preso appunti.[9]
  • Linneo e Cuvier sono stati in modo diverso le mie due divinità, ma essi non sono che scolaretti in confronto al vecchio Aristotele.
Linnaeus and Cuvier have been my two gods, though in very different ways, but they were mere schoolboys to old Aristotle.[10]
  • Ma potrei dire che l'impossibilità di concepire che quest'universo grandioso e meraviglioso, con i nostri sé coscienti, sia scaturito dal caso, a me pare l'argomento principe a favore dell'esistenza di Dio; ma sebbene questo sia un argomento di valore effettivo, io non sono mai stato in grado di decidermi. Sono consapevole che se si ammette una causa prima, la mente brama ancora di sapere da dove questa è venuta, come si è generata.[11]
  • Nelle mie fluttuazioni più estreme, non sono mai stato un ateo nel senso di negare l'esistenza di un Dio. Ritengo generalmente (e sempre di più invecchiando), ma non sempre, che agnostico corrisponderebbe alla definizione più corretta della mia condizione intellettuale.[12]
  • Non riesco a persuadermi che un Dio benefico e onnipotente abbia volutamente creato gli icneumonidi con l'espressa intenzione che essi si nutrano entro il corpo vivente dei bruchi.[13]
  • Non riesco a vedere alcuna ragione perché un uomo o un altro animale non possa essere stato prodotto, originariamente, da altre leggi; e che tutte queste leggi possano essere state espressamente progettate da un Creatore onnisciente, che prevede ogni evento e conseguenza futuri.[14]
  • Perfino gli insetti esprimono collera, terrore, gelosia ed amore.[15]
  • Un essere potente e sapiente come un dio, che ha potuto creare l'universo, appare al nostro spirito limitato onnipotente e onnisciente, e offende la nostra comprensione l'idea che la sua benevolenza non debba essere illimitata, poiché quale beneficio potrebbe avere la sofferenza di milioni di animali inferiori per un tempo quasi infinito?[16]

Attribuite

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  • Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento.
It is not the strongest of the species that survives, nor the most intelligent that survives. It is the one that is most adaptable to change.[17]
[Citazione errata] Questa frase è tradizionalmente attribuita a Darwin e in genere si ritiene che tale citazione sia tratta dal libro L'origine della specie (Origin of Species). In realtà tale citazione non è presente in nessuno degli scritti di Darwin, come confermato anche dallo storico John van Wyhe.[18] Questa citazione è tuttora riportata sul pavimento di pietra della California Academy of Sciences, ma l'attribuzione a Darwin è stata rimossa. Con ogni probabilità la citazione è da attribuire a Leon C. Megginson, professore universitario e saggista statunitense, che in Lessons from Europe for American Business (1963) scrive: «Secondo L'origine delle specie di Darwin, non è la più intelligente delle specie a sopravvivere; non è nemmeno la più forte; la specie che sopravvive è quella in grado di adattarsi meglio ai cambiamenti dell'ambiente in cui si trova.»[19]. Lo stesso Megginson in Key to Competition is Management (1964): «Non è la più intelligente delle specie quella che sopravvive; non è nemmeno la più forte; la specie che sopravvive è quella che è in grado di adattarsi e di adeguarsi meglio ai cambiamenti dell'ambiente in cui si trova. [...] così dice Charles Darwin nel suo Origine delle specie[20] Il fatto che queste frasi siano associate alla teoria darwiniana e in particolare al libro L'origine della specie potrebbe giustificare in parte l'origine della falsa attribuzione.[17][21]

Autobiografia (1809-1882)

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Quando un editore tedesco mi invitò a scrivere un resoconto sul mio sviluppo intellettuale e spirituale, con l'aggiunta di qualche notizia su fatti della mia vita, pensai che il tentativo di comporre un’autobiografia mi avrebbe divertito e che essa avrebbe potuto interessare i miei figli e i loro discendenti.

Citazioni

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  • [...] il metodo scientifico consiste nel raccogliere dei fatti, da cui si traggono leggi e conclusioni generali. (Cambridge: 1828-1831)
  • Un altro argomento a favore dell'esistenza di Dio, connesso con la ragione più che col sentimento, e a mio avviso molto importante, è l'estrema difficoltà, l'impossibilità quasi, di concepire l'universo, immenso e meraviglioso, e l'uomo, con la sua capacità di guardare verso il passato e verso il futuro, come il risultato di un mero caso o di una cieca necessità. Questo pensiero mi costringe a ricorrere a una Causa Prima dotata di un'intelligenza in certo modo analoga a quella dell'uomo; e mi merito così l'appellativo di teista.
    Questa conclusione, a quanto ricordo, era ben radicata nella mia mente al tempo in cui scrissi l'Origine delle specie; ma in seguito, dopo molti alti e bassi, si è gradualmente indebolita. (Opinioni religiose)
  • Né si deve trascurare la probabilità che l'inculcare una fede religiosa nei bambini produca un effetto così forte, e forse ereditario, sulle loro menti ancora non completamente sviluppate, da rendere loro difficile liberarsi dalla fede in Dio, così come è difficile per una scimmia liberarsi dalla paura e dall'odio che nutre istintivamente per il serpente. (Opinioni religiose)
  • Mi sembra che per un uomo che non abbia la costante certezza dell'esistenza di un Dio personificato o di una vita futura con relativa ricompensa, l'unica regola della vita debba essere quella di seguire gli istinti e gli impulsi più forti o che gli appaiono migliori. Allo stesso modo, ma inconsciamente, agisce un cane. D'altra parte l'uomo considera passato e futuro e confronta i suoi vari sentimenti, desideri e ricordi; e trova poi, d'accordo con il parere di tutti i più saggi, che la massima soddisfazione deriva dal seguire certi impulsi e precisamente gli istinti sociali. Se agisce per il bene altrui riceve l'approvazione degli altri uomini e conquista l'amore delle persone con cui vive, cioè la cosa più piacevole che vi sia sulla terra. A poco a poco troverà insopportabile obbedire alle passioni dei sensi piuttosto che agli impulsi superiori, che quando diventano abituali possono quasi essere chiamati istinti. Talvolta la ragione gli suggerirà di agire contro l'opinione altrui; non riceverà allora segni di approvazione, ma avrà la sicurezza e la soddisfazione di aver seguito la sua guida più profonda, cioè la coscienza. (Opinioni religiose)
  • Inoltre, per molti anni avevo seguito l'ottima regola di annotare subito e senza fallo tutto ciò che era contrario ai risultati generali della mia teoria: fosse un fatto, una nuova osservazione o un pensiero che mi capitava di leggere, perché avevo imparato per esperienza che i fatti e i pensieri contrari tendono a sfuggire dalla memoria più facilmente di quelli favorevoli. Per questa abitudine poche furono le obiezioni alla mia teoria che già non avessi considerato e a cui non avessi cercato di dare risposta. (Le mie molte pubblicazioni)
  • Secondo il mio gusto, un romanzo non è di prima qualità se non ha alcuni personaggi che il lettore possa amare profondamente; se poi questo [il personaggio] è una donna graziosa tanto meglio. (Le mie molte pubblicazioni)
  • [...] se vivessi un'altra volta mi assegnerei il compito di leggere un po' di poesia e ascoltar musica almeno una volta la settimana, con la speranza di mantenere attive con l'esercizio quelle parti del cervello che oggi si sono atrofizzate. La perdita di questi gusti è una perdita di felicità, forse dannosa all'intelletto e più ancora alla forza morale, in quanto indebolisce la parte emotiva della natura umana. (Le mie molte pubblicazioni)
  • Fin dalla mia prima giovinezza ho concepito un vivo desiderio di capire o di spiegare tutto ciò che osservavo, cioè di raggruppare tutti i fatti sotto leggi generali. (Le mie molte pubblicazioni)
  • Ho sempre cercato di tenermi libero da idee preconcette, in modo da poter rinunciare a qualunque ipotesi, anche se molto amata (e non so trattenermi dal formularne una per ogni argomento), non appena mi si dimostri che i fatti vi si oppongono. Non mi è dato di agire diversamente, e infatti, eccettuata la teoria delle barriere coralline, non ricordo un sol caso in cui non abbia dovuto abbandonare o modificare profondamente la mia prima formulazione di un'ipotesi. Per questo sono arrivato naturalmente a diffidare dei grandi ragionamenti deduttivi nelle scienze naturali. (Le mie molte pubblicazioni)

