Paolo Crepet

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Paolo Crepet nel 2009

Paolo Crepet (1951 – vivente), psichiatra, scrittore e sociologo italiano.

Citazioni di Paolo Crepet[modifica]

  • C'è un problema psicologico, non giuridico: voi siete mamme e non ve lo devo dire io che quei nove mesi non sono solo una questione di crescita biologica. Ci sono migliaia di studi che testimoniano che tra la mamma e il bambino che ha in pancia si stabilisce una relazione affettiva. [...] Le donne che chiedono ad altre di portare avanti, per loro, la gravidanza? Orribile, nazismo, nazismo puro. Voi parlate dei diritti degli adulti e non dei diritti dei bambini.[1]
  • [Su Romanzo criminale] Contribuisce in modo notevole ad aiutare la gente a non pensare, a rivolgere l'attenzione ad altro ed è per questo che il prodotto letterario e poi cinematografico è vincente.[2]
  • Dobbiamo restituire ai bambini il tempo del gioco, non mettergli lo smartphone in culla per guadagnarci la nostra distrazione. Sono tecnologico, a favore della tecnologia ma non come strumento per deresponsabilizzarci all'educazione. Andrea Camilleri ha scritto un meraviglioso libro qualche anno fa, "L'enciclopedia dei giochi per l'infanzia", e la Sicilia, nella sua essenza, potrebbe essere un grande laboratorio pedagogico in controtendenza. Lo dico della Sicilia, potrei dirlo di Venezia o di Napoli, di tutti quei luoghi che hanno un patrimonio culturale immenso.[3]
  • Il successo di queste serie televisive, come di tutti i film sulla mafia o sul male in generale, hanno un'unica grande spiegazione: ci attraggono perché ognuno di noi è in qualche modo attirato dal male, ma ci consolano e ci addormentano in quanto finzione.[2]
  • Pensate a Wall Street con Michael Douglas, quella è stata una apertura culturale alla cocaina.[4]
  • Romanzo Criminale è l'oppio delle menti, perché nessuno spettatore, guardando quelle scene, si chiede in che condizioni si vivesse davvero negli anni Settanta a Roma. A differenza della cronaca vera, che è mondo nudo e crudo e innesca in noi un meccanismo di senso di colpa, la serie tivù provoca estraneazione.[2]
  • Viviamo uno strano paradosso: nessuno può dirsi più solo, eppure tutti, in qualche misura, sentiamo, e temiamo di esserlo.[5]

Da «Non è stato un raptus. Bisogna cogliere i segnali, non si diventa un "lupo" in una notte»

Intervista sull'omicidio di Giulia Cecchettin, Ilmessaggero.it, 19 novembre 2023

  • [...] è successo in Veneto, in una zone più produttive e ricche del paese, in quella che è stata definita la locomotiva d’Italia. Non è successo in una periferia del Meridione catalogata con il solito bla-bla. [...] È la prova provata che la violenza e il pregiudizio nei confronti della donna non hanno nulla a che vedere con quello che dicono i soliti quattro sociologhi. Qui siamo nel cuore del Nordest. Ci sono le villette, i giardini ben curati, un mondo che pensavamo essere privilegiato. E felice. Invece no. Abbiamo i soldi, ma non la felicità. Ci sono giovani che non sanno distinguere i sentimenti: come si può parlare di amore quando fai quaranta telefonate a una ragazza?
  • [«In genere, in cosa sbagliano i genitori?»] Sbagliano a giustificare sempre e comunque i figli. I ragazzi vanno male a scuola? Poverini. Prendono un’insufficienza? Colpa dei professori. Vengono bocciati? Ricorso al Tar. Abbiamo creato dei ragazzi che non conoscono la frustrazione, che non sanno che esistono anche i no.
  • Non faccio il mago, ma credo che non sia nato tutto quella sera, i raptus sono solo nei fumetti. Non si diventa lupo in una notte.

Baciami senza rete[modifica]

  • La maleducazione ai tempi di Internet e della tecnologia pare non conoscere confini: tutto sembra essere concesso, il rispetto dell'altro è un concetto ormai obsoleto, abitudine da vecchi signori che riposano in qualche cimitero di campagna.
  • La seduzione inizia da un neo, ovvero da una differenza, da ciò che contraddistingue l'unicità. Le attrici che hanno lasciato un ricordo indelebile nella nostra memoria sono state quelle che avevano qualche piccolo difetto: la perfezione femminile (e maschile) non lascia storia e nemmeno turbamento, può forse funzionare per una fotografia, per una pubblicità, ma non per la costruzione di un mito.
  • E se domani i nostri figli potranno finalmente vivere in un mondo nel quale un computer può essere assolutamente competitivo con l'intelligenza umana, quale sarà il loro compito e il loro destino? Controllare i megacomputer o esserne controllati?
  • Un giovane talento, per quanto innovativo e creativo possa essere, se rimane isolato, benché connesso con il mondo in maniera virtuale, non potrà mai esprimersi come invece chi ha occasioni quotidiane di contaminazioni reali.
  • Basterebbe che un genitore si ponesse una semplice domanda: se a un ragazzo o a una ragazza non è ma mancato nulla, come potrà conoscere la necessità di costruire da sé qualcosa per il proprio futuro?
  • Tutti i bambini hanno un talento, come diceva Maria Montessori, ma non tutti sono creativi allo stesso modo. Per far crescere il loro estro occorre renderli fiduciosi nelle loro capacità e non dipendenti da nulla: compito difficilissimo per qualsiasi educatore.
  • La tecnologia digitale è, e deve rimanere uno strumento, non un fine. Rispetto ai cambiamenti antropologici che costantemente propone, occorre pronunciare parole di saggezza, far valere un impeto di buon senso. I tecnocrati sono cittadini come altri, non imperatori del nuovo mondo.

