Lettere dai libri
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Raccolta di lettere tratte dai libri.
Lettere dai libri
[modifica]- Amore mio,
come stai? Qui è bellissimo e fa molto freddo. Ha nevicato per tre giorni e questa mattina la macchina era una palla bianca, ma c’era un sole meraviglioso. Sono andata a sciare con Adriana che continua a chiedermi di te. Secondo me ha paura di restare zitella. E pensa che per tutti ero io quella della famiglia destinata a restare sola. Sciare è sempre bellissimo, soprattutto oggi con la neve fresca, e mi è dispiaciuto che non ci fossi anche tu. Lo so che sei siciliano e che ti vergogni a mettere la calzamaglia, ma una volta, devi promettermelo, verrai e io ti insegnerò lo spazzaneve. Adriana dice che parlo con l’inflessione sicula, e sai una cosa, mi fa piacere. Il dialetto veneto non lo sopporto più. Ti penso e ti vorrei nel letto a scaldarmi i piedi freddi.
In questi giorni mi sono chiesta spesso perché ti amo e ho capito che fai uno sforzo terribile per accettarmi per quello che sono. Per adattarti a me. Mi dispiace che litighiamo. Tu sei una persona speciale e voglio provare a guardare le cose con i tuoi occhi. Me lo permetterai? Non dobbiamo buttarci via. Io posso imparare a renderti felice. Hai visto che ti ho scritto una lettera con carta e penna? Sono certa che quando la troverai nella cassetta ti farà più piacere di una e-mail.
La patata sta benissimo. A mia madre piace un sacco fare la nonna e la riempie di schifezze. Le ho detto che se quest’estate non viene a Palermo a conoscerti può scordarsi di rivederla. Come sono carina, eh?
Ti bacio Ovunque,
Maria Grazia. (Niccolò Ammaniti) - Athos prese la lettera inarcando le ciglia, ma l'idea che in essa si trattasse di d'Artagnan lo aiutò a superare il disgusto che provava a leggerla.
Ecco quel che c'era scritto:
Monsignore, io manderò stasera a vostra eminenza, per rinforzare la schiera del signor di Comminges, i dieci uomini che mi richiede. Sono buoni soldati, atti a tenere a dovere i due fieri avversari di cui vostra eminenza teme l'abilità e la risolutezza. (Alexandre Dumas padre, Vent'anni dopo) - Cara Theresa, è notte e sono sdraiata sul letto. Mi manchi, ho gli occhi gonfi e le lacrime mi scorrono calde sul viso. Fuori infuria un violento temporale estivo, con tuoni e lampi. Stasera ho camminato per le strade cercandoti nel volto di ogni donna che incrociavo, come ho fatto ogni sera di questo esilio solitario. Ho paura che non rivedrò mai più i tuoi occhi ridenti e canzonatori. (Leslie Feinberg)
- Caro Giovanni,
abbiamo ricevuto la tua lettera da Haleiwa ieri, certo che ti invidiamo da pazzi per le tue vacanze e i posti che vedi! Noi non possiamo neanche pensare di andare via prima di quest’estate anche se lo so che è un peccato che non riusciamo a incontrarci lì, perché è vero che non siamo così lontani, o per lo meno non lontani come quando eri in Italia. Il tempo qui è uno schifo perché ha piovuto anche ieri e l’altro ieri e sembra che continuerà così per sempre, speriamo di no. A proposito grazie per la lettera dalla Nuova Guinea, che viaggio emozionante deve essere stato, mi sembrava di guardare il National Geographic a leggere la tua lettera! Spero che siamo riusciti a fare delle foto super anche se il fotografo il Signor Formaro era così stupido, ci hai fatto morire dal ridere a raccontarci le vostre discussioni. Ron dice che devi metterti anche tu a scrivere perché hai un modo comico di raccontare, io gli do ragione, non ho mai riso così tanto con una lettera, davvero. Deve essere stata certo un’esperienza emozionante, poter girare quei paesi misteriosi e anche essere pagati anche se immagino che non è tutto rose e fiori perché è un vero lavoro come qualunque altro. (Andrea De Carlo) - Da Villers-Cotterêts egli scrisse al cardinale:
