Bertolt Brecht

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Bertolt Brecht

Bertolt Brecht, nato Eugen Berthold Friedrich Brecht (1898 – 1956), drammaturgo, poeta, regista teatrale e saggista tedesco naturalizzato austriaco.

Citazioni di Bertolt Brecht[modifica]

  • Al tempo della guerra mondiale | in una cella del carcere italiano di San Carlo | pieno di soldati arrestati, di ubriachi e di ladri, | un soldato socialista incise sul muro col lapis copiativo: | viva Lenin! | Su, in alto, nella cella semibuia, appena visibile, ma | scritto in maiuscole enormi. | Quando i secondini videro, mandarono un imbianchino con un secchio di calce | e quello, con un lungo pennello, imbiancò la scritta minacciosa. | Ma siccome, con la sua calce, aveva seguito soltanto i caratteri | ora c'è scritto nella cella, in bianco: | viva Lenin! | Soltanto un secondo imbianchino coprì il tutto con più largo pennello | sì che per lunghe ore non si vide più nulla. Ma al mattino, | quando la calce fu asciutta, ricomparve la scritta: | viva Lenin! | Allora i secondini mandarono contro la scritta un muratore armato di coltello. | E quello raschiò una lettera dopo l'altra, per un'ora buona. | E quand'ebbe finito, c'era nella cella, ormai senza colore | ma incisa a fondo nel muro, la scritta invincibile: | viva Lenin! | E ora levate il muro! Disse il soldato.[1]
  • Chi ha detto a, non deve necessariamente dire b: può anche riconoscere che a era sbagliato.[2]
  • Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati.[3]
  • Ci sono molti modi di uccidere una persona: si può infilare a qualcuno un coltello nel ventre, togliergli il pane, non guarirlo da una malattia, ficcarlo in una casa inabitabile, massacrarlo di lavoro, spingerlo al suicidio, farlo andare in guerra. Solo pochi di questi modi sono proibiti nel nostro Stato.[4]
  • Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, altri che lottano un anno e sono più bravi, ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi, però ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli indispensabili.[5]
  • Compagni, parliamo dei rapporti di produzione![6]
  • Così pure ci vuole coraggio per dire la verità sul conto di se stesso, di se stesso, il vinto. Molti di coloro che vengono perseguitati perdono la capacità di riconoscere i propri difetti. La persecuzione appare loro come la più grave delle ingiustizie. I persecutori, dato che perseguitano, sono i malvagi, mentre loro, i perseguitati, vengono perseguitati per la loro bontà. Ma questa bontà è stata battuta, vinta, inceppata e doveva quindi trattarsi di una bontà debole; di una bontà difettosa, inconsistente, su cui non si poteva fare affidamento; giacché non è lecito ammettere che alla bontà sia congenita la debolezza così come si ammette che la pioggia debba per definizione essere bagnata. Per dire che i buoni sono stati vinti non perché buoni, ma perché erano deboli, ci vuole coraggio.[7][8]
  • E – vi preghiamo – quello che succede ogni giorno non trovatelo naturale. Di nulla sia detto: "è naturale" in questi tempi di sanguinoso smarrimento, ordinato disordine, pianificato arbitrio, disumana umanità, così che nulla valga come cosa immutabile.[9]
  • Ecco gli elmi dei vinti, abbandonati | in piedi, di traverso o capovolti. | E il giorno amaro in cui voi[10]siete stati | vinti non è quando ve li hanno tolti, || ma fu quel primo giorno in cui ve li | siete infilati senza altri commenti, | quando vi siete messi sull'attenti | e avete cominciato a dire sì.[11]
  • Esitare non ha importanza, purché si vinca.[12]
  • Fuggito sotto il tetto di paglia danese, amici, seguo la vostra lotta. Di qui vi mando, come già ogni tanto, i miei versi, incalzati da sanguinose visioni oltre il Sund e il fogliame. Fate uso di quel che ve ne giunga, con prudenza! Libri ingialliti, consunti rapporti mi sono scrittoio. Se ci vedremo ancora, volentieri ritornerò apprendista.[13]
  • Il disordine ha già salvato la vita a migliaia di individui. In guerra basta spesso la più piccola deviazione da un ordine per portare in salvo la pelle.[14]
  • Il mondo non viene spiegato già con lo spiegarlo? No. La maggior parte delle spiegazioni sono giustificazioni. Dominio popolare significa dominio degli argomenti. Il pensiero sorge dopo delle difficoltà e precede l'azione.[15]
  • Il peggior analfabeta è l'analfabeta politico. Egli non sente, non parla né s'interessa degli avvenimenti politici. Egli non sa che il costo della vita, il prezzo dei fagioli, del pesce, della farina, dell'affitto, delle scarpe e delle medicine, dipendono dalle decisioni politiche. L'analfabeta politico è talmente somaro che si inorgoglisce e si gonfia il petto nel dire che odia la politica. Non sa, l'imbecille, che dalla sua ignoranza politica nasce la prostituta, il minore abbandonato, il rapinatore e il peggiore di tutti i banditi che è il politico disonesto, il mafioso, il corrotto, il lacchè delle imprese nazionali e multinazionali.[16]
  • Il romanzo poliziesco, per quanto primitivo (e non soltanto dal punto di vista estetico), appaga le esigenze degli uomini che vivono in un'epoca scientifica senz'altro più di quanto non facciano le opere dell'avanguardia.[17]