Elogio dell'amicizia[modifica]

Incipit[modifica]

Vi ero andato d'inverno, seguendo una strada tortuosa e stretta che scende e sale gli argini placidi della bassa padana. Oltre il cofano, l'immancabile nebbiolina, gentile ricordo di stagioni in cui non si riuscivano a vedere nemmeno i cartelli stradali, quando per tornare a casa bisognava seguire qualcuno che camminava davanti alla macchina lungo la striscia che separa la strada dal fosso, quando i vecchi ricordavano come ai loro tempi la coltre opaca era cosí fitta che ci si poteva poggiare la bicicletta.

Citazioni[modifica]

  • L'amicizia nasce dalle occasioni della vita, spesso dal destino, ma per diventare sentimento irrinunciabile necessita poi di grandi emozioni condivise, non di mediocrità affettiva.
  • L'amicalità applicata all'insegnamento genera infatti un effetto rilassante negli insegnanti, in quanto li fa sentire magicamente irresponsabili: l'autorevolezza è faticosa e va ribadita di continuo, mentre questa decadente forma di pariteticità non richiede alcuno sforzo.

I figli non crescono più[modifica]

  • Alza la fronte e non porre limiti alla tua ambizione: i limiti sono fatti per essere superati attraverso passione e capacità. Non è vero che nella vita bisogna accettarsi, piuttosto è fondamentale sapere che ti puoi migliorare, qualsiasi sia la stagione che stai attraversando.
  • Ciascuno di noi ha il diritto di pensare che la vita è una lunga strada, dove si può e si deve tentare, sbagliare e riprovarci ancora.
  • Compito di uno psichiatra è accompagnare la crescita, è accompagnare il dolore e non cancellarlo; semmai deve provare a far sì che il danno non si riproduca, che non germogli una pianta infestante l'intera esistenza.
  • D'altra parte ho sempre pensato che la professione dell'insegnante non sia e non debba essere un mestiere per chiunque: una comunità civile dovrebbe pure saperlo.
  • È l'amore che agisce come una malattia, ma funziona al contrario: fa bene quando infetta, fa morire guando guarisce.
  • Le nuove tecnologie comportano nuove responsabilità da parte degli adulti.
  • L'idea del limite – e la sua intrinseca, purtroppo persuasiva, forza pedagogica – nasce per controllare le persone, per costringerle a crescere all'interno di uno steccato, a vivere mortificandosi: costituisce la via pedagogica alla frustrazione, un progressivo annientamento di aspettative e delle più elementari ambizioni esistenziali.
  • Ogni uomo magnifico contiene una debolezza che lo impreziosisce.
  • Pensare e mandare in onda un programma significa contribuire alla costruzione della cultura e dei linguaggi delle giovani generazioni, dunque la televisione non può esimersi dall'assolvere un ruolo primario nell'educare.
  • Quei vestiti tutti neri sanno di sconfitta, odorano di lutto collettivo.

Il coraggio[modifica]

Incipit[modifica]

Sono passati molti anni da quando ho cominciato a misurarmi con il verbo «educare». È avvenuto per caso, non per scelta. Del resto, per occuparsi di educazione bisognerebbe avere passato una certa età, quella che permette di aver accumulato esperienze e saperi, di essere magari diventato padre, di aver incontrato migliaia di insegnanti e genitori. Così, gradualmente, «educare» è diventata una parola del mio quotidiano. Anzi, un esercizio utile per comprendere meglio le persone e, più in generale, una metafora per interpretare la nostra cultura.

Citazioni[modifica]

  • Il coraggio di educare, di cui si sente un bisogno così grande, risiede proprio nella capacità di togliere, non di aggiungere.
  • Ho sempre pensato che un asilo funziona bene quando un bambino vi arriva al mattino pulito e il pomeriggio torna a casa sporco: significa che in lui è transitata un’emozione che può avere il sapore delle farina, il colore di un pennarello, la forma di una magnifica scultura di plastilina.
  • L’indignazione è un grimaldello feroce, un’arma letale proprio in quanto tanto nasce da un pensiero oppositivo, da una ponderazione speciale, da una valutazione analitica di ciò che si intende criticare. Non è un bazooka, ma un fioretto acuminato e stupefacente. Per indignarsi ci vuole coraggio.
  • L’arte, quando è puro esercizio estetico, è noiosa e mediocre. L’arte, rappresentando la condizione umana, deve essere inquietante.

