Dario Fo

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Dario Fo durante uno spettacolo
Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per la letteratura (1997)

Dario Fo (1926 – 2016), scrittore, drammaturgo, attore e regista italiano.

Citazioni di Dario Fo[modifica]

  • [Con Giorgio Gaber] Abbiamo discusso parecchie volte soprattutto sull'impegno nell'arte. Perché io ero convinto che lui lo penalizzasse con un po' di amarezza, con la malinconia che a volte scorgevo nei suoi lavori. Anche se poi non posso scordare che Giorgio è stato pure l'autore di "La libertà". Una canzone sull'importanza di essere presenti nella vita per sceglierne chiaramente il destino, un brano che ritengo fra i più belli dell'intera storia della musica italiane e che è proprio un brano di impegno politico. Ma in senso alto, educativo, etico. [...] Con Luporini scriveva lavori costruiti bene e soprattutto mangiati, masticati, digeriti, sputati e ripresi. Ovvero meditati, sofferti, discussi, faticosi, mai buttati lì con facilità. Come tutte le cose che contano, le sue erano opere vissute.[1]
  • [...] apocrifo non significa testo inaccettato o inaccettabile, né tanto meno scartato, censurato. Significa «a parte»; oggi diremmo «momentaneamente non omologato», tant'è che esistono mosaici di oltre dieci secoli fa a Monreale, in Sicilia, così come a Ravenna, in San Marco a Venezia, in tutta Europa, per non parlare dell'Oriente che illustrano i Vangeli apocrifi che la Chiesa, anche nei secoli bui della Controriforma, si è ben guardata dal censurare.
    Per chi voglia approfondire la storia dell'evolversi del movimento cristiano, dalle sue origini ai giorni nostri, lo studio e l'approfondimento dei Vangeli apocrifi è essenziale. Questo arricchimento serve soprattutto per riuscire a leggere i Vangeli canonici proiettati in una chiave interpretativa del tutto nuova, affatto inaspettata.[2]
  • [Ai siciliani] Avete un po' la vocazione a piangervi addosso, ma Rosa fresca aulentissima, la prima espressione poetica della lingua italiana, è vostra, siete imbattibili per la cultura, la letteratura, la cucina. Per la corruzione purtroppo non avete nessun primato, l'Italia intera soffre di corruzione e i corrotti quando si incontrano si riconoscono subito.[3]
  • Carmelo Bene è un grande uomo di teatro che, come tutti gli uomini di teatro che contano, ha rotto con le tradizioni. È uno che ha sorpreso, che ha messo a disagio gli schemi, soprattutto, e la gente schematica riguardo al teatro. È uno che capovolgeva le regole, che ha tenuto veramente in grande considerazione che [la] prima regola nel teatro [è che] non ci sono regole... E questo naturalmente gli ha portato all'inizio, così, una specie di opposizione da parte dei tradizionalisti, ma poi ha vinto, ha vinto, ha avuto successo in tutta l'Europa.[4]
  • Così pur di sopravvivere rischiamo la vita[5]
  • [La satira] È un aspetto libero, assoluto, del teatro. Cioè quando si sente dire, per esempio, "è meglio mettere delle regole, delle forme limitative a certe battute, a certe situazioni", allora mi ricordo una battuta di un grandissimo uomo di teatro il quale diceva: "Prima regola: nella satira non ci sono regole". E questo penso sia fondamentale. Per di più ti diro' che la satira è un'espressione che è nata proprio in conseguenza di pressioni, di dolore, di prevaricazione, cioè è un momento di rifiuto di certe regole, di certi atteggiamenti: liberatorio in quanto distrugge la possibilità di certi canoni che intruppano la gente.[6]
  • Fa impressione perché poi fa ben gioco tra i semplici, tra quelli senza cultura e senza conoscenza, che lo seguono sulla via della paura, dello spavento. Per Salvini l'importante è battere il tamburo del nemico, senza distinguere tra terroristi e disperati che non riescono più a vivere o addirittura a sopravvivere e che sono costretti a fuggire dalle proprie terre. Non ha nel suo modo di esprimersi e nel suo giudizio l'intelligenza del valutare i valori delle cose. È un personaggio che non riesco a tenere in considerazione neanche per dieci minuti. Salvini gioca malamente sul vuoto di conoscenza. Chi fa il politico dovrebbe avere una chiarezza morale e profonda e non giocare sul falso e sull'ipocrisia. Questa è gente che usa qualsiasi chiave per ubriacare e sconvolgere gente che non ha conoscenza.[7]