  • In effetti quasi tutti sono in grado di eseguire in maniera non troppo penosa una leccata senza infamia e senza lode, basta dare libero corso alla propria predisposizione naturale. L'arte del leccapiedi è però un'altra cosa: richiede studio e allenamento. E molta disciplina. Solo con l'esercizio è possibile elevarsi dalle bassezze della leccata corriva, e soltanto quando la perseveranza lascia il posto alla fantasia si diviene veri maestri. Il complimento comune è merce dozzinale, cicaleggio meccanico senza senso né ragione, privo di ogni raffinatezza. Il lecchinaggio praticato come un'arte invece produce espressioni originali, peculiari, profondamente sentite: crea una forma. L'artista completo è duttile, poliedrico, sempre capace di sorprendere.[18]
  • In fondo alla Moldava vanno le pietre, | sepolti a Praga riposano tre re. | A questo mondo niente rimane uguale, | la notte più lunga eterna non è.[19]
  • La cosa più grande di Cesare erano i suoi debiti.[20]
  • La guerra che verrà | non è la prima. Prima | ci sono state altre guerre. | Alla fine dell'ultima | c'erano vincitori e vinti. | Fra i vinti la povera gente | faceva la fame. Fra i vincitori | faceva la fame la povera gente egualmente.[21]
  • Le epoche di massima oppressione sono quasi sempre epoche in cui si discorre molto di cose grandi ed elevate.[7]
  • Ma qualcosa manca![22]
Aber etwas fehlt!
  • Mi era impossibile esser buona per gli altri e per me stessa. | Troppo faticoso soccorrere me stessa e il prossimo.[23]
  • Molti che non hanno diviso la fortuna del potente | spesso dividono la sua sfortuna.[24]
  • Molti di coloro che sono perseguitati perdono la facoltà di riconoscere i propri difetti.[25]
  • Nell'uomo c'è molto, noi diciamo: dunque si potrà far molto dell'uomo.[26]
  • Non lasciatevi ingannare | Che sia poca cosa la vita! | Bevetela a grandi sorsi! | Non vi sarà bastata | Quando la dovrete perdere.[27][28]
  • Non temete tanto la morte, ma più lo squallore della vita.[29][28]
  • Oggi siamo seduti, alla vigilia | di Natale, noi gente misera, | in una gelida stanzetta, | il vento corre di fuori, | il vento entra. | Vieni, buon Signore Gesù, da noi, | volgi lo sguardo: | perché Tu ci sei davvero necessario.[30]
  • Ogni mattino, per guadagnarmi il pane | vo al mercato dove si comprano menzogne. | Pieno di speranza | mi metto in fila fra i venditori.[31][32]
  • Ora anche Rosa la rossa, non c'è più. | Dove giace, non si sa. | Perché ai poveri la verità disse | I ricchi l'hanno cacciata dal mondo.[33][28]
  • Pane e un sorso di latte sono vittorie! | Una calda stanza: una battaglia vinta! | Prima che io ti abbia grande | Devo combattere giorno e notte.[34][28]
  • Per chi sta in alto | discorrere di mangiare è cosa bassa. | Si capisce: hanno già | mangiato, loro.[35][28]
  • Per l'arte [...] essere apartitica significa semplicemente essere del partito dominante.[36]
  • Quando chi sta in alto parla di pace | la gente comune sa | che ci sarà la guerra. | Quando chi sta in alto maledice la guerra | le cartoline precetto sono già compilate.[37]
  • Quanto a loro [gli oppositori di Stalin], più sono innocenti, più meritano di essere fucilati.[38]
  • Qui [a Monaco di Baviera] c'è l'Oktoberfest, chioschi con birra, clown, numeri da circo, concerto! Si va su giostre che ti catapultano nel vuoto. Dondolare grazie alla forza dei propri muscoli. È una tale noia.[39]
  • Segavano i rami sui quali erano seduti e si scambiavano a gran voce la loro esperienza di come segare più in fretta, e precipitarono con uno schianto, e quelli che li videro scossero la testa segando e continuarono a segare.[40]
  • Signore e signori, i tempi son tristi: | è saggio chi è in ansia, cretini i vanesi. | Non vince le angustie chi ha perso del riso | il gusto: per questo la farsa scrivemmo | che voi ascolterete. Ma, attenti! signori, | gli scherzi che udremo non stiamo a pesarli | a grammi, a millesimi; ma a cesti, a quintali! | Pesateli come patate, ed ancora | cercate aiutarvi un po' con l'accetta. | Signore e signori, stasera una bestia | noi qui presentiamo almeno preistorica: | «Estatium possessor». Traduco: un agrario, | che come sapete è bestia inutile e ghiotta | Dov'essa prolifica e truce s'aggira | vuol dire son squallide regioni deserte. | E, invece, vedete, stavolta si muove | tra splendidi boschi, bei fiumi, bei laghi. | Se quel che vi dico non sta nelle quinte | sforzatevi udirlo nei nostri discorsi: | tinnire di secchi nei boschi in Finlandia, | estati senz'ombra notturna sui tiepidi fiumi, | paesi rossicci, già desti al canto dei galli, | il fumo che sale, azzurro, dai tetti, | troverete tutto, speriamo, seduti sulla sedia | se di Puntila sentirete la commedia.[41]
  • Solo la violenza può servire dove regna la violenza.[42]
  • Tra le cose sicure | la più sicura è il dubbio.[43]
  • Tutte le arti contribuiscono all'arte più grande di tutte: quella di vivere.[44]
  • Volete giustizia, ma cosa pagate? Quando andate dal macellaio sapete di dover pagare, ma dal giudice ci andate come si va a un banchetto funebre.[45]