Impara a essere felice[modifica]

Incipit[modifica]

So bene che non me l'hai mai chiesto.
Almeno non esplicitamente.
Eppure credo sarebbe giusto che tu mi domandassi se sono felice, se lo sono mai stato e perché. E se sarò capace di esserlo ancora nel tempo che mi rimane da vivere.

Citazioni[modifica]

  • L'idea che la felicità sia un sentimento prêt-à-porter, facile da reperire, genera una soglia bassissima di anticorpi contro la noia, induce sazietà emotiva, e ciò comporta, nel medio termine, un rischio enorme per i giovani: lo svuotamento emozionale, il distacco sensitivo dalla realtà, l'assoluta negazione del desiderio e della passione. (p. 15)
  • Essere liberi costa, non esserlo costa di piú. Essere felici è impegnativo, non esserlo richiede ancor piú sforzo. (p. 42)
  • Ogni ideologia o fede religiosa dovrebbe essere orientata al raggiungimento della felicità, perché è l'unico modo per consentire la speranza che domani sia migliore di oggi, e non soltanto uguale. Non ci sarebbero allora tanti seguaci e fedeli pronti a sacrificarsi sulle trincee della «giusta causa»; le chiese rimarrebbero deserte e la politica sarebbe solo un esercizio di buon governo che non farebbe la fortuna di nessuno. (p. 49)
  • La felicità è racchiusa nel coraggio di provocarsi, di pretendere qualcosa dal proprio destino senza lasciare che faccia il suo corso senza il nostro contributo. (p. 66)
  • Sesso e sessualità sono stati strumenti attraverso i quali l'uomo ha cercato la felicità. Dacché la morale comune ci ha permesso di esercitare il sesso senza l'amore, si è diffusa la convinzione che esso rappresenti un pezzo di Eden alla portata di tutti. In realtà, l'affannosa ricerca del piacere a tutti i costi ha tolto qualcosa alla conoscenza della nostra identità, proprio attraverso la banalizzazione dell'erotismo, ormai ridotto a libero esercizio genitale. È andata cosí consumandosi un'idea complessa dell'eros umano, che non solo non deve essere appiattita sulla necessità della riproduzione, ma nemmeno semplificata e ridotta a puro incontro di cellule, a banale questione ormonale. Anche perché la felicità genitale è tra le piú effimere e conduce a una precoce malinconia. (pp. 79-80)
  • Esiste tuttavia una felicità legata all'erotismo che non passa necessariamente attraverso l'atto sessuale. Il senso del piacere e dell'estasi, per esempio. L'estasi emana un'immagine straordinaria, stupefacente. Significa «star fuori», la sensazione che si avverte quando l'uomo riesce a estraniarsi senza ricorrere alla rimozione della propria condizione. (p. 81)
  • Che senso ha oggi l'estasi? Ovvero la sublimazione, l'archetipo dello stupore e del godimento, la perdita di sé e della razionalità, la libertà dall'obbligo di desiderare. C'è qualcuno che cerca tutto questo, [...], senza artifici, senza ricette elaborate a tavolino? (p. 82)
  • L'aspetto più contraddittorio della cultura sessocentrica è che essa convive con la razionalità, la invoca. Il senso piú alto dell'erotismo risiede invece nel coraggio di distaccarsi da ciò che ci circonda, per astrarsi, per erigersi ad altro. Il coraggio, caratteristica fondamentale dell'estasi, sta nel fidarsi di sé stessi e dei propri sensi, nel lasciarsi andare oltre ogni caparbia certezza. La felicità non può che ritrovarsi nell'inconsapevolezza e nell'estasi che la rappresenta sommamente. (pp. 82-83)
  • Dovresti imparare che la vita, come l'amore, è l'unico business il cui bilancio deve finire in rosso: bisogna dare tutto senza calcolare ciò che ci viene riversato.
  • Il corpo ha le sue stagioni, e quelle giovanili non sono necessariamente migliori di quelle successive.
  • I veri viaggiatori, non sono persone ricche ma curiose. Non sono alla ricerca di comodità, ma di novità, sorprese.
  • Il mestiere mi ha insegnato che la cosa più difficile e improbabile è proprio cambiare. Eppure la ricerca della felicità non risiede nel conservare, ma nel coraggio di modificare il corso degli eventi.
  • La felicità è come un treno senza orario: ne passa uno ogni tanto. Non puoi prevederne l'arrivo, né sapere quando ripartirà. Il tuo compito è andare in stazione.
  • La malattia è un linguaggio comunicativo, non un ammasso anarchico di cellule impazzite. Succede che il nostro corpo non sia soddisfatto della vita che fa e si lamenta, tenti di opporsi, critica il cervello per le sue scelte.
  • La solitudine ha, a volte, colori e sfumature inattesi, sorprendenti. È una stanza vuota dove risuona la propria anima, la propria sensibilità.
  • L'infelicità è una palude dove non alberga che la resa, la rinuncia.
  • Non arrenderti mai all'idea che la felicità non possa eserci per te da qualche parte nel mondo. Non farlo neppure l'ultimo giorno della tua vita, perché ci sarà sempre, vicino a te, qualcuno che avrà bisogno di intravederla nei tuoi occhi.
  • Non ho mai creduto che una persona grassa sia più infelice di una magra, a meno che non sia sul libro paga di un'azienda di moda.
  • Un'eccessiva tutela impedisce la maturazione, quindi blocca anche lo sviluppo emotivo, la felicità.
  • Un maestro non ammaestra; educa, eleva.