Il mio successo come uomo di scienza, qualunque esso sia stato, è dovuto, mi sembra, a diverse e complesse qualità e condizioni intellettuali. Le più importanti sono state: l'amore per la scienza, un'infinita pazienza nel riflettere lungamente su ogni argomento, gran diligenza nell'osservare e raccogliere dati di fatto, e una certa dose d'immaginazione e di buon senso. È davvero sorprendente che con doti così modeste io sia stato capace d'influire in modo tanto notevole sulle opinioni degli scienziati su alcuni importanti problemi.

Citazioni su Autobiografia (1809-1882)

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  • L'Autobiografia di Darwin non è soltanto una preziosa testimonianza circa la genesi di una concezione e sulla personalità dell'uomo che l'ha prodotta, ma anche un insegnamento civile di libertà. (Giulio Giorello)

Diario di un naturalista giramondo

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16 gennaio 1832. I dintorni di Port Praya, visti dal mare, hanno un aspetto desolato.
[citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]

Citazioni

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  • Anche oggi narrano le gesta atroci dei filibustieri, e specialmente di un uomo, il quale tolse via l'immagine della Vergine Maria, e ritornò un anno dopo a prendere quella di San Giuseppe dicendo che era un peccato che la signora stesse senza suo marito.
  • Il 19 di agosto abbandonammo finalmente le spiagge del Brasile. Ringrazio Dio di non aver più mai da visitare un paese da schiavi.
  • Il linguaggio [la lingua selknam[22]] di questa gente [i Selknam], secondo le nostre nozioni, si può appena chiamare articolato. Il capitano Cook lo ha paragonato ai versi di un uomo che si schiarisce la gola, ma certamente, aggiungeva, nessun europeo si è mai schiarito la gola emettendo suoni così aspri, gutturali e metallici.[23]
  • Il modo stesso con cui sono generalmente tollerate le religioni straniere, l'attenzione che si porta ai mezzi di educazione, la libertà della stampa, le agevolezze offerte a tutti i forestieri, e specialmente, mi sia permesso di aggiungere, ad ognuno che professi le più piccole pretese alla scienza, debbono essere ricordate con gratitudine, da coloro che hanno visitato le provincie spagnuole del Sud America.
  • Non mi sono accorto che l'intonazione della società abbia preso un qualche carattere particolare; ma con questi costumi, e senza il lavoro dell'intelletto, non può a meno di deteriorare.

L'origine dell'uomo e la selezione sessuale

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Per accertare se l'uomo sia il discendente modificato di qualche forma preesistente, occorrerebbe innanzitutto ricercare se egli stesso si modifichi, sia pure leggermente, quanto alla sua struttura corporea e alle sue capacità mentali.
[citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]

