Michael Schumacher

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Michael Schumacher (2005)

Michael Schumacher (1969 − vivente), ex pilota automobilistico tedesco.

Citazioni di Michael Schumacher[modifica]

  • [In merito al suo ritorno alle corse] Alla fine del 2006 ero semplicemente stanco e non avevo più energie. Dopodiché ho potuto di nuovo fare il pieno di energia, correndo in moto e con i kart. E quindi ho accettato l'offerta di Ross Brawn. Mi sento come un ragazzino di dodici anni che saltella in giro. (da La Gazzetta dello Sport, 23 dicembre 2009)
  • [Annunciando il suo secondo ed ultimo ritiro] Anche se sono ancora in grado di competere con i migliori piloti, a un certo punto è giusto fermarsi e dire addio. Durante il mese scorso ho riflettuto molto, non ero sicuro di avere le giuste motivazioni e l'energia necessaria per correre ancora. Non è nel mio stile andare avanti se non sono al 100%, ora che ho deciso mi sento più sollevato.[1]
  • [Al termine del Gran Premio del Brasile] È stato un GP caotico, avevo un'auto pazzesca, una velocità con cui avrei potuto doppiare tutti. (da La Gazzetta dello Sport, 23 ottobre 2006)
  • Fernando Alonso è il migliore. Sta superando se stesso. Ci sono dei momenti in cui tutto gira a tuo favore, ma lui si è conquistato questa posizione.[2]
  • In questi vent'anni ci sono pure degli errori. Ma il vestito che indosso, nel mio animo, è bianco. Ne sono felice.[3]
  • La Ferrari è la mia famiglia, resterò a vita. (citato in Montezemolo: «In Mercedes va un finto Schumacher», Tuttosport, 18 dicembre 2009)
  • [Riferito ai presunti favoreggiamenti della Fia per la Ferrari] La Fia usa due pesi e due misure. A Hockenheim le prime tre vetture sul traguardo furono trovate tutte irregolari nel gradino del fondo piatto ma siccome era la prima volta che lo si usava, la Fia lasciò correre.[4]
  • La Mercedes ha vinto i titoli piloti e costruttori la scorsa stagione. Con un partner così forte come Mercedes Benz il nostro obiettivo può solo essere di lottare per il Mondiale. La concorrenza sarà molto forte, ma mi emoziona il fatto di esserci anche io. Il collo non è più un problema, mi sento pronto. Mi sento come un ragazzino di 12 anni. La Mercedes rappresenta per me una nuova sfida personale e sportiva. (citato in Schumi, torno per vincere il mondiale, Libero-news.it, 23 dicembre 2009)
  • [Su Gianni Agnelli] Orgoglioso di averlo conosciuto [...] Ogni volta mi colpivano la competenza e la curiosità che aveva per la Ferrari, per la Formula 1 e per il calcio e la sua sensibilità per i problemi del mondo.[5]
  • Sebastian è un tipo fantastico e un grande pilota che in questo momento ha il vento contro. È un processo di apprendimento. Per essere un buon campione bisogna anche saper perdere. Solo dopo si ottiene più rispetto e si impara a godere veramente dei successi.[2]

«Ho deciso con Corinna, giusto smettere al top»

Dall'intervista al termine del Gran Premio d'Italia 2006; citato in Raffaele Della Vite, La Gazzetta dello Sport, 11 settembre 2006.

  • L'automobilismo mi ha dato gioie enormi e ogni momento della carriera è stato fantastico.
  • Senza la mia famiglia, il suo aiuto e il suo appoggio non ce l'avrei fatta a essere quello che sono.
  • Decidere di smettere è stato difficile anche per i miei amici della Ferrari, significa non lavorare più con loro ma questo giorno doveva arrivare.

