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La legge è legge

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La legge è legge

Immagine Laleggeèlegge.JPG.
Titolo originale

La loi, c'est la loi

Lingua originale italiano e francese
Paese Francia, Italia
Anno 1958
Genere commedia
Regia Christian-Jaque
Soggetto Jacques Emmanuel, Jean-Charles Tacchella
Sceneggiatura Age, Furio Scarpelli, Christian-Jaque, Jean Manse, Jacques Emmanuel
Produttore Franco CristaldiAlfredo Bini
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani
Note

La legge è legge, film italo-francese del 1958, regia di Christian-Jaque.

Frasi

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  • La fotografia di mio padre stava in tutti i commissariati: era fotogenico. (Giuseppe)
  • Tutti i giorni lavoro, onestamente, per frodare la legge. (Giuseppe)
  • Piano, piano! Doucement, doucement! (Giuseppe)
  • No, non è un disonore essere italiani: io gli italiani li rispetto, io li saluto gli italiani. (Ferdinand)
  • Sentite, non è il deputato che parla, è l'amico: scappi! (Onorevole Bonnefonde) [a Ferdinand, dopo che questi ha notato i gendarmi francesi giungere verso casa sua]

Dialoghi

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  • Ferdinand [dopo che Giuseppe gli ha inavvertitamente alitato in faccia]: Cosa hai mangiato stamattina?
    Giuseppe: Cipolle.
    Ferdinand: Che...?
    Giuseppe: Oignons.
    Ferdinand: Non potresti mangiare caffelatte come tutti quanti?!
  • Ferdinand: E così, perché sono nato in una cucina, io sarei italiano. Allora se fossi nato in una stalla, sarei un cavallo.
    Giuseppe: No: saresti un asino.
  • Sindaco: Noi tutti stavamo appunto esaminando il suo caso: disgraziatamente...
    Ferdinand: Perché "disgraziatamente"?
    Sindaco: Bene, vede, qui nel registro è stato commesso un errore.
    Consigliere Calandain: Un falso, in parole povere.
    Ferdinand: Un falso? Un falso cosa? Mais, insomma il mio nome c'è o non c'è?
    Sindaco: Ah, per esserci c'è.
    Consigliere Rastier: E questo è l'errore.
    Consigliere Calandain: Il falso.
    Sindaco: Capisce, Pastorelli? Quello che l'ha dichiarata qui, non aveva il diritto di farlo.
    Ferdinand: Non aveva il diritto?
    Sindaco: Eh no: non è nelle Alpi Marittime che lei è nato, ma nella Provincia di Cuneo, in Italia.
    Imbianchino: Ah, ma anch'io sono di Cuneo! Piazza Garibaldi, proprio accanto a Borghese, il vinaio! [stringe la mano a Ferdinand]
    Ferdinand: Piacere...Un momento signor sindaco, parliamoci chiaro: che c'entra la Provincia di Cuneo? Lo scherzo è durato abbastanza! Ma insomma! Io sono nato...Dove sono nato? [rischia di cadere nella malta del pavimento in costruzione dell'aula consiliare] Io sono francese...lo sanno tutti!
    Consigliere Calandain: Ah ah, questo lo dici tu!
    Ferdinand: Lo so perché volete farmi lo sgambetto, voi due: perché siete due contrabbandieri, e più di una volta v'ho pescato con le mani nel sacco! E adesso nel sacco vorreste metterci me, eh?
    Consigliere Calandain: Brigadiere, non le permetto! Monsieur Rastier e io siamo consiglieri municipali!
    Ferdinand: Ah, ma che bella referenza, eh eh! Oh, mi scusi signor sindaco.
    Sindaco: Calma, calma Pastorelli. Si ricordi che è festa oggi, e che mentre gli altri si divertono noi siamo venuti qui per aiutarla.
    Ferdinand: Ah sì, è vero, scusatemi. Et alors, cosa avete deciso?
    Consigliere Calandain: Che non ti possiamo aiutare.
    Ferdinand: Non potete?
    Consigliere Calandain: Articolo 155, Codice Penale: «L'ufficiale di stato civile che, scientemente, rilascia una falsa dichiarazione, sarà passibile ai sensi della legge del...» eccetera, eccetera, eccetera...
    Ferdinand: Perché "eccetera, eccetera, eccetera"?
    Consigliere Calandain: Ascolti, prego, «...sarà passibile dai cinque ai dieci anni di lavori forzati».
    Ferdinand: No...
    Consigliere Calandain: Lo sai meglio di me, Ferdinand: la legge...
    Ferdinand: ...è legge.
  • Ferdinand: Perché mi ha dichiarato al Municipio francese?
    Donadieu: Cosa?!
    Ferdinand: Quando sono nato!
    Donadieu: Aaah, quando sei nato!
    Ferdinand: Sì.
    Donadieu: Ecco perché, vedi...quel giorno pioveva...
    Ferdinand: E allora...?
    Donadieu: E allora, siccome il Municipio italiano è più vicino di quello francese...ecco...
    Ferdinand: Ecco! E se per caso grandinava, mi avrebbe iscritto qui all'angolo al circolo... al circolo delle bocce!
    Donadieu: Ma tu lo sai che grazie a me sei stato francese per quarantacinque anni?
    Ferdinand: E così...?
    Donadieu: "E così...?" E così, invece di venire qui da me a protestare, dovresti ringraziarmi!
    Ferdinand: Merci... E vuole dirmi cosa succede adesso che sono italiano?
    Donadieu: Beh, non sei solo: sono in quarantotto milioni!