Attribuite[modifica]

  • Prima di tutti, vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendermi e non c'era rimasto nessuno a protestare.

I fucili di Madre Carrar[modifica]

Incipit[modifica]

La Madre: Vedi ancora la barca di Juan?
Il Giovane: Sì
La Madre: Nessun'altra barca l'ha raggiunta?
Il Giovane: No. (Pausa)
La Madre: Strano. Perché in mare non c'è nessun altro?
Il Giovane: Ma lo sai.
La Madre: (Pazientemente) Se lo chiedo, vuol dire che non lo so.
Il Giovane: Non c'è nessuno, oltre Juan, perché ora hanno altro da fare che pescare.
La Madre: Ah, sì. (Pausa).
Il Giovane: E neanche Juan sarebbe lì fuori se dipendesse da lui.
La Madre: Sicuro. Non dipende da lui!

Citazioni[modifica]

  • Ho letto spesso che gli uomini che si lavano le mani nell'innocenza, in realtà se le lavano in un catino pieno di sangue.
  • Se non si osa nulla non si può neppure vincere nulla.

Citazioni sull'opera[modifica]

  • I fucili di Madre Carrar (che è tra l'altro, l'adattamento di un dramma dello scrittore irlandese J. M. Synge) restano un esempio assai efficace di come il teatro possa essere uno strumento di eccezionale utilità se alla giustezza dell'uso s'accompagna la grandezza dello scrittore. (Luciano Lucignani)

L'opera da tre soldi[modifica]

Citazioni[modifica]

  • Vi sono alcune cose – poche! – capaci di commuovere l'uomo, ma il male è che, se le usate di frequente, perdono il loro effetto. (Peachum: I, I; 1977, p. 17)
  • Perché, ragazzo mio, se mostri la tua vera miseria, nessuno ci crederà. (Peachum: I, I; p. 21)
  • Signora Peachum: Bel concetto hai di tua figlia!
    Peachum: Il peggiore. Il peggiore possibile. Nient'altro che un cumulo di sensualità. (I, I; p. 22)
  • [...] solo saziato l'uomo può farsi migliore! | Pochi discorsi, il punto è tutto qui. (Macheath: II, III, Secondo finale da tre soldi; p. 73)
  • Nel mondo l'uomo è vivo solo a un patto: | se può scordar che a guisa d'uomo è fatto. (Macheath: II, III, Secondo finale da tre soldi; p. 73)
  • La legge è fatta esclusivamente per lo sfruttamento di coloro che non la capiscono, o ai quali la brutale necessità non permette di rispettarla. (Peachum: III, I; p. 79)
  • Rincorri la fortuna, | però non correr troppo! | Tu insegui la fortuna, e lei | vien dietro a piede zoppo.. (III, I; 1997, p. 81)
  • Ma un uomo ha sempre paura di una donna che l'ama troppo. (III, 2)[28]
  • Che cos'è un grimaldello di fronte a un titolo azionario? Che cos'è l'effrazione di una banca di fronte alla fondazione di una banca? (Macheath: III, III; pp. 95-96)
  • [...] quanto piú oscura è l'ora, piú vicino è il soccorso (Macheath: III, III; p. 98)
  • Prima viene lo stomaco, poi viene la morale. (secondo finale)[28][47]
  • La predilezione della borghesia per i banditi si spiega con l'erroneo concetto: un bandito non può essere un borghese. Questo errore discende in linea retta dall'altro: un borghese non può essere un bandito. (Note all'«Opera da tre soldi»; 1977, p. 106)

Citazioni sul libro[modifica]

Sandro De Feo[modifica]

  • Arte narcotico? Arte oppio del popolo? Può darsi. Ma la contraddizione in cui si dibatte Brecht colle sue fisime dell'alienazione, cioè del distacco critico dello spettatore, è, a dir poco, insolubile, e l'Opera da tre soldi lo prova in modo luminoso.
  • Ci ostiniamo a gustare l'arte, la poesia, la maestria letteraria di Brecht lì dove la troviamo; e nell'Opera da tre soldi le troviamo ad ogni pie' sospinto.
  • La rappresentazione al giorno d'oggi dell'Opera da tre soldi dinnanzi a un pubblico impreparato o troppo preparato al radicalismo politico e teatrale di Bertolt Brecht, è impossibile che non dia luogo a qualche malinteso.