Citazioni

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  • Gli animali inferiori sentono evidentemente come l'uomo il piacere e il dolore, la felicità e l'infelicità. La felicità è molto chiaramente espressa dai giovani animali, come i cagnolini, i gattini, gli agnelli, quando si trastullano fra loro come i nostri bambini. (1994, p. 829)
  • Anche gli insetti si divertono insieme, come ha descritto quell'eccellente osservatore che è P. Huber, che vide le formiche corrersi dietro cercando di mordersi per giuoco come fanno i cagnolini. (1914, p. 53)
  • È noto l'amore del cane per il suo padrone; e tutti sanno che nell'agonia della morte egli accarezza il padrone; e ognuno può aver sentito dire che il cane che soffre mentre viene sottoposto a qualche vivisezione, lecca la mano dell'operatore; quest'uomo, a meno di avere un cuore di sasso, deve provare rimorso fino all'ultima ora della sua vita. (1994, pp. 829-830)
  • Una gran parte delle emozioni più complesse sono comuni agli animali più elevati ed a noi. Ognuno può aver veduto quanta gelosia dimostri il cane se il padrone prodiga il suo affetto ad un'altra creatura; ed io ho osservato lo stesso fatto nelle scimmie. Ciò dimostra che non solo gli animali amano, ma sentono il desiderio di essere amati. (1914, pp. 55-56)
  • Tutti gli animali sentono la meraviglia, e molti mostrano curiosità. Talvolta quest'ultima facoltà reca loro danno, come quando il cacciatore si atteggia buffamente e li attira in tal modo. (1914, p. 57)
  • Siccome i cani, i gatti, i cavalli e probabilmente tutti gli animali superiori ed anche gli uccelli, come è confermato da buone testimonianze, hanno sogni vivaci, che dimostrano coi movimenti e con la voce, dobbiamo ammettere che posseggano un certo potere d'immaginazione.
    [...] Sono pochi quelli che vorranno negare che gli animali non siano forniti di un certo potere di ragionare. Si possono vedere costantemente animali che si fermano, deliberano e risolvono. È un fatto significativo che, quanto più un naturalista studia le abitudini di un dato animale, tanto più dà spazio alla ragione e meno al semplice istinto. (1994, p. 834)
  • I mulattieri del sud America dicono: «Non vi darò la mula che ha il passo più dolce, ma la mas racional, quella che ragiona meglio»; e Humboldt aggiunge «questa espressione popolare, dettata da una lunga esperienza, combatte il sistema di macchine animate, meglio forse che non tutti gli argomenti della filosofia speculativa».
    Abbiamo, credo, dimostrato ora che l'uomo e gli animali superiori, specialmente i primati, hanno in comune alcuni pochi istinti. Tutti hanno gli stessi sensi, le stesse intuizioni e sensazioni, – passioni, affetti ed emozioni simili, anche le più complesse; sentono la meraviglia e la curiosità; posseggono le stesse facoltà di imitazione, attenzione, memoria, immaginazione e raziocinio, sebbene in gradi molto differenti. (1914, pp. 65-66)
  • È stato asserito che solo l'uomo è capace di progressivo miglioramento [...].
    Per ciò che riguarda gli animali, chiunque abbia avuto qualche pratica nel tendere trappole sa che gli animali giovani si prendono con maggiore facilità dei vecchi; e si lasciano avvicinare dal nemico molto agevolmente. È impossibile prender animali molto vecchi nello stesso luogo e con la stessa trappola, o distruggerli con la stessa qualità di veleno; tuttavia non è probabile che tutti abbiano assaggiato il veleno, ed è impossibile che tutti siano già stati colti al laccio. Essi imparano ad esser cauti vedendo i loro compagni presi o avvelenati. (1994, pp. 836-837)
  • Molte sorta di animali sono sociali; troviamo anzi specie diverse che vivono insieme, come per esempio alcune scimmie americane con branchi di cornacchie, di gracchi, di storni. Anche l'uomo mostra lo stesso sentimento nel forte amore che nutre pel cane, amore che il cane gli rende con usura. (1914, p. 97)
  • Gli animali sociali si rendono fra loro scambievoli servigi: i cavalli si morsecchiano, e le vacche si leccano le une le altre in ogni punto ove sentono prurito o pizzicore: le scimmie si liberano scambievolmente dagli esterni parassiti [...]. (1914, p. 100)
  • Gli animali sociali si difendono l'un l'altro. I maschi di alcuni ruminanti vanno ad allogarsi in fronte della mandra quando vi è pericolo e la difendono colle loro corna. (1914, p. 100)
  • È certo che gli animali che vivono in società hanno un sentimento di scambievole amore che non provano gli animali non socievoli. (1914, p. 102)
  • La simpatia, oltre i confini umani, che vuol dire l'umanità verso le bestie, sembra essere fra gli acquisti morali più tardivi. Non sembra che i selvaggi la provino tranne che per quegli animali che prediligono. [...] Questa virtù, una delle più nobili di cui l'uomo sia fornito, sembra derivare per incidente da ciò che le nostre simpatie facendosi più tenere e più espansive e diffuse, vengono a riversarsi su tutti gli esseri senzienti. Appena questa virtù viene onorata e praticata da alcuni uomini, si diffonde mercé l'istruzione e l'esempio ai giovani, ed eventualmente tende a radicarsi nella pubblica opinione. (1914, pp. 132-133)
  • Il punto più alto cui possiamo giungere nella coltura morale, è quello di poter riconoscere che dobbiamo dominare i nostri pensieri. (1914, p. 133)
  • [...] l'amore disinteressato per tutte le creature viventi [...] è il più bell'attributo dell'uomo [...]. (1914, pp. 141-142)
  • Il più umile organismo è qualche cosa di molto più elevato che non la polvere inorganica che ci sta sotto i piedi; e nessuno fornito di mente imparziale può studiare una qualche creatura vivente per quanto umile essa sia, senza rimanere preso da entusiasmo per la sua meravigliosa struttura e le sue proprietà. (1914, p. 280)
  • [...] l'uomo è disceso da un quadrupede peloso, fornito di coda e di orecchie aguzze, probabilmente di abiti arborei, e che abitava l'antico continente. (cap. XXI, Sommario generale e Conclusione; 1914, p. 1017)

L'uomo va scusato di sentire un certo orgoglio per essersi elevato, sebbene non per propria spinta, all'apice della scala organica; ed il fatto di essere in tal modo salito, invece di esservi stato collocato in origine, può dargli speranza per un destino ancora più elevato in un lontano avvenire. Ma non si tratta qui né di speranze, né di timori, ma solo del vero, fin dove la nostra ragione ci permette di scoprirlo. Ho fatto del mio meglio per addurre prove; e dobbiamo riconoscere, per quanto mi sembra, che l'uomo con tutte le sue nobili prerogative, colla simpatia che sente per gli esseri più degradati, colla benevolenza che estende non solo agli altri uomini, ma anche verso la più umile delle creature viventi, col suo intelletto quasi divino che ha penetrato nei movimenti e nella costituzione del sistema solare – con tutte queste alte forze – l'Uomo conserva ancora nella sua corporale impalcatura lo stampo indelebile della sua bassa origine.
[Charles Darwin, L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso, traduzione di Michele Lessona, Unione tipografico-editrice torinese, Torino, 1914]

L'origine delle specie

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Celso Balducci

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Darò qui un breve quadro degli sviluppi delle opinioni scientifiche sull'origine delle specie. Ancora non molto tempo fa la maggior parte degli studiosi di scienze naturali considerava le specie come prodotti immutabili di creazioni distinte. Molti autori hanno sostenuto con competenza questo punto di vista. Peraltro non mancavano alcuni, sia pure pochi, che ritenevano che le specie vanno incontro a trasformazioni e che le forme attuali di vita discendono, attraverso un vero e proprio processo generativo, da forme che le hanno precedute.

Luciana Fratini

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Mi propongo di dare qui un breve compendio del progresso delle idee sull'origine delle specie. Fino a poco tempo fa, la grande maggioranza dei naturalisti credeva che le specie fossero immutabili e che fossero state create l'una indipendentemente dall'altra. Numerosi autori hanno abilmente sostenuto questo punto di vista. Alcuni naturalisti, invece, erano convinti che le specie subissero modificazioni, e che le attuali forme di vita discendessero per generazione regolare da forme preesistenti.

Voglio esporre un breve sunto dei progressi della dottrina sull'origine delle specie. La maggior parte dei naturalisti ammette che le specie sieno produzioni immutabili, e che ogni specie sia stata creata separatamente. Questa tesi fu abilmente propugnata da molti autori. Solamente pochi credono che esse subiscano delle modificazioni, e che le forme viventi attuali discendano per mezzo di generazione regolare da forme preesistenti.