  • Fermare la diffusione del sapere è uno strumento di controllo per il potere perché conoscere è saper leggere, interpretare, verificare di persona e non fidarsi di quello che ti dicono. La conoscenza ti fa dubitare. Soprattutto del potere. Di ogni potere.[8]
  • Gli autori negano che io sia un autore. Gli attori negano che io sia un attore. Gli autori dicono: tu sei un attore che fa l'autore. Gli attori dicono: tu sei un autore che fa l'attore. Nessuno mi vuole nella sua categoria. Mi tollerano solo gli scenografi.[9]
  • "Grammelot" è un termine di origine francese, coniato dai comici dell'arte e maccheronizzato dai veneti che dicevano "gramlotto". È una parola priva di significato intrinseco, un papocchio di suoni che riescono egualmente a evocare il senso del discorso. Grammelot significa, appunto, gioco onomatopeico di un discorso, articolato arbitrariamente, ma che è in grado di trasmettere, con l'apporto di gesti, ritmi e sonorità particolari, un intero discorso compiuto. [...] La prima forma di grammelot la eseguono senz'altro i bambini con la loro incredibile fantasia quando fingono di fare discorsi chiarissimi con farfugliamenti straordinari (che fra di loro intendono perfettamente). Ho assistito al dialogo tra un bambino napoletano e un bambino inglese e ho notato che entrambi non esitavano un attimo. Per comunicare non usavano la propria lingua ma un'altra inventata, appunto il grammelot. Il napoletano fingeva di parlare in inglese e l'altro fingeva di parlare in italiano meridionalizzato. Si intendevano benissimo. Attraverso gesti, cadenze e farfugliamenti variati, avevano costruito un loro codice.[10]
  • I popoli dominanti – non che il nostro lo sia più tanto, in verità – hanno la presunzione che il mondo debba corrispondergli anziché, viceversa, cercare di interrogare il mondo, che per altro non sta neppure tanto bene quanto a salute ambientale...[11]
  • Il caso di Luttazzi, uno che la satira la fa senza sconti, è illuminante: cacciato su due piedi. Colpirne uno per educarne cento.[12]
  • Il grammelot è scienza: una macchina precisa, geometrica, il risultato di un lavoro di sovrapposizioni e interferenze, non bastano mica le onomatopee. L'invenzione deve riprodurre le caratteristiche fonetiche di una lingua naturale per cambiarle, ma per farlo per prima cosa bisogna conoscere il sistema fonetico di quella lingua naturale, cadenze e sonorità che la caratterizzano, il suo andamento melodico, i ritmi, le pause, il respiro, perché ogni lingua ha una sua musicalità. Quando io faccio il grammelot francese uso l'andamento armonico del vero francese, che cambia se faccio l'inglese. Se vuoi sovvertire un canone devi prima conoscerlo. Ma prima che una tecnica, l'invenzione di una lingua richiede passione, utopia.[13]
  • Il movimento che vuole creare è di coscienza, non vuole fare un partito. Per questo ho sentito Beppe al telefono per esprimergli la mia solidarietà. Con Grillo tante volte ho recitato in situazioni di lotta, salendo sul palco davanti a 8 o 10 mila persone. Condivido tutto quello che dice. Ho toccato con mano cos'è la politica quando ero in corsa a sindaco di Milano e ho visto furbestreria, corruzione, inciuci. Quello che fa paura è che i politici non hanno nessun programma, per questo sono incapaci di andare incontro ai bisogni della gente. Non dobbiamo permettere ai politici di agire senza controllo, e visto che non ci danno gli spazi per esercitare questo controllo, dobbiamo prenderceli, come ha fatto Beppe.[14]