    Ferdinand: Appunto, possono fare a meno di me.
  • Giuseppe: Calma, calma, ti sistemo tutto, costi quel che costi!
    Ferdinand: Tu?
    Giuseppe: Certo! Conosco un sacco di persone, personaggi importantissimi: pezzi grossi, pezzi piccoli, pezzettini così! Figurati...che io conosco il cognato del cugino del portiere di un sacrestano!
    Ferdinand: E che ci faccio col sacrestano?
    Giuseppe: Come che ci fai col sacrestano?! Ooooh, Ferdinand ma tu che razza di italiano sei? E scusa...
    Ferdinand: Io voglio essere francese.
    Giuseppe: Però prima devi diventare italiano.
    Ferdinand: Italiano? E perché?
    Giuseppe: Per poi farti naturalizzare francese.
    Ferdinand: Mais comment...?
    Giuseppe: "Mais comment"... Per prima cosa, devi ottenere i documenti italiani, perché tu in questo momento non sei niente, tu non sei nessuno, tu non esisti. Tu non stai neppure qui! [Ferdinand gli sferra una pedata nelle terga] Ahi! Chi è
    Ferdinand: Moi! Et alors, esisto o non esisto?
    Giuseppe: Dai piedi sembrerebbe di sì...
  • Ferdinand: Ecco, mi scusi onorevole, dovrei domandarle un favore.
    Onorevole Bonnefonde: Prego, prego.
    Ferdinand: Oh, non è per me, è per un amico mio, per un collega che ha delle noie per un errore di stato civile.
    Bourride: Non succedono che in Francia queste cose.
    Onorevole Bonnefonde: Ah sì, ne ho sentito parlare, quello che è nato nella cucina.
    Ferdinand: Eh, quello proprio: un ragazzo...in gamba! Vede, vorrebbe sapere, avendo ottenuto i documenti italiani regolarmente...
    Onorevole Bonnefonde: Ah, bravo!
    Ferdinand:..ah, bravo, bravo, bravo! Se può, dicevo, farsi naturalizzare francese.
    Onorevole Bonnefonde: Ma è completamente idiota il suo amico!
    Ferdinand: Oh no, io lo conosco bene.
    Onorevole Bonnefonde: Ma è lo stesso l'ultimo dei cretini! [...] Finché non c'era una sentenza del tribunale, era francese. Domandando le carte italiane, ha riconosciuto implicitamente di essere straniero. Ecco perché dico che è un idiota, completamente idiota! [...] Perché adesso il suo amico è interamente italiano. E qui sta il guaio.
    Ferdinand: E quale sarebbe il guaio? Essere italiano?
    Onorevole Bonnefonde: No, mio caro, non si tratta di questo, ma d'essersi fatto passare per francese: quest'uomo rischia di essere arrestato per usurpazione di identità, falso e uso di falso. [...]
    Bourride: Ma...la famiglia?
    Onorevole Bonnefonde: Che famiglia?
    Bourride: Beh, la moglie e il figlio dell'..dell'idiota...
    Onorevole Bonnefonde: Ah, perché per giunta l'idiota ha una moglie e un figlio? Ebbene, non li ha più!
    Hélène Pastorelli: Eh?
    Ferdinand: Che?
    Bourride: Come?
    Onorevole Bonnefonde: Falsa identità, matrimonio nullo: la moglie ora è nubile e il figlio è di padre ignoto.
  • Carabiniere: Piccioni viaggiatori?
    Giuseppe: No, questi sono piccioni pedoni: sa, vanno a piedi...
  • [Sulla linea di frontiera che taglia in due Assola]
    Maresciallo Marozzi: Capo, glielo dò in consegna: non accettabile sul territorio italiano.
    Ferdinand: Eh già! Ti saluto Francia, terra di libertà.
    Maresciallo Malandain: Documenti!
    Ferdinand: Documenti? Ma non li ho più! Bonjour, brigadier. Che bello ritrovarsi in patria!
    Maresciallo Malandain: Quale patria?
    Ferdinand: La mia: dato che non sono italiano, sono tornato francese.
    Maresciallo Malandain: Cosa...? Ehi!
    Ferdinand: Ehi!
    Maresciallo Malandain: Maresciallo!
    Ferdinand: Maresciallo!
    Maresciallo Malandain: Un momento qui, per piacere! Se tutti quelli che non fossero italiani fossero francesi, sarebbe troppo facile! Senta maresciallo, non posso fare entrare in Francia un individuo senza carte. Allez, aria! [...]
    Maresciallo Marozzi: Io non c'entro niente, ho avuto l'ordine di riportarlo in Francia. [...]
    Maresciallo Malandain: Lei non è francese quindi non può restare qui! Allez! [...]
    Maresciallo Marozzi: E neanche qui: non è italiano! [...]
    Ferdinand: Ma io che cosa sono?
    Maresciallo Malandain e Maresciallo Marozzi [all'unisono]: Stia zitto!
    Ferdinand: Vorrei almeno sapere, per piacere, se esisto o se non esisto, ecco.
    Maresciallo Malandain: Di fronte alla legge, no!
    Maresciallo Marozzi: No!
    Ferdinand: Ah, allora se ho capito bene per voi l'esistenza di un uomo per voi non conta affatto, conta soltanto la sua carta d'identità.
    Maresciallo Malandain: La legge non deve essere discussa, specie dai suoi tutori!
    Maresciallo Marozzi: Esatto! Così è in Italia, in Francia e dovunque!
    Ferdinand: Ho capito bene: il mondo va avanti con le carte, i documenti e i regolamenti, e molto presto ci vorrà un permesso per vivere debitamente timbrato per poter respirare! Bon, bon, d'accord, mi riconosco colpevole. Colpevole d'essere nