Karl Popper

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Karl Popper nel 1990

Karl Raimund Popper (1902 – 1994), filosofo ed epistemologo austriaco naturalizzato britannico.

Citazioni di Karl Popper[modifica]

  • Alla London School of Economics, circa 20 anni fa, mi fu proposto dal direttore di introdurre un corso di lettura rapida. Io gli risposi che avrei preferito l'introduzione di un corso di lettura lenta. Infatti è terribile come la lettura frettolosa di un'opera distrugga l'onestà intellettuale. È preferibile non leggere un libro, che leggerlo in poche ore e ricavare l'impressione di averlo letto; lo dico sempre ai miei studenti. (dall'intervista di Franco Foresta Martin, La scienza e i suoi nemici, Corriere della sera, 12 maggio 1984, p. 7. In Come io vedo il duemila. Sedici interviste: 1983-1994, p. 42)
  • Chiamiamo "vera" un'asserzione se essa coincide con i fatti o corrisponde ai fatti o se le cose sono tali quali l'asserzione le presenta; e il concetto cosiddetto assoluto o oggettivo della verità, che ognuno di noi continuamente usa. Uno dei più importanti risultati della logica moderna consiste nell'aver riabilitato con pieno successo questo concetto assoluto di verità. [...] Vorrei indicare nella riabilitazione del concetto di verità da parte del logico e matematico Alfred Tarski il risultato filosoficamente più importante della logica matematica moderna.» (da Sulla logica delle scienze sociali, in AA. VV., Dialettica e positivismo in sociologia, Einaudi, Torino, 1972)
  • Chiunque ha tentato di creare uno Stato perfetto, un paradiso in terra, ha in realtà realizzato un inferno. (da Rivoluzione o riforme?)
  • Desidero mostrare quanto sia difficile e allo stesso tempo urgente continuare la battaglia di Schopenhauer contro quel vaniloquio [di Hegel] insulso e piatto... Bisognerebbe aiutare almeno la nuova generazione ad affrancarsi da quella truffa intellettuale, la più grande, forse, nella storia della civiltà e della lotta contro i nemici. Sarà forse tale generazione a esaudire la speranza di Schopenhauer, che, nel 1840, affermava: "Questa colossale mistificazione è destinata a fornire ai posteri un argomento inesauribile di scherno nei riguardi della nostra epoca". La farsa hegeliana ha fatto abbastanza danni. Dobbiamo mettervi fine. Dobbiamo parlare – a rischio, magari, di insudiciarci a contatto con quella vergognosa mistificazione, che, purtroppo senza successo, fu così chiaramente smascherata cento anni or sono. Troppi filosofi hanno ignorato gli ammonimenti instancabilmente ripetuti da Schopenhauer; e li ignoravano non tanto a proprio danno (perché a loro non andava poi troppo male) quanto a danno dei loro discepoli e a danno dell'umanità. (da Falsche Propheten. Hegel, Marx und die Folgen, Bern, 1958, p. 43)
  • Hume ha perfettamente ragione quando afferma che l'induzione non può essere giustificata in alcun modo. (citato in AA.VV., Il libro della filosofia, traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 153. ISBN 9788858014165)
  • Il metodo della scienza è razionale: è il migliore che abbiamo. Perciò è razionale accettare i suoi risultati; ma non nel senso di confidare ciecamente in essi: non sappiamo mai in anticipo dove potremmo essere piantati in asso. (da Poscritto alla logica della scoperta scientifica, a cura di Alberto Arosi, W.W. Bartley e Roberto Festa, traduzione di Margherita Mancini e Sabrina Benzi, Il Saggiatore)
  • Io sostengo che una delle caratteristiche di una società aperta sia di tenere in gran conto, oltre alla forma democratica di governo, la libertà di associazione, e di proteggere ed anche incoraggiare la formazione di sotto-società libere, ciascuna delle quali possa sostenere differenti opinioni e credenze.[1]
  • La differenza principale fra Einstein e un'ameba è che Einstein cerca coscientemente l'eliminazione degli errori. Egli cerca di uccidere le sue teorie: è coscientemente critico delle sue teorie che, per questa ragione, egli cerca di formulare esattamente piuttosto che vagamente. Ma l'ameba non può essere critica riguardo alle sue ipotesi; non può essere critica perché non può fronteggiare le sue ipotesi: esse sono parte di sé. (Solo la conoscenza oggettiva è criticabile: la conoscenza soggettiva diviene criticabile solo quando diviene oggettiva. E diviene oggettiva quando noi diciamo ciò che pensiamo e ancor più quando lo scriviamo o lo stampiamo) (CO, 46).[2]