  • Il nostro teatro, dunque a differenza di quello di Pirandello o di Cecov, non è un teatro borghese, un teatro di personaggi che si raccontano le proprie storie, i propri umori, che poi sono le chiavi di conflitto meccaniche. Ci siamo sempre preoccupati di riprendere, invece, un'altra chiave, la chiave della situazione.[15]
  • Il padre eterno una mattina si sarà svegliato e avrà pensato: tutti i matti li voglio mettere a Luino.[16]
  • Il riso è sacro. Quando un bambino fa la prima risata è una festa. Mio padre, prima dell'arrivo del nazismo, aveva capito che buttava male; perché, spiegava, quando un popolo non sa più ridere diventa pericoloso.[17]
  • In molte tribù primordiali il neonato diventava uomo quando dava il primo segno di discernimento scoppiando in una risata ai lazzi dei parenti. Invece oggi si premia l'ignoranza, anzi direi che l'ignoranza della nostra classe politica è la più grande dimostrazione dell'importanza della cultura. [11]
  • In tutta la mia vita non ho mai scritto niente per divertire e basta. Ho sempre cercato di mettere dentro i miei testi quella crepa capace di mandare in crisi le certezze, di mettere in forse le opinioni, di suscitare indignazione, di aprire un po' le teste. Tutto il resto, la bellezza per la bellezza, non mi interessa.[18]
  • Io repubblichino? Non l'ho mai negato. Sono nato nel '26. Nel '43 avevo 17 anni. Fin a quando ho potuto ho fatto il renitente. Poi è arrivato il bando di morte. O mi presentavo o fuggivo in Svizzera.[19]
  • L'uomo senza idee, come diceva Voltaire, è un imbecille.[20]
  • La parabola della creazione segue un filo di intelligenza, quindi con il Dio nero abbiamo messo a tacere la presunzione della "razza eletta". Poi, quando anche le risorse del pianeta saranno finite, nel grande black out noi occidentali forse scompariremo anche solo a causa di una doccia senza acqua calda. Ma voglio vedere se i popoli che vivono ancora come "primitivi" non se la caveranno! E ce la faranno pure i popoli giovani che arrivano da noi a cercare fortuna...[11]
  • La risata, il divertimento liberatorio sta proprio nello scoprire che il contrario sta in piedi meglio del luogo comune... anzi, è più vero... o almeno, più credibile.[21]
  • La satira è lo specchio che determina il rovesciamento dell'ovvio e del banale [...].[22]
  • [Su Biagio Conte] Ne ho sentito parlare molto, non ho potuto incontrarlo ancora, ma so quanto bene fa la sua Missione, ma mi hanno detto che stava male e non riusciva a camminare bene. Poi, dopo un viaggio a Lourdes, ha ripreso forze e coraggio. È una storia commovente. Se davvero dovesse mollare sarebbe una disgrazia per la città, da tutti i punti di vista.[23]
  • [Grammelot] [Il giornalista televisivo] Oggi traneguale per indotto-ne consebase al tresico imparte Montecitorio per altro non sparetico ndorgio, pur secministri e cognando, insto allegò sigrede al presidente interim prepaltico, non manifolo di sesto, dissesto: Reagan, si può intervento e lo stava intemario anche per di più albato – senza stipuò lagno en sogno-la-prima di estabio en Craxi e il suo masso nato per illuco saltrusio ma non sempre. Si sa, albatro spertico, rimo sa medesimo non vechianante e, anche, sortomane del pontefice in diverica lonibata visito Opus dei.[24]
  • Poco tempo fa ho visto recitare Peter O'Toole, ubriaco fradicio in una parte da ubriaco. Straordinario. Mi piacciono anche certe cose di Gassman quando è sobrio di se stesso. Albertazzi lo si prende un po' sottogamba, ha un grande istinto da teatrante. Ho preferito di gran lunga il suo Amleto, molto più ironico, a quello di Gassman.[25]
  • Quando sento Inter, ho ancora un'emozione e questo lo devo indicare come qualcosa che in certi momenti mi fa soffrire perché penso all'allegrezza della gioventù, quando vedevo la mia squadra giocare. Ora sono uno che galleggia e ogni tanto si affaccia a vedere come va.[26]
