Papa Francesco: differenze tra le versioni

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Papa Francesco

Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio (1936 – vivente), papa della Chiesa Cattolica.

Citazioni di papa Francesco

  • Ancora una volta si vuole limitare o eliminare il valore supremo della vita e ignorare i diritti dei bimbi a nascere. Quando si parla di una madre incinta, parliamo di due vite: entrambe devono essere preservate e rispettate perché la vita è un valore assoluto.[1]
  • Per questo presentiamo il messaggio del Catechismo così com'è. Colui che lo segue si salva e salva gli altri. Siamo consapevoli della sofferenza del nostro popolo, siamo consapevoli del fatto che molti bambini non possono terminare il primo ciclo d'istruzione per mancanza delle necessarie proteine. Siamo consapevoli che negli ospedali manca l'essenziale per la salute della gente. Presentare il messaggio di Gesù Cristo significa tracciare il cammino che Egli ha tracciato. Per esser degni della Sua dignità. E diciamo: ogni persona del nostro popolo ha diritto a vedere rispettata questa dignità e non a vederla calpestata. Calpestare la dignità di una donna, di un uomo, di un bambino, di un anziano è un peccato grave che grida al Cielo.[2]
  • Se c'è un prete pedofilo è perchè porta in sè la perversione prima di essere ordinato. E sopprimere il celibato non curerebbe tale perversione. O la si ha o non la si ha.[3]
Il mio amico don Giacomo, 30Giorni, maggio 2012.
  • Così, per grazia, si può perseverare nel cammino, fino alla fine: l’uomo-bambino si abbandona fra le braccia di Gesù mentre chiede che passi questo calice, e viene preso e portato in braccio, con le mani giunte e gli occhi aperti. Lasciandosi sorprendere ancora una volta, per il dono più grande.
  • Sì, il nostro cuore si edifica sulla memoria di quegli uomini e quelle donne che ci hanno fatto avvicinare a sorgenti di vita e di speranza a cui potranno attingere anche quelli che ci seguiranno. È la memoria dell’eredità ricevuta che dobbiamo, a nostra volta, trasmettere ai nostri figli.
Matrimoni gay, l'invidia del demonio, traduzione di Massimo Introvigne, La nuova Bussola Quotidiana.it, 14 marzo 2013.[4]
  • Il popolo argentino dovrà affrontare nelle prossime settimane una situazione il cui esito può seriamente ferire la famiglia. Si tratta del disegno di legge che permetterà il matrimonio a persone dello stesso sesso. È in gioco qui l’identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. È in gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati della loro maturazione umana che Dio ha voluto avvenga con un padre e con una madre. È in gioco il rifiuto totale della legge di Dio, incisa anche nei nostri cuori.
  • Qui pure c'è l'invidia del Demonio, attraverso la quale il peccato entrò nel mondo: un’invidia che cerca astutamente di distruggere l'immagine di Dio, cioè l’uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra. Non siamo ingenui: questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio.
  • Guardiamo a san Giuseppe, a Maria e al Bambino e chiediamo loro con fervore di difendere la famiglia argentina in questo particolare momento. Ricordiamo ciò che Dio stesso disse al suo popolo in un momento di grande angoscia: «Questa guerra non è vostra, ma di Dio». Che ci soccorrano, difendano e accompagnino in questa guerra di Dio.

Attribuite

  • L'aborto non è mai una soluzione.[5]
    • La citazione compare nella dichiarazione No una vida, sino dos della 159a Commissione Permanente della Conferenza Episcopale Argentina (Buenos Aires, 18 agosto 2011) ed è riportata tale e quale in Sobre la resolución para abortos no punibles en la Ciudad de Buenos Aires (v. note).