  • [Sul sistema proporzionale] L'idea di avere un Parlamento [...] che sia in ogni sfumatura lo specchio dell'intera popolazione è una soluzione politica romantica e sciocca che non può funzionare. [...] un simile sistema di voto favorisce sproporzionatamente i piccoli partiti. I grandi partiti infatti, se si trovano nell'impossibilità di formare un governo, sono costretti a fare appello ai partitini, i quali vengono così a godere, di un'importanza molto maggiore di quella reale delle minoranze che rappresentano. Così si arriva all'assurdo che finiscono per essere i piccoli partiti l'ago della bilancia nel dirigere il paese. Ma questo è il contrario dell'idea stessa della rappresentanza democratica: è come una democrazia che sta con i piedi all'aria e la testa in giù. Una situazione del genere è tanto più negativa in quanto priva del senso di responsabilità i grandi partiti. I quali dicono: "Ma noi non siamo responsabili, la colpa è dei votanti" [...]. (dall'intervista di Luciano Ferreri, Attenti ai pericoli della democrazia, L'Europeo, 2 novembre 1990. In Come io vedo il duemila. Sedici interviste: 1983-1994, introduzione di Massimo Baldini, Armando Editore, Roma, 1998, p. 99. ISBN 88-7144-786-7)
  • L'unità dell'Occidente su un'unica idea, su una sola fede, su un'unica religione, sarebbe la fine dell'Occidente, la nostra capitolazione, il nostro assoggettamento incondizionato all'idea totalitaria (da Come io vedo la filosofia e altri saggi, Armando Editore, Roma, 2005, p. 142 ISBN 8883589998)
  • La ricerca della verità è possibile soltanto se parliamo chiaramente e semplicemente ed evitiamo tecnicismi e complicazioni non necessari. Dal mio punto di vista, mirare alla semplicità e alla chiarezza è un dovere morale degli intellettuali: la mancanza di chiarezza è un peccato e la pretenziosità è un delitto. (da La scienza la filosofia e il senso comune, Armando Editore, 2005, p. 27)
  • La scienza è descrivibile come l'arte della sistematica semplificazione eccessiva.
Science may be described as the art of systematic over-simplification. (da The Open Universe: An Argument for Indeterminism, 1992, p. 44. ISBN 0-415-07865-2)
  • La storia dell'evoluzione suggerisce che l'universo non abbia mai smesso di essere creativo o «inventivo». (da Karl Popper, John C. Eccles, L'io e il suo cervello, a cura di Barbara Continenza, traduzione di Giuseppe Mininni, Armando Editore, 2001)
  • [Quando emigrò in Nuova Zelanda] Mi apparve chiaro che la democrazia come istituzione – anche la democrazia britannica – non è fatta per combattere il totalitarismo; era particolarmente triste rendersi conto che con tutta evidenza c'era un solo uomo – Winston Churchill – che comprendesse ciò che stava accadendo e nessuno aveva per lui neanche una buona parola. (citato in Ralf Dahrendorf, Erasmiani, traduzione di M. Sampaolo, p. 155)
  • Non esiste alcun metodo scientifico in nessuno di questi tre sensi: [...] non c'è alcun metodo per scoprire una realtà scientifica; non c'è alcun metodo per accertare la verità di un'ipotesi scientifica, cioè nessun metodo di verificazione; non c'è alcun metodo per accertare se un'ipotesi è probabilmente vera. (da Poscritto alla Logica della scoperta scientifica. Il realismo e lo scopo della scienza, trad. di M. Benzi e S. Mancini, Il Saggiatore, 2009, p. 44)
  • Non può esistere società umana senza diritto. (citato in Ralf Dahrendorf, Erasmiani, traduzione di M. Sampaolo, p. 59)
  • Non vi è alcuna società che possa predire, scientificamente, i livelli futuri livello delle proprie conoscenze.[3]
  • Ogni qualvolta una teoria ti sembra essere l'unica possibile, prendilo come un segno che non hai capito né la teoria né il problema che si intendeva risolvere. (da Conoscenza oggettiva: un punto di vista evoluzionistico)
  • Ogni soluzione di un problema crea nuovi problemi irrisolti. (citato in AA.VV., Il libro della filosofia, traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 264. ISBN 9788858014165)
  • Penso che Russell abbia ragione quando attribuisce all'epistemologia conseguenze pratiche per la scienza, per l'etica e perfino per la politica. Egli infatti afferma che il relativismo epistemologico, ossia l'idea che non esiste nulla di simile alla verità obbiettiva, e il pragmatismo epistemologico, ossia l'idea che la verità è lo stesso che l'utilità, sono strettamente connessi con idee autoritarie e totalitarie (CC, 14).[2]
  • Quel che rende interessante o significativa un'opera d'arte è qualcosa di affatto diverso dall'autoespressione. (da La ricerca non ha fine, p. 76)
  • Se un lettore coscienzioso trova che un passaggio è oscuro, questo deve essere riscritto. (da La ricerca non ha fine, p. 98)
  • Tutta la conoscenza umana rimane fallibile, congetturale. Non esiste nessuna giustificazione [o verificazione] compresa, beninteso, nessuna giustificazione [o verificazione] definitiva di una confutazione. (da Poscritto alla logica della scoperta scientifica)