Citazioni su Michael Schumacher[modifica]

  • Alla Ferrari arrivò nel 1996, dopo due vittorie Benetton precoci e travolgenti. Noi, venuti su con Senna, non è che lo guardassimo con simpatia. Imparammo a rispettarlo prima, ad ammirarlo poi. Lavoravo, in quegli anni, in coppia con Pepi Cereda. Era un caro amico, prima che collega, ed era un tifoso di Schumacher della prima ora. Ci andava lui ad intervistarlo, così sempre, gara dopo gara. Sino alla fine. Perché Pepi si ammalò gravemente e ci ha lasciati con una rapidità dolorosissima. Smise di seguire i Gran Premi e Schumacher chiese come mai, dove fosse. Lo presi da parte, gli spiegai. Gli dissi che Pepi, porcapaletta, non sarebbe più tornato a vagare per i box. Lui volle il numero di telefono del nostro amico. Lo chiamava, la sera, dopo le prove, lo fece per molti giorni. Pretese informazioni dettagliate sulla malattia e nelle corse successive fissavamo un appuntamento il giovedì pomeriggio, per parlarne, a costo di apparire come due cospiratori. Era autenticamente coinvolto, sinceramente vicino. Quando Pepi volò via, alla vigilia del Gran Premio del Belgio 2001, fu difficile per me andare avanti. Mi diede conforto, fu meraviglioso. E a Pepi dedicò la vittoria il giorno successivo, mentre facevo fatica a tenere in mano il microfono, preso da una struggente commozione. Le persone, ecco... le persone si rivelano prima o poi. [...] Perché parliamo di un uomo importante, nascosto da un pilota immenso. (Giorgio Terruzzi)
  • Come chiunque altro, Michael dipende anche dalla sua vettura. Per la maggior parte della gente era un dio ma non è superman, con un go-kart non mi ha mai battuto. (Jos Verstappen)
  • Come pensate che potessi accorgermi di Schumacher in Russia? L'ho scoperto quando lottava con Alonso per il Mondiale. Poi si è ritirato. E io a imprecare: noooo, volevo correre contro di lui! (Vitalij Aleksandrovič Petrov)
  • Credo che ad avermi fregato sia stato Muhammad Ali. L'idea che, oltre al grande sportivo, potesse esistere al contempo un grande uomo. Non sempre condivisibile, ma coraggioso e pienamente inserito nel suo presente. Purtroppo lo sport non è più quello degli Ali e dei Gigi Meroni. Lo dimostra la letteratura sportiva: un libro su Gilles Villeneuve o Ayrton Senna puoi scriverlo, uno su Michael Schumacher o Roger Federer (sinonimi) no. Perché, a parte i numeri, aridi numeri, non c'è nulla. (Andrea Scanzi)
  • [«Michael Schumacher avrebbe vinto [in Ferrari] anche senza Jean Todt?] Difficile dirlo, la vera intuizione di Todt è stata quella di ingaggiare lo staff vincente della Benetton. Michael non ha dovuto sfidare super-fenomeni e ha perso dei Mondiali contro avversari normali. Quando ne è arrivato uno fortissimo, cioè Alonso, il Dream Team s'è sciolto. (Cesare Fiorio)
  • Ero bambino. Nel Brasile dell'ultimo anno di Senna, c'era un giovane tedesco che rompeva le palle ad Ayrton... Quello che ha fatto Michael è più importante del tempo, davvero tanto, trascorso. (Felipe Massa)
  • [Riferito ai sette titoli iridati] Il suo record non verrà oscurato certo, alla Ferrari è lui il punto di riferimento della squadra. Non sono sicuro che gli altri piloti siano abbastanza forti, convinti e impegnati per fare qualcosa del genere. Michael ha dato tantissimo per arrivare a ottenere simili risultati. Si dedica completamente a quello che fa e riesce a sopportare un'enorme pressione. Vince una gara e il giorno dopo è in pista per i test. (Bernie Ecclestone)
  • Ma non era meglio se Schumacher dava l'addio al calcio? (Gene Gnocchi)
  • Mi premiò per un successo nei kart e mi emozionai. Ma rammento soprattutto l'acqua che presi con papà per andare a vederlo a una chicane di Hockenheim: passò con una Benetton gialla e non si vedeva un tubo; andava piano, però fu un momento speciale. (Sebastian Vettel)
  • Michael per me è stato un amico e mi ci sono trovato bene. Però era una persona molto dedicata al suo lavoro, alla sua professione, concedeva poco al resto. E poi aveva bisogno di un po' di privacy per quanto riguardava la sua vita personale, questo non sempre veniva capito. (Vincenzo Sospiri)
  • Michael sarà sempre nei cuori di chi lavora a Maranello. Con coraggio e passione ha ottenuto risultati difficilmente ripetibili: a lui i migliori auguri. (Luca Cordero di Montezemolo)
  • Non ho ancora visto un altro Ayrton. Probabilmente Michael Schumacher è stato uno di quelli che si è avvicinato di più a lui. Ma Schumacher guidava con la testa, Senna con il cuore. Schumacher è stato uno dei piloti più completi, Senna era più naturale. (Martin Brundle)
  • Per me, emotivamente, Michael sarà sempre il più grande, ma non c'è dubbio che Lewis sia il più grande quando si tratta di risultati. Lo ha equagliato per numero di titoli, ha vinto più gare, ha più pole position. Ha fatto tutto quello che potevi chiedergli. (Sebastian Vettel)
  • Per me, Michael è il migliore di tutti. [...] Ha giocato un ruolo fondamentale nel plasmare le squadre di Benetton e Ferrari. Ti lasci trasportare dal suo entusiasmo. Sai che non vuoi deluderlo e così fanno tutti nel team. La sua fame di successo ha motivato le persone. (Ross Brawn)
  • Schumacher aveva una passione per la guida pura [...] faceva ogni test che poteva. Amava guidare e competere. [...] La passione di Schumacher era bellissima da vedere, anche dopo sette titoli. Per Schumacher ogni dettaglio, tutto, doveva essere perfetto. (Nico Rosberg)
  • Schumacher è stato più veloce, ma in termini di intelligenza Alonso è migliore perché riesce a mettere tutto insieme perfettamente. (Felipe Massa)
  • Schumacher non commette più di un errore all'anno. Quando ci casca, ne parla tutto il mondo. (Gianni Agnelli)
  • Schumacher usava il motore proprio come ogni motorista avrebbe desiderato. Dove altri usavano la terza perché, secondo loro, altrimenti la macchina si scomponeva — confronto con le telemetrie alla mano — Schumacher utilizzava la seconda marcia senza scomporre minimamente la macchina e tenendo il motore molto in alto di giri. (Claudio Lombardi)
  • [Dopo il suo primo ritiro] Vorrei che Michael non dimenticasse ciò che la F.1 ha fatto per lui, vorrei che trovasse il modo per restituire un po' di quello che ha avuto. (Bernie Ecclestone)