La linea di condotta[modifica]

  • Aiuta te, aiutando noi: applica | la solidarietà! (IV[48])
  • Chi lotta per il comunismo | non ha che una virtù fra tutte: | quella di lottare per il comunismo. (Coro di controllo, II[28])
  • Intelligenza non è non commettere errori, | ma scoprire subito il modo di trarne profitto.[49]
  • Solo ammaestrati dalla realtà potremo cambiare la realtà. (Coro di controllo, VIII[28])

Madre Courage e i suoi figli[modifica]

Incipit[modifica]

Primavera del 1624. A Dalarne, il comandante Oxenstjerna recluta soldati per la campagna di Polonia. La vivandiera Anna Fierling, nota col nome di Madre Courage, si vede portar via un figlio.
Strada maestra vicino alla città.
Un maresciallo e un reclutatore, tremanti di freddo.
RECLUTATORE: Come fa uno, qui, a raccapezzarsi una squadra? Maresciallo, di tanto in tanto mi succede di pensare al suicidio. Per il dodici devo presentare al comandante quattro drappelli; ma, da queste parti, la gente è tanto perfida, che la notte non riesco più a dormire.

Citazioni[modifica]

  • La pace è solo disordine; non c'è che la guerra per metter ordine. In tempo di pace, l'umanità cresce in modo incontrollato. (2001, p. 7)
  • Come tutte le cose buone, anche la guerra, da principio è difficile. Ma poi, quando ha attaccato, tien duro. Allora la gente ha paura della pace, come chi gioca a dadi ha paura di smettere perché viene il momento di fare i conti, di vedere quanto s'è perduto. (2001, p. 7)
  • Ah, rimorsi amari per chi non ascolta | dei vecchi e dei savi il consiglio! (2001, p. 45)
  • Avevo appena diciassett'anni, | il nemico arrivò al mio paese. | Si sfibbiò la spada dal fianco, | mi dette la mano da amico. | E dopo i cori dei vespri di maggio | è venuta la notte di maggio. | Era schierato il reggimento, | poi, come usa, il tamburo rullò, | poi il nemico ci portò dietro la siepe | e si fraternizzò. | Tanti erano i nemici | e il mio era cuciniere. | Io, di giorno, l'odiavo; | ma di notte l'amavo. (2001, p. 53-54)
  • E se di lei non sei più forte, | non ci sarai, per la vittoria. | La guerra è solamente un traffico: | invece di formaggio, piombo. (2001, p. 135)
  • Non mi dica che è scoppiata la pace, proprio quando ho comprata tanta roba. (VIII; 1974, v. II, p. 602)
  • La corruzione è la nostra unica speranza. Finché c'è quella, i giudici sono più miti, e in tribunale perfino un innocente può cavarsela. (1974, v. II)
  • La guerra va incontro a tutte le esigenze, anche a quelle pacifiche. (1974, v. II)
  • Le vittorie e le disfatte dei pesci grossi e dei pesci piccoli non vanno sempre d'accordo, anzi. Ci sono perfino dei casi, che per i pesci piccoli la sconfitta, in fondo, è un guadagno. (1974, v. II)
  • La guerra trova sempre una via d'uscita. (1974, v. II)
  • Ti ho insegnato a essere onesto, perché intelligente non sei, ma ogni cosa ha i suoi limiti. (1974, v. II)
  • Quando si parla di virtù così grandi, vuol dire che c'è qualcosa di marcio. (1974, v. II)

Citazioni sul libro[modifica]

  • Con Madre Courage Brecht ha scritto un testo di grande modernità impastato col pessimismo della ragione. Chi è venuto dopo può tristemente confermare quanto realistica sia stata la scarsa convinzione del positivo mutamento dell'umana coscienza. Piccole e grandi guerre, che sono sempre, secondo il suggerimento del drammaturgo di Augusta, una prosecuzione degli affari condotti con altri mezzi, non abbandonano il teatro del mondo, ne sono anzi un soggetto costante. (Luigi Forte)

Storie del signor Keuner[modifica]

  • – A che cosa lavora? – fu chiesto al signor Keuner. Il signor Keuner rispose: – Sto faticando: preparo il mio prossimo errore.
  • Chi insegna non è il migliore. È utile. Insegna agli altri. Non che siano come lui, ma che siano diversi da se stessi – questo è loro utile.
  • Il signor K. non amava i gatti. Non gli sembravano amici dell'uomo; neppure lui quindi era amico loro. – Se avessimo gli stessi interessi, – diceva, – il loro atteggiamento ostile mi sarebbe indifferente –. Il signor K. però mandava via malvolentieri i gatti dalla sua sedia. – Mettersi a riposare è un lavoro, – diceva, – e deve riuscire –. Se dei gatti miagolavano davanti alla sua porta, si alzava dal letto, anche col freddo, e li faceva entrare a riscaldarsi. – Il loro calcolo è semplice, – diceva, – se chiamano viene loro aperto. Se non si apre più, smettono di chiamare. Chiamare, ecco un progresso.
  • Non è bene che gli uomini siano diversi, ma che siano uguali. Gli uguali si piacciono. I diversi si annoiano.