Citazioni tratte da interviste

Intervista di Stefania Falasca, Quello che avrei detto al concistoro, 30Giorni, novembre 2007.
  • Nella Chiesa l'armonia la fa lo Spirito Santo.
  • Solo lo Spirito Santo può suscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità e allo stesso tempo fare l'unità. Perché quando siamo noi a voler fare la diversità facciamo gli scismi e quando siamo noi a voler fare l'unità facciamo l'uniformità, l'omologazione.
  • Il restare, il rimanere fedeli implica un'uscita. Proprio se si rimane nel Signore si esce da sé stessi. Paradossalmente proprio perché si rimane, proprio se si è fedeli si cambia. Non si rimane fedeli, come i tradizionalisti o i fondamentalisti, alla lettera. La fedeltà è sempre un cambiamento, un fiorire, una crescita.
  • Il coraggio apostolico è seminare. Seminare la Parola. Renderla a quel lui e a quella lei per i quali è data. Dare loro la bellezza del Vangelo, lo stupore dell'incontro con Gesù… e lasciare che sia lo Spirito Santo a fare il resto.
  • Uscire da sé stessi è uscire anche dal recinto dell'orto dei propri convincimenti considerati inamovibili se questi rischiano di diventare un ostacolo, se chiudono l'orizzonte che è di Dio.
  • I preti clericalizzano i laici e i laici ci pregano di essere clericalizzati.
  • Come indurisce il cuore la coscienza isolata!
  • Le nostre certezze possono diventare un muro, un carcere che imprigiona lo Spirito Santo.
  • Colui che isola la sua coscienza dal cammino del popolo di Dio non conosce l'allegria dello Spirito Santo che sostiene la speranza.
  • Guardare la nostra gente non per come dovrebbe essere ma per com'è e vedere cosa è necessario.
  • In un mondo che non riusciamo a interessare con le parole che noi diciamo, solo la Sua presenza che ci ama e che ci salva può interessare. Il fervore apostolico si rinnova perché testimoni di Colui che ci ha amato per primo.
Intervista di Gianni Valente, Non siamo padroni dei doni del Signore, 30Giorni, agosto 2009.
  • Il Signore opera un cambiamento in colui che gli è fedele, gli fa alzare lo sguardo da sé stesso. Questa è la missione, questa è la testimonianza.
  • I sacramenti sono gesti del Signore. Non sono prestazioni o territori di conquista di preti o vescovi.
  • I sacramenti sono per la vita degli uomini e delle donne così come sono. Che magari non fanno tanti discorsi, eppure il loro sensus fidei coglie la realtà dei sacramenti con più chiarezza di quanto succede a tanti specialisti.
  • Se la Chiesa segue il suo Signore, esce da sé stessa, con coraggio e misericordia: non rimane chiusa nella propria autoreferenzialità. Il Signore opera un cambiamento in colui che gli è fedele, gli fa alzare lo sguardo da sé stesso. Questa è la missione, questa è la testimonianza.
Intervista di Andrea Tornielli, "Carrierismo e vanità, peccati nella Chiesa", Vatican Insider, 14 marzo 2013.
  • I cardinali non sono gli agenti di una ONG, ma sono servitori del Signore, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, che è Colui che fa la vera differenza tra i carismi, e che allo stesso tempo nella Chiesa li conduce all’unità. Il cardinale deve entrare nella dinamica della differenza dei carismi e allo stesso tempo guardare all’unità.
  • Non devo scandalizzarmi, perché la Chiesa è mia madre: devo guardare ai peccati e alle mancanze come guarderei ai peccati e alle mancanze di mia mamma. E quando io mi ricordo di lei, mi ricordo innanzitutto di tante cose belle e buone che ha compiuto, non tanto delle mancanze o dei suoi difetti. Una madre si difende con il cuore pieno d’amore, prima che con la parole. Mi chiedo se nel cuore di molti che entrano in questa dinamica degli scandali ci sia l’amore per la Chiesa.

Citazioni tratte da discorsi

Udienza a tutti i Cardinali, Sala Clementina, 15 marzo 2013

  • Benedetto XVI ha acceso nel profondo dei nostri cuori una fiamma: essa continuerà ad ardere perché sarà alimentata dalla Sua preghiera, che sosterrà ancora la Chiesa nel suo cammino spirituale e missionario.
  • Il ministero petrino, vissuto con totale dedizione, ha avuto in Benedetto XVI un interprete sapiente e umile, con lo sguardo sempre fisso a Cristo, Cristo risorto, presente e vivo nell'Eucaristia.
  • La verità cristiana è attraente e persuasiva perché risponde al bisogno profondo dell’esistenza umana, annunciando in maniera convincente che Cristo è l'unico Salvatore di tutto l’uomo e di tutti gli uomini.

Ai rappresentanti delle Chiese e delle Comunità Ecclesiali, e di altre Religioni, 20 marzo 2013

  • Dobbiamo tenere viva nel mondo la sete dell’assoluto, non permettendo che prevalga una visione della persona umana ad una sola dimensione, secondo cui l’uomo si riduce a ciò che produce e a ciò che consuma: è questa una delle insidie più pericolose per il nostro tempo.
  • Sappiamo quanta violenza abbia prodotto nella storia recente il tentativo di eliminare Dio e il divino dall’orizzonte dell’umanità, e avvertiamo il valore di testimoniare nelle nostre società l’originaria apertura alla trascendenza che è insita nel cuore dell’uomo. In ciò, sentiamo vicini anche tutti quegli uomini e donne che, pur non riconoscendosi appartenenti ad alcuna tradizione religiosa, si sentono tuttavia in ricerca della verità, della bontà e della bellezza, questa verità, bonta e bellezza di Dio, e che sono nostri preziosi alleati nell’impegno a difesa della dignità dell’uomo, nella costruzione di una convivenza pacifica fra i popoli e nel custodire con cura il creato.