L'autorità perduta[modifica]

Incipit[modifica]

Pavullo, radiosa giornata di fine anno. C'è aria di festa in paese, s'inaugura una nuova scuola materna ed elementare. Sembrano tutto orgogliosi: autorità, maestre, genitori, nonni, cittadini curiosi. Iniziano i festeggiamenti, la fanfara scende lenta il viale tra le aiuole per arrivare ai cancelli. L'erba, seminata da poco, non è spuntata e gli alberi giovani si reggono esili ai pali di legno.

Citazioni[modifica]

  • Vedo in giro una grande ricerca di omologazione. I giovani hanno respirato quest'aria e tendono a riprodurre ciò che gli adulti stanno sviluppando da qualche lustro: un antagonismo a tutto ciò che sa di rischioso. E il brutto è che molti giovani rischiano di applicarlo ai loro progetti di vita.
  • Il cucciolo deve imparare che una regola, è una regola e non cambia secondo l'umore di chi regge il guinzaglio.
  • Le buone idee in campo educativo non costano nulla, se non il coraggio di averle e di volerle realizzare.
  • La musica, come ha detto il Maestro Claudio Abbado, non è importante per i bambini per farli diventare musicisti, ma per insegnare loro ad ascoltare e, di conseguenza, a essere ascoltati.
  • La mutazione antropologica di genitori e nonni rischia dunque di pesare su una crisi d'identità dell'educatore già di per sé drammatica.
  • Riempite lo schermo del computer con le vostre idee, non con quelle degli altri.
  • [...] ciò che la crisi insegna è che ora più che mai abbiamo necessità di tornare a pensare, progettare, sperimentare.
  • Negli Stati Uniti nessun magnate dell'economia ha mai lasciato questo mondo senza aver prima provveduto a intitolarsi una fondazione, un'università, un museo, un teatro. Da noi i multimilionari si affrettano a nascondere i quattrini in qualche paradiso fiscale per mantenerli nelle disponibilità dei figli (che così cresceranno beoti e multimilionari).
  • La prima e più immediata risposta che un genitore tende a fornire a fronte di un episodio di evidente intemperanza del proprio figlio è quella che va in sua difesa, contravvenendo alla più elementare regola di buon senso educativo.
  • Le redini non sono mezzi coercitivi, ma fondamentali strumenti pedagogici al pari degli speroni del cavaliere. Le redini controllano le spinte più esuberanti, gli speroni portano ad osare di superare l'ostacolo, ovvero i propri limiti.

La gioia di educare[modifica]

  • Credere in se stessi significa avere fiducia nell'altro, dunque in una possibilità di relazione, di un amore, di un aiuto, di una solidarietà.
  • Fin che c'è pensiero c'è dignità, fin che c'è il coraggio di inquietarsi, c'è libertà.
  • Il rito del donare è complesso, a volte lo si fa con spontaneità, altre volte il dono maschera una necessità ricattatoria: donare non è gratuito, richiede sempre qualche altra cosa in cambio.
  • L'adolescente non sa chi è stato e teme di non riuscire a diventare quello che sogna di essere: la consapevolezza di sé è il frutto di un lungo, complesso confronto tra stadi precari della propria identità, e il gruppo consente di rispecchiarsi nell'altro, di imparare a riconoscere sé e l'altro da sé.
  • La mediocrità annichilisce, appiattisce, rende tutti uguali. La fantasia e i sogni sottolineano le nostre risorse interne, cioè il nostro stesso segreto di vivere.
  • La parola «flessibilità» è diventata sinonimo di «sfruttamento», le leggi che l'hanno creata sono state utilizzate da manager pubblici e privati per avere a disposizione migliaia di giovani lavoratori a basso costo, quotidianamente ricattabili semplicemente agitando lo spettro della cessazione del contrato di lavoro.
  • La scuola dovrebbe insegnare a saper stare da soli, a vivere passioni, a mettere le emozioni al centro della nostra vita.
  • Mi chiedo: possibile mai che nessun imprenditore abbia riflettuto sulla semplice evidenza che un lavoro interinale produce un'identità interinale, ovvero l'opposto di quell'idea di professione fondata su passione e merito che è l'unica garanzia di qualità nelle prestazioni e di alta produttività?
  • Non saranno né la televisioneInternet a creare disagio ai bambini e agli adolescenti, quanto una certa indisponibilità degli adulti a esserci.
  • Se a un bambino si regala tutto, gli si sottrae ciò che è fondamentale: il desiderio, ovvero il sentimento fontamentale per costruire una passione.
  • Senza cultura non c'è libertà, non c'è scelta. Non c'è crescita sociale, né reale benessere.

