Fabrice Hadjadj

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Fabrice Hadjadj

Fabrice Hadjadj (1971 – vivente), scrittore e filosofo francese.

Citazioni di Fabrice Hadjadj[modifica]

  • Il mio ombelico come cicatrice e il mio pene come indice mi manifestano che sono grazie a un altro e per un altro, che posso compiermi solo con l'altro e anche nell'altro – non sviluppandomi ma fruttificando, cioè dando nascita a un altro (figlio) con un'altra (donna).[1]
  • Lo spiritualismo disprezza la materia, il materialismo disprezza lo spirito, entrambi trascurano la consistenza della persona umana, corpo e anima, il valore della sua storia unica, il peso dell'acrobazia senza rete della sua responsabilità. La tesi della reincarnazione vorrebbe sfuggire allo stesso tempo all'angoscia e all'ebbrezza di sapere che si vive e si muore una sola volta. La credenza nella reincarnazione porta a una vera e propria disincarnazione [...]. Ci si inventano più vite e più morti per non vedere più la propria vita e la propria morte, gravide di tutta l'avventura umana.[2]
  • Satana è molto spirituale. La sua natura è la stessa di un puro spirito. In lui non vi è neppure un'oncia di materia. Non ha propensione per il materialismo banale. E quindi – ci si può scommettere – la spiritualità è il suo stratagemma.[3]

Da Modernità contro modernismo

consolata.org, 27 ottobre 2014

  • Colui che dà la Gioia non ha bisogno che l'epoca gliela dia. La sventura stessa è il luogo della sua missione. La disgrazia dei tempi non è un ostacolo, ma una conferma: la conferma che egli è stato messo là per comunicare la Gioia. La Gioia è come l'Essere. L'Essere non attende che il nulla gli dia la possibilità di esistere: egli è ed egli comunica l'esistenza. Allo stesso modo la Gioia crea le sue stesse condizioni di possibilità. Non aspetta che la sofferenza le permetta di intervenire: ella interviene e soffre per diffondersi.
  • [...] il XX secolo è stato allo stesso tempo l'era dell'apoteosi e poi della morte delle ideologie del progresso. Perché? Perché il progressismo è stato al potere e, invece di dare vita a una società più giusta, ha prodotto il totalitarismo. Quindi, come dice Rimbaud in Una stagione all'inferno: «A che serve un mondo moderno, se è per inventare veleni simili!». Se poi mettete al di sopra di queste catastrofi il darwinismo che ci spiega come l'umanità altro non sia che un bricolage dovuto alla casualità e alla competizione, diventa difficile credere nell'avvenire, nella storia e nella posterità.
    È questo il motivo per cui noi assistiamo a una crisi della modernità e stiamo andando verso il postumano. Un postumano che può assumere tre forme: una tecnocratica, una teocratica e una ecologica.
    Nel primo caso si tratta di creare un superuomo. Nel secondo caso si promuove un fondamentalismo che schiaccia la cultura umana, mentre nel terzo assistiamo a un ritorno alla cosiddetta Madre Natura. In ognuno di questi casi noi abbiamo perduto ogni speranza per l'uomo storico, colui che promuoveva la modernità.
    Questi tre errori si contrappongono l'uno agli altri, ma solo per farci cadere più facilmente in trappola. Denunciandone uno, si rischia sempre di cadere in un altro. È così che il demone gioca da tutti i lati della tavola di scopa.
  • La tradizione non è così contrapposta alla modernità quanto si potrebbe immaginare, poiché la tradizione non è né conservatorismo né fascinazione del passato storico. Ciò che ha orientato verso la distruzione di ogni tradizione è stata proprio la conoscenza storica fine a se stessa: moltiplica le informazioni sul passato, ma solo per metterle in vetrina. Niente è più lontano dalla tradizione di un museo folkloristico. La verità è che la tradizione non consiste in una semplice trasmissione del sapere: è la trasmissione di un saper vivere. Io posso conoscere con grande precisione tutto ciò che ha fatto Gesù e posso persino sapere la Bibbia a memoria; posso addirittura essere il curatore di un grande museo del cristianesimo. Ma questo rapporto col museo non è un rapporto con la tradizione: la cultura non ha a che fare con il culto. L'erudito conosce la tradizione alla perfezione, ma non vive nella tradizione. L'anziana che prega Gesù vive nella tradizione, anche se conosce della tradizione quanto ne sa l'erudito. Nella tentazione di Gesù nel deserto, Satana cita a memoria il Deuteronomio, dimostrando di essere un esperto di esegesi storico-critica: vive nell'erudizione per evitare di entrare nella tradizione viva.

Da Se la pax del mercato non è che mercimonio privato

avvenire.it, 18 giugno 2017

  • Lo spazio pubblico occidentale è caratterizzato da un vuoto stupefacente: la questione del senso è assente (sostituita da quella della crescita economica.)
  • [...] anche i nostri politici, quando si sbarbano al mattino o nella solitudine della stanza da bagno, sono d'improvviso raggiunti dal loro bisogno di felicità e dall'angoscia della morte. Per questa ragione consultano i loro smartphone pure dentro al cesso. Il ronzio delle news gli è necessario per non sentire il cuore...
  • Per gli antichi, la politica doveva essere il coronamento della vita umana con la celebrazione degli dei della città; adesso è ridotta a sottomissione allo sviluppo materiale, con l'aggiunta di qualche serata di vittoria elettorale animata da un "d.j. techno". Quando si parla oggi di «moralizzare la vita politica» si tratta solamente di deontologia negli affari, perché questa vita politica si trova mani e piedi al di fuori di ogni elevazione morale, con la sua esigenza di giustizia, per fermarsi al livello di soluzione tecnica con i suoi meccanismi di aggiustamento.
  • Gli eurocrati che si vantano di aver creato un mercato di 500 milioni di consumatori potrebbero sembrare cinici, ma, nella loro prospettiva, chi promuove il liberismo è un costruttore di pace. I cittadini tedeschi e francesi starebbero ancora a farsi la guerra; i consumatori europei non la fanno più perché il francese ha bisogno dell'automobile tedesca e il tedesco del bicchiere di bordeaux. Questa logica estesa alla mondializzazione conduce a una meraviglia: un capo di Stato europeo, difensore dei valori repubblicani, non avrà difficoltà a stringere la mano di un emiro wahabita, fautore della sharia. La dipendenza reciproca creata attorno al petrolio ci porta a questa dolcezza inattesa: un bacio di Giuda che è allo stesso tempo un bacio di pace. E visto che Gesù è scomparso, sono due Giuda che si baciano e consegnano l'uno all'altro il comfort, le armi e il carburante che le fa funzionare, e guadagnano molti più denari del povero Iscariota che ignorava i business models.
  • Dove non c'è più comunione, resta il commercio.
  • [...] la violenza più radicale non è quella della guerra economica e dei suoi danni collaterali, è quella che respinge il nostro slancio naturale verso la verità lontano dallo spazio pubblico e lo svuota di ogni profondità.
  • [...] il paradigma del commercio si sostituisce a quello della religione per evitare la guerra civile, come se ogni dibattito sull'essenziale implicasse necessariamente la violenza. Perciò lo spazio pubblico dove la questione religiosa appare il meno possibile è in realtà costituito dalla questione religiosa stessa come da quella cosa che è necessario escludere in quanto minaccia al comfort delle società plurali.
  • [Jean-Claude] Michéa [...] sottolinea: «La modernità occidentale appare come la prima civiltà della storia che abbia intrapreso di fare della conservazione di sé [e non del sacrificio eroico] la prima o addirittura l'unica preoccupazione dell'individuo, l'ideale fondatore della società che egli deve formare coi suoi simili». Ma la preoccupazione della conservazione non può dispiegare il senso di una vita. Ecco che questa ontologia borghese provoca come reazione un'ontologia terroristica, non meno falsa, ma abbastanza comprensibile: l'immolazione viva invece di una conservazione vana. Ed è così che il mite commercio favorisce l'attentato-suicida.

Da Sommersi nell'oscurantismo dell'egemonia tecnoscientifica

Avvenire, 11 giugno 2017

  • Se un uomo del Medioevo sbarcasse nel tempo presente sarebbe probabilmente colpito dal suo oscurantismo.
  • Dove c'è oscurità reale, ma anche dove c'è vero mistero, non può esserci oscurantismo. La notte è notte, e quando si mostra come tale, e cioè nera, essa si presenta con chiarezza. L'oscurantismo presuppone una luce del giorno accessibile, ma che ci è sottratta o in modo strutturale, attraverso un dispositivo, o in modo intenzionale, da un'oligarchia schiacciante. Non può esserci oscurantismo nel mistero della transustanziazione (ma solamente presenza o assenza di fede), mentre può essercene con l'impero degli esperti, poiché costoro posseggono un sapere in linea di principio accessibile, ma che in effetti rimane irraggiungibile dalla maggioranza.
  • Accade oggi, a causa della digitalizzazione generalizzata e delle teorie cibernetiche, che l'informatore e l'informato siano essi stessi considerati come informazione. E dunque il fatto e la notizia si scambiano i ruoli: un fatto esiste solo nella misura in cui appare sui nostri schermi, un informatore ha realtà solo in quanto ingranaggio del grande macchinario dell'informazione.

Da La tradizione è più moderna della modernità

Osservatore Romano, 4 marzo 2011

  • La modernità dell'epoca di Péguy aveva ancora delle ambizioni umaniste. Ora tutto questo è finito. Il secolo trascorso tra l'epoca di Péguy e i nostri tempi ha posto le condizioni per una sparizione completa dell'umanesimo.
  • Il fatto nuovo sta nella coscienza della finitezza non più individuale ma collettiva della specie umana.
  • Il progressismo è stato al potere e, invece di dare vita a una società più giusta, ha prodotto il totalitarismo.
  • La tecnocrazia, dal momento che esige l'efficienza, ci schiaccia immediatamente. La teocrazia ci proietta nell'aldilà. L'ambientalismo ci fa ritornare ai cicli naturali.
  • Il figlio della Chiesa e il partigiano dei Lumi possono diventare alleati di fronte a questa distruzione massiccia della cultura umana.
  • L'amore per le parole, il gusto del linguaggio, la certezza che non sia un mezzo di comunicazione ma un luogo di verità e comunione, uno spazio in cui il mondo si raccoglie e che quindi dobbiamo sforzarci di curare e parlare bene, è questo ciò che unisce antichi e moderni contro la com dei tecnocrati, le bombe dei teocrati e i nitriti dei fanatici ambientalisti.
  • Ciò che è precipuo di una vera novità è che non ha bisogno di rompere con ciò che la precede per affermarsi.
  • La novità mantiene la sua freschezza e la sua giovinezza non allontanandosi da ciò che la precede ma avvicinandosi alla fonte.
  • Colui che attacca i propri genitori può farlo solo se li ha prima ascoltati e se è a loro che ancora si rivolge.
  • L'apprendimento delle regole non è fine a se stesso, ma in funzione di una nuova partita da giocare.
  • Quando mi avvertiranno che alla fine del mondo non manca che un solo anno, non rinuncerò ad amare mia moglie, ad avere con lei un altro bambino, a fare scoprire agli altri miei cinque figli la poesia di Dante... Perché so che questa vita non serve per avere un futuro ma perché ciascuno abbia la vita eterna.
  • L'erudito conosce la tradizione alla perfezione, ma non vive nella tradizione.
  • Il tradizionalismo si contrappone alla tradizione perché uccide l'organismo vivente per divenire un adepto del fossile.
  • La vera tradizione non consiste nel conservare tutto di ciò che si faceva ieri, ma nel trasmetterne l'essenziale.
  • Essere figlio dell'Eterno è infinitamente più grande che essere padre per un breve momento.

Dall'intervista di Lorenzo Fazzini, Caro ateo, non cedere ai nuovi idoli

avvenire.it, 3 marzo 2011

  • Quando si crede bisognerebbe lottare per non ridurre Dio a un piccolo idolo domestico.
  • Prima della mia conversione non sopportavo che si pronunciasse la parola "Dio": la consideravo come un jolly buttato sul tavolo, a tradimento, durante una partita di carte. Mi suonava come un modo per evitare i problemi e misconoscere la tragedia della vita.
  • Egli non abolisce il dramma dell'esistenza ma lo compie. È quanto rivela il mistero della Croce. I credenti vi crocifiggono sopra Dio e Dio grida a Dio: Perché mi hai abbandonato? Non è qualcosa di abissale? Non è forse vero che questo distrugge ogni nostro idolo e ci riporta al dramma dell'"amore forte come la morte"? È necessario che i credenti riconoscano tale dramma e vivano il secondo comandamento, il quale ci domanda di non pronunciare invano il nome di Dio. I non credenti potranno intenderlo meglio.
  • Ho scoperto che il significante "Dio" corrispondeva alla verità del "Sì" di Friedrich Nietzsche e dell'"Aperto" di Rainer M. Rilke.
  • Se parliamo di Dio imitando la forza di Gesù, alcuni si convertono, altri finiscono per crocifiggerci. È il segno che abbiamo parlato bene.
  • Per andare verso Dio dobbiamo recarci da quel prete che ci sta antipatico, da quel cristiano che ci dà fastidio sulla sedia accanto, da quel povero per invitarlo a tavola.
  • Per fare buona apologetica serve questo: prima del confronto ideale, meravigliamoci del volto del nostro interlocutore; e anche se lui non ha compreso nulla e alla fine ci infastidisce, continuiamo ad ammirare in lui la meraviglia che Dio contempla e che lui stesso, l'ateo, ignora.
  • La modernità pone due esigenze. La prima è di natura critica: l'uomo moderno rifiuta di ricevere qualcosa solo perché trasmesso dai suoi genitori. Reclama delle ragioni e vuole comprendere. Ma può essere ambigua: o conduce ad un ripiegamento mortale su se stessa oppure guida ad una maggior intelligenza della fede.
  • Va rimproverato agli atei di non essere ciò che loro pretendono di essere. Un ateo è qualcuno "senza dio", uno che deve disfarsi di tutti gli idoli, sforzandosi di non rendere il proprio ateismo un idolo. Sarebbe triste liberarsi della religione di Cristo per fabbricarsene una dell'ateismo. È quanto capita nella maggior parte dei casi. Essere veramente atei rappresenta qualcosa di veramente difficile.
  • Visto che non siamo Dio ma esseri di desiderio, abbiamo bisogno di un principio per polarizzare le nostre vite.

Dall'intervista di Rodolfo Casadei, La purezza del diavolo

Tempi, 36, 7 settembre 2010, riportata in gliscritti.it, 8 ottobre 2010

  • Anzitutto va notato che il primo riconoscimento di Gesù Cristo come figlio di Dio nel Vangelo non è quello di san Pietro o degli altri apostoli, ma dell'indemoniato di Cafarnao. Nella sinagoga di quella città un indemoniato incontra Gesù e il diavolo che possiede quell'uomo dice: «Io so chi sei tu, il Santo di Dio». Notare questo ci obbliga a rimetterci in discussione, perché forse non abbiamo le idee chiare sull'identità del nemico radicale e della natura della vera lotta: che non è quella contro l'ateo o il libertino, ma contro un'intelligentissima creatura spirituale.
    Un puro spirito, ovvero uno spirito impuro che è puro spirito. Pertanto non sarà appellandosi alla mera spiritualità che lo si potrà affrontare: quella è una specialità del demonio, che ha per progetto di ridurre il cristianesimo a uno spiritualismo.
  • La fede non è evasione in un mondo etereo, ma incarnazione.
  • Il primo peccato del diavolo è stata l'invidia, scaturita dal fatto di sapere che il Verbo si sarebbe incarnato.
  • Nel Credo noi non diciamo: «Credo che Dio è così e cosà, è onnipotente e creatore». Noi diciamo: «Credo in Dio». Ed è l'"in" del modo accusativo del latino: «Credo in unum Deum». Cioè c'è un movimento per andare verso. Invece i demoni dicono: «Credo Deum», credo Dio. Cioè c'è l'intelligenza ma manca il cuore. E siccome è una fede prodotto delle sole forze del soggetto, è automaticamente orgogliosa. Lo si è visto a Cafarnao: il diavolo dice «io so chi se Tu». La prima parola è "io".
  • Satana è inorridito all'idea che Colui che era spirito, e dunque aveva una connivenza speciale con gli angeli come lui, potesse farsi carne, e che gli angeli, puri spiriti, avrebbero dovuto adorare la carne, una carne umana.
  • Per quanto attiene alla fede come dono di Dio, la fede che opera attraverso la carità, questa passa attraverso motivi di credibilità, perché l'atto di fede non annulla la ragione, non è un salto nell'assurdo.
  • La fiducia, come ogni atto di amore, non si colloca né in piena luce né nelle tenebre, ma in una penombra.
  • Nel Credo noi non diciamo: «Credo che Dio è così e cosà, è onnipotente e creatore». Noi diciamo: «Credo in Dio». Ed è l'"in" del modo accusativo del latino: «Credo in unum Deum». Cioè c'è un movimento per andare verso.
  • Il diavolo agisce più attraverso la sua intelligenza che attraverso la forza, la sua specialità è provocare due o più derive opposte, è orchestrare quelle che Giovanni Paolo II ha chiamato "strutture di peccato".
  • Il diavolo distingue perfettamente l'errore dalla verità, e moltiplica coscientemente gli errori per giocarci.
  • Il primato dell'amore è un'invenzione cristiana, ma il diavolo distorce la cosa così: purché sia amore, tutto è legittimo.
  • Nel nome dell'amore, si perde di vista l'oggettività dell'amore.
  • Quando amo io debbo chiedermi: "Qual è il bene per l'altro?". Ciò che conta di più è questa oggettività.
  • Intorno al dono effettivamente si è installata tutta una retorica moderna, dovuta soprattutto alla realtà dell’economia capitalista, per cui il dono appare come un argine alla logica del mercato. Ora, non è il dono in quanto tale ad essere una cosa cattiva, ovviamente, ma la logica del “dono di sé”, perché al centro mette il “sé”. Il punto non è dare se stessi all’altro, il punto è il bene dell’altro.
    Non devo donare me stesso all'altro, devo ridonare l’altro a se stesso. E ciò implica il Bene. L'ha detto perfettamente Heidegger: «L'amore predispone uno spazio affinché l'altro possa donarsi all'altro, non solo a me che lo amo. E affinché possa essere se stesso, e non è se stesso se non nella sua relazione col bene».
  • La creatura non ha l'iniziativa del dono, ce l'ha il Creatore.
  • Il diavolo è uno che vuole dare senza dover ricevere. Accetta la natura con cui Dio l'ha creato, ma rifiuta la Grazia, perché vuole dare da se stesso, con le sue proprie forze. La sua è una posizione di ebrezza e di orgoglio: io non ricevo, io do da me stesso, senza bisogno della Grazia. Il peccato del diavolo e di quanti sono sotto la sua influenza è di voler fare il bene con le sole proprie forze e secondo i propri piani.
  • Il totalitarismo consiste nel voler dare all'uomo tutto, ma a partire da una teoria, da un'ideologia, e dunque in maniera totalmente riduttiva e soffocante, come si è visto nella storia.
  • Un cristianesimo politicamente realizzato cadrebbe nell'orgoglio di sé, così come il ripiegamento su di sé di una piccola Chiesa di gente pura che ha rinunciato al potere provocherebbe un settario orgoglio spirituale.

Dall'intervista di Federico Ferraù, traduzione di Ugo Moschella, Ecco perché il nostro "terribile" desiderio di felicità non è vano

Il sussidiario.net, 28 agosto 2010

  • [...] il cristianesimo non è una serie di norme soffocanti, è al contrario il "desiderio di cose grandi", talmente grandi che superano la capacità umana. Per accoglierle bisogna accettare di essere dilatati, di essere persino squarciati.
  • Il termine "natura" viene da "nascere". Esser nato è aver ricevuto l'esistenza e quindi non essere l'origine del proprio essere.
  • Se questo desiderio di felicità non trova vie d'uscita, finisce per farmi distruggere la cosa che avevo inizialmente desiderato: siccome questa cosa non è la "cosa grande", glielo rinfaccio e la getto via.
  • Il desiderio di Dio ci fa desiderare la divinizzazione delle creature.
  • Desiderare "cose grandi" non significa respingere una Beatrice nana, né fantasticare di una Beatrice di due metri e quaranta, bensì desiderare una Beatrice tale "che Dio parea nel suo volto gioire" (Paradiso XXVII, 105).
  • Ogni spazio privato si realizza solamente nell'ospitalità. E così diventa pubblico. [...] Ogni spazio pubblico si realizza solo nell'incontro tra persone. E così diventa privato. [...] La separazione pubblico/privato è una finzione molto artificiale.
  • Se non c'è più comunicazione tra il vostro cuore e le vostre parole, non siete più un uomo. Siete una carpa. Ed abboccate a tutti gli ami.
  • Dominare fino al cuore è la pretesa più terribile e allo stesso tempo l'intenzione più dolce.
  • Essere originale non è fare l'eccentrico. È volgersi verso l'origine e vivere nel suo zampillio sorgivo.
  • La grandezza dell'intelligenza è effettivamente quella di saper sentirsi stupida.
  • Anche la bottiglia più piccola è una bottiglia gettata in mare, che nasconde un messaggio del creatore di tutte le cose.

Dall'intervista di Fabrizio Rossi, Il cielo in terra

Tracce, giugno 2010

  • Nel creare la più piccola cosa, Dio si costruisce una dimora nuova.
  • Non possiamo ridurre le cose a semplici mezzi, perché anche loro sono volute così come sono.
  • E più vado verso il cielo, più il cielo a sua volta mi richiama alla terra.
  • Perché non ci è chiesto di staccarci dalle cose terrene, ma di andare fino alla loro origine. E questa origine è il cielo.
  • C'è qualcosa che ci impedisce di conoscere davvero l'essere: è una riduzione del mondo all'utilità, a un materiale da manipolare.
  • Ammettere la bontà al di fuori di sé, significa accettare che non siamo noi i giudici delle cose: se abbiamo ricevuto la vita, non ne siamo padroni.
  • Con il peccato si parte dall'azione, si passa per una contemplazione – ridotta ad una sorta di spettacolo utile a farci digerire bene – e poi si torna all'azione: si vive nell'attivismo.
  • Anche se la cacciata dal Paradiso ha cambiato il nostro cuore, oscurando la facoltà contemplativa, questa è un'esperienza concreta che può fare chiunque guardi l'altro con attenzione.

Dall'intervista della redazione, Il filosofo Hadjadj: il linciaggio mediatico cancella Cristo e la vera giustizia

Il sussidiario.net, 19 aprile 2010

  • [...] Il Papato dipende da un articolo di fede: è la punta sottile del mistero dell'Incarnazione.
  • Come l'amore di Dio è inseparabile dall'amore del prossimo, il cammino verso il Dio che istruisce deve passare attraverso questo prossimo magistrale.
  • Il Verbo, nel farsi carne, ha voluto rendersi vulnerabile. Il mistero del Papa continua questo mistero di vulnerabilità della verità.
  • Il linciaggio mediatico è facile: nel parteciparvi, ciascuno può per un instante sentirsi puro, vedere il male solo negli altri, credersi sempre dalla parte giusta. La verità ci fa uscire da questa polarizzazione da cattivo western, costringe noi stessi a entrare nella bontà.
  • L'abuso sessuale sui bambini è terribile. Ma l'abuso spirituale non lo è di meno. Ora, è un abuso spirituale che non cessiamo di perpetrare sui nostri bambini quello di offrire loro nient'altro che un mondo consumista, senza redenzione né comunione nella gioia.
  • [...] il mistero della Croce è l'avvenimento di un incontro, non la deduzione di un sistema.
  • [...] è proprio dei totalitarismi il pretendere di far scomparire per sempre il male partendo da una teoria umana.
  • Affinché il nostro desiderio infinito di giustizia possa essere colmato, occorre un giudice che adempia a queste tre condizioni: essere il signore della Storia; conoscere il segreto dei cuori; e operare per la riconciliazione e non per la distruzione.
  • Un Cristo senza la Chiesa è assurdo quanto una testa senza corpo. Significa allo stesso tempo negare il principio e il fine della redenzione: l'incarnazione e la comunione. Il Verbo si è fatto carne, ha sposato l'umanità, l'ha radunata nel suo corpo mistico che è la Chiesa. Bisogna affermare, contro ogni tentazione spiritualistica, questo mistero di visibilità. Senza la Chiesa, che orienta e incarna la fede, è difficile non ridurre Dio a una nube senza forma, Gesù a un idolo domestico, la carità a un discorso umanitario, che non conosce la comunione personale e concreta.

Dall'intervista della redazione, Ecco perché la meraviglia ci salverà

Il sussidiario, 27 agosto 2009

  • La ragione non è più pensata come contemplativa, ma come ragione operativa.
  • Oggi non si dice più che lo scopo è quello di trasformare il mondo, e ci si accorge che non siamo neppure capaci di conservarlo.
  • Si può avere la salute migliore del mondo, ma se poi non so che farmene?
  • Il consumismo è interessante perché non è affatto un materialismo, ma una forma di spiritualismo, perché il consumatore non si attacca agli oggetti. Consumare è prendere, utilizzare e gettare, distruggere nel consumo.
  • Prendendo le cose e distruggendole abbiamo l'impressione di essere veramente sovrani, su cose ridotte ormai solo merce.
  • Ridurre la ragione alla dimensione calcolatrice e tecnicista significa parlare di una macchina, sicuramente, ma non certo parlare dell'uomo.
  • Se non si è meravigliati mai dall'altro, dalla sua unicità, il problema della cura diventa solo una questione di problemi da risolvere, come se si stesse riparando un'automobile.
  • La vera razionalità è capace di capire il ridicolo.
  • La migliore filosofia ha sempre sostenuto che il punto più elevato, più fresco e più compiuto della ragione è il meravigliarsi.
  • L'uomo prima è meravigliato, poi si muove.