Congetture e confutazioni[modifica]

  • Una teoria che non può essere confutata da alcun evento concepibile non è scientifica. L'inconfutabilità di una teoria non è (come spesso si crede) un pregio, bensì un difetto. (p. 66)
  • Tutte le leggi, tutte le teorie restano essenzialmente provvisorie, congetturali, o ipotetiche, anche quando non ci sentiamo più in grado di dubitare di esse. (p. 93)
  • Lo status della verità intesa in senso oggettivo, come corrispondenza ai fatti, con il suo ruolo di principio regolativo, può paragonarsi a quello di una cima montuosa, normalmente avvolta fra le nuvole. Uno scalatore può, non solo avere difficoltà a raggiungerla, ma anche non accorgersene quando vi giunge, poiché può non riuscire a distinguere, nelle nuvole, fra la vetta principale e un picco secondario. Questo tuttavia non mette in discussione l'esistenza oggettiva della vetta; e se lo scalatore dice «dubito di aver raggiunto la vera vetta», egli riconosce, implicitamente, l'esistenza oggettiva di questa. (p. 388)
  • Vi sono soltanto due tipi fondamentali di istituzioni di governo: quelle che consentono un mutamento del governo senza spargimento di sangue, e quelle che non lo consentono. [...] Personalmente, preferisco chiamare «democrazia» il tipo di reggimento politico che può essere sostituito senza l'uso della violenza, e «tirannide» l'altro. (p. 585)
  • In breve, sostengo che il problema più urgente di una politica razionale è rappresentato dalla miseria umana, mentre la questione della felicità non va posta sullo stesso piano. L'attingimento della felicità dovrebbe essere lasciato agli sforzi dei singoli. (p. 611)
  • Coloro che credono nell'uomo quale è, e non hanno dunque abbandonato la speranza di vincere la violenza e l'irrazionalità, devono esigere che a ogni uomo sia dato il diritto di organizzare autonomamente la propria vita, nella misura in cui ciò è compatibile con gli eguali diritti degli altri. (pp. 613-614)
  • L'assurdità della fede comunista è manifesta. Appellandosi alla credenza nella libertà umana, essa ha prodotto un sistema di oppressione senza pari nella storia. (p. 623)

La natura dei problemi filosofici[modifica]

  • Le soluzioni dei problemi possono passare attraverso i confini di numerose scienze. Analogamente, un problema può dirsi giustamente "filosofico" se troviamo che, per quanto sorto originariamente in connessione, mettiamo, con la teoria atomica, esso è più strettamente legato a problemi e teorie che sono state discusse dai filosofi, piuttosto che dai fisici. E, di nuovo, non importa per nulla il tipo di metodo che usiamo per risolvere tale problema. La cosmologia, per esempio, sarà sempre di grande interesse filosofico, anche se per alcuni dei suoi metodi essa è diventata strettamente congenere con quanto potrebbe forse meglio chiamarsi "fisica". Sostenere che, dal momento che a che fare con questioni fattuali, appartiene di necessità alla scienza piuttosto che alla filosofia, non solo è pedantesco, ma chiaramente è il risultato di un dogma epistemologico, e dunque filosofico. Analogamente, non vi è alcuna ragione per cui a un problema risolvibile con mezzi logici si dovrebbe negare la qualifica di "filosofico". Può ben essere filosofico, o fisico o biologico. L'analisi logica svolse una parte notevole nella teoria della relatività speciale di Einstein,; e fu in parte questo fatto a rendere la teoria interessante dal punto di vista filosofico, e a suscitare un vasto campo di problemi filosofici ad essa connessi.[4]

[Karl Popper, La natura dei problemi filosofici, in Congetture e confutazioni, traduzione di G. Pancaldi, Il Mulino, Bologna 1972.]

La lezione di questo secolo[modifica]

  • Abbiamo bisogno della libertà per impedire che lo Stato abusi del suo potere e abbiamo bisogno dello Stato per impedire l'abuso della libertà.
  • Io ho una grande speranza, e cioè che, con la scomparsa del marxismo, noi riusciremo con successo ad eliminare la pressione delle ideologie come centro della politica.
  • La dittatura è moralmente cattiva perché condanna i cittadini dello Stato, contro la loro migliore coscienza, contro il loro convincimento morale, a collaborare con il male se non altro con il silenzio. Essa solleva l'uomo dalla responsabilità morale senza la quale è solo la metà, un centesimo di uomo. Essa trasforma qualsiasi tentativo di esprimere la propria responsabilità umana, in un tentativo di suicidio.
  • Il futuro è molto aperto, e dipende da noi, da noi tutti. Dipende da ciò che voi e io e molti altri uomini fanno e faranno, oggi, domani e dopodomani. E quello che noi facciamo e faremo dipende a sua volta dal nostro pensiero e dai nostri desideri, dalle nostre speranze e dai nostri timori. Dipende da come vediamo il mondo e da come valutiamo le possibilità del futuro che sono aperte.