Eminenza, ne ho di già uno da offrirvi e quello vale per venti uomini. Io parto per Blois, perché il conte di La Fère abita nel castello di Bragelonne nelle vicinanze di quella città. (Alexandre Dumas padre, Vent'anni dopo) - Ho perduto la mia adorata figliola; infatti l’amavo come se lo fosse. Durante gli ultimi giorni della malattia della mia cara Bertha, non sono stato in grado di scrivere. E prima ancora non avevo idea della gravità della situazione. Ora che l'ho persa so tutto, ma è troppo tardi! È morta nella pace degli innocenti e con la gloriosa speranza di un futuro beato. Il demonio che ha tradito la nostra infatuata ospitalità è la causa della nostra disgrazia. Credevo di aver accolto nella nostra casa un’innocente, allegra, incantevole compagna per la mia perduta Bertha. Cielo! Come sono stato cieco! Ringrazio Dio che la mia bambina sia morta senza nutrire il minimo sospetto sulla causa delle sue sofferenze. Se n’è andata senza capire la natura del suo male e quanto fosse maledetta la passione che nutriva nei confronti di chi ha causato tutte le sue miserie. Io dedicherò i giorni che mi rimangono a cercare questo mostro per ucciderlo. So di avere delle speranze per attuare questo mio proposito giusto e pietoso. Ma al momento non ho neppure un bagliore a guidarmi. Maledico la mia incredulità, la mia deprecabile affettazione di superiorità, la mia cecità, la mia ostinazione, tutto… ma troppo tardi. Ora non riesco a parlare e a scrivere in modo coerente. Sono fuori di me. Quando mi sarò un po’ ripreso, mi dedicherò alle ricerche che, credo, mi porteranno a Vienna. In autunno, tra un paio di mesi, forse anche prima, se sopravviverò, verrò a trovarvi, se me lo permetterete; allora potrò raccontarvi ciò che ora non oso mettere sulla carta. Addio. Pregate per me, cari amici. (Joseph Sheridan Le Fanu)
- Il giorno dopo Candido destandosi ricevette una lettera così concepita:
«Signore e mio carissimo amante, da otto giorni sono in questa città ammalata. Vengo a sapere che siete qui. Volerei fra le vostre braccia, se potessi muovermi. Seppi che siete passato per Bordeaux, dove ho lasciato il fedel Cacambo e la vecchia, che mi devono seguire presto. Il governatore di Buenos Aires s'è presa ogni cosa, ma il vostro cuore mi rimane. Venite, la vostra presenza mi ridarà la vita, o mi farà morire di piacere.» (Voltaire) - Mio caro Hans,
Questa è una lettera difficile. Lascia che per prima cosa ti dica quanto mi rattristi la tua partenza per l’America. Per te, che ami la Germania, non deve essere facile cominciare una nuova vita in America, paese con cui né tu né io abbiamo qualcosa in comune; posso immaginare quanto tu ti senta addolorato e infelice. D’altra parte, è probabilmente la cosa più saggia che tu possa fare. La Germania di domani sarà diversa dalla Germania che abbiamo conosciuto noi. Sarà una nuova Germania, sotto la guida dell’uomo che si appresta a determinare il nostro fato e il fato del mondo intero per i secoli che verranno. Ti indignerai se ti dico che credo in questo uomo. Soltanto lui può salvare la nostra amata patria dal bolscevismo e dal materialismo, soltanto per mezzo di lui la Germania può riacquistare il prestigio morale che ha perso con la sua follia. Tu non sarai d’accordo, ma non riesco a vedere un’altra speranza per la Germania. Dobbiamo scegliere tra Stalin e Hitler : io preferisco Hitler. La sua personalità e la sua sincerità mi hanno fatto un’impressione più forte di quanto non avrei mai creduto possibile. L’ho conosciuto recentemente quando ero a Monaco con mia madre. Di aspetto è un omino insignificante; ma appena si ascoltano le sue parole si è trascinati dalla sua forza di persuasione, dalla sua volontà di ferro, dalla sua intensità e dal suo intuito profetico. Quando mia madre si congedò, piangeva e continuava a ripetere: «Ce l’ha inviato Dio». Mi rincresce, più di quanto sappia esprimere a parole, che per un certo periodo, forse un anno o due, non ci sia posto per te in questa nuova Germania. Ma non riesco a vedere un solo motivo per cui tu non dovresti ritornare più tardi. La Germania ha bisogno di gente come te. Sono convinto che il Führer è in grado di scegliere, ed è dispostissimo a farlo, tra i buoni elementi ebrei e gli indesiderabili.
Tutto abbandona
chi abita accanto all’origine, il luogo.
Sono contento che i tuoi genitori abbiano deciso di rimanere a Stoccarda. Inutile dire che nessuno li molesterà; possono vivere e morire qui in pace e sicurezza.
Forse, un giorno o l’altro, le nostre strade s’incroceranno di nuovo. Mi ricorderò sempre di te, caro Hans! Hai esercitato un grande influsso su di me. Mi hai insegnato a pensare, e a dubitare, e a trovare attraverso il dubbio il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.
Tuo,
Konradin v. H. (Fred Uhlman)