Vita di Galileo[modifica]

Incipit[modifica]

Galileo (mentre si lava a torso nudo sbuffando allegramente): Posa il latte sul tavolo, ma non chiudermi i libri.
Andrea: La mamma ha detto che c'è da pagare il lattaio, sennò quello, tra poco, girerà al largo dalla nostra casa, signor Galileo.
Galileo: Di' meglio: descriverà un cerchio intorno a noi.

Citazioni[modifica]

  • La scienza conosce solo un comandamento: contribuire allo sviluppo scientifico.
  • Ciò che oggi scriviamo sulla lavagna, domani lo cancelleremo.
  • Cosa ha a che fare mia figlia con l'astronomia? Le fasi di Venere influiscono in qualche modo sulla curva delle sue chiappe?
    [Galileo, sotto sorveglianza dell'Inquisizione, al futuro genero]
  • Oggi, 10 gennaio 1610, l'umanità scrive nel suo diario: abolito il cielo! [Galileo, scoprendo la natura della luna, a Sagredo]
  • La Bibbia dice che non gira, e i vecchi sapientoni ne danno mille prove. Domineddio l'agguanta per gli orecchi e le dice: sta' ferma! Eppur si muove.
  • Io credo nell'uomo, e questo vuol dire che credo alla sua ragione! Se non avessi questa fede, la mattina non mi sentirei la forza di levarmi dal letto. (III)[28]
  • Troppo grande è il potere di seduzione che emana dalla prova pratica; i più cedono subito, e alla lunga tutti. (III)[28]
  • La fiducia può esaurirsi, se si vuol troppo cimentarla. (VII)[28]
  • Barberini: Siete sicuro, amico Galilei, che voi astronomi non vogliate semplicemente rendere più comoda l'astronomia? Pensate in termini di cerchi e di ellissi, di velocità uniformi e di movimenti semplici, cioè di cose conformi ai vostri cervelli. Ma se all'Onnipotente fosse piaciuto far muovere le stelle così? (traccia in aria col dito un'orbita complicatissima con un moto irregolare) Dove andrebbero a finire, allora, i vostri calcoli? Galileo: Se Dio avesse creato il mondo così, Eminenza, (traccia col dito lo stesso movimento) allora avrebbe creato cervelli fatti così (ripete il tracciato immaginario) perché potessimo credere che tali orbite fossero le più semplici possibili! Io ho fede nella ragione. (da Vita di Galileo, trad. Emilio Castellani, Einaudi 1994)
  • Sapete come si sviluppa la perla nell'ostrica? Un corpo estraneo insopportabile, per esempio un granello di sabbia, penetra dentro al guscio, e l'ostrica, per seppellire quel granello, secerne calce; e in questo processo rischia la morte. Allora, dico io, al diavolo la perla, purché l'ostrica resti sana! Le virtù non sono appannaggio unicamente della miseria, caro mio. Se i vostri genitori vivessero prosperi e felici, potrebbero sviluppare le virtù della prosperità e della felicità. [...] Bisogna dunque proprio mentire alla tua gente? (Galileo, a Fulgenzio: VIII)
  • Il frutto dell'albero della conoscenza. Ecco, lo azzanna subito. Sarà dannato in eterno, ma non può fare a meno di azzannarlo, sciagurato ghiottone! (Galileo, di Fulgenzio: VIII)
  • La verità riesce ad imporsi solo nella misura che noi la imponiamo; la vittoria della ragione non può essere che la vittoria di coloro che ragionano. (VIII)[28]
  • Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente. (IX)
  • [Ma non credete che la verità- se verità è- si farà strada anche senza di noi?] [Galileo:] No, no, no! La verità riesce a imporsi solo nella misura in cui noi la imponiamo; la vittoria della ragione non può essere che la vittoria di coloro che ragionano. Tu parli dei contadini dell'Agro come se fossero il muschio che alligna sulle loro capanne! A chi può mai passare per la mente che ciò che a loro interessa non vada d'accordo con la somma degli angoli di un triangolo? [...] A volte penso che mi lascerei chiudere in una prigione dieci tese sottoterra, dove non penetrasse un filo di luce, purchè in cambio potessi scoprire di che cosa la luce è fatta. E il peggio è che tutto quello che scopro devo gridarlo intorno: come un amante, come un ubriaco, come un traditore. È un vizio maledetto, mi trascinerà alla rovina. Quanto potrò resistere a parlare da solo coi muri? Questo è il problema. (Fulgenzio a Galileo, fine scena IX).
  • Una delle principali cause della miseria delle scienze sta, molto spesso, nella loro presunzione di essere ricche. Scopo della scienza non è tanto quello di aprire la porta all'infinito sapere, quanto quello di porre una barriera all'infinita ignoranza. (Galileo: IX)
  • Questi uomini mettono nel dubbio ogni cosa. Ma possiamo noi fondare la compagine umana sul dubbio anziché sulla fede? (XII)
  • Sventurata la terra che ha bisogno d'eroi. (XIII)
  • Saranno i fondamenti di una nuova fisica!
    Nascondilo sotto il mantello.
    E noi pensavamo che aveste disertato! Io sono stato, di tutti, quello che più vi ha dato addosso.
    Non mi pare che ci sia nulla da ridire. Io ti ho insegnato la scienza e poi ho rinnegato la verità.
    Ma questo cambia tutto! Tutto!
    Davvero?
    Avete nascosto la verità! Contro il nemico. Anche sul terreno dell'etica ci precedevate di secoli.
    Spiegati, Andrea.
    Noi ripetevamo all'uomo della strada: «Morirà ma non abiurerà». E voi siete tornato dicendoci: «Ho abiurato, ma vivrò». Noi allora: «Vi siete sporcate le mani». E voi: «Meglio sporche che vuote». (Andrea e Galileo dopo che questo gli consegna il manoscritto: XIV)
  • Non credo che la scienza possa proporsi altro scopo che quello di alleviare la fatica dell'esistenza umana. Se gli uomini di scienza non reagiscono all'intimidazione dei potenti egoisti e si limitano ad accumulare sapere per sapere, la scienza può rimanere fiaccata per sempre, ed ogni nuova macchina non sarà che fonte di nuovi triboli per l'uomo. E quando, coll'andar del tempo, avrete scoperto tutto lo scopribile, il vostro progresso non sarà che un progressivo allontanamento dall'umanità. (Galileo: XIV)
  • Quando ci si trova davanti un ostacolo, la linea più breve tra due punti può essere una linea curva. (XIV)