[Karl Popper, La lezione di questo secolo, a cura di Giancarlo Bosetti, Marsilio, Venezia 1992]

La società aperta e i suoi nemici[modifica]

  • Il marxismo è solo un episodio – uno dei tanti errori che abbiamo commesso nella perenne e pericolosa lotta per costruire un mondo migliore e più libero. (da La società aperta e i suoi nemici, Armando Editore, 1996, p. 16)
  • Gli argomenti sui quali si fonda la profezia storica di Marx non sono validi. Il suo ingegnoso tentativo di trarre conclusioni profetiche dall'osservazione delle tendenze economiche contemporanee è fallito. [...] La ragione del suo fallimento come profeta va esclusivamente ricercata nella povertà dello storicismo in quanto tale, nel semplice fatto che, anche se constatiamo oggi il manifestarsi di una certa tendenza o direzione storica, non possiamo sapere quale aspetto essa potrà assumere domani.
  • Quasi tutte le più importanti idee del totalitarismo moderno sono direttamente ereditate da Hegel, che raccolse e conservò quello che A. Zimmern chiama "l'arsenale d'armi dei movimenti autoritari". Benché la maggior parte di queste armi non sia stata creata da Hegel stesso, ma sia stata da lui scoperta negli antichi tesori di guerra della perenne rivolta contro la ragione, fu senza dubbio il suo sforzo a riscoprirli e a porli nelle mani dei suoi seguaci moderni.
  • Dovremmo rivendicare, nel nome della tolleranza, il diritto a non tollerare gli intolleranti.
  • Se la democrazia è distrutta, tutti i diritti sono distrutti; anche se fossero mantenuti certi vantaggi economici goduti dai governati, essi lo sarebbero solo sulla base della rassegnazione.
  • Non esiste alcun criterio generale di verità. Ma ciò non legittima la conclusione che la scelta fra teorie concorrenti sia arbitraria: significa soltanto e molto semplicemente che noi possiamo sempre errare nella nostra scelta, che possiamo sempre vederci sfuggire la verità o che possiamo non raggiungerla, che non possiamo mai pretendere la certezza; che noi insomma siamo fallibili.
  • Occorrono di continuo delle soluzioni da provare e da scartare se non hanno riflessi positivi; come nella ricerca il dogmatico è l'illuso possessore di una verità definita, così in politica l'utopista è l'illuso possessore di una verità politica perfetta.
  • L'atteggiamento razionalistico... [è] minacciato sia da destra che da sinistra. [...] Questa è la ragione per cui il conflitto tra razionalismo e irrazionalismo è diventato il più importante problema intellettuale e forse anche morale del nostro tempo. [...] Lo Stato inteso come la realtà della volontà sostanziale, realtà ch'esso ha nell'autocoscienza particolare innalzata alla sua universalità, è il razionale in sé e per sé.
  • Invece di posare a profeti dobbiamo diventare i creatori del nostro destino. Noi dobbiamo imparare a fare le cose nel miglior modo che ci è possibile e ad andare alla ricerca dei nostri errori. E quando avremo abbandonato l'idea che la storia del potere sarà il nostro giudice, quando avremo smesso di preoccuparci se la storia ci giustificherà o meno, allora forse riusciremo un giorno a mettere sotto controllo il potere. In questo modo possiamo anche giustificare la storia, a nostra volta. Essa ha estremo bisogno di una giustificazione.
  • Chi ha da dire qualcosa di nuovo e di importante ci tiene a farsi capire. Farà perciò tutto il possibile per scrivere in modo semplice e comprensibile. Niente è più facile dello scrivere difficile.
  • La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l'illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi.
  • Chi insegna che non la ragione, ma l'amore deve governare, apre la strada a coloro che governano con l'odio. (2003)
  • Io non intendo affermare, con questo, che di cospirazioni non ne avvengano mai. Al contrario, esse sono tipici fenomeni sociali. Esse diventano importanti, per esempio, tutte le volte che pervengono al potere persone che credono nella teoria della cospirazione. E persone che credono sinceramente di sapere come si realizza il cielo in terra sono facili quant'altre mai ad adottare la teoria della cospirazione e a impegnarsi in una contro-cospirazione contro inesistenti cospiratori. Infatti la sola spiegazione del fallimento del loro tentativo di realizzare il cielo in terra è l'intenzione malvagia del Demonio che ha tutto l'interesse di mantenere vivo l'inferno.[fonte 1]
  • Cospirazioni avvengono, bisogna ammetterlo. Ma il fatto notevole che, nonostante la loro presenza, smentisce la teoria della cospirazione, è che poche di queste cospirazioni alla fin fine hanno successo. I cospiratori raramente riescono ad attuare la loro cospirazione.
    Perché si verifica questo? Perché le realizzazioni differiscono così profondamente dalle aspirazioni? Perché ciò è quanto normalmente avviene nella vita sociale, ci siano o non ci siano cospirazioni. La vita sociale non è solo una prova di forza fra gruppi in competizione, ma è anche azione entro una più o meno elastica o fragile struttura di istituzioni e tradizioni, azione che provoca – a parte qualsiasi contro-azione consapevole – molte reazioni impreviste, e alcune di esse forse anche imprevedibili, in seno a questa struttura.[fonte 1]