  • Quando si parla di Gianroberto i giornalisti tendono a classificarlo quasi subito come l'ideologo, il guru, del MoVimento 5 Stelle. È la definizione più banale e ovvia che si possa pensare. Bisogna partire da un fatto importante, la sua cultura. Era un uomo di una conoscenza straordinaria, leggeva tutto quello che riteneva fosse importante sapere, faceva collegamenti molto acuti fra i vari testi e aveva un modo di esprimersi riguardo alle diverse situazioni mai banale e prevedibile. Mi capitava spesso di chiedere se avesse letto dei particolari libri che ritenevo importanti, e non azzeccavo mai un documento che lui non conoscesse già [...]. Spesso diceva che era impreparato a dare un giudizio su certi argomenti, e questo denota una modestia, un'umiltà che è difficile trovare nell'ambiente della politica comune. Un altro tratto del suo carattere che posso testimoniare è la generosità nel modo di comportarsi, specie di fronte ad alcuni momenti tragici della vita del nostro paese. Inoltre evitava le dichiarazioni roboanti e preferiva analizzare prima di definire.[27]
  • Se il primo uomo, stando alle ricerche scientifiche più recenti, viveva un milione di anni fa in Etiopia, dunque era nero, e se Dio ha fatto l'uomo a propria immagine e somiglianza, allora significa che Dio era nero. Poi era anche coperto di peli, basso, quasi un nano...ma non parliamo subito di politica, perché sennò lui, quell'altro, riattacca a definirsi l'Unto del Signore... [11]
  • Se siete in crisi, vi sbattete in ginocchio e pregate il Signore, i santi e la Madonna che vi vengano a tirar fuori. Noi atei, al contrario, non ci possiamo attaccare a nessun Santissimo. Per le nostre colpe dobbiamo rivolgerci solo alla nostra coscienza.[28]
  • Si crea sempre un grosso equivoco quando si dice teatro politico: subito si pensa al «teatro politico» di Piscator e il termine «teatro politico», usato da Piscator, è un termine messo lì per provocazione polemica. È nato in polemica col «teatro digestivo», col teatro alienato ormai dai problemi contingenti, drammatici, lirici. Era quello di Piscator, un teatro politico nel fatto, determinante, di essere gestito direttamente dalla classe operaia.[29]
  • Si sa, Eduardo non amava gli attori. Ma con Franca e con me scattò subito la simpatia. Forse perché, come noi, era un attore anomalo, mai devoto alle istituzioni, impegnato sul nostro stesso fronte. Così, senza esitare, firmò tutte le petizioni di "Soccorso Rosso" a favore dei detenuti politici.[30]
  • Siamo costretti, dato che c'è la crisi, a immaginarci un pensiero nuovo, sia di politica sia di economia, un pensiero![31]
  • Siamo veramente in una nazione orrenda, io spero che sia soltanto un sogno, un orrendo sogno che stiamo facendo tutti quanti [...] Dobbiamo farci capire, e soprattutto far intendere che siamo scocciati al limite e che così non accettiamo si vada avanti.[32]
  • Tu bada ben – dice quasi a sé stesso Machiavelli negli scritti di governo – che l'aver in le tue mani il potere della Repubblica e il plauso di chi crede che si possa governare senza inganno non ti è bastante, poiché non è tanto la novità che conta, ma produrre il nuovo. Quindi ascolta e pruovoca il popolo perché parli a costo di causare in te risentimento. Non credere che questo sia disordine e perdita di tempo e che si facci meglio a non descutere et computare. Non è il tempo che si conzuma nel confronto cosa da deprecare. L'errore che non truoverà mai rimedio è quello del resolvere ogni decisione per applaudimento. Uno bono descurso con retorica piazzata ad uopo, qualcuna frase dal bon suono e via che se cammina più spediti che mai. Tu debbi insegnare a razionare ogni idea o pruogramma tre volte più che non lo sia il raggionevole. Trista gente è quella di un popolo che segue lo sbatter di bandere e stendardi piuttosto che le idee ben mastecate.[33]
  • Un teatro, una letteratura, un'espressione d'arte che non parli del suo tempo non ha nessuna rilevanza.[34]
  • [Su Fernanda Pivano] Una donna straordinaria. Non si è mai risparmiata.[35]
  • [La vita] Una meravigliosa occasione fugace da acciuffare al volo tuffandosi dentro in allegra libertà.[18]