Citazioni

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  • Di una pianta ai margini del deserto si dice che lotta per la vita contro la siccità, anche se sarebbe più esatto dire che dipende dall'umidità. (La variazione in natura, cap. 2., ed. 2011)
  • La giraffa, grazie alla sua gigantesca statura ed al collo, agli arti anteriori, alla testa ed alla lingua di forma molto allungata, possiede una struttura integralmente e magnificamente adatta a brucare i rami più alti degli alberi. Essa, quindi, può procurarsi alimenti che si trovano oltre la portata degli altri ungulati (animali provvisti di zoccoli) che vivono nello stesso territorio; e questo dev'essere un grande vantaggio per lei durante i periodi di carestia. (Alcune obiezioni alla teoria della selezione naturale[24]; 2010, p. 175)
  • La selezione naturale è il... principio con il quale una lieve variazione [di un tratto], se utile, è preservata.[25]
I have called this principle, by which each slight variation, if useful, is preserved, by the term of Natural Selection. (cap. III, Struggle For Existence, p. 61)
  • Possiamo intendere come un fiore e un insetto possano modificarsi e adattarsi scambievolmente, nella maniera più perfetta e nel medesimo tempo, ovvero uno dopo l'altro, per mezzo della continua preservazione degli individui che offrono deviazioni di struttura leggermente favorevoli e di utile reciproco. (Cap. IV, "Schiarimenti sull'azione dell'elezione naturale o sopravvivenza del più adatto", 1933).
  • Non cercherò di definire l'istinto. Sarebbe facile dimostrare che questo termine abbraccia parecchie attività psichiche distinte. Però chiunque comprende ciò che si intende quando si dice che l'istinto obbliga il cuculo a migrare e a deporre le uova nei nidi di altri uccelli. Si suole definire istintiva un'azione, che a noi richiederebbe una certa esperienza, mentre viene compiuta senza alcuna esperienza da un animale, soprattutto molto giovane e privo di esperienza, oppure viene compiuta nella stessa maniera da molti individui, senza sapere quale ne è lo scopo. (capitolo 7, L'istinto; 2010, p. 192)
  • Io non trovo alcuna ragione per pensare che le opinioni espresse in questo volume possano ferire i sentimenti religiosi di chicchessia.
I see no good reason why the views given in this volume should shock the religious feelings of any one.[26]
  • Nel remoto futuro vedo campi aperti a ricerche di gran lunga più importanti. La psicologia poggerà su nuove fondazioni, ossia sulla necessaria acquisizione di ciascuna capacità e facoltà mentale per gradi successivi. Si farà luce sull'origine dell'uomo e sulla sua storia. (dalle conclusioni alla prima edizione dell'opera; 2011, p. 500)

Celso Balducci

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È interessante contemplare una rigogliosa ripa fluviale, coperta di molte piante appartenenti a molti tipi, con gli uccelli che cantano tra i cespugli, i diversi insetti che svolazzano intorno e con i vermi che strisciano nel terreno umido, e riflettere che queste forme dalla struttura così complessa, tanto differenti le une dalle altre e dipendenti le une dalle altre in modo talmente complicato, sono state tutte prodotte dalle leggi che operano attorno a noi. Queste leggi, prese in senso generale, sono lo sviluppo con riproduzione, l'eredità praticamente insita nella riproduzione, la variabilità legata all'azione diretta e indiretta delle condizioni esterne di vita e all'uso e non uso, un ritmo di incremento numerico talmente alto da portare alla lotta per la vita e conseguentemente alla selezione naturale, che a sua volta comporta la divergenza dei caratteri e l'estinzione delle forme meno perfezionate. Dunque dalla guerra della natura, dalla carestia e dalla morte, nasce la cosa più alta che si possa immaginare: la produzione degli animali più elevati. Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita, con le sue molte capacità, che inizialmente fu data a poche forme o ad una sola e che, mentre il pianeta seguita a girare secondo la legge immutabile della gravità, si è evoluta e si evolve, partendo da inizi così semplici, fino a creare infinite forme estremamente belle e meravigliose.

Luciana Frantini

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È interessante contemplare una plaga lussureggiante, rivestita da molte piante di vari tipi, con uccelli che cantano nei cespugli, con vari insetti che ronzano intorno, e con vermi che strisciano nel terreno umido, e pensare che tutte queste forme così elaboratamente costruite, così differenti l'una dall'altra, e dipendenti l'una dall'altra in maniera così complessa, sono state prodotte da leggi che agiscono intorno a noi. Queste leggi, prese nel loro più ampio significato, sono la legge dell'accrescimento con riproduzione; l'eredità che è quasi implicita nella riproduzione; la variabilità per l'azione diretta e indiretta delle condizioni di vita, e dell'uso e non uso; il ritmo di accrescimento così elevato da condurre a una lotta per l'esistenza, e conseguentemente alla selezione naturale, che comporta la divergenza dei caratteri e l'estinzione delle forme meno perfette. Così, dalla guerra della natura, dalla carestia e dalla morte, direttamente deriva il più alto risultato che si possa concepire, cioè la produzione degli animali superiori. Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione di vita, con le sue diverse forze, originariamente impresse dal Creatore in poche forme, o in una forma sola; e nel fatto che, mentre il nostro pianeta ha continuato a ruotare secondo l'immutabile legge della gravità, da un così semplice inizio innumerevoli forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e continuano a evolversi.

Citazioni su L'origine delle specie

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  • [L'origine delle specie di Charles Darwin sono] lo strumento più potente che gli uomini hanno sottomano, dopo la pubblicazione dei Principia di Newton, per ampliare il campo della conoscenza naturale. (Thomas Henry Huxley)

Viaggio di un naturalista intorno al mondo

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Respinto indietro due volte, da un forte vento di sud-ovest, il brigantino da guerra Beagle della regia marina inglese, comandato dal capitano Fitz-Roy, salpò finalmente da Devonport il 27 dicembre 1831. La spedizione aveva per iscopo di fare una ispezione compiuta della Patagonia e della Terra del Fuoco, ispezione cominciata dal capitano King dal 1826 al 1830 – esaminare le spiaggie del Chili, del Perù e quelle di alcune isole del Pacifico – e fare una serie di misure cronometriche intorno al mondo. Giungemmo il 6 gennaio a Teneriffa, ma non ci fu permesso sbarcare, perché si temeva a terra che noi portassimo loro il cholera. L'indomani mattina vedemmo spuntare il sole dietro lo scosceso profilo della grande isola delle Canarie, ed illuminare repentinamente il Picco di Teneriffa, mentre le parti più basse erano velate da leggere nubi. Questo fu il primo di una lunga serie di giorni deliziosissimi che non ho mai più dimenticato. Il 16 gennaio 1832, gettammo l'àncora a Porto Praya, a Sant'lago, la principale isola dell'arcipelago del Capo Verde.