Dall'intervista di Rodolfo Casadei, Sesso: Intervista a Fabrice Hadjadj

tempi.it, 7 ottobre 2009

  • Il desiderio sessuale non si educa così come ci si educherebbe alla matematica: non è una semplice forma di istruzione.
  • [...] l'educazione sessuale consiste nello spiegare come si applica un preservativo, come si prende la pillola anticoncezionale o la pillola del giorno dopo, eccetera. Ma questa non più è sessualità, è qualcosa dell'ordine di una masturbazione con partner, di una masturbazione assistita. L'uomo è intrappolato dentro al suo stesso piacere, non incontra nessuno, non è in una relazione sessuale che presuppone l'apertura dell'uomo a una donna che desidera a tal punto che gli pare di vedere in lei la strada della sua vita. La sessualità è ridotta a un atto consumistico che deve essere gestito secondo una modalità tecnica.
  • La morale borghese taglia la strada alla sessualità perché la considera come qualcosa di pericoloso in sé.
  • La morale della Chiesa non è contro il sesso, è la liberazione sessuale che è contro il sesso, perché lo riduce a un atto di consumo. La Chiesa è per la pienezza della sessualità.
  • Quando dico sessualità penso alla sessuazione: l’uomo e la donna, il maschile e il femminile. La Chiesa rigetta l’omosessualità semplicemente perché non si tratta di vera sessualità. Dire omosessualità è come dire "cerchio quadrato": se i due hanno lo stesso sesso, viene meno l'ordinazione reciproca dei due sessi. Se la vostra sessualità non è aperta alla fecondità, di cosa state parlando? Prendete in mano il primo manuale di zoologia che trovate, e scoprirete che la sessualità è legata alla questione della fecondità, della procreazione. Attenzione, quando dico che l'omosessualità non è una sessualità io non discrimino: non sto proponendo giudizi di valore, il mio intento non è prescrittivo, ma descrittivo. Anche i greci ritenevano che la pederastia non era sessualità, e proprio per questo la consideravano superiore. Per loro era una realtà spirituale, qualcosa che aveva a che fare con l'emulazione virile ed era legata alla loro visione dualista del rapporto fra anima e corpo.
  • Non è perché le parti sessuali entrano in gioco che si è obbligati a definire ciò sessualità: io posso, se voglio, ficcare il mio pene in una porta, ma quel che faccio non è sessualità. Non sono necessariamente atti sessuali tutti gli atti che io posso fare con le mie parti sessuali. Se vivo l’amore e la comunione in opposizione al dato fisico del mio corpo, vivo una situazione schizofrenica, dualista. La Chiesa insiste sull’unità di carne e spirito, di anima e corpo. Nessuna posizione al mondo è più unitaria di quella della Chiesa. Essa dice: siete liberi di fare quel che volete, ma vi ricordiamo soltanto che se andate in quella direzione, vi sarà una rottura della vostra unità personale, questa rottura noi la chiamiamo peccato.
  • La questione centrale della sessualità è la comunione feconda entro la quale i corpi esprimono quel che le anime vivono. Di fronte a un tema del genere, come può la posizione dell'"esperto" non essere quella di uno che impone una riduzione tecnica? L'incontro umano contiene qualcosa che mi sfugge. L'idea stessa che si possano fare previsioni in materia di incontro ci immette in una logica di calcolo del rischio estranea all'essenza dell'incontro. Non ci sono più l'uomo e la donna che si incontrano per vivere qualcosa di unico.
  • Bisogna accettare che nell'ambito della sessualità non esistono gli esperti. Altrimenti si finisce nel tecnicismo e nell'ingiunzione sociale. [...] Questo è pericoloso perché non si è più nella scoperta dell'altro e nel movimento del desiderio, si è in qualcosa che è intrusione: l'intrusione di una serie di norme e inoltre l'intrusione dell'industria del lattice, dell'industria farmaceutica, eccetera. Per cui è vietato inquinare i fiumi, ma è lecito inquinare le giovani donne con prodotti chimici: devono prendere pillole, pastiglie, eccetera. La tecnica interviene in tutti i rapporti, e questo distrugge completamente il desiderio. [...] Il cattolico, invece, è il vero edonista. Ha la sua donna e va fino in fondo. Non passa tutto il tempo a chiedersi: "Oh, cosa succederà adesso? Che rischio sto correndo?" E se il seme che ha immesso nella donna gli torna indietro sotto forma del viso di un figlio, la gioia è ancora più grande. Il piacere sessuale non sta solo nell'atto carnale, è anche la gioia di vedere il volto del proprio figlio: è piacere sessuale anche quello.
  • Oggi la sessualità è sempre concepita in modo fallico. La dimensione femminile della sessualità tende a scomparire. Anche il femminismo, in gran parte, si è dispiegato come rivendicazione di valori maschili da parte delle donne. Non si è ancora visto un femminismo che affermi i valori femminili contro il machismo. C'è stata piuttosto un'interiorizzazione del machismo da parte delle donne, attraverso l'idea che l'uguaglianza è tutto. Ma nell'atto carnale il tempo e lo spazio maschili non sono gli stessi del tempo e dello spazio femminili. L'uomo è in uno spazio che è quello dell'esteriorità: l'uomo penetra, genera ma fuori di sé, compie un atto all'esterno di sé. La donna, invece, è nello spazio dell'interiorità: riceve l'uomo, lo accoglie in sé ed è in grado di accogliere un essere umano intero dentro di sé. La donna è abitabile, cosa che non vale per l'uomo.
  • La cosa interessante è questa: quando domina la concezione fallica e anche il femminismo è fallico, la donna è percepita come ridotta alla vagina o al clitoride, ma l'utero scompare. Questo è molto interessante: l'isterectomia è la condizione, per così dire, del femminismo odierno.
  • Occorre ritrovare il vero maschile e il vero femminile: il maschile che è rivolto al femminile, il femminile che è rivolto al maschile. In modo che la donna orienti anche l'uomo verso il tempo lungo e l'interiorità. Questo femminismo della femminilità è una necessità. Quel che viene chiamato educazione sessuale in realtà è l'affermazione massiccia del fallico. Non solo è distruttivo, non solo fa della donna una preda dell'uomo, ma ne fa un sotto-maschio. Una specie di maschio difettoso che squilibra tutta la società.
  • Il natalismo ha confiscato la maternità, dunque per reazione la donna ha voluto emanciparsi. Ma bisognava emanciparsi dalla confisca della maternità da parte dell'uomo e dello Stato, non dalla maternità come tale, come è invece avvenuto. Poiché la maternità è una possibilità propriamente femminile, pensare il femminile in opposizione alla maternità come fanno certe femministe è arrivare alla distruzione della donna. E di conseguenza alla distruzione dell'uomo. Perché appunto noi uomini abbiamo bisogno della donna per aprirci al mistero dell'interiorità, della gestazione, della pazienza, del portare l'altro per metterlo al mondo.
  • L'etica ha la sua immagine più forte nella maternità, che è il luogo concreto della responsabilità.
  • [...] il desiderio sessuale che ci trascina fuori da noi stessi è ultimamente un'astuzia di Dio. È Dio che chiama, questo è il senso profondo della sessualità. Non si fanno figli per lo Stato, o per noi stessi, o per l'autorealizzazione della donna. Si fanno figli per la vita eterna.