Libertà[modifica]

Incipit[modifica]

Tanti anni fa ebbi la fortuna di ascoltare a teatro uno straordinario monologo interpretato da Gigi Proietti, basato su una poesia di Roberto Lerici, commediografo e sceneggiatore fiorentino vissuto a lungo a Roma, dove morì nel 1992. Ne rimasi folgorato.

Citazioni[modifica]

  • Forse, in questi anni di benessere, ciò che più è mancato sono state figure ed esempi alti, come quelli, magnifici, che le generazioni passate hanno conosciuto.
  • In molti abbiamo pensato, o ci siamo illusi, che certe parole, certe conquiste, potessero essere per sempre, imperiture, scolpite dai padri sulla pietra della nostra storia più gloriosa. Una di queste, la più importante, l’abbiamo addirittura data per scontata: libertà.
  • Finché l'uomo occidentale ha vissuto nella miseria, ha avuto bisogno di sapere di non essere solo, e la rete di relazioni e reciproche dipendenze è stata una necessità; ma non appena lo sviluppo ha distribuito qualche sia pure piccolo privilegio economico, la complicità e la solidarietà - ovvero - la consapevolezza che da soli siamo nulla - sono diventate parole obsolete, simboli di sottomissione, relitti di un tempo che dev’essere cancellato dal presente, nel quale si esalta la più radicale autosufficienza. E, con essa, il senso mai realmente sopito della propria superiorità.
  • Per questo il manipolatore, oggi come ieri, deve usare frasi semplici ma di effetto, parole che esaltino le viscere e addormentino i cervelli più liberi.
  • Come si fa a non capire che quando dei cuccioli non sono educati fin dalla più tenera età a rispettare alcuna regola, una volta diventati adulti si ammaleranno di una forma di «Aids psicologico» che porta l'individuo a non riconoscere (non possedendo «anticorpi psichici specifici») alcuna forma di frustrazione perché del tutto impreparato all'insuccesso?
  • Mi chiedo che cosa ci sia di più avvilente per un padre o una madre di abdicare al proprio ruolo e alle proprie responsabilità di genitori pure di evitare il mal di testa insito in ogni sforzo educativo.
  • L'identità, compresa quella nazionale, è dunque un concetto assai più vasto e libero di quello che oggi molti preferiscono cucirsi addosso e, claustrofobicamente, declinare. Non indica una rigidità, ma un perenne fluire.
  • Ancor oggi, per non poche persone, la propria libertà si costruisce e si basa sulla non-libertà di altri: così è stato per secoli quando la schiavitù era utile allo sviluppo economico, così continua ad essere oggi in forme nuove e più ipocrite, perpetuando la stessa arroganza e barbarie di sempre.
  • L'idea di togliersi la vita è, paradossalmente, un processo vitale, lento e progressivo, tutto sommato coerente, perché deve portare l'individuo ad accettare quell'esito come l'unico modo per uscire dalla propria dolorosissima, intollerabile condizione. E per riuscirci occorre forza, determinazione, perseveranza e anche un'enorme dose di coraggio.

Passione[modifica]

Incipit[modifica]

Quando, molti anni fa, iniziai a restaurare la casa che avevo comprato in un borgo sul confine settentrionale del Lazio, trovai, tra tante sterpaglie, un arbusto che produceva strane spighe color violaceo. Emilio, il giardiniere, mi suggerì di risparmiare quella pianta non solo per l'inusuale colore dei fiori, ma anche per la capacità di attirare le farfalle. Seguii il suo consiglio e, ora che Emilio non c'è più, mi rimane il ricordo di un uomo semplice e mite, capace di aspettare che la natura lo sorprendesse con piccole, impreviste passioni.

Citazioni[modifica]

  • Meglio ritrovarsi naufraghi di una passione, che atterrati e sazi di troppe, consolanti ragioni.
  • Come faccio adesso, nelle loro aule, a spiegare a questi ragazzi che nessuna sveglia è necessaria perché è la passione che non li farà dormire? Perché così pochi genitori o insegnanti glielo fanno capire giorno dopo giorno? Come si può omettere di dimostrare ai nostri giovani che soltanto le persone che posseggono una grande passione riescono a rendere possibile l’impossibile?
  • L'amore, proprio come la passione, è attesa, fiducia illimitata, follia meravigliosa, fuoco vivo e dirompente.
  • La passione non è un sentimento lineare, non potrà mai essere rappresentata da un algoritmo, né da nessun programma di intelligenza artificiale.
  • Le persone non si incontrano, ma si scelgono in continuazione.
  • Mi ripugna chi afferma che tutto ha un prezzo: lo dice chi si è venduto mille volte e trova naturale che anche gli altri facciano ciò a cui lui non si è sottratto. Se Falcone e Borsellino avessero avuto un prezzo, sarebbero oggi mediocri magistrati, vivi ma inutili, non fari imperituri per le coscienze.
  • Giornali, siti Internet, televisioni ci aggiornano su eventi che sembrano far ripiombare la nostra comunità in un'epoca primitiva. Evidentemente, ci siamo ammodernati, ma non civilizzati.