Mattia Binotto[modifica]

  • Che dire di Michael. Un pilota straordinario: non soltanto per quello che ha vinto, ma per il suo carisma, la sua leadership, per quella mentalità vincente di cui abbiamo cercato di fare sempre tesoro, anche nelle esperienze successive.
  • Era il novembre del 1995, io ero un neolaureato, lui era campione del mondo con la Benetton ed era appena passato in Ferrari. Nel suo primissimo test con noi, era in tuta completamente bianca, senza sponsor, perché ancora non era l'inizio della stagione successiva. Fece un solo giorno a Fiorano per abituarsi alla macchina, allora avevamo ancora l'ultimo nostro 12 cilindri. Poi ci siamo trasferiti all'Estoril per il primo test vero. Noi eravamo abituati ad Alesi e Berger, due piloti a cui sono molto affezionato. Alle 9 del mattino c'era il semaforo verde, dopo il quale si cercava di capire la macchina, di migliorarla e di svilupparla. Il pilota era abituato ad arrivare alle 8:50, il tempo di infilare la tuta, il casco e salire in macchina. Si faceva l'installation lap, dove la vettura rientrava e i meccanici controllavano che la macchina non avesse assolutamente nessun problema, nessuna perdita di olio, di acqua, mentre gli ingegneri guardavano i dati: a quel punto il pilota aveva fatto il suo primo giro, scendeva dall'abitacolo e iniziava a parlare con l'ingegnere del programma. Poi verso le 16 si rinfrescava l'aria, con la pista un po' più fresca e tendenzialmente più veloce. Allora toglievamo benzina, mettevamo le gomme più fresche, in modo che sui giornali l'indomani ci fosse il titolone sul tempo record all'Estoril. Quando Michael venne da noi, invece, la prima volta arrivammo all'Estoril alle 8.30: tutto il gruppo era in pista, Michael era già lì, seduto sulle scalette del motorhome che ci faceva il segno dell'ora. Ci diceva che alle 8 bisognava fare tutte le mattine il meeting, per parlare del programma e decidere cosa fare, per poi avere alle 9 la massima efficienza.
  • Io delle vittorie di Michael a Monza ricordo soprattutto quella del 2003, quando ero suo ingegnere motorista. Partì in pole, restò davanti a Montoya per tutta la gara ed ebbe la meglio in un confronto tirato a ogni giro sul filo dei decimi di secondo. Veniva da due gare difficili, il campionato era in bilico, e quel trionfo ci diede lo slancio verso il titolo mondiale. Ero talmente euforico che tornando a casa, all’altezza di Parma, ho preso una multa per eccesso di velocità con ritiro della patente.