[Karl Popper, La società aperta e i suoi nemici, a cura di Dario Antiseri, traduzione di Renato Pavetto, Armando Editore, Roma, 1974.]

Logica della scoperta scientifica[modifica]

  • Credo che ci sia un solo argomento a difesa dell'esistenza della filosofia. È questo: lo sappiano o no, tutti gli uomini hanno una filosofia. Certo, può ben darsi che nessuna delle nostre filosofie valga un gran che, ma la loro influenza sui nostri pensieri e sulle nostre azioni è grande, e spesso incalcolabile.
  • La scienza non è un insieme di asserzioni certe, o stabilite una volta per tutte, e non è neppure un sistema che avanzi costantemente verso uno stato definitivo. La nostra scienza non è conoscenza (epistème): non può mai pretendere di aver raggiunto la verità, e neppure un sostituto della verità, come la probabilità.
  • Non il possesso della conoscenza, della verità irrefutabile, fa l'uomo di scienza, ma la ricerca critica, persistente e inquieta, della verità.
  • Quelli tra noi che non espongono volentieri le loro idee al rischio della confutazione non prendono parte al gioco della scienza.
  • Le asserzioni universali non possono essere derivate da asserzioni singolari ma solo da esse smentite.
  • Noi non sappiamo, possiamo solo tirare a indovinare. E i nostri tentativi di indovinare sono guidati dalla fede non-scientifica (e quindi metafisica) nelle leggi, nelle regolarità che possiamo svelare, scoprire.
  • Non si può negare che, accanto alle idee metafisiche che hanno ostacolato il cammino della scienza, ce ne sono state altre — come l'atomismo speculativo — che ne hanno aiutato il progresso. E guardando alla questione dal punto di vista psicologico. sono propenso a ritenere che la scoperta scientifica è impossibile senza la fede in idee che hanno una natura puramente speculativa, e che talvolta sono addirittura piuttosto nebulose; fede, questa, che è completamente priva di garanzie dal punto di vista della scienza e che pertanto, entro questi limiti, è "metafisica".
  • Chiamo problema della demarcazione il problema di trovare un criterio che ci metta in grado di distinguere tra le scienze empiriche da un lato e la matematica e la logica, e così pure i sistemi "metafisici", dall'altro.
  • La base empirica delle scienze oggettive non ha in sé nulla di “assoluto”. La scienza non posa su un solido strato di roccia. L’ardita struttura delle sue teorie si eleva, per così dire, sopra una palude. È come un edificio costruito su palafitte. Le palafitte vengono conficcate dall’alto, giù nella palude: ma non in una base materiale o data; e il fatto che desistiamo dai nostri tentativi di conficcare più a fondo le palafitte non significa che abbiamo trovato un terreno solido. Semplicemente ci fermiamo quando siamo soddisfatti e riteniamo che almeno per il momento i sostegni siano abbastanza stabili da sorreggere la struttura.

[Karl Popper, Logica della scoperta scientifica (Logik Der Forschung), traduzione di Mario Trinchero, Einaudi, 1995]

Simposio[modifica]

Incipit[modifica]

Scienza e ipotesi
Scienza e ipotesi è il titolo di un libro di Henri Poincaré, uno dei più ragguardevoli libri di filosofia delle scienze; l'ho quindi scelto come titolo per il tema di questa giornata.
Vorrei cominciare con una professione di fiducia nella scienza. Oggigiorno la scienza sta sotto l'influsso di correnti alla moda molto discutibili. Essa viene assalita non solo dall'esterno, ma anche dall'interno. Ma io considero la scienza della natura, insieme con la musica, la poesia e la pittura, come la maggiore realizzazione dello spirito umano.