Dall'intervista di Lorenzo Fazzini, Il respiro della conversione

clonline.org, 2 ottobre 2009

  • [...] Dio ci converte con la creazione tutt'intera. Si viene convertiti anzitutto perché si respira, a causa del primigenio poema della respirazione, come direbbe Rainer Maria Rilke. E poi perché il sole si alza, i fiori sono belli, il sole ci guida, nostra madre ci ha sorriso... Ma non c'è solo la bellezza, vi è anche questa disperazione così profonda che ci assicura che non possiamo darci la gioia da noi stessi e dobbiamo quindi gridare verso un Salvatore. Allora tutto si unisce, il bene e il male, affinché possiamo rivolgerci verso Dio.
  • [...] la nostra angoscia è il nostro tesoro: essa può dilaniarci in un grido verticale. [...] Il corpo, nella sua debolezza, il corpo sofferente, l'uomo nella sua tragica condizione, tutto ciò mi sembrava più grande di questi superuomini rimpinzati di benessere e dopati per il risultato. A quel punto ero pronto per ascoltare l'Ecce homo.
  • Il nichilismo non è pienamente nichilista se non alla condizione di ignorarsi e credere al contrario nella speranza di una soluzione finale.
  • È curioso, ma si può essere al contempo nichilisti e romantici.
  • Quando si crede che la specie umana è il prodotto di un bricolage casuale, che essa sarà rimpiazzata da un'altra, meno nociva e di maggior successo, ci troviamo immersi in un nichilismo assoluto.
  • [...] il cristianesimo non è un fiore tra molti fiori, esso è il sole che fa crescere tutto, o ancora la linfa che li nutre all'interno.
  • Bisognerebbe ricordarsi del libro di Romano Guardini La fine dell'epoca moderna. Guardini osserva che la modernità è sleale. Sottrae al cristianesimo alcuni suoi elementi: la distinzione del potere spirituale da quello temporale, l'esaltazione della persona umana, l'affermazione della bontà della carne... e li ritorce contro il cristianesimo stesso. Perciò questi articoli di fede diventano «valori» mondani, qualcosa di monetizzabile, vuoti della loro sostanza e della relazione vitale con Cristo. La distinzione dei poteri muta in laicismo; ma una laicità senza Dio, che non prenda in carico l'aspirazione dell'uomo alla trascendenza, è presto minacciata dal fanatismo teocratico. Il significato della persona si degrada in individualismo; ma un individuo senza radicamento storico, né elevazione spirituale, non è altro che un clone manipolabile dal mercato. Infine, l'affermazione della carne si dissipa nella pornografia, ovvero nell'odio dell'atto carnale e delle sue proprie conseguenze naturali, a favore di un piacere virtuale che decade spesso in disperazione.
  • I valori cristiani senza Cristo hanno fatto il loro tempo. Come la foglia che cade dall'albero, essa per un attimo ci è sembrata libera, ma alla fine, con l'inverno, è marcita. Se i tralci non ritrovano il ceppo, se il corpo non ritorna insieme alla testa, il pensiero europeo è finito. Non si può vivere a lungo basandosi su menzogna.

Farcela con la morte[modifica]

  • Alcuni rimpiangono la prima volta che hanno abbracciato una ragazza, senza conoscere l'emozione di abbracciare per l'ennesima volta la propria moglie, pensando che forse è l'ultima.
  • Il tempo mi forma alla pazienza ed alla preghiera, la speranza a cui mi obbliga la rimetto a una radicale alterità: infrange il mio orgoglio e mi invita, già da adesso, ad aprirmi agli altri e, soprattutto, all'Altro salvatore.
  • L'amore del nulla è il più gratuito: non c'è veramente niente da aspettarsi in cambio, perciò può anche ammantarsi di un'aura più tragica. Ma questa aura è un miraggio, perché si pensa di darsi totalmente ma non si dà niente. In realtà ci si ripiega su se stessi per guardarsi prendere l'atteggiamento del dono.
  • L'amore più grande non si trova nell'amore "impossibile", ma nell'amore possibile, naturale, per esempio nell'amore coniugale.
  • Vedere tutto nell'orizzonte della padronanza significa chiudersi all'incontro, all'imprevisto, all'altro. Le cose più belle che abbiamo ricevuto sono sempre state quelle che sconvolgevano i nostri piani: una moglie che non immaginavamo, una paternità che non credevamo tanto straordinaria.

Giobbe o la tortura degli amici[modifica]

  • Che tu voglia per noi una separazione indolore non può che aumentare il mio dolore.
  • Chi sei tu che vorresti cambiare il mio piangere in compiangersi e compiacersi?
  • Come potrebbe il male farci tanto male se non avessimo prima udito la promessa del bene?
  • Come potrebbe la morte di un bambino essere per noi così mostruosa se non avessimo prima gustato la meraviglia della sua vita?
  • E la mia testa è questa conchiglia fratturata | e la mia lingua è questa lumaca grottesca, | che lascia con le sue parole più bava che sapere.
  • I nostri due bordi, sono molto vicini, fratello mio, ma sono separati da un abisso vertiginoso.
  • Io sono | terribilmente miope. | E dunque devo stare molto vicino a ognuno, tanto che possa sentire il mio alito sul collo.
  • Io spero in un salvatore, Zophar, non in un commercialista. | Il mio Dio mi riscatta senza | mercanteggiare. | Il mio Dio perdona i peccati senza annotarli su un piccolo registro da speziale.
  • Non potresti essere qui e basta? Tu mi saresti veramente d'aiuto, amico mio, non cercando di venire in mio soccorso, ma stando qui, proprio qui, accanto, a tenermi la mano.
  • «Tu dici: "Il mondo è cattivo". | E io dico: "Il male è nel mondo".