Mistero buffo[modifica]

Incipit[modifica]

LAUDA DEI BATTUTI
Ohioihi Bati, bative Ehiaieehie! | (E)compagnon metif in scera | Batif forte e volentera | No ve doja d'esti boti: bative! | No trambit de ves isbiot(i) | (Non tremate d'esser nudi) | No trambit(*) le visigade | (Non tremate per le gran vesciche) | Carne rote e desciuncader(*) | Ohioihi bati, bative Ehiaiehie! Chi vol torse salvasion | C'ol se bata de ruscon (*) | Col flagel a batascioch(*) | no fi mostra de daf bot: bative! | C'ol Segnor onniputente | foe batud veritatament(e) | Ohioihi Batì, bative Ehiaiehie!

Citazioni[modifica]

  • L'Ubriaco
    UBRIACO: Ohj che cioca... c'ho i' catat(ciapat)
    Entra l'angelo prologatore
    ANGELO: Deime rason... buona zente... 'scoltime cont atenzion imparché se voj contare...
    UBRIACO: C'ho catat 'na cioca si dolza che no m'en voj catarne altre gimai par no desmetegarme de questa belisima che gho adoso adeso!
    ANGELO: Ve voi contare...
    UBRIACO: Anco mi av voi contare...
    ANGELO: No, ti no ti conti gnente... che a mi a sont ol sprologo e adebio sprologare, (a)mi!
    UBRIACO: Beh, se no podo contare...
    ANGELO: State cito e no fiadar.
    UBRIACO: No debio fiadar? Ne manco col naso...? (p. 15)
  • Strage degli innocenti
    Al buio un pianto lungo disperato di un neonato. Entrano i battuti
    Ohioihi batì, bative ohieiaeii
    Cont duluri e cont lamenti
    par la straze d'i 'nozenti
    Innozent mila fiolit i han scanà me pegurit
    de le mame stralunade
    ol Re Erode i(g')ha scarpadi
    Ohioihi bati bative ehieiihi. (p. 17-18)
  • CORO: Segnor che ti è tanto misericordios de fag gnì la folia a quei che non sont capaz de tras foera aol dolor.
    MADRE: Nana, nana bel bambin de la tua mama. La madona la ninava 'tant che i angiuli cantava San Giusep in pie' ol dormiva, ol Gesù bambin rideva e l'Erode ol biatemava, mila fiolit in zel volava nana nana. (p. 19)

Dibattiti ed interventi del pubblico[modifica]

  • La dimensione delle verità; ce n'è una, quella del padrone che noi cerchiamo di confutare se non altro di dire da dove nasce. (p. 56)
  • La cultura non si può ottenere se non si conosce la propria storia. (p. 59)
  • Sarò un sentimentale, certo ci vuole il pelo sullo stomaco per fare i politici. Bisogna essere grossieri, bisogna andare a piedi giunti. Però attento un po' a fare il prete col prete. Un vecchio proverbio delle mie parti dice: «chi fa il prete col prete diventa monaca, cioè lo prende in quel posto». (p. 125)
  • Il «Mistero Buffo» racconta proprio come il popolo è stato derubato, defraudato da secoli della propria cultura; non solo, il padrone se l'è fatta propria e l'ha camuffata e la impone di nuovo scorrettamente al popolo. (p. 221)

[Dario Fo, Compagni senza censura, Vol. I, "Dibattiti ed interventi del pubblico", Gabriele Mazzotta Editore, Torino, 1970.]

Incipit di alcune opere[modifica]

La signora è da buttare[modifica]

Luce bassa. Interno di un tendone da circo a pista unica centrale [...].