Citazioni su Vita di Galileo[modifica]

  • Non c'è reazionario più implacabile dell'innovatore fallito, non c'è nemico degli elefanti selvatici più crudele dell'elefante addomesticato.
  • Le immagini del mattino e della notte traggono in inganno. I tempi felici non nascono così come un mattino succede a una notte d'inverno.
  • Il misfatto di Galileo può esser considerato il «peccato originale» delle scienze naturali moderne. Della moderna astronomia, che interessava profondamente una classe nuova, la borghesia, perché appoggiava le correnti sociali rivoluzionarie dell'epoca, egli fece una scienza specialistica strettamente limitata, la quale naturalmente proprio grazie alla sua «purezza», ossia alla sua indifferenza per il sistema di produzione, poté svilupparsi relativamente indisturbata. La bomba atomica, come fenomeno tecnico non meno che sociale, è il classico prodotto terminale delle sue conquiste scientifiche e del suo fallimento sociale.

Versi[modifica]

  • La notte del suo primo parto | era stata fredda. | Ma coll'andar degli anni | non si ricordò più | del gelo fra le travi angosciose e le fumide stufe, | della nausea che segue al parto subito prima dell'alba. | Ma soprattutto dimenticò l'amara vergogna | di non essere sola | che è sorte dei poveri. | In particolare per questa ragione | coll'andare degli anni ne venne una festa | dove nulla mancava. | Le rozze chiacchiere dei pastori tacquero. | Più tardi la storia ne fece dei re. (da Poesie di Natale; citato in Frederic Ewen, Bertold Brecht)
  • Tu chiedi che ne è di quell'amore? | [...] | Pure il suo volto più non lo rammento, | questo rammento: l'ho baciato un giorno. (da Ricordo di Marie A.)
  • Quello che è consueto, vi possa sorprendere! | Nella regola riconoscete l'abuso | e dove l'avete riconosciuto | procurate il rimedio!
  • Vi sono due lingue in alto e in basso | e due misure per misurare, | e chi ha viso umano | più non si riconosce. | Ma chi è in basso, in basso è costretto | perché chi è in alto, in alto rimanga.
  • Per pensare di dove venga e dove | vada, chi è in basso, | nelle belle serate, | troppo è sfinito. (da Poesie di Svendborg)
  • Se chi è in basso non pensa | alla bassezza, mai | potrà venire in alto. (da Poesie di Svendborg)
  • I governi | firmano patti di non aggressione. ! Uomo qualsiasi, | firma il tuo testamento. (da Poesie di Svendborg)
  • Generale, il tuo carro armato è una macchina potente. | Spiana il bosco e sfracella cento uomini. | Ma ha un difetto: ha bisogno di un carrista. (da Poesie di Svendborg)
  • Generale, il tuo bombardiere è potente. | Vola più rapido di una tempesta e può portare più di un elefante. | Ma ha un difetto: ha bisogno di un meccanico. (da Poesie di Svendborg)
  • Generale, l'uomo fa di tutto. | Può volare e può uccidere. | Ma ha un difetto: | può pensare. (da Poesie di Svendborg)
  • Se dovessero suonare le campane della vittoria | porterete in giro gli elenchi dei caduti. (da Poesie di Svendborg)
  • Chi non batte ciglio | alla vista di sanguinosi delitti conferisce loro propriamente | l'apparenza delle cose naturali. Designa | il crimine atroce come alcunché di scarsa rilevanza quale è | la pioggia e, come la pioggia, altrettanto inevitabile. (da Poesie di Svendborg)
  • E c'è ancora qualcosa che rende pensierosi | sullo scopo della propaganda: quanto più propaganda c'è nel nostro paese, | tanto meno c'è di tutto il resto. (da Poesie di Svendborg)
  • Il rifugiato siede nella valletta dei salici e torna | a riprendere ancora il suo arduo mestiere: sperare. (da Poesie di Svendborg)
  • Esci dalla penombra e cammina | davanti a noi un poco, | gentile, con il passo leggero | della donna risoluta a tutto, terribile | per i terribili. || Distolta a forza, io so | come temevi la morte, ma | ancor più ti faceva orrore | la vita indegna. || E non fosti indulgente | in nulla verso i potenti, e non scendesti | a patti con gli intriganti, e non | dimenticasti mai l'ingiuria e sui loro | misfatti non crebbe mai l'erba. (Antigone, Poesie 1947-1956; 2004, p. 271)