La fede dei demoni[modifica]

  • L'apologetica si sforza di mostrare la verità del cristianesimo, ma questa verità conosciuta non impedisce di essere peggiori.
  • L'ateismo non è il peggior rifiuto possibile di Dio, quantunque neghi l'esistenza di Dio o la divinità di Gesù.
  • L'incredulità dei discepoli, per quanto coriacea essa sia, vale di più della fede dei demoni, che invece sanno benissimo riconoscere il Figlio di Dio.
  • La conversione resta una prova fino alla morte.
  • La mia anima può essere diventata una sposa ricchissima, ma aver meno da offrire, in proporzione, dell'obolo della vedova.
  • Le virtù sono ancora presenti nel mondo moderno, ma rese folli per essere state isolate le une dalle altre.
  • Quando si incontra il diavolo non si tratta quindi di vedere chi è più forte, ma di riconoscersi debole; non si tratta di capire chi è il più acuto, ma di voler essere il più capace di amore.
  • Satana è molto spirituale. La sua natura è la stessa di un puro spirito. In lui non vi è neppure un'oncia di materia. Non vi è propensione per il materialismo. E quindi – ci si può scommettere – la spiritualità è il suo stratagemma.
  • Satana non allontana dalla fede, ma suggerisce a ciascuno di salvare se stesso, lo incoraggia a fabbricare il suo piccolo cielo privato, e la sua superbia lo rende «manager dell'autosufficienza e padre dell'utopia», cioè i mali della modernità.
  • Se Dio è amore, anche il diavolo lo è, ma il suo è amor proprio.
  • Si diventa schiavi del demonio quando si crede di essere i soli padroni.
  • Si tratta di un'astuzia del diavolo: proprio quando lottiamo contro l'ateismo, ci fa inciampare nel teismo suo: una fede piena di individualismo, egologica, non più teologale.

La terra strada del cielo[modifica]

  • Chi pensa di riuscire a procedere senza appoggi, non può che continuare ad agitarsi senza muoversi in alcuna direzione.
  • Chi, per fare lo spirituale, si ripiega nella propria evanescente sfera privata, crede di fare l'angelo, ed invece si comporta da bestia.
  • Ci sono le lucciole attorno al monastero sulle colline umbre: con la lanterna accesa sul loro addome, facendo danzare la loro nota luminosa sul pentagramma della notte, ripetono alle monache di clausura la parabola delle vergini sagge e stolte.
  • Come lo zoppo, per camminare, fa più movimento del sano, così il peccatore può dare l'impressione di essere più attivo del santo; ma non è che un'apparenza ingannevole.
  • I calli alle mani possono essere il segno di un più grande tatto dello spirito.
  • I luoghi e gli amori dell'infanzia, ben presto dimenticati dal bambino, continuano ad ossessionare l'uomo maturo fino alla morte.
  • Il relativismo, con il pretesto della massima tolleranza, conduce alla disperazione e alla manipolazione: da una parte, se tutto equivale, niente vale – poiché il valore presuppone la gerarchia – e quest'egualitarismo lastricato di buone intenzioni porta diritto al nichlismo.
  • Kant concepisce l'intelligenza alla stregua di un tubo digerente: essa non sarebbe capace di una assimilazione immateriale che le permetta di cogliere l'essenza di una cosa pur rispettandola pienamente, ma funzionerebbe in modo simile ad una assimilazione corporea, che frantuma la cosa sotto i denti di solidi concetti e la riduce alla sua propria sostanza.
  • L'agnostico ha come modello un Padre celeste che abbandona i suoi figli.
  • L'Assoluto si incontra fin da adesso nell'angolo di terra dove vi ha posto.
  • La crisi dell'ambiente non è un problema di carattere materiale ma spirituale.
  • La metafisica, lungi dal farci smarrire in un retromondo nebuloso, nasce dalla terra e ci riconduce ad essa, dandoci sempre nuove ragioni per meravigliarci.
  • La terra ferma non è un terreno abbastanza sicuro.
  • La terra, essendo il punto d'appoggio della nostra intelligenza, è il trampolino per la nostra elevazione
  • Le radici del dente di leone affondano nel mistero.
  • Libertà senza basi né memoria [che] crede di innalzarsi al cielo e invece si perde nel vuoto.
  • Lo spirito del filosofo metafisico è quindi proporzionale alla tenerezza della sua carne, e non, come credono alcuni, all'altezza della sua cattedra.
  • Lo storicismo, sotto la bandiera di un acuto senso del tempo, sfocia nella perdita della storia e della memoria.
  • [Nel nominalismo] Non c'è più alcuna verità, poiché è impossibile riferirsi ad una realtà esterna, ma una moltitudine di prospettive, di soliloqui carcerari, dove le parole non svelano, e anzi avvolgono le cose come un sudario nei carri funebri che sono i nostri crani.
  • Non è l'idea di una certa signoria dell'uomo sulla natura che va rimproverata a Cartesio, ma il fatto che la natura sia concepita innanzitutto come un'estensione da quantificare e una risorsa da sfruttare, e non innanzitutto come la materna sorgente del primo stupore e della prima certezza.
  • Per il semplice fatto che la nostra vita è un breve viaggio verso la morte, la nostra condizione è essenzialmente itinerante: per questo non abbiamo bisogno di muoverci più di tanto per approdare all'infinito.
  • Poiché il Cielo è sorgente e culmine di ogni patria, la Fede non ci distoglie dalla cura della città terrena, anzi, ci spinge a impegnarci al massimo grado.
  • Poiché tutto è nato in un giardino è bene tornarvi spesso se non si vuole inanellare una sequela di idee vuote.
  • Se poi ci si atteggia a vittime del cielo, è per non dover mai riconoscersi nel ruolo di carnefici.
  • Si deve concludere che l'intelligenza divina impregna la terra in ogni luogo, e che ogni istante la terra ci parla di Dio, nostra Causa prima e universale. […] La terra è quindi l'annuncio e la strada che conduce a Dio. Coloro che non lo vedono non sono amici della terra, ma complici del vuoto.
  • Traccia ogni solco come se fosse una preghiera, canta ogni versetto come se fosse un seme, e scava, scava nel profondo di ogni cosa fino a Dio.