Clowns (in coro, a voce forzata su giro di blues, con camminata fortemente dinoccolata): All'origine era il nulla!
Clown Valerio: Non c'erano i detersivi né i surgelati. Non c'erano nemmeno i buoni premio, né i punti qualità!
Clowns (in coro): All'origine era il nulla!
Clown Valerio (mistico): Poi venne il frigorifero!
[ Le commedie di Dario Fo, Einaudi, 1988]

Marino libero! Marino è innocente![modifica]

Il tema di questo spettacolo che noi stiamo montando e sul quale sto lavorando da più di due mesi e mezzo, tratta del processo a Sofri, Pietrostefani e Bompressi, cioè a tre dirigenti e militanti di Lotta Continua condannati a 22 anni di carcere perché accusati da Leonardo Marino, a sua volta militante di Lotta Continua, di aver ucciso il Commissario Calabresi.
Abbiamo portato il nostro spettacolo nei teatri, nelle università, e ci siamo resi conto che sull'inchiesta e su questo processo si sa pochissimo, quasi niente. Abbiamo notato, soprattutto nei giovani, una disinformazione impressionante riguardante il clima, le vicende politiche di quel tempo. Mentre raccontavamo certi particolari, certi passaggi, ci guardavamo allocchiti e allocchiti siamo rimasti quando abbiamo scoperto che questi giovani studenti non sapevano nulla nemmeno delle bombe, delle stragi e delle truffe giudiziarie di Stato, avvenute trent'anni fa, e che purtroppo si sono ripetute negli anni a venire.
[Dario Fo, Marino libero! Marino è innocente!, Einaudi, 1998]

Morte accidentale di un anarchico[modifica]

Una normale stanza della questura centrale. Una scrivania, un armadio, qualche sedia, una macchina da scrivere, un telefono, una finestra, due porte.

Commissario (sfogliando degli incartamenti, rivolto ad un indiziato che se ne sta seduto tranquillo): Ah, ma non è la prima volta che ti travesti, allora. Qui dice che ti sei spacciato due volte per chirurgo, una volta per capitano dei bersaglieri... tre volte vescovo... una volta ingegnere navale... in tutto sei stato arrestato, vediamo un po'... due e tre cinque... uno, tre... due... undici volte in tutto... e questa è la dodicesima...
Indiziato: Sì, dodici arresti... ma le faccio notare, signor commissario, che non sono mai stato condannato... ho la fedina pulita, io!
[ Le commedie di Dario Fo, Einaudi, 1988]

Citazioni su Dario Fo[modifica]