Citazioni su Bertolt Brecht[modifica]

  • Brecht non può esser confuso con quelli che chiamiamo «scrittori di propaganda»: il rigore intellettuale e la coerenza morale di cui la sua vita fu una prova continua, lo escludono in modo assoluto; e per questo il suo teatro esercita una così grande influenza sulla nuova drammaturgia europea restituendo con naturale semplicità quest'arte alla sua funzione sociale e adeguandola alle nostre nuove necessità di uomini che sanno di avere, comunque, un futuro. (Luciano Lucignani)
  • [Bob Dylan e Bertolt Brecht] Entrambi hanno un messaggio: mettere fine alle cose come sono. Perfino in assenza di un qualsiasi contesto politico, le loro opere evocano, per un fuggevole momento, l'immagine di un mondo liberato e il dolore di un mondo alienato. (Herbert Marcuse)
  • Il teatro di Brecht non è progettato per una futura società socialista, ma per la società borghese del presente. Il suo obiettivo è educativo: rilevare le contraddizioni nascoste all'interno di questa società. Una volta che il testo, la musica e la messinscena siano liberi di assumere «un comportamento»; una volta che «rinunciando all'illusione si è creata la possibilità di discutere»; una volta che lo spettatore sia «stato messo in grado di dover per così dire dare il proprio voto» a quel punto si sarà dato il via ad un mutamento che è il primo passo verso la realizzazione della «funzione vera e propria del teatro, la sua funzione sociale»[50]. (Marvin Carlson)
  • Nessun'altro scrittore del Novecento ha influenzato tanto profondamente il teatro, sia come drammaturgo che come teorico, quanto Bertolt Brecht (1898-1956), il cui interesse fondamentale fu la dimensione sociale e politica del teatro. (Marvin Carlson)

Note[modifica]

  1. Da La scritta invincibile, 1934; citato in Mara Cantoni, Moni Ovadia, Ballata di fine millennio, Einaudi, 2000, p. 28. ISBN 9788806152109
  2. Da Il dissidente, II, in Teatro, vol. II, p. 22.
  3. Citato in Enrico Baraldi, Alberto Romitti, Verrà mai il giorno in cui non ci sarà la sera?, Baldini&Castoldi, Milano, 1994, p. 28. ISBN 88-859-8740-0
  4. Da Me-Ti, Libro delle svolte, Einaudi, Torino, 1991: pag. 55.
  5. Da In morte di Lenin.
  6. Incipit del discorso pronunciato nel 1935 a Parigi al Congresso internazionale degli scrittori antifascisti; citato in Vittorio Foa, Carlo Ginzburg, Un dialogo, Feltrinelli, 2003, p. 49: «Tutti gli interventi (Malraux eccetera) parlavano di democrazia e socialismo. Arrivò Brecht che fece un discorso brevissimo: compagni, parliamo dei rapporti di produzione. Praticamente disse solo questo».
  7. a b Da Cinque difficoltà per chi scrive la verità, in Scritti sulla letteratura e sull'arte.
  8. Citato in ilpost.it, 10 febbraio 2018.
  9. Da L'eccezione e la regola, 1930.
  10. Il riferimento è ai soldati tedeschi, Cfr. La Nuova Antologia Garzanti, vol. I, nota 1, p. 367.
  11. Ecco gli elmi dei vinti, in L'abicì della guerra, Einaudi, Torino; citato in La Nuova Antologia Garzanti, ideata e diretta da Gina Lagorio e Silvio Riolfo, Garzanti, Milano, stampa 1981, vol I, pp. 366-367.
  12. Da L'anima buona del Sezuan, in Teatro, vol. III.
  13. Da Poesie di Svendborg, prefazione.
  14. Da Dialoghi di profughi.
  15. Da Me-Ti, Libro delle svolte.
  16. Citato in Francesco Ruffino Rossi, L'urlo del barbone irriverente, Youcanprint, 2017, p. 127. ISBN 8892611429
  17. Da Sulla popolarità del romanzo poliziesco, in Scritti sulla letteratura e sull'arte.
  18. Da L'arte del leccapiedi in Il romanzo del tui, traduzione di Marco Federici Solari.
  19. Da Canzone della Moldava, traduzione di Giorgio Strehler.
  20. Da Gli affari del signor Giulio Cesare, traduzione di Lorenzo Bassi, Einaudi Editore.
  21. Citato in La guerra che verrà. La bellissima poesia di Bertolt Brecht contro tutte le guerre, Berlinocacioepepemagazine.com.
  22. Jim Mahoney, in Ascesa e caduta della città di Mahagonny.
  23. Da L'anima buona del Sezuan, X, in Teatro, vol. III, p. 117.
  24. Da Il cerchio di gesso del Caucaso, II, in Teatro, vol. III
  25. Citato in Pier Paolo Pasolini, Il caos. L'«orrendo universo» del consumo e del potere, a cura di Gian Carlo Ferretti, Editori Riuniti, Roma 1998, 20 settembre 1969.
  26. Da Scritti teatrali, p. 114.
  27. Da Contro la seduzione.
  28. a b c d e f g h i j k l m Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  29. Da La madre, X.
  30. Da Poesie 1918-1933; citato in Gianfranco Ravasi, L'incontro: ritrovarsi nella preghiera, Oscar Mondadori, Milano, 2014, p. 51. ISBN 978-88-04-63591-8
  31. Allusione al periodo in cui Brecht visse a Hollywood facendo il soggettista cinematografico.
  32. Da Hollywood, in Poesie e canzoni.
  33. Epitaffio per Rosa Luxembourg.
  34. Da Ninna-nanna.
  35. Da Breviario tedesco.
  36. Da Breviario di estetica teatrale.
  37. Da Poesie e canzoni.
  38. Citato in in Sidney Hook, Out of Step, Harper & Row, 1987;Corriere della Sera, 16 maggio 2010.
  39. Citato in Franco Buono, Poesia, Mito e Gioventù, Nuova Biblioteca Dedalo.
  40. Da Esilio.
  41. Da Il signor Puntila e il suo servo Matti, traduzione di Nello Sàito, Einaudi, 2015, p. 7. ISBN 8858420713
  42. Da Santa Giovanna dei Macelli, in Teatro, vol. I.
  43. Da Un uomo è un uomo, in Teatro, vol. I.
  44. Da Scritti teatrali, p. 1.
  45. Da Il cerchio di gesso del Caucaso, VI, in Teatro, vol. III
  46. (EN) Harold Marcuse, Martin Niemöller's famous quotation: "First they came for the Communists" What did Niemoeller really say? Which groups did he name? In what order?. Uno studio sull'origine della più famosa citazione attribuita a Martin Niemöller. Vedi anche Prima vennero....
  47. Citato dai Pet Shop Boys, in "What Keeps Mankind Alive?", Can You Forgive Her (1993 EP).
  48. In Teatro, vol. II.
  49. Citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009, p. 487. ISBN 9788811504894
  50. B. Brecht, Schriften zum Theater, 3 voll., Frankfurt, 1963-67, vol. III, p. 1013. [N.d.A.]

