Papa Gregorio I

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Papa Gregorio I

San Gregorio I, o Gregorio Magno (540 circa – 604), papa della Chiesa cattolica.

Citazioni di Papa Gregorio I[modifica]

  • Chi ha dunque ingegno badi di non tacere, chi abbondanza di roba si guardi dall'esser troppo duro di mano nell'esercizio della misericordia: chi ha un'arte da vivere, ne partecipi al prossimo l'uso e l'utilità.[1]
  • Ciò che era ottimo, una volta corrotto, è pessimo.[2]
Corruptio optimi pexima.
  • Era quindi giusto che i sodomiti, ardendo di desideri perversi originati dal fetore della carne, perissero ad un tempo per mezzo del fuoco e dello zolfo, affinché dal giusto castigo si rendessero conto del male compiuto sotto la spinta di un desiderio perverso.[3]
  • Il piacere non può mai essere senza peccato.[4]
  • Io non parlo alle femmine, bensì agli uomini, perché chi è di mente instabile non è assolutamente in grado di capire le mie parole.[5]
  • Mi è stato assai più utile il lungo dubbio di Tommaso che la fede immediata della Maddalena.[6]
  • Se tuttavia notate che [gli eretici] non sono disposti a modificare la loro condotta, desideriamo che con grande zelo Voi li arrestiate. Se sono schiavi, domateli con botte e torture al fine di ottenere il miglioramento; ma se sono liberi, devono essere indotti al pentimento con una dura carcerazione.[7]
  • Servo dei servi di Dio.
Servus servorum Dei
Formula con la quale il papa firma i documenti ufficiali. Fu usata per la prima volta da Gregorio I.[8]

Commento al libro di Giobbe[modifica]

  • C'è un genere di semplicità che meglio sarebbe chiamare ignoranza. Essa consiste nel non sapere neppure che cosa sia rettitudine.
  • L'astuzia del serpente ammaestri la semplicità della colomba, e la semplicità della colomba moderi l'astuzia del serpente.
  • Lo Spirito Santo ha manifestato la sua presenza agli uomini sotto forma non soltanto di colomba, ma anche di fuoco. Nella colomba viene indicata la semplicità, nel fuoco l'entusiasmo per il bene.
  • Ora il peccatore cammina su due strade, quando compie quello che è di Dio, ma desidera e cerca quello che è del mondo.
  • Uno si allontana completamente dal male, quando per amore di Dio comincia a non voler più peccare. Se invece fa ancora il bene per timore, non si è del tutto allontanato dal male; e pecca per questo, perché sarebbe disposto a peccare, se lo potesse fare impunemente.

[AAVV, Liturgia horarum iuxta ritum Romanum, Typis Polyglottis Vaticanis, ed. italiana, Roma, 1972]

Omelie sui vangeli[modifica]

  • Il termine «angelo» denota l'ufficio, non la natura.
  • Nella santa città del cielo, resa perfetta dalla piena conoscenza che scaturisce dalla visione di Dio onnipotente, gli angeli non hanno nomi particolari, che contraddistinguano le loro persone.
  • Quelli che recano annunzi ordinari sono detti angeli, quelli invece che annunziano i più grandi eventi son chiamati arcangeli.

[AAVV, Liturgia horarum iuxta ritum Romanum, Typis Polyglottis Vaticanis, ed. italiana, Roma, 1972]

Citazioni su Papa Gregorio I[modifica]

  • I Dialoghi di San Gregorio sono una raccolta di miracoli e di visioni relative alla vita dei santi, fatta da un uomo di strana e malata sensibilità; ma essi formarono il modello che gli artisti seguiranno fedelmente; il pontefice che prima d'essere consacrato vedeva l'angiolo sulla mole adrianea[9] riporre nel fodero la spada di fuoco, e che pregò poi per la salute dell'anima di Traiano imperatore, fu uomo preso or dall'entusiasmo, ora dalla disperazione; un veggente della collera di Dio, il profeta che si estolle sui campi della morte. (Adolfo Venturi (storico dell'arte))
  • Il modo vigoroso [...] con cui egli determinò i fondamenti della musica ecclesiastica, l'aver egli saputo, con savio divisamento, scegliere dai materiali conservati, dagli Inni cioè e dagli altri canti religiosi, quanto di bello, di prezioso e duraturo essi nascondevano, ordinando ogni cosa in un tutto omogeneo, tale da resistere agl'insulti del tempo, costituirà per lui un merito immortale, unico nella storia della musica. Fu lui, che condusse a perfezione e la liturgia in generale e il canto liturgico in particolare con quella profonda conoscenza pratica che aveva acquistato nel suo duplice ufficio di abate benedittino e di arcidiacono della chiesa romana. (Johannes Baptist Katschthaler)
  • Per opera di san Gregorio il canto liturgico raggiunse la più alta perfezione, la pienezza del proprio sviluppo. San Gregorio è un cantore meraviglioso, un compositore di genio così grande, quale, nel decorso di molti secoli, rarissime volte s'incontra. Per ben mille anni fiorirono le melodie da lui trovate che ai giorni nostri di nuovo incominciano a rifiorire ed olezzare. Questa grande figura di Papa parve ai contemporanei così eminente, da credere che nessuno dei suoi predecessori fosse giunto a tanta sublimità. Nel Medio Evo si stimò persino che i cantici da lui composti gli fossero stati ispirati dallo Spirito Santo; ed il suo Antifonario fu considerato quale un reliquiario intangibile. Diversi Papi dopo di lui ritoccarono l'ufficio liturgico; ma l'Antifonario di san Gregorio, ed in specie i cantici della Messa, rimasero immutati. (Ambrosius Kienle)

Note[modifica]

  1. Citato in Le encicliche sociali dei papi, a cura di Igino Giordani, p. 167.
  2. Da Moralia; citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, Milano, 1921.
  3. Da Commento morale a Giobbe, XIV-23.
  4. Da Responsum Gregorii.
  5. Da Moralia, XXVIII, 3.
  6. Citato in Vittorio Messori, Ipotesi su Gesù, SEI, Torino, 1976, p. 119.
  7. Da un'epistola a Gianuario (arcivescovo di Cagliari); citato in Walter Peruzzi, Il cattolicesimo reale attraverso i testi della Bibbia, dei papi, dei dottori della Chiesa, dei concili, Odradek, Roma, 2008, p. 211.
  8. Citato in Piero Petrosillo, Dizionario del Cristianesimo, San Paolo – Jesus, Milano, 2000, p. 165.
  9. Castel Sant'Angelo, detto anche Mausoleo di Adriano.

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