Al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 22 marzo 2013

  • Esiste anche un’altra povertà! È la povertà spirituale dei nostri giorni, che riguarda gravemente anche i Paesi considerati più ricchi. È quanto il mio Predecessore, il caro e venerato Benedetto XVI, chiama la “dittatura del relativismo”, che lascia ognuno come misura di se stesso e mette in pericolo la convivenza tra gli uomini.
  • Francesco d’Assisi ci dice: lavorate per edificare la pace! Ma non vi è vera pace senza verità! Non vi può essere pace vera se ciascuno è la misura di se stesso, se ciascuno può rivendicare sempre e solo il proprio diritto, senza curarsi allo stesso tempo del bene degli altri, di tutti, a partire dalla natura che accomuna ogni essere umano su questa terra.
  • Non si possono, infatti, costruire ponti tra gli uomini, dimenticando Dio. Ma vale anche il contrario: non si possono vivere legami veri con Dio, ignorando gli altri.

Omelie

Omelia nella solennità di san Raimondo Nonnato, Buenos Aires, 31 agosto 2005

  • Chi sono io per prendermi cura degli altri? Questa affermazione, vi ricordate, chi l’ha fatta per primo? Caino. «Sono forse io colui che deve nutrire suo fratello?» Questa affermazione criminale, questa frase di morte è un peccato che viene dall’infanzia delle persone che crescono in un modo di pensare egoistico inculcato in loro, sono uomini e donne educati in questo modo.
  • Dare la vita è aprire il cuore, e prendersi cura della vita è spendersi con tenerezza e calore per gli altri, portare nel mio cuore l’interesse per gli altri.
  • La cultura della morte non è interessata alla vita, ma all’egoismo. Uno è interessato a sopravvivere, ma non a dare la vita, ad avere cura della vita, ad offrire la vita.
  • La vita è sempre un dare ed è costoso prendersi cura della vita. Oh quanto costa! Costa lacrime. Ma come è bella la cura per la vita, permettere che la vita cresca, dare la vita come Gesù, e dare in abbondanza, per non permettere che anche uno solo di questi più piccoli vada perso.
  • Ma è una strada piena di lupi e, forse per questo motivo, potranno condurci davanti ai tribunali, forse per questo motivo, per la cura della vita, ci potranno uccidere. Dovremmo pensare ai martiri cristiani. Li hanno uccisi perché predicavano questo Vangelo della vita, questo Vangelo che Gesù ha portato. Ma Gesù ci dà la forza. Andate avanti! Non siate sciocchi, ricordate, un cristiano non può permettersi il lusso di essere sciocco.
  • Non possiamo annunciare altro che la vita, dal principio alla fine. Tutti noi dobbiamo curare la vita, amare la vita, con tenerezza, calore.
  • Questo uomo anziano, questa donna anziana, sono inutili; scarichiamoli, cerchiamo di mandarli nelle case di cura, come si fa con l’impermeabile d’estate con tre naftaline in tasca, negli ospizi perché pensiamo che ora sono da scartare, perché sono inutili. Questo bambino che è in arrivo è un peso per la famiglia: «Oh no, a cosa serve? Non ho idea. Scartiamolo e rimandiamolo al mittente». Questo è ciò che la cultura della morte ci predica.
  • Se andiamo in fondo alla strada della vita ci possono accadere cose brutte, ma non importa. Ne vale la pena. Lui per primo ci ha aperto la strada. Quindi, andate avanti e non scoraggiatevi. Prendetevi cura della la vita. Ne vale la pena!

Santa Messa con i Cardinali, Cappella Sistina, 14 marzo 2013

  • Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore.
  • Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore.
  • Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio.
  • Vorrei che tutti noi, dopo questi giorni di grazia, abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l'unica gloria: Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti.

Santa Messa per l'inizio del Ministero Petrino, Piazza San Pietro, 19 marzo 2013

  • Custodire il creato, ogni uomo ed ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l'orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza! E per il credente, per noi cristiani, come Abramo, come san Giuseppe, la speranza che portiamo ha l'orizzonte di Dio che ci è stato aperto in Cristo, è fondata sulla roccia che è Dio.
  • Dio non desidera una casa costruita dall'uomo, ma desidera la fedeltà alla sua Parola, al suo disegno; ed è Dio stesso che costruisce la casa, ma di pietre vive segnate dal suo Spirito.
  • Il vero potere è il servizio.

Omelia nella solennità della Domenica delle Palme, Piazza San Pietro, 24 marzo 2013

  • Con Cristo il cuore non invecchia mai!
  • E' nel dono di sé, nell’uscire da se stessi, che si ha la vera gioia.
  • Il trono regale di Gesù Cristo è il legno della Croce.
  • La croce di Cristo abbracciata con amore non porta mai alla tristezza, ma alla gioia, alla gioia di essere salvati e di fare un pochettino quel che ha fatto Lui nel giorno della sua morte.
  • La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall’aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti!
  • Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo!

Udienze

3 aprile 2013

  • Anche nel nostro cammino di fede è importante sapere e sentire che Dio ci ama, non aver paura di amarlo: la fede si professa con la bocca e con il cuore, con la parola e con l’amore.
  • E questo è un po’ la missione delle donne: delle mamme, delle donne! Dare testimonianza ai figli, ai nipotini, che Gesù è vivo, è il vivente, è risorto. Mamme e donne, avanti con questa testimonianza! Per Dio conta il cuore, quanto siamo aperti a Lui, se siamo come i bambini che si fidano. Ma questo ci fa riflettere anche su come le donne, nella Chiesa e nel cammino di fede, abbiano avuto e abbiano anche oggi un ruolo particolare nell’aprire le porte al Signore, nel seguirlo e nel comunicare il suo Volto, perché lo sguardo di fede ha sempre bisogno dello sguardo semplice e profondo dell’amore.
  • La Morte e la Risurrezione di Gesù sono proprio il cuore della nostra speranza.
  • La Risurrezione di Cristo è la nostra più grande certezza; è il tesoro più prezioso! Come non condividere con gli altri questo tesoro, questa certezza? Non è soltanto per noi, è per trasmetterla, per darla agli altri, condividerla con gli altri. E' proprio la nostra testimonianza.
  • Purtroppo, spesso si è cercato di oscurare la fede nella Risurrezione di Gesù, e anche fra gli stessi credenti si sono insinuati dubbi. Un po’ quella fede “all’acqua di rose”, come diciamo noi; non è la fede forte. E questo per superficialità, a volte per indifferenza, occupati da mille cose che si ritengono più importanti della fede, oppure per una visione solo orizzontale della vita. Ma è proprio la Risurrezione che ci apre alla speranza più grande, perché apre la nostra vita e la vita del mondo al futuro eterno di Dio, alla felicità piena, alla certezza che il male, il peccato, la morte possono essere vinti. E questo porta a vivere con più fiducia le realtà quotidiane, affrontarle con coraggio e con impegno.

[Francesco, Udienza Generale 3 aprile 2013, Piazza San Pietro]

Citazioni su papa Francesco

Horacio Verbitsky

  • L'attuale arcivescovo di Buenos Aires e presidente della Conferenza episcopale argentina, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, descriveva altri sacerdoti come "sovversivi" – ho trovato un documento che lo prova negli archivi del Ministero degli Esteri – negli anni della dittatura, quando una simile etichetta poteva costare la vita a chiunque. E non a caso, in seguito si è battuto strenuamente contro la politica di verità, memoria e giustizia intrapresa dai governi democratici del paese.
  • Non fidatevi di Bergoglio, è un grande attore.
  • Sarà semplice come Giovanni, severo come Paolo, sorridente come Giovanni Paolo I, iperattivo e populista come Giovanni Paolo II e sottile come Benedetto.

Note

  1. Da Sobre la resolución para abortos no punibles en la Ciudad de Buenos Aires, 10 settembre 2012, in Arzobispado de Buenos Aires, Boletín eclesiástico, ottobre 2012, anno LIV, n. 544, p. 391; citato in Jorge Maria Bergoglio, chi è il nuovo papa Francesco, Il Fatto Quotidiano, 13 marzo 2013. L'ultima frase riprende quanto riportato nella dichiarazione No una vida, sino dos della 159a Commissione Permanente della Conferenza Episcopale Argentina (Buenos Aires, 18 agosto 2011).
  2. Citato da Sandro Magister, In Argentina si muore di fame. Ma non di solo pane vive l'uomo, l'Espresso, 21 novembre 2002.
  3. Citato in Sergio Rubín, Francesca Ambrogetti, El jesuita, Vergara; citato in Jorge Maria Bergoglio, chi è il nuovo papa Francesco.
  4. Lettera dell'allora cardinale Bergoglio alle Carmelitane di Buenos Aires in occasione del voto al Senato della Repubblica Argentina sulla proposta di legge intesa a legalizzare il matrimonio e le adozioni omosessuali - Buenos Aires, 22 giugno 2010.
  5. Citato in Jorge Maria Bergoglio, chi è il nuovo papa Francesco.

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