Mistica della carne[modifica]

  • Cancellare la differenza sessuale, in effetti, permette all'uomo ed alla donna di entrare in una rivalità mimetica. Rinunciano alla disuguaglianza apparente per una concorrenza generalizzata.
  • Ciò che siamo come genitori non possiamo saperlo sino a che il bambino non giunga a sorprenderci.
  • Coscienza senza corporeità è la rovina dell'anima.
  • Credere in una cosa ben nota è il modo migliore per non interrogarsi mai su di essa.
  • É a questo prezzo che l'amore può diventare vero: quando si assicura che si accompagnerà alla tomba il corpo morto di chi ci attrasse quando era vivo.
  • É così che ho debuttato nella vita, in un tabernacolo di carne.
  • Esiste una falsa fedeltà che è peggiore dell'essere infedeli: quella del bozzolo che nulla spezza, nel quale la larva si rallegra di non aver nessuna ala che rischi di bruciare.
  • I castrati stanno a corte, non in convento.
  • Il bambino è lo stesso da milioni di anni. Se si confrontano gli adulti, che distanza!
  • Il disordine morale non deriva in noi da un corpo bestiale che non è più tenuto sotto controllo da uno spirito sovrano, bensì piuttosto da uno spirito perverso che approfitta di un corpo disarmato.
  • Il genio che si rifiuta di avere figli per realizzare la propria grande opera ha bisogno di questi proletari che gli forniscono dei lettori futuri.
  • Il guardone a la romantica concordano nell'alleggerire la carne della sua presenza incontrollabile.
  • Il maiale mangia come un maiale e dimostra così di essere ben educato.
  • Il nido esiste per prendere il volo, a meno che non sia un sotterraneo.
  • Il tatto è il senso dell'avventura.
  • Incontrare Dio andando in un monastero è una cosa abbastanza ovvia. Ma incontrare Dio andando verso Micheline [sua moglie], proprio quella che ha appena bruciato l'arrosto, ecco una cosa alquanto inesplicabile.
  • Invece di gustare il frutto di conoscere la propria moglie, Adamo mangerà il frutto dell'albero della Conoscenza, questa Gnosi che rifiuta l'Incarnazione.
  • L'amore, muovendo dalla conoscenza di una parte emersa, si estende alla cosa tutta intera, fino a quanto in essa vi è di oscuro.
  • L'anarchico è il partigiano di una morale che non sa di essere tale.
  • L'esplosione del sesso equivale alla sua scomparsa.
  • L'uomo delle caverne è apparso solo nel XIX secolo. Precedentemente, ci si figurava che prima di noi, la terra fosse abitata da dei. [...] I primi uomini avevano antenati sublimi: non immaginavano che potessero discendere da una scimmia.
  • La bestialità, in noi, è tardiva: appartiene a quelle civiltà raffinate che credono che tutto sia permesso e che, in conseguenza di ciò, entrano nella loro fase di decadenza.
  • La gioia della vera comunione esige che questa sanguini. Essa impegna l'essere sino al dolore.
  • La lotta per la fedeltà dunque non consiste tanto nel fingere quando non c'è più niente, quanto nel conservare lo sguardo abbastanza limpido per vedere le ricchezze sempre presenti.
  • La materia dell'uomo è impastata di spirito, e il suo sesso, lungi dall'essere un residuo bestiale, è una sorta di esorbitante reliquia.
  • La natura non ha più niente da dirci, è soltanto un fondo da sfruttare.
  • La possibilità concreta di una astinenza totale, nella vita religiosa, dispiega per me, uomo sposato, l'orizzonte di una sessualità in quanto attività umana, ossia scelta.
  • La vista è alquanto volubile, mentre il tatto è monogamo. Se voglio voglio vedere mi è necessario arretrare.
  • Nello stato di grazia in cui la prima coppia venne creata, l'opera della carne sarebbe stata un'opera pia.
  • Per quanto concerne la sessualità, approfittando del fatto che l'uomo delle caverne non può farci causa, taluni sostengono ch'egli trascinasse la propria donna per i capelli o zompasse addosso alla prima che beveva al ruscello. Ė diffamazione.
  • Più che conoscere è meglio amare ciò che è più grande di noi.
  • Quando ci si sposa, si raccolgono tutte le donne, in una. Bisogna essere sufficientemente contemplativi per accorgersene.
  • Quando mostriamo le zanne è per sorridere. Quando ci troviamo testa contro testa, non è per incornarci. La congiunzione avviene nello stesso senso dell'approccio.
  • Se Adamo ed Eva si fossero "conosciuti" in questo purissimo atto carnale, scoprendo la gioia ineffabile di una comunicazione senza ombre, sarebbero stati immunizzati contro la tentazione dello spirito impuro.
  • Se la peggiore delle puttane, il più ignobile dei pedofili si mettono ad urlare la propria nullità fino a far piangere gli angeli, diventano, nella propria notte, stelle che brillano con maggiore purezza del paralume degli sposi soddisfatti.
  • Si crede al progresso dell'uomo a causa del progresso delle sue risorse.
  • Un istinto animale produce una vita molto ordinata, non una folle depravazione. [...] L'istinto risponde alla natura, non ha nulla di violento.
  • Un utero ha avvolto tutti gli eroi della storia.

Note[modifica]

  1. Da Ma che cos'è una famiglia?, Edizioni Ares; citato in Toh, un Cristo è risorto, il Foglio.it, 7 dicembre 2015.
  2. Da Reincarnarsi? Un bluff intellettuale, avvenire.it, 10 marzo 2010.
  3. Da La fede dei demoni: ovvero il superamento dell'ateismo, traduzione di Anna Bissanti, Marietti, Genova, 2010. ISBN 8821165256 Citato in Gianfranco Ravasi, La fede di Satana, avvenire.it, 11 dicembre 2011.

Bibliografia[modifica]

  • Fabrice Hadjadj, Mistica della carne, traduzione di Riccardo Campi, Medusa, 2009
  • Fabrice Hadjadj, Farcela con la morte, traduzione di A. R. Vignati, Cittadella, 2009
  • Fabrice Hadjadj, La terra strada del cielo. Manuale dell'avventuriero dell'esistenza, traduzione di Ugo Moschella, Lindau, 2010
  • Fabrice Hadjadj, La fede dei demoni, traduzione di Anna Bissanti, Marietti, 2010
  • Fabrice Hadjadj, Giobbe o la tortura degli amici, traduzione di Anna Bissanti, Marietti, 2011

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