Citazioni[modifica]

  • La scienza della natura è, cionondimeno, la nostra più grande speranza. Se possiamo tirarci fuori dalla palude in cui siamo sprofondati, ci riusciremo di certo solo con l'aiuto della scienza. E ciò suona sicuramente «scientifico», come si dice oggi. (p. 71)
  • Non si può designare nessuno dei grandi scienziati come scientista. Tutti i grandi scienziati furono critici (skeptish' e cauti) nei confronti della scienza. Furono ben consapevoli di quanto poco noi conosciamo. (p. 72)
  • Io credo che tutti gli scienziati autentici abbiano considerato se stessi come Newton: sapevano che non sappiamo nulla, a anche che nel campo già coltivato della scienza tutto è incerto. (p. 72)
  • Se lo scientismo è qualcosa, esso è la fede cieca e dogmatica nella scienza. Ma questa fede cieca nella scienza è estranea allo scienziato autentico. (p. 73)
  • Il «sapere» scientifico non è conoscenza certa (Wissen): è solo un sapere congettuale. (p. 73)
  • I miei problemi sono soprattutto la differenza tra il linguaggio umano e il linguaggio animale. Questo mi sembra essere davvero il problema centrale. Tutti i linguisti, o almeno la maggior parte di loro, non hanno capito veramente il mio maestro Karl Bühler e non l'hanno letto a fondo: non hanno visto quanto sia importante la sua dottrina. (p. 127)
  • Bühler ha detto qualcosa che è di decisiva importanza per la linguistica, per la musicologia, per l'estetica. Ha richiamato l'attenzione sul fatto che tutti gli animali, io pure, si esprimono. (p. 127)
  • Gli animali si esprimono, e l'espressione può essere considerata, fino ad un certo grado, linguaggio. Questo è, ad avviso di Bühler, il livello più basso del linguaggio, un livello che svolge pur sempre un certo ruolo quando si parla, ma che non raggiunge il livello umano. (p. 127)
  • L'arte è l'espressione della personalità: io, l'artista, io sono importante nell'arte,: io mi devo esprimere, eventualmente, io devo comunicare. Questo è tutto quello che è importante nell'arte. Ciò ha rovinato l'arte. (p. 130)
  • L'espressione «società aperta», in contrapposizione a «società chiusa», proviene dall'importante filosofo francese Henri Bergson e, in un uso diverso, dal mio libro La società aperta e i suoi nemici. Mi decisi a scrivere quel libro nel giorno in cui mi arrivò la notizia che Hitler era entrato in Austria.
  • I filosofi superficiali sono la rovina dell'arte. (p. 130)
  • Nel momento in cui credi di essere venuto a capo di qualcosa, tutto è perduto. Non veniamo mai a capo di qualcosa, i nostri problemi si spostano di continuo, vanno sempre più lontano. (p. 169)

Postfazione[modifica]

  • Pochi uomini hanno abbastanza fantasia per potersi rappresentare la vita in una società moderna non democratica. George Orwell possedeva la fantasia necessaria. Il suo libro 1984 è forse un po' esagerato, ma non nella sostanza. Ed è certo che lo Stato nazionalsocialista era ancora più disumano di quanto lo descrivesse Orwell; solo che era tecnologicamente meno sviluppato. (p. 176)
  • Tutti i nostri valori hanno dei limiti. Ed è difficile tracciare questi limiti. (p. 177)
  • Abbiamo bisogno dello Stato e delle sue leggi per far sì che gli inevitabili limiti della libertà dei cittadini siano uguali per tutti. (p. 178)
  • Si è sempre tentato di tenere insieme gli uomini con la forza o le minacce. La minaccia dell'inferno era un tentativo di questo tipo. (p. 180)
  • Uno Stato democratico non può essere migliore dei suoi cittadini. (p. 182)

[Karl Popper, Simposio, in Karl Popper, Konrad Lorenz, Il futuro è aperto: il colloquio di Altenberg insieme con i testi del simposio viennese su Popper, introduzione e traduzione di Dario Antiseri, prefazione di Franz Kreuzer, Rusconi Editore, Milano 1989]

Tre saggi sulla mente umana[modifica]

  • Suppongo che la vita, e più tardi la mente, si siano sviluppate o siano apparse in un universo che fino a quel punto ne era privo. La vita, o la materia vivente, in qualche modo emerse dalla materia inanimata; e non sembra del tutto impossibile che un giorno sapremo come ciò sia avvenuto. (da La selezione naturale e la comparsa della mente, p. 17).
  • [...] sono pienamente consapevole dei miei limiti e della mia incompetenza. So di sapere poco, e neppure ciò è una mia scoperta: l'ho imparato da Socrate. (da Il posto della mente nella natura, p. 27).
  • [...] noi impariamo solo attraverso tentativi ed errori. I nostri tentativi sono però sempre le nostre ipotesi. Essi hanno origine dentro di noi, e non nel mondo esterno. Dal mondo esterno impariamo solamente che alcuni nostri tentativi sono sbagliati. (da La posizione gnoseologica della teoria della conoscenza evolutiva, p. 59).
  • Non è importante la spiegazione della conoscenza che noi tutti abbiamo, l'importante è il nuovo, la conoscenza rivoluzionaria, quella conoscenza che non coincide con quanto già sappiamo e che quasi ci obbliga a rivederne o a rifiutarne alcuni aspetti. (da Replica a William Bartley, p. 79).