Perché siamo infelici[modifica]

Incipit[modifica]

Autunno di una decina di anni fa, in un liceo romano «okkupato», come ripetono dazebao di vari comitati appiccicati dall'atrio ai corridoi accanto a informazioni su seminari e lezioni alternative.

Citazioni[modifica]

  • Il tossico seme della infelicità odierna non è forse rintracciabile in quel muto accalcarsi, in quello sfuggire/sfuggirsi, in quella perdita di identità individuale e collettiva? Certa frenesia metropolitana non somiglia all'angosciante fuga continua di criceti in una gabbia troppo stretta, costretti a rincorrere la propria coda? L'uomo contemporaneo cerca invano di scappare per non dover riconoscere l'ombra della propria anima, per non fare i conti con la propria inaudita infelicità.
  • Proprio come la noia, la malinconia è un sentimento umano fondamentale, compagna di strada nell'essere in solitudine.
  • Per combattere la infelicità occorre però qualcosa di più che un facile auspicio, che una mera speranza: serve fatica, la fatica di pensare al nuovo, al non già visto; il coraggio di rispondere all'attrazione verso l'ignoto, il non già praticato.

Sfamiglia[modifica]

Incipit[modifica]

Il piccolo segreto di queste pagine è racchiuso in una parola semplice che dà il senso di un cammino comune: accompagnare.
«Mangiare il pane insieme» è il significato più lieve e profondo che frate Francesco attribuiva al condividere una sfida, una preoccupazione, un orgoglio, un timore, una dignità: l'essenza, e la gioia, di non essere soli nel dar valore a cose semplici e coraggiose.

Citazioni[modifica]

  • A tutti arriva, prima o poi, il vento traditore che strappa le vele, l'importante è non fare proprio quel vento, non legittimare la vela lacerata a cifra della propria esistenza: questa è la vera bestemmia, il sacrilegio contro la vita.
  • Il grigiore è prevedibile, i colori molto meno.
  • La noia ci annuncia che la quotidianità è diventata scontata, che occorrerebbe un cambiamento, una bocca d'aria fresca. Insomma, la noia ci annuncia il suo opposto.
  • La tendenza a sottrarsi a esperienze di fatica e dolore influenza qualsiasi forma di emotività. Il che porta dritto alla forma più terribile di anestesia: l'indifferenza.
  • La velocità permette di non riconoscerci, esattamente come quei treni che volano su una bellissima campagna impedendoci di coglierne i profumi, di conoscerne un fiore.
  • Libertà significa fare insieme cose diverse, l'opposto di ciò che accade in un ipermercato.
  • Nell'educare l'eleganza è fondamentale quanto il carisma.

Solitudini[modifica]

Incipit[modifica]

Odio l'odore del borotalco. Proprio non lo sopporto. Forse è per questo che non amo i barbieri, nemmeno quelli di paese, quelli con le vetrate incorniciate di legno, le sedie con il rullo di carta per poggiatesta e gli specchi grandi appesi un po' obliqui in avanti.

Citazioni[modifica]

  • Io invece, ero rimasta. È vero che tra me e le mie sorelle vi è una certa differenza d'età, eppure non riuscivo a liberarmi di quell'ingombro come avevano fatto loro, senza rimpianti, senza sensi di colpa. Rimanevo, tenace o risolta, ma sempre con odio; un odio che mi illudevo rivolto solo verso di lui, verso l'altro, ma che invece silenziosamente mi s'infossava dentro, troppo dentro. Rimanevo attaccata a quella radice avvelenata come se lo smarrimento mi tramortisse. Poi, quasi i miei sensi si svegliassero d'un tratto, mi vendicavo: non so bene di che cosa, visto che era la mia debolezza a farmi restare. Questa coazione era malata, lo sapevo fin troppo bene. Era un legame morboso e perverso che mi costringeva a esagerare proprio come mio padre aveva saputo fare con la sua molestia. (p. 17)
  • Non potevo che cedere senza mediazioni, tanto l'odore dello schianto si era impadronito di me, aveva fagocitato il mio umore, governato i miei sensi. Detestavo quella mia resa incapace, eppure mi lusingava la sua volontà così sfacciata e brutale di avermi totalmente e subito. Sapevo bene che, se dovevo cadere, non potevo che farlo il più rovinosamente possibile. E così è stato. (p. 21)
  • Vivevo malinconie accettabili, brevi momenti di disperazione prevedibile, lunghi istanti di narcosi. Avevo imparato ad amare quell'inquietudine perdente, quasi a compiacermene. Forse era il dolore, il distacco e lo squallore che avevo inutilmente vissuto negli anni passati così in fretta a farmi temere troppo poco la mia solitudine serale. (p. 25)
  • Piove da tre giorni; da non so quanto tempo non mi metto le lenti a contatto. Mi sembra di non poter più uscire dalla stanza. Il freddo e l'umido hanno raggrumato questo tempo sospeso, ne spremono un succo malinconico: inevitabilmente mi costringono a pensare. Sono rannicchiata sul letto, ho infilato tre maglioni uno sopra l'altro, inutilmente. La pioggia ha interrotto i lavori stradali che mi perseguitavano assordanti, estenuanti coma una fanfara stonata. O il rumore o la pioggia, comunque la noia. Comunque il vuoto. Un vuoto perfino comprensivo, mai acido. Un vuoto compiacente che mi si è infilato dentro silenzioso come un veleno. Lo conosco da tanto tempo, non riesce più a sorprendermi. (p. 59)
  • Ho provato a farcela da sola. Per un po' mi sembrava di esserci riuscita, ed ero anche contenta di me. Poi mi sono sentita scivolare. Non sono caduta; ma, disarcionata, è stato come se un mio piede fosse rimasto imprigionato in una staffa e il mio corpo costretto a trascinarsi ferito e impotente. Ogni giorno di più la mia resistenza si sgretolava: vivevo nell'incubo che quello scricchiolio travolgesse, da un momento all'altro, quel che restava di me. (p. 66)