Citazioni

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  • [In Cile] Quale differenza può fare il clima nel godimento della vita! Quanto diverse sono le sensazioni che si provano quando si hanno sott'occhio nere montagne ravvolte per metà nelle nuvole, e quando si veggono altre catene di monti attraverso la luce azzurra di una bella giornata! Per un po' di tempo le prime possono parere sublimi; le altre sono tutte giocondità e vita felice. (cap. XII, 23 luglio 1834; p. 222)
  • La storia naturale di queste isole [Galápagos] è sommamente curiosa e merita bene tutta la nostra attenzione. La maggior parte dei prodotti organici sono creazioni aborigene che non s'incontrano in nessuna altra parte; vi è anche una differenza fra gli abitanti delle varie isole; tuttavia mostrano tutti una spiccata affinità con quelli dell'America, sebbene siano separati da quel continente da un vasto spazio di mare, largo circa 500 a 600 miglia. L'arcipelago è in se stesso un piccolo mondo, o meglio un satellite attaccato all'America, dal quale ha tratto alcuni pochi coloni dispersi, ed ha ricevuto il carattere generale delle sue produzioni indigene. Considerando la piccola mole di queste isole, sentiamo maggior meraviglia pel numero dei loro esseri aborigeni, e per la ristretta cerchia di questi. Vedendo ogni altura coronata dal suo cratere, ed i limiti della maggior parte delle correnti di lava ancor distinti, siamo indotti a credere che durante un periodo, geologicamente recente, lo sconfinato oceano coprisse qui ogni cosa. Quindi, tanto nello spazio quanto nel tempo, ci pare di esserci in certo modo avvicinati a quel grande fatto – quel mistero dei misteri – la prima comparsa di nuovi esseri su questa terra. (cap. XVII, 8 ottobre 1835; pp. 327-328)
  • Descriverò prima di tutto i costumi della testuggine (Testudo nigra, anticamente chiamata Indica), della quale abbiamo frequentemente parlato. Questi animali s'incontrano, credo, in tutte le isole dell'arcipelago; certamente nella maggior parte. Frequentano di preferenza le parti alte ed umide, ma vivono pure nelle regioni basse ed aride. Ho già mostrato, dal numero di esse prese in un solo giorno, quanto siano abbondanti. Alcune vengono grossissime; il signor Lawson, un inglese vice-governatore della colonia, ci disse di averne vedute alcune cosi grandi, che ci volevano sei od otto uomini per alzarle da terra, e talune avevano somministrato fino a cento chilogrammi di carne. (cap. XVIII, 8 ottobre 1835; p. 331)
  • La testuggine è amantissima dell'acqua; ne beve grandi quantità e sguazza nel fango. Le isole più grandi sole hanno qualche sorgente, e queste sono sempre collocate verso le parti centrali, e ad una notevole altezza. Perciò, le testuggini, che frequentano le regioni inferiori, quando hanno sete sono obbligate a percorrere grandi distanze; quindi si veggono diramarsi sentieri ben segnati in ogni direzione, dalle fontane fino alla costa marina, e gli Spagnuoli seguendoli scoprirono per la prima volta le fontane. (cap. XVIII, 8 ottobre 1835; p. 332)
  • Le testuggini, quando si avviano per un dato punto, viaggiano notte e giorno e giungono alla fine del loro cammino molto più presto di quello che si crederebbe. Gli abitanti, dall'osservazione fatta sopra animali distinti, suppongono che fanno circa otto miglia in due o tre giorni. Una grossa testuggine, che io osservai, camminava a ragione di cinquantaquattro metri in dieci minuti, vale a dire 324 all'ora, o quattro miglia al giorno – occupando pochissimo tempo per mangiare lungo il cammino. (cap. XVIII, 8 ottobre 1835; p. 332)
  • Le giovani testuggini, appena sbucciate, divengon preda abbondante dei falchi sopramenzionati. Le vecchie sembrano morire generalmente per accidente, come per cadute dai precipizi; almeno taluni abitanti mi dissero di non averne mai incontrato una morta senza una causa evidente. Gli abitanti credono che questi animali siano al tutto sordi; certamente non si accorgono di una persona che cammina dietro di loro. Mi divertiva molto il vedere uno di quei grossi mostri mentre stava camminando tranquillamente, trarre dentro ad un tratto il capo e le zampe nel momento in cui io passava, e mandare un profondo suono, mentre cadeva sul terreno come un corpo morto. Spesso io saliva sul dorso di essi, e allora con qualche colpo sulla parte inferiore del loro guscio, li faceva alzare e camminare – ma trovai difficile tenermi in equilibrio. (cap. XVIII, 8 ottobre 1835; p. 333)
  • [...] possiamo dedurre quale strage l'introduzione di un qualche nuovo animale di rapina deve cagionare in una regione, prima che gl'istinti dei suoi abitanti indigeni si siano adattati alla forza ed al potere dello straniero. (cap. XVII, p. 346)
  • Abbiamo oltrepassato anche il meridiano degli antipodi; ed ora ogni miglio, pensavamo noi con gioia, era un miglio più vicino all'Inghilterra. Questi antipodi richiamano alla nostra mente antiche ricordanze di dubbi e di meraviglie infantili. Solo l'altro giorno io desiderava questa aerea barriera come un punto definito del nostro viaggio verso la patria; ma ora mi accorsi che questo, come tutti i punti di sosta della nostra immaginazione, somiglia alle ombre che un uomo che cammina non può mai afferrare. (cap. XVIII, 19 dicembre 1835; p. 359)
  • Non posso spiegarne la ragione, ma nella vista delle spiagge esterne di questi atolli, io trovo una grande maestà. La spiaggia che serve di argine, il margine dei verdi boschetti di alberi di cocco, la roccia salda e piana dei morti coralli, sparsi qua e là di grossi frammenti isolati, e la linea di furiosi frangenti, che si estendono tutto intorno mostrano una grande semplicità. L'oceano che rovescia le sue acque sopra il largo scoglio appare come un invincibile, onnipotente nemico; tuttavia vediamo che esso resiste, ed anche fa qualche conquista, con mezzi che a prima vista sembrano debolissimi ed inefficaci. Non già che il mare risparmi le roccie di corallo; i grandi frammenti sparsi sullo scoglio, ed ammucchiati sulla spiaggia, in mezzo ai quali sorgono gli alti alberi di cocco, svelano chiaramente l'incessante forza delle onde. Non vi sono mai periodi di riposo. Il lungo ondeggiamento cagionato dall'azione dolce ma continua dei venti regolari, che soffiano sempre in una direzione sulla vasta area, produce frangenti, cha hanno quasi la stessa forza di quelli di una burrasca nelle regioni temperate, e che non cessano mai dalla loro furia. È impossibile vedere quelle onde senza sentirsi convinti che un'isola, per quanto costrutta della roccia più dura, sia essa porfido, granito, o quarzo, dovrebbe finire per cedere e venir demolita da una cosifatta forza irresistibile. Tuttavia, quelle basse, insignificanti isolette di corallo resistono e sono vittoriose; perché qui un'altra forza, viene come antagonista a prender parte alla lotta. Le forze organiche separano gli atomi di carbonato di calce, uno ad uno, dai spumanti frangenti, e le uniscono in una struttura simmetrica. Ammucchi pure l'uragano i suoi mille grossi frammenti; che cosa potrà egli contro l'opera accumulata di miriadi di architetti che giorno e notte lavorano continuamente? Così vediamo noi il corpo molle e gelatinoso di un polipo, mercé l'azione delle leggi vitali, vincere la grande potenza meccanica delle onde di un mare contro il quale né l'arte dell'uomo né le opere inanimate della natura avrebbero potuto resistere con qualche successo. (cap. XX, 6 aprile 1836; pp. 395-396)
  • Fra le scene che si sono più fortemente impresse nella mia mente, nessuna supera in grandezza le foreste primitive non ancora tocche dalla mano dell'uomo; tanto quelle del Brasile, ove predominano le forze vitali, come quelle della Terra del Fuoco, ove prevalgono la morte e la distruzione. Entrambe sono templi pieni degli svariati prodotti del Dio della natura – nessuno può trovarsi senza emozione in quelle solitudini, e non sentire che nell'uomo vi è qualche cosa di più che non il solo soffio del suo corpo. (cap. XXI, p. 431)