Aldo Costa[modifica]

  • [«Da fuori Schumi sembrava un robot, un alieno...»] Impressione sbagliata! Michael era umanissimo nella relazione di lavoro. Si sedeva lì con gli ingegneri e con calma trasmetteva le sue sensazioni sulla macchina che guidava. Non era mai ossessivo, ecco.
  • Michael è stato il re di un automobilismo che si basava sulla sperimentazione in pista. Lui era, per capirci, un pilota empirico. Parlava tanto con noi ingegneri ed era ansioso di collaudare sull'asfalto ciò che veniva progettato. Schumacher collezionava migliaia di chilometri sulla strada. Era un perfezionista attraverso la pratica...
  • Schumacher è stato l'ultimo driver di un'epoca in cui le macchine venivano sviluppate in pista, tramite continui test sull'asfalto. E in questo lui era formidabile, unico oserei dire. [...] Non a caso Schumi quando tornò a correre nel 2010, senza più i test in circuito, si trovò male, lui il simulatore lo odiava proprio.

Leo Turrini[modifica]

  • Nel salire in macchina, provare, testare in continuazione, evidentemente trovava la realizzazione, il completamento di se stesso. [«Il senso della sua vita»] Bravo. Lo faceva sentire vero, felice. Attraverso gli anni aveva guadagnato delle cifre enormi, battuto ogni record, e mi meravigliavo di come non gli mancasse mai la voglia di restare in pista con i suoi.
  • [Nel 2006] Non faremo a Michael Schumacher il torto di proclamarlo il più grande pilota di tutti i tempi, anche se questo dicono le statistiche. Non gli faremo questo torto perché ricordiamo la sua reazione quando gli misero sotto il naso le macchine con le quali Ciccio Ascari e Manuel Fangio vincevano corse e mondiali. Io, disse il tedesco con un filo di voce, non sarei mai stato capace di rischiare la vita ad ogni gara, come invece facevano loro. L'onestà intellettuale dell'uomo lo ha reso, invece, il Migliore per l'era della modernità. Davvero: nell'epoca dell'elettronica, dei computer, delle gomme, delle strategie sofisticate e della esasperazione tecnologica, Schumi è diventato il Campionissimo. Nessuno come lui sa creare la differenza, miscelando e reinterpretando le leggi della telematica applicate alla automobile. [...] ha firmato imprese enormi, sulla pioggia come sull'asciutto, degne della leggenda dei predecessori antichi, non quando ha avuto in mano la Ferrari dei record [...]. No: Schumacher si è imposto come Lider Maximo nei momenti in cui guidava vetture non irresistibili. Sembra un controsenso, eppure non lo è: chi scrive lo ha visto conquistare mondiali con una Benetton che andava più piano della Williams e con una Rossa che non valeva la McLaren di Häkkinen. Di più: sbalordiscano pure gli ingenui, ma il Michelone supremo è stato quello del 1997, l'anno della famigerata collisione di Jerez con Villeneuve. Perché aveva una monoposto troppo inferiore però, fino alla curva fatale, stava davanti. [...] A questo talento ha aggiunto la qualità umana: con chi gli sta accanto, Michael è diversissimo da come appare in pubblico. Non è scostante, distaccato, algido, presuntuoso, inavvicinabile. Ci occupassimo di calcio, disciplina da lui amatissima, diremmo che è il classico «uomo da spogliatoio»: affidabile, mai disposto a scaricare su altri le responsabilità. Nel 1999 un errore del team lo ha quasi ammazzato, a Silverstone: mai se ne è lamentato. Da fuori, lo abbiamo ammirato e rispettato, senza riuscire a venerarlo. Colpa di una identità rigorosamente estranea a qualunque forma di popolarità gratuita.