Sull'amore[modifica]

Incipit[modifica]

Una delle tante autostrade che escono dall'area metropolitana di Londra verso nord. Il traffico scorre lento, il sole tramonta tardi come tutte le sere inglesi: un'estate che si prolunga tra piovaschi e sole tiepido, crudele.

Citazioni[modifica]

  • Il matrimonio è il supremo tributo a un'unione d'amore, ma implica anche l'esercizio di comprensione e adattamento all'altro, ovvero alla sua diversa individualità.
  • L'autostima non si costruisce con feste e bei vestiti ma nei momenti difficili della vita.
  • Le parole feriscono, oppure leniscono, dovremmo tutti imparare a usarle meglio.
  • Un pizzico di gelosia può fare miracoli, due combinare un disastro.

Incipit di alcune opere[modifica]

Cuori violenti[modifica]

Quando entro per la prima volta a Casal del Marmo, il carcere minorile di Roma, è una fredda mattina d'inverno illuminata da un sole terso, abrasa da un vento strano che sa di salsedine, come se il mare fosse appena dietro quella squallida periferia a nord della città.

Dannati e leggeri[modifica]

Mirò non è il nome vero, la chiamava cosí Selim: lei era Mirò nella testa di suo nonno. Selim chiamava Mirò la nipote e Cleo la figlia, credo per via di una poesia italiana.

Dove abitano le emozioni[modifica]

Quante case abita un cuore lungo il percorso dei battiti di una vita? Appartengo all'ultima generazione dei figli nati in casa, come accadeva nei paesi fino a metà Novecento e dintorni, grazie alle mani di premurose ostetriche, che venivano chiamate «comari». Non so immaginare le modalità esatte e circostanziate attraverso le quali si aprissero gli occhi alla luce e si desse il primo vagito. Certo, c'era un sicuro allenamento a quel rituale. Le case erano ricche di vita e di neonati, che venivano avvolti in fasce perché, cosí si riteneva, crescessero dritti. Erano tempi in cui vigeva la cultura dei figli come benedizione e bastoni della vecchiaia.

Educare oggi[modifica]

Il motivo di questo incontro è semplice: siamo molto preoccupati. Ma lasciatemi aggiungere: era ora che ci preoccupassimo.

Gli incontri sbagliati[modifica]

Tutti abbiamo conosciuto gli alti e bassi dei primi amori. Quando ci si mette alla prova con le grandi emozioni dell'incontro con l'altro: la gioia, lo stupore, la disperazione, la sorpresa, quel senso unico e meraviglioso di complicità, di fusione che ci fa dire: «Sì, questo è l'uomo, la donna della mia vita».

Il caso della donna che smise di mangiare[modifica]

Li ho trovati per caso, dentro un armadio.

Il rifiuto di vivere[modifica]

Se, aderendo a un'opinione alquanto diffusa, il suicidio fosse interpretabile come uno spietato indicatore delle contraddizioni del cammino del progresso umano, l'andamento della sua diffusione dovrebbe riflettere ed evidenziare ogni arretramento, regressione o miglioramento del processo di evoluzione della nostra stessa società; ma le impennate e le recessioni dei dati epidemiologici non avallano correlazioni lineari né permettono interpretazioni tanto univoche e semplicistiche: aprono piuttosto interrogativi che inducono a cercare riferimenti piú complessi.