Ma io ho provato un piacere troppo profondo in questo viaggio, per non raccomandare a qualunque naturalista, sebbene non debba aspettarsi di essere tanto fortunato nei suoi compagni come lo sono stato io, di approfittare di ogni occasione, ed imprendere viaggi se è possibile per terra, se non con una lunga navigazione. Può esser certo che non incontrerà difficoltà o pericoli, tranne qualche raro caso, tanto cattivi quanto se lo era immaginato. Da un punto di vista morale, l'effetto sarà quello di insegnargli una gioconda pazienza, lo libererà dall'egoismo, gli darà l'abito di operare da sé, e fare il meglio possibile in ogni circostanza. In breve, deve partecipare delle qualità caratteristiche della maggior parte dei naviganti. Il viaggiare gli insegnerà la diffidenza; ma nello stesso tempo gli dimostrerà, quante persone veramente di cuore vi sono, colle quali egli non ebbe mai, o non avrà mai più comunicazione, le quali tuttavia son pronte a prestargli il più disinteressato aiuto.

Incipit di alcune opere

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Gli effetti della fecondazione incrociata e propria nel regno vegetale

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È evidentissimo che i fiori del maggior numero delle piante, sono costruiti in modo da essere, o abitualmente o accidentalmente fecondati per incrocio, col mezzo del polline d'un altro fiore posto, o sulla stessa pianta, o più generalmente, come vedremo in seguito, su una pianta diversa. Talvolta la fecondazione incrociata è assicurata dalla separazione dei sessi; il più delle volte essa lo è perché la maturità del polline e dello stigma non avviene contemporaneamente.

I diversi apparecchi col mezzo dei quali le orchidee vengono fecondate dagli insetti

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Nel presente libro io ho seguito, per quanto mi fu possibile, la classificazione delle Orchidee data da Lindley. Le specie dell'Inghilterra appartengono a cinque de' suoi gruppi, vale a dire a quelli delle Ophrydeæ, Neottieæ, Arethuseæ, Malaxeæ e Cypripedeæ; i due ultimi gruppi comprendono però ciascuno un unico genere. Nei primi otto capitoli descriverò diverse specie inglesi e straniere, appartenenti ai diversi gruppi. L'ottavo comprenderà inoltre la discussione sulle omologie dei fiori delle orchidee. Il nono capitolo sarà consacrato a diverse considerazioni generali.

I movimenti e le abitudini delle piante rampicanti

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Fui tratto a questo soggetto da uno scritto breve, ma interessante, del professore Asa Gray sui movimenti dei viticci d'alcune piante Cucurbitacee[27]. Le mie osservazioni erano giunte più che alla metà prima ch'io apprendessi avere Palm e Hugo von Mohl[28] osservato lungo tempo fa il fenomeno sorprendente delle rivoluzioni spontanee degli steli e dei viticci delle piante rampicanti, ed essere questo fenomeno stato successivamente il soggetto di due Memorie di Dutrochet[29]. Nondimeno credo che le mie osservazioni, fondate sull'esame d'oltre a cento specie viventi assai distinte, contengano novità sufficienti per giustificarne la pubblicazione.

Il potere di movimento nelle piante

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Lo scopo principale di questo libro è di descrivere e di collegare insieme diverse grandi classi di movimenti comuni a quasi tutte le piante. Il movimento più diffuso è essenzialmente della stessa natura di quello che caratterizza il fusto di una pianta rampicante che s'incurva successivamente verso tutti i punti dell'orizzonte in guisa che la sua estremità ne faccia il giro completo. Questo movimento ha ricevuto il nome da G. Sachs di Nutazione girante, ma noi abbiamo trovato più conveniente di adottare i termini di circumnutazione e di circumnutare. Siccome dovremo parlare molto di questo movimento, una rapida sua descrizione non sarà superflua.

L'espressione dei sentimenti nell'uomo e negli animali

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Molti libri furono scritti sulla espressione materiale dei sentimenti, e un numero maggiore sulla fisionomia, vale a dire sul mezzo di riconoscere il carattere collo studio dello stato abituale dei lineamenti. Di quest'ultimo argomento io più non m'intrattengo. Gli antichi trattati[30] ch'io consultai m'hanno giovato poco o nulla. Le famose Conférences[31] del pittore Le Brun, pubblicate nel 1667, sono fra le opere antiche la migliore che si conserva, e contengono alcune buone osservazioni. Un altro saggio, piuttosto antico, i Discours, fatti dal 1774 al 1782 da Camper[32], il celebre anatomico olandese, non possono essere considerati tali da aver fatto progredire notevolmente la questione. Le opere posteriori, all'incontro, meritano la maggiore considerazione.

La formazione della terra vegetale per l'azione dei lombrici con osservazioni intorno ai loro costumi

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Soggetto del presente volume è la parte che i lombrici hanno avuto nella formazione dello strato di terra vegetale che copre tutta la superficie della crosta terrestre in ogni contrada discretamente umida. Generalmente questo strato di terra ha un colore nericcio e pochi centimetri di spessore. Differisce pochissimo nell'aspetto nei varii paesi, sebbene posi sopra sottosuoli diversi.

Variazione degli animali e delle piante allo stato domestico

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Lo scopo di quest'opera non è punto il descrivere le molte razze di animali che l'uomo seppe addomesticare; né le piante ch'ei seppe coltivare; se anche avessi le cognizioni che si richiedono per compiere un'impresa così gigantesca, in questo caso sarebbe opera superflua. Io intendo unicamente di esporre tra i fatti ch'io potei raccogliere ed osservare in ogni specie, i più atti a mostrare la importanza e la natura delle modificazioni subite dagli animali e dalle piante sotto il dominio dell'uomo; e spargere un po' di luce sui principii generali della Variazione.