Bibliografia[modifica]

  • Bertolt Brecht, I fucili di Madre Carrar, traduzione di Giuseppina Panzieri, Einaudi, Torino, 1961.
  • Bertolt Brecht, L'opera da tre soldi, a cura di Emilio Castellani, Einaudi, Torino, 1997.
  • Bertolt Brecht, L'opera da tre soldi, a cura di Emilio Castellani, Einaudi, Torino, 2001. ISBN 88-06-06304-9
  • Bertolt Brecht, Madre Courage e i suoi figli (Mutter Courage und ihre Kinder), introduzione di Luigi Forte, traduzione di Ruth Leiser e Franco Fortini, Einaudi, Torino, 2001.
  • Bertolt Brecht, Poesie, a cura di Guido Davico Bonino, traduzioni di Emilio castellani, Roberto Fertonani, Cesare Cases, Mario Carpitella, Ruth Leiser, Franco Fortini, collana La grande poesia, Corriere della Sera, Milano, 2004. ISBN 9771129085209
  • Bertolt Brecht, Poesie e canzoni, a cura di Ruth Leiser e Franco Fortini, Einaudi, 1981.
  • Bertolt Brecht, Poesie, a cura di Guido Davico Bonino, traduzioni di Emilio Castellani, Roberto Fertonani, Cesare Cases, Mario Carpitella, Ruth Leiser, Franco Fortini, collana La grande poesia, Corriere della Sera, Milano, 2004. ISBN 9771129085209
  • Bertolt Brecht, Scritti sulla letteratura e sull'arte, traduzione di Bianca Zagari, Meltemi, Roma, 2019. ISBN 9788855191418
  • Bertolt Brecht, Scritti teatrali, traduzione di Emilio Castellani, Roberto Fertonani e Renata Mertens, Einaudi, Torino, 1962.
  • Bertolt Brecht, Storie del signor Keuner, traduzione di Cesare Cases e Enrico Ganni, Einaudi, 2008.
  • Bertolt Brecht, Teatro, a cura di Emilio Castellani, traduzione di Emilio Castellani, Ruth Leiser, Franco Fortini, Giuseppina Panzeri, Federico Federici, Laura Pandolfi, Giulia Veronesi, Ginetta Pignolo, Einaudi, 1974.
  • Bertolt Brecht, Vita di Galileo (1938), traduzione di Emilio Castellani, in Teatro, vol. 10, a cura di Emilio Castellani, Einaudi, Torino, 1963 (stampato alla Ellemond di Martellago, VE), ISBN 88-06-06296-4.
  • Frederic Ewen, Bertold Brecht. La vita, l'opera, i tempi, traduzione di A. D'Anna, Feltrinelli, Milano, 2005.

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