Tutta la vita è risolvere problemi[modifica]

Incipit[modifica]

La tesi fondamentale, che io desidero sottoporvi in questa conferenza, può essere formulata come segue:
Le scienze naturali, come pure le scienze sociali, partono sempre da problemi; da ciò che in qualche modo suscita la nostra meraviglia, come dicevano i filosofi greci. Per la soluzione dei problemi le scienze utilizzano fondamentalmente lo stesso metodo, quello usato dal comune buon senso: il metodo del tentativo e dell'errore. Detto più precisamente: è il metodo consistente del proporre tentativi di soluzione del nostro problema, e nell'eliminare le soluzioni false come erronee. Questo metodo presuppone che noi lavoriamo con un gran numero di tentativi di soluzioni. Una soluzione dopo l'altra viene messa a prova ed eliminata.

Citazioni[modifica]

  • Tutta la conoscenza prescientifica, sia essa animale o umana, è dogmatica; e con la scoperta del metodo non dogmatico, cioè del metodo critico, comincia la scienza.
  • La scienza è ricerca della verità. Ma la verità non è verità certa.
  • Uno stato è politicamente libero, se le sue istituzioni politiche rendono di fatto possibile ai suoi cittadini di cambiare governo senza spargimento di sangue, nel caso in cui la maggioranza desideri un tale cambiamento di governo.
  • Io affermo che il nostro mondo, il mondo delle democrazie occidentali, non è certamente il migliore di tutti i mondi pensabili o logicamente possibili, ma è tuttavia il migliore di tutti i mondi politici della cui esistenza storica siamo a conoscenza.
  • Noi non scegliamo la libertà politica perché ci promette questo o quello. La scegliamo perché rende possibile l'unica forma di convivenza umana degna dell'uomo; l'unica forma in cui noi possiamo essere pienamente responsabili di noi stessi.
  • La libertà politica è una condizione preliminare del libero uso della ragione di ogni individuo.
  • Non ci può essere nessuna storia del passato così come questo veramente accadde. Ci possono essere solo interpretazioni storiche, e nessuna di questa è definitiva; e ogni generazione ha il diritto di crearsi le sue proprie interpretazioni.
  • Non esiste una storia nel senso in cui ne parla la maggior parte delle persone; e questa è almeno una ragione per cui io dico che la storia non ha alcun senso.
  • In realtà non c'è nessuna storia dell'umanità, c'è soltanto un numero illimitato di storie, che riguardano tutti i possibili aspetti della vita umana. E uno di questi è il potere politico.
  • La storia della politica del potere non è nient'altro che la storia del crimine nazionale e internazionale e dell'assassinio di massa.
  • Le democrazie non sono governo del popolo, bensì prima di ogni altra cosa istituzioni attrezzate contro una dittatura. Non permettono nessun governo di tipo dittatoriale, nessuna accumulazione di potere, tentano piuttosto di limitare il potere dello Stato. È decisivo che una democrazia in questo senso tenga aperta la possibilità di licenziare il governo senza spargimento di sangue, ma anche se giudichiamo la sua politica cattiva e sbagliata. (p. 204)
  • Per i propri ideali uno dovrebbe sacrificare solo sé stesso, ma mai gli altri. (p. 248)
  • Tutto quello che il mio ottimismo in relazione al presente può dare per il futuro è speranza.
  • Un razionalista è semplicemente una persona a cui importa più di imparare che di avere ragione.[5]
  • Dobbiamo imparare dalle nostre esperienze. Già due volte il pacifismo ha contribuito a incoraggiare l'aggressore. (p. 216)

[Karl Popper, Tutta la vita è risolvere problemi (Alles Leben ist Problemlǒsen Űber Erkenntnis, Geschichte und Politik), traduzione di Dario Antiseri, Rusconi Libri, 1996]

Una patente per fare tv[modifica]

  • E in che cosa consiste fondamentalmente un modo civilizzato di comportarsi? Consiste nel ridurre la violenza. È questa la funzione principale della civilizzazione ed è questo lo scopo dei nostri tentativi di migliorare il livello di civiltà delle nostre società.
  • Nella democrazia, come ho sostenuto altre volte, non c'è nient'altro che un principio di difesa dalla dittatura, ma non c'è neppure nulla che dica, per esempio, che la gente che dispone di più conoscenza non debba offrirne a chi ne ha di meno. Al contrario la democrazia ha sempre inteso far crescere il livello dell'educazione; è, questa, una sua vecchia, tradizionale aspirazione.
  • Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione, o più precisamente non può esistere a lungo fino a quando il potere della televisione non sarà pienamente scoperto. Dico così perché anche i nemici della democrazia non sono ancora del tutto consapevoli del potere della televisione. Ma quando si saranno resi conto fino in fondo di quello che possono fare la useranno in tutti i modi, anche nelle situazioni più pericolose. Ma allora sarà troppo tardi.