  • A un certo punto l'amico che con me li guardava alla tv ha sussurrato: «Ma lo sai che lui militava nella Repubblica di Salò?». Non lo sapevo, no. Come essere umano non mi ha mai interessato. Come giullare, non m'è mai piaciuto. Come autore l'ho sempre bocciato, e la sua biografia non mi ha mai incuriosito. Così sono rimasta sorpresa, io che parlo sempre di fascisti rossi e di fascisti neri. Io che non mi sorprendo mai di nulla e non batto ciglio se vengo a sapere che prima d'essere un fascista rosso uno è stato un fascista nero, prima d'essere un fascista nero uno è stato un fascista rosso. E mentre lo fissavo sorpresa ho rivisto mio padre che nel 1944 venne torturato proprio da quelli della Repubblica di Salò. M'è calata una nebbia sugli occhi e mi sono chiesta come avrebbe reagito mio padre a vedere sua figlia oltraggiata e calunniata in pubblico da uno che era appartenuto alla Repubblica di Salò. Da un camerata di quelli che lo avevano fracassato di botte, bruciacchiato con le scariche elettriche e le sigarette, reso quasi completamente sdentato. Irriconoscibile. Talmente irriconoscibile che, quando ci fu permesso di vederlo e andammo a visitarlo nel carcere di via Ghibellina, credetti che si trattasse d'uno sconosciuto. Confusa rimasi lì a pensare – chi è quest'uomo, chi è quest'uomo – e lui mormorò tutto avvilito: «Oriana, non mi saluti nemmeno?». L'ho rivisto in quelle condizioni, sì e mi son detta: «Povero babbo. Meno male che non li ascolti, non soffri. Meno male che sei morto». (Oriana Fallaci)
  • [Sull'appoggio al Movimento 5 stelle da parte di Dario Fo] Dario è sempre stato dalla parte del cambiamento, della non rassegnazione. Quell’artista geniale che tutti sanno che è, ha sempre dimostrato sensibilità e attenzione ai fenomeni nuovi, e non mi meraviglio che abbia spezzato una lancia a favore del 5 Stelle, rientra nella sua natura. (Mario Capanna)
  • Dario era ventidue volte più colto di tutti noi. Una sera, con Umberto Smaila e Ninì Salerno, gli facemmo assaggiare tre tipi di vino e di ognuno azzeccò vitigno, bouquet e anno. (Diego Abatantuono)
  • Dario Fo. Molière elevato a Cuba. (Marcello Marchesi)
  • Dario Fo, poeta di corte dell'ultrasinistra, flagella nella sua ultima fatica teatrale il senatore Amintore Fanfani, responsabile di ogni nequizia passata, presente e futura. I sarcasmi più grevi hanno però come bersaglio il metraggio del notabile democristiano che, come tutti sanno, non è quello di un granatiere. Toulouse-Lautrec, che per gli stessi motivi dovette per tutta la vita subire analoghe canzonature, disse una volta, giocando sulla lunghezza del suo doppio casato: «Ho la statura del mio nome». Non sappiamo se questo discorso si possa applicare a Fanfani. Certo, si applica a Fo. (Indro Montanelli)
  • [Il Nobel] È bizzarro che l'abbia vinto Dario Fo e non Edward Albee, Arthur Miller o Tennessee Williams. (Toni Morrison)
  • Ha portato in giro nelle piazze per anni Morte accidentale di un anarchico, che presentava il commissario Calabresi come il responsabile della morte di Pinelli. Andai anch'io a vederlo, a Torino. Anche lui contribuì a formare le convinzioni ideologiche che mi portarono a far parte del commando che uccise Calabresi, quel 17 maggio 1972. (Leonardo Marino)
  • Ho avuto la fortuna di averlo come autore e regista, per la sua commedia Sotto paga, non si paga!, un mese intero a stretto contatto. Mi incantava la sua fanciullezza, la freschezza, l'energia che trasmetteva, nonostante non fosse più un ragazzo: era come un bambino felice in teatro, con una resistenza incredibile. Non smetteva mai di lavorare e, quando eravamo stremati, lo pregavamo di fare una pausa. (Marina Massironi)
  • Ho sempre pensato a Dario come a un grande albero. Che allungava i rami verso il cielo, verso le invenzioni e le storie più fantastiche, ma stava ben piantato nella terra, nell'amore per il popolare, il volgare, la storia degli umili. La sua forza era nello stare saldo e non temere nessun vento, regalando frutti splendidi, amati o indigesti per tutti, attraverso le stagioni della storia italiana. Era un albero antico, dolce e durissimo. (Stefano Benni)
  • Mi sono ispirato al teatro vitalissimo di Dario Fo. Lui insegna a tutti noi artisti che è doveroso prendersi delle responsabilità, anche politiche. Poi è chiaro che da destra scattino puntuali i tentativi di screditarci. A Moore è già successo. Ma è giusto continuare a lottare, comunque. (Tim Robbins)
  • Uno sciagurato che è stato premiato con un riconoscimento che non merita e che offende l'Italia. (Maurizio Gasparri)

Collaborazioni[modifica]

Note[modifica]

