Elegie funebri dalle poesie
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Raccolta di elegie funebri tratte dalle poesie.
- Era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est e l'Ovest, | la mia settimana feriale e il mio riposo domenicale, | il mio mezzodì, la mezzanotte, il mio discorso, il canto; | pensavo ch'amore fosse eterno: Io, mi sbagliavo. | Ora, le stelle non servono più: spegnetele tutte; | imballate la luna, e smantellate pure il sole; | svuotate l'oceano, e sradicate il bosco; | poiché nulla può venir ormai a niente di buono. (Wystan Hugh Auden)
- L'albero a cui tendevi | la pargoletta mano, | il verde melograno | da' bei vermigli fior, || nel muto orto solingo | rinverdì tutto or ora | e giugno lo ristora | di luce e di calor. || Tu fior de la mia pianta | percossa e inaridita, | tu de l'inutil vita | estremo unico fior, || sei ne la terra fredda, | sei ne la terra negra; | né il sol più ti rallegra | né ti risveglia amor. (Giosuè Carducci)
- Venisti e, fuggitivo ospite, impressa | di lieve orma la terra, or sei partito. | Ma donde e dove? Non sappiamo: uscito | dalla mano di Dio, ritorni ad essa. (Ludwig Uhland)