[Karl R. Popper, Una patente per fare tv, in Karl R. Popper, John Condry, Cattiva maestra televisione, a cura di Francesco Erbani, I libri di Reset, 1994]

Citazioni su Karl Popper[modifica]

  • Dice Popper: la lotta alla miseria deve essere condotta dal Governo, mentre la ricerca della felicità deve essere lasciata all'iniziativa privata. In altre parole, bisogna essere socialisti al vertice e liberi imprenditori alla base. (Luciano De Crescenzo)
  • È stato sottolineato come le opere del Popper "critico della società" in Italia abbiano avuto più fortuna di quelle del Popper "critico della scienza" – anche se i due livelli non sono facilmente separabili. Basti pensare a Miseria dello storicismo: pubblicato per la prima volta in Italia presso l'editrice l'Industria e ristampato nel '73 da Mazzotta e recentemente da Feltrinelli. Probabilmente questo interessamento è dovuto al fatto che la critica alla società in Popper è critica allo storicismo e, segnatamente, alla sua variante politicamente più significativa: la teoria marxista della storia, che nel dibattito politico italiano occupa una posizione centrale. (Lillo Gullo)
  • In stretta connessione con l'idea di razionalità, intesa quale atteggiamento critico, Popper ha elaborato la teoria della società aperta. Critico dello storicismo, cioè della pretesa che si possano cogliere le leggi che guiderebbero l'intera storia umana, Popper ha avversato l'olismo (vale a dire l'idea che si possa conoscere la società nella sua totalità) e l'utopismo (l'idea che si possa mutare la società nella sua totalità, secondo un piano intenzionale) (Dario Antiseri)
  • Popper ha sviluppato quella che, ai nostri giorni, è la critica più serrata, articolata e devastante nei confronti del marxismo (Dario Antiseri)
  • Popper non se lo fila più nessuno. Ha fatto il tempo suo, ha detto sciocchezze che hanno abbagliato un po’ di persone, ma poi è finito. Esistono i testi, se uno legge Platone, c’è l’esatto contrario. Quando uno è ignorante è ignorante.[6] (Luciano Canfora)
  • La metodologia di Karl Popper ha reso possibile migliorare l'immagine dell'uomo. (Gerard Radnitzky)

Note[modifica]

  1. Da Conoscenza oggettiva. Un punto di vista evoluzionistico, traduzione di Arcangelo Rossi, Armando Editore, Roma, 2002, p. 280-281.
  2. a b Citato da K. Popper, La mia filosofia. Dizionario filosofico, Armando Editore, 1997, p. 47. ISBN 9788871446776, OCLC 635763561.
  3. Da Miseria dello storicismo, traduzione di Carlo Montaleone, Feltrinelli, Milano, 1999, p. 14.
  4. Karl Popper, La natura dei problemi filosofici, in Congetture e confutazioni, traduzione di G. Pancaldi, Il Mulino, Bologna 1972, p. 126. Citato in Dario Antiseri, Didattica della filosofia: il mestiere del filosofo, Armando Editore, 1999, pp. 26-27. ISBN 9788871449241, OCLC 466725720.
  5. Da La libertà è più importante dell'uguaglianza. Pensieri liberali, Armando Editore, Roma, 2012, p. 95.
  6. Rispondendo alla domanda: «Karl Popper, nel suo saggio principale “La società aperta e i suoi nemici” pone Platone, Rousseau e Marx nel filone culturale del totalitarismo e delle società chiuse. Cosa pensa di questa interpretazione?».

Fonti[modifica]

  1. a b Citato in Chi indica complotti è chi fa complotti, in Il Post, 11 luglio 2019 (archiviato il 20 gennaio 2021).

Bibliografia[modifica]

  • Karl R. Popper, Congetture e confutazioni, traduzione di Giuliano Pancaldi, Il Mulino, Bologna, 1972.
  • Karl R. Popper, La ricerca non ha fine, traduzione e cura di Dario Antiseri, Armando Editore, Roma, 1997.
  • Karl R. Popper, Tre saggi sulla mente umana, traduzione di Sandro Benini, Armando, Roma, 1994. ISBN 88-7144-4833

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