  1. Cantava l'universale; in Gaber, Giorgio, il Signor G. Raccontato da intellettuali, amici, artisti, a cura di Andrea Pedrinelli, Kowalski, Milano, 2008, p. 146. ISBN 978-88-7496-754-4
  2. Dalla prefazione a I Vangeli apocrifi, a cura di Marcello Craveri, Einaudi, Torino, 2005, p. X. ISBN 88-06-17914-4
  3. Citato in Dario Fo: "Cari giovani della Sicilia prendete esempio dal santogiullare", Palermo.repubblica.it, 5 settembre 2014.
  4. Dal programma televisivo di Daniela Battaglini La voce che si spense, Questa Italia, Rai.
  5. Dal quadro sui licenziati Wagon Lits sulla torre Binario 21, esposto alla mostra "Lazzi sberleffi dipinti", Milano, Palazzo Reale, 2012; citato in Da Natale a Pasqua sulla torre. E Dario Fo incontra i lavoratori, Il Giorno, 8 aprile 2012, disponibile in DarioFo.it.
  6. Da un'intervista di Daniele Luttazzi nel programma televisivo Satyricon, puntata 11, 4 aprile 2001.
  7. Da un'intervista rilasciata a Radio Cusano Campusm; citato in Dario Fo insulta Salvini: "Sfrutta gli ignoranti". Lui: "Sei un poveretto", ilGiornale.it, 19 novembre 2015.
  8. Da la Repubblica, 13 giugno 2004.
  9. 1962; da Fabulazzo, a cura di Lorenzo Ruggiero, Kaos Edizioni, 1992.
  10. Citato in Giovanni Fontana, La voce in movimento: vocalità, scritture e strutture intermediali nella sperimentazione poetico-sonora, con alcune brevi note in esergo di Marcello Carlino, con una postilla di Arrigo Lora Totino, un'antologia di testi e un CD di documenti sonori, Harta Performing & Momo, 2003, p.241 [1]. ISBN 88-88421-01-7
  11. a b c d Dall'intervista di Giulia Calligaro, Se Darwin ha ragione, allora Dio è africano, Io Donna, 22 ottobre 2011.
  12. Da la Repubblica, 9 novembre 2002.
  13. Dall'intervista di Anna Benedettini, Dario Fo: "Perché il mio grammelot è una vera scienza", repubblica.it, 10 agosto 2014.
  14. Da Dario Fo: Sto con Grillo!, Politikon.it, 8 ottobre 2007.
  15. Citato nella prefazione a Compagni senza censura.
  16. Citato in Quella "sponda magra" del Lago Maggiore dove Fo passava le sere tra affabulatori e istrioni, Lastampa.it, 13 ottobre 2016.
  17. Da la Repubblica, 20 novembre 2006, p. 42.
  18. a b Da Il mondo secondo Fo.
  19. Dall'intervista a la Repubblica, 22 marzo 1978.
  20. Dalla trasmissione Che tempo che fa, Rai 3, 8 febbraio 2015.
  21. Da Dario Fo parla di Dario Fo, Lerici, 1977.
  22. Citato in Emilio Vettori, Fo: oggi la satira non c'è vince lo sghignazzo triviale, repubblica.it, 14 maggio 2011.
  23. Citato in Dario Fo: "Cari giovani della Sicilia prendete esempio dal santogiullare", Palermo.Repubblica.it, 5 settembre 2014.
  24. Da Manuale minimo dell'attore, a cura di Franca Rame, Einaudi, Torino, 1997, pp. 108-109. Citato in Il grammelot, viv-it.org.
  25. Citato in Rita Cirio, Mistero buffo, L'Espresso, 3 maggio 1987.
  26. Citato in Addio a Dario Fo, fu premio Nobel per la letteratura, Corrieredellosport.it, 13 ottobre 2016.
  27. Citato in Dario Fo: Casaleggio, una perdita gigantesca, Repubblica.it, 12 aprile 2016.
  28. Da Il paese dei mezaràt, Feltrinelli Editore, 2004.
  29. Citato nella prefazione a Compagni senza censura.
  30. Citato in Corriere della Sera, 25 ottobre 2000.
  31. Citato in Il grillo canta sempre al tramonto, Dariofo.it, 11 febbraio 2013.
  32. Da un intervento video durante La notte della Rete, 5 luglio 2011. Video disponibile su Tv.Repubblica.it.
  33. Da Bello figliolo che tu sè, Raffaello.
  34. Dal discorso di accettazione del Nobel; citato in Jonathan Kandell, La vita in scena di Dario Fo, Internazionale, n. 1176, 21 ottobre 2016, p. 33.
  35. Citato in L'ultimo saluto a Genova, l'omaggio dell'America, Corriere della Sera, 20 agosto 2009, p. 43.

Bibliografia[modifica]

  • Dario Fo, Le commedie di Dario Fo, Einaudi, 1988. ISBN 880659947X
  • Dario Fo, Bello figliolo che tu se', Raffaello, a cura di Franca Rame, Franco Cosimo Panini Editore, 2006.
  • Dario Fo, Giuseppina Manin, Il mondo secondo Fo. Conversazione con Giuseppina Manin, Guanda, 2007. ISBN 9788882468880
  • Dario Fo, Marino libero! Marino è innocente!, Einaudi, 1998. ISBN 8806149342
  • Dario Fo, Mistero buffo (giullarata popolare in lingua padana del '400), da Compagni senza censura, Vol. I, prefazione di Dario Fo, Gabriele Mazzotta Editore, Torino 1970.

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