  • Per capire Schumacher, secondo me, bisogna rendersi conto che viveva per fare il pilota da corsa. Era nato per quello, aveva quel culto maniacale, quasi ossessivo, per il suo lavoro. Per esempio, fa parte della leggenda del personaggio che, quando arrivò in Ferrari, in occasione dei test a Fiorano che allora erano liberi veniva messo a dormire in un hotel nei paraggi del circuito, come tutti gli altri piloti. Fu lui che, visto che era sempre lì, chiese di poter dormire all'interno della pista. E per anni rimase nell'appartamento fatto costruire nei paraggi del box da Enzo Ferrari.
  • Primavera 2004. Storicamente la stagione più bella per la Ferrari in F1. Il comune di Fiorano mi invitò a condurre una cerimonia pubblica: a Todt, a Barrichello e a Schumi veniva conferita la cittadinanza onoraria. C'era un delirio di gente. Bambini, nonne, operai. Tutti. Prima di andare in scena, il Pinguino di Francia, con la rituale ferocia, mi prese da parte. "Turrini, lei sa che Schumi non ama parlare in italiano in pubblico, dunque non rompa i coglioni e lo intervisti in inglese, grazie e non mi faccia incazzare come è suo costume". Simpaticissimo, as usual. Dunque, ci troviamo sul palco e obbedendo al sosia di Alvaro Vitali mi rivolgo a Michael nella lingua di Churchill. Prima domanda banalissima: dopo tanti anni spesi qui, cosa ti piace di questa terra, al netto della Ferrari? E non lo so che cosa è accaduto. Non l'ho mai capito, sul serio. Davanti a tutta quella gente, Michael Schumacher rispose in italiano. Parlò di cucina, di pallone, di automobili da strada. Nella lingua di Dante. Venne giù il teatro. È la memoria più bella che ho di lui. (Leo Turrini)
  • [«Che tipo di eredità ha lasciato Schumi alla Formula 1 moderna?»] Sicuramente è stato il pilota della svolta. Anche per via dello sviluppo tecnologico, è con lui che cambia completamente il modo di guidare. Già con Senna e Prost ci eravamo avvicinati, ma dalla seconda metà degli anni '90 il pilota di un'auto da Gran Premio diventa qualcosa di molto diverso dalla figura che immaginavamo: quasi uno scienziato nell'abitacolo. Pensa, solo per fare un esempio banale, alla quantità di manettini e pulsanti che ci sono sul volante oggi. Dall'era di Schumacher in poi, un pilota deve avere anche una componente intellettuale, ingegneristica, che in precedenza non era richiesta, perché le macchine erano diverse. Lui è stato il primo, il più abile, il più bravo a intuire questo cambiamento.

Note[modifica]

  1. Citato in Schumacher all'ultimo addio: "A fine stagione mi ritiro", Gazzetta.it, 4 ottobre 2012.
  2. a b Citato in Schumi esalta Alonso: "Adesso è il migliore", Gazzetta.it, 27 agosto 2012.
  3. Citato in Flavio Vanetti, Vent'anni di Schumi tra ricordi e gaffe La F1 lucida il mito, Corriere della Sera, 26 agosto 2011.
  4. Da un'intervista a Auto Bild; citato in Schumacher: "La Fia favorisce la Ferrari", la Repubblica, 2 settembre 1994.
  5. Citato in Un campione di sport, Raisport.rai.it.

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