L'eros[modifica]

L'erotismo è qualcosa che viene da lontano. Addirittura — ne sono convinto — da quando, piccoli, teneri, incoscienti, abitiamo la nostra prima cuccia, l'accogliente, dolcissimo ventre della mamma. Infatti, se controlliamo con un'ecografia cosa succede nell'utero di una donna nel momento in cui si accarezza la pancia dove il suo bambino sta cominciando la grande avventura della vita, scopriamo una cosa straordinaria: il feto si muove verso la mano della mamma, cioè verso quella carezza che gli trasmette il piacere. Questa è la prima forma di comunicazione di un essere umano ed è una comunicazione erotica che non passa attraverso la parola, ma attraverso i sensi. Anzi, attraverso un senso solo, il tatto che, contrariamente a quel che molti pensano, non funziona soltanto sulle zone erogene. Non c'è parte del corpo che non risponda agli stimoli di una carezza e non sia una potenziale fonte di piacere. Certo, ci sono punti in cui la soddisfazione è particolarmente intensa, ma la cosa importante è che i nostri sensi, tutti e cinque i nostri sensi, ci consentono di godere la vita su tanti piani diversi.

Le dimensioni del vuoto[modifica]

Noi adulti spesso riteniamo che un bambino è tanto lontano dal pensiero della morte quanto lo è la felicità dalla tristezza, la luce dalle tenebre. Tendiamo infatti ad attribuire al bambino quella parte del nostro mondo che sentiamo di avere irrimediabilmente perduto: un rapporto giocoso e spensierato con la vita. È come se pensassimo che è il processo maturativo in se stesso a comportare, come un ineludibile e specifico fardello, la cognizione dell'angoscia e del dolore. Insomma, guardiamo al bambino come a un essere distinto da noi da una profonda soluzione di continuità; anzi siamo portati a pretendere che il mondo dei bambini rimanga incontaminato dalle angosce dei grandi, impermeabile al nostro dolore esistenziale.

Le malattie della disoccupazione[modifica]

In questi ultimi anni, mentre una parte degli studi riguardanti la disoccupazione hanno teso a considerarla come il «costo» inevitabile del progresso sociale ed economico, altri invece hanno cercato di dimostrare che la sua entità quantitativa è molto meno rilevante di quanto le fonti ufficiali non indichino ed altri ancora, infine, l'hanno ritenuta una catastrofe cui non è possibile porre rimedio.

Naufragi[modifica]

Una vertigine breve, avvolta dal canto monotono di un vento trasandato. Puntuale, qualche minuto prima delle sei del pomeriggio, scivolando sui gradini scuri e levigati di uno dei vicoli lunghi che dalla parte elevata del borgo chinano sinuosi verso la marina, scende richiamato da un appuntamento ineluttabile.

Non mi chiedere di più[modifica]

Un uomo pensieroso cammina lungo il marciapiede che costeggia un parco a nord della città. Sigaretta tra le labbra, mani infossate nelle tasche. Accelera il passo tra un lampione e l'altro, non si fida del buio. Le macchine passano lente nella foschia, non se ne cura, lo sguardo fisso sul selciato che calpesta scansando le pozzanghere. Stringe il bavero del giubbotto di jeans attorno al collo. Ha fretta. È giovane, si direbbe a guardarlo, ha spalle larghe e gambe tozze da sportivo.

Non siamo capaci di ascoltarli[modifica]

Se mi chiedessero di scrivere una lettera a una bambina che sta per nascere, lo farei cosí.

Voi, noi[modifica]

La tenda la montavano d'inverno, poco prima delle feste di Natale. Abitavo in una grande piazza, talmente grande che la chiamavano prato, contornata da un filo di portici bassi e tozzi, nei quali quella stagione lasciava la foschia meno densa, sgranata, popolata di cappotti scuri. Era in quell'immenso slargo che il telone si gonfiava d'aria e di fantasia come la malia di una mongolfiera: accadeva una mattina, appena la luce del giorno restituiva geometrie e senso a quel luogo altrimenti incongruo ai miei sogni. Tutto seguiva un ritmo lento, contrappuntato dal rumore dei colpi secchi delle mazze che spingevano nel terreno i grandi chiodi per imprigionare la tenda, e dalle grida e dalle urla: finalmente la tela assumeva la sagoma di un enorme fortilizio eretto come per sortilegio ogni anno, proprio lì davanti alle mie finestre, proprio nei giorni in cui le figure del presepe venivano scartate dai fogli di giornale. E iniziava l'attesa.

Note[modifica]

  1. Durante il programma televisivo Tagadà, 12 gennaio 2016; citato in Lo psichiatra Paolo Crepet: «la gestazione per altri? Nazismo puro», UccrOnline.it, 16 gennaio 2016.
  2. a b c Citato in Denise Faticante, Banda da fiction, Lettera 43, 11 novembre 2010.
  3. Citato in Eleonora Lombardo, Paolo Crepet: “La bellezza della Sicilia può educare i bambini”, Repubblica.it, 29 settembre 2022.
  4. Durante il programma televisivo Quarta repubblica, 11 dicembre 2023; citato in Crepet, "le droghe le ho viste tutte. Ma come questa...". Choc da Porro, liberoquotidiano.it, 12 dicembre 2023.
  5. Da Solitudini, Feltrinelli.

Bibliografia[modifica]

Altri progetti[modifica]