Citazioni su Charles Darwin

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  • Certo, dopo Darwin il mondo non è più lo stesso. Ma non è meno interessante, istruttivo o esaltante, poiché, se ci è impossibile trovare uno scopo nella natura, dovremo trovarlo per noi stessi. Darwin non era un uomo privo di morale; semplicemente si rifiutò di appioppare alla natura tutti i profondi pregiudizi del pensiero occidentale. Anzi, io penso che l'autentico spirito darwiniano potrebbe salvare il nostro mondo in crisi smentendo un tema prediletto dall'arroganza occidentale: la convinzione di essere destinati, in quanto prodotto più elevato di un processo preordinato, al controllo e al dominio sulla Terra e sulla sua vita. (Stephen Jay Gould)
  • Come tutti gli uomini di scienza veramente grandi, egli aveva in sé eguale e compagna a quella del ragionamento e della sagacia nell'osservare, la potenza della fantasia. (Giacomo Barzellotti)
  • Credo che Darwin sia stato bravo a farci leggere il passato, ma non lo invocherei troppo come profeta di scenari futuri. L'evoluzione biolo­gica dell'essere umano pare fer­marsi proprio con il sorgere della libertà e della cultura. (Giuseppe Tanzella-Nitti)
  • Darwin non era affatto un filosofo. Egli sembra non essere stato affatto consapevole che il suo modo di considerare oggettivamente i fatti della vita recasse implicite delle premesse filosofiche. Egli non aveva nessuna concezione del mondo, nessuna ontologia cosmica, o piuttosto egli prese per buona quella che aveva, senza sottoporla ad una analisi introspettiva. (George Gaylord Simpson)
  • È notorio che già Darwin aveva formulato la domanda riguardo al valore della lotta per la conservazione della specie e che aveva anche trovato una risposta convincente: per la specie, per il suo futuro, è sempre vantaggioso che il più forte dei due rivali conquisti un territorio e la femmina ambita. (Konrad Lorenz)
  • Forse dovremmo riabilitare l'efficacia narrativa di Darwin, che lanciava lontano la sua rete, osservando, interrogando, legando insieme elementi disparati e cercando di ricreare il disegno più grande dai dettagli più piccoli. (Jeffrey Moussaieff Masson)
  • Il colloquio col ministro mi ha fatto capire che genere di lotta deve aver sostenuto Darwin a causa delle sue teorie! (Nigel Kneale)
  • Il Materialismo è errore rancido e mostruoso, il quale non cessa di fare ribrezzo, allorché si presenta a viso aperto: era dunque necessario un uomo che avesse saputo scaltramente mascherarlo; e quest'uomo fu Carlo Darwin, che sotto bugiarde sembianze di scoperte scientifiche foggiossi o a dir meglio riprodusse la ipotesi delle trasformazioni delle specie viventi, la quale in fondo non è che un vergognoso materialismo. Egli però non si manifestò interamente dal principio, protestò di non volere disputare sulla origine della vita, si tenne nella sua ipotesi tra i limiti delle specie organizzate inferiori all'uomo, e riconobbe perfino l'azione creatrice di Dio. (Gennaro Portanova)
  • La scoperta di Carlo Darwin sull'Origine delle specie, ch'è certo la più grande e la più feconda del secolo decimonono, non ci dié soltanto la legge delle formazioni biologiche, ma ci spiega del pari le formazioni storiche. (Gaetano Trezza)
  • La vita intelligente su di un pianeta diventa tale quando, per la prima volta, elabora una ragione della propria esistenza. Se delle creature superiori provenienti dallo spazio mai visiteranno la Terra, la prima cosa che domanderanno, per stabilire il nostro livello di civilizzazione, sarà: «Hanno già scoperto l'evoluzione?» Organismi viventi sono esistiti sulla terra, senza mai sapere perché, per più di tre miliardi di anni prima che uno di essi cominciasse a intravedere la verità. Il suo nome era Charles Darwin. A dire il vero, altri avevano intuito qualcosa, ma fu Darwin che, per primo, mise insieme una teoria coerente e difendibile che spiegava perché noi esistiamo. (Richard Dawkins)
  • Le dottrine trasformistiche ebbero fin dal loro inizio due diverse tendenze, che s'impersonarono rispettivamente nel Lamarck e nel Darwin.
    Il Lamarck ammise come cause della trasformazione le influenze esterne di clima, di nutrizione ecc., quali determinanti di adattamenti diversi che conducevano a modificazioni dell'organizzazione, e l'uso e il non uso degli organi; implicando la trasmissibilità ereditaria dei caratteri acquisiti.
    Il Darwin, partendo, com'è ben noto, dalle modificazioni che si ottengono per mezzo della selezione artificiale nelle piante coltivate e negli animali domestici, cercò di dimostrare che in natura esiste un processo analogo, cui egli diede il nome di selezione, o cernita naturale, conseguenza della concorrenza vitale e causa principalissima delle trasformazioni delle specie, e della conservazione delle variazioni più utili, le quali si accumulerebbero attraverso una serie di generazioni quando le condizioni di vita rimanessero immutate. (Federico Raffaele)
  • Le tesi evoluzioniste di Darwin furono accolte con grande favore dagli animalisti, perché rafforzavano l'idea che non è lecito maltrattare gli animali, nostri antenati e in certo senso anche nostri "creatori". (Marina Baruffaldi)
  • Marx fu visto e vide se stesso come «il Darwin della società», il fondatore di una scienza della storia che poteva competere con la darwiniana scienza della biologia. Presentò i suoi assunti come teorie comprovate. Il contrasto tra il suo metodo e quello di Darwin è assai rilevante; Marx stesso se ne rendeva conto, quando con una certa condiscendenza parlava del «rozzo empirismo inglese» di Darwin. Con questa espressione voleva indicare soltanto la circostanza, perfettamente rispondente al vero, che prima di sviluppare le sue teorie Darwin raccoglieva elementi di fatto, diversamente dal preteso metodo superiore che Marx aveva ereditato dalla sua formazione accademica tedesca, per cui prima si elaborava la teoria e poi si cercavano gli elementi di fatto in grado di supportarla. (Robert Conquest)
  • Mi attraeva enormemente la teoria di Darwin, allora molto in voga, perché sembrava promettere uno straordinario progresso nella comprensione del mondo. (Sigmund Freud)
  • Perché è stato così difficile capire Darwin? Nel giro di dieci anni, egli convinse l'intero ambiente intellettuale che l'evoluzione era una realtà, ma finché fu in vita la sua teoria della selezione naturale non godette di grande popolarità. Si affermò solo intorno agli anni quaranta [del Novecento] e ancora oggi, sebbene formi il nocciolo della teoria dell'evoluzione, è capita pochissimo, e spesso è citata e usata a sproposito. (Stephen Jay Gould)
  • Quello che Darwin per delicatezza non ha voluto dire, amici miei, è che se siamo diventati i padroni del mondo non è stato perché siamo i più intelligenti o nemmeno i più crudeli, ma perché siamo sempre stati i più pazzi e sanguinari figli di puttana della giungla. (Stephen King)
  • Si è detto spesso che Darwin ha cambiato il mondo. Meno spesso è stato chiarito quale sia stato esattamente questo cambiamento. Darwin non fece – e torna a suo onore – nessuna delle scoperte che ci hanno portato a quel pericolo di distruzione fisica che ci sovrasta. La maggior parte della nostra tecnologia, se non completamente, sarebbe la stessa anche se il lavoro di Darwin non fosse stato compiuto, da lui o da chiunque altro. Senza dubbio, in questo caso noi avremmo ancora gli ingorghi del traffico, i film dell'orrore, la gomma da masticare e le altre manifestazioni evidenti di un'alta civilizzazione. Gli accessori della civiltà, tuttavia, sono superficiali. L'influenza di Darwin, e più ampiamente del concetto di evoluzione, ha avuto effetti ben più profondi: ci ha letteralmente condotto in un mondo diverso. (George Gaylord Simpson)
  • Su Tralfamadore, dice Billy Pilgrim, non c'è molto interesse per Gesù Cristo. La figura terrestre che più colpisce i tralfamadoriani, dice lui, è quella di Charles Darwin, che insegnò che chi muore deve morire e che i cadaveri sono un miglioramento. Così va la vita. (Kurt Vonnegut)

Note

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  1. Although I did not think much about the existence of a personal God until a considerably later period of my life, I will here give the vague conclusions to which I have been driven. The old argument from design in Nature, as given by Paley, which formerly seemed to me so conclusive, fails, now that the law of natural selection has been discovered. We can no longer argue that, for instance, the beautiful hinge of a bivalve shell must have been made by an intelligent being, like the hinge of a door by man. There seems to be no more design in the variability of organic beings, and in the action of natural selection, than in the course which the wind blows. (da The Variation of Animals and Plants, 1868; citato in Life and Letters of Charles Darwin: the Evolution, a cura di Francis Darwin, Cambridge, 1887)
  2. Citato in Pietro Li Causi, Animali e uomini nel pensiero greco antico, in L'anima degli animali, Einaudi, Torino, 2015, p. XVIII. ISBN 978-88-06-21101-1
  3. Da una lettera del 1880; citato in Charles W. Leadbeater, Vegetarismo ed occultismo, Associazione Culturale Aquarius, Palermo, 1982, p. 17.
  4. Citato in AA.VV., Il libro della scienza, traduzione di Martina Dominici e Olga Amagliani, Gribaudo, 2018, p. 149. ISBN 9788858015001
  5. Citato in Piergiorgio Odifreddi, In principio era Darwin, la vita, il pensiero, il dibattito sull'evoluzionismo, mondolibri s.p.a.
  6. Da Notebook C: Transmutation of species (febbraio-luglio 1838); citato in Peter Singer, Liberazione animale, traduzione di Enza Ferreri, il Saggiatore, Milano, 2010, p. 214. ISBN 978-88-565-0180-3
  7. Citato in AA.VV., Il libro della biologia, traduzione di Anna Fontebuoni, Gribaudo, 2022, p. 42. ISBN 9788858039595
  8. Citato in AA.VV., Il libro dell'ecologia, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2019, p. 26. ISBN 9788858024362
  9. Citato in AA.VV., Il libro dell'ecologia, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2019, p. 297. ISBN 9788858024362
  10. Dalla lettera a William Ogle (22 febbraio 1882), in The Life and Letters of Charles Darwin, a cura di Francis Darwin, volume III, cap. VI: "Miscellanea", p. 252, 1887.
  11. But I may say that the impossibility of conceiving that this grand and wondrous universe, with our conscious selves, arose through chance, seems to me the chief argument for the existence of God; but whether this is an argument of real value, I have never been able to decide. I am aware that if we admit a first cause, the mind still craves to know whence it came, and how it arose. (da una lettera a N.D. Doedes, 2 aprile 1873).
  12. Da Lettera 12041 a John Fordyce, 7 maggio 1879.
  13. I cannot persuade myself that a beneficent & omnipotent God would have designedly created the Ichneumonidæ with the express intention of their feeding within the living bodies of caterpillars [...]. (dalla lettera ad Asa Gray del 22 maggio 1860)
  14. Dalla lettera ad Asa Gray, 22 maggio 1860, in Lettere sulla religione, a cura di Telmo Pievani, traduzione di Isabella C. Blum, Einaudi, Torino, 2013, p. 47.
  15. Da L’espressione dei sentimenti nell’uomo e negli animali, 1878, cap. XIV.
  16. Citato in Karlheinz Deschner, Sopra di noi... niente, Ariele, 2008.
  17. a b Cfr. (EN) Six things Darwin never said – and one he did, Darwinproject.ac.uk.
  18. Cfr. (EN) John van Wyhe, It ain't necessarily so ..., the Guardian.com, 9 febbraio 2008.
  19. (EN) «According to Darwin's "Origin of Species", it is not the most intellectual of the species that survives; it is not the strongest that survives; but the species that survives is the one that is able best to adapt and adjust to the changing environment in which it finds itself.»
  20. (EN) «It is not the most intellectual of the species that survives; it is not the strongest that survives; but the species that survives is the one that is able to adapt to and to adjust best to the changing environment in which it finds itself. [...] so says Charles Darwin in his "Origin of Species".»
  21. Cfr. (EN) Nick Matzke, Survival of the Pithiest, the Guardian.com, 3 settembre 2009.
  22. Secondo Lucas Bridges (p. 421), che ritiene impossibile che la descrizione corrisponda alla lingua yamana.
  23. Tradotto in Lucas Bridges, Ultimo confine del mondo, Einaudi, 2009, ISBN 978-88-06-19758-2, p. 421.
  24. Capitolo aggiunto nella sesta edizione.
  25. Citato in AA.VV., Il libro della scienza, traduzione di Martina Dominici e Olga Amagliani, Gribaudo, 2018, p. 146. ISBN 9788858015001
  26. On the Origin of Species, cap- XV "Recapitulation and Conclusion", p. 421, sesta edizione (1872).
  27. Proc. Amer. Acad. of Arts and Sciences, vol. iv, 12 agosto 1838, p. 98.
  28. Ludwig H. Palm. Ueber das Winden der Pflanzen; Hugo Von Mohl, Ueber den Bau und das Winden der Ranken und Schlingpflanzen, 1827. Il trattato di Palm fu pubblicato soltanto alcune settimane prima di quello di Mohl. Vedi anche The Vegetable Cell (tradotto da Henfrey) di H. Von Mohl, p. 147 alla fine.
  29. Des Mouvements révolutifs spontanés, ecc., Comptes Rendus, tom. xvii, 1843, pag. 989; Recherches sur la Volubilitè des tiges, ecc., tom. xix, 1844, p. 295.
  30. J. PARSONS, nell'Appendix to the Philosophical Transactions, 1746, pag. 41, dà una lista di quarantun autori antichi che scrissero sulla Espressione.
  31. Conférences sur l'expression des différents caractères des passions, Parigi, in-4°, 1667. – In seguito io cito sempre la riedizione delle Conférences nell'edizione di Lavater, per cura di MOREAU, apparsa nel 1820 tal quale è data nel vol. IX, p. 257.
  32. Discours par PIERRE CAMPER sur le moyen de représenter les diverses passions, etc., 1792.

Bibliografia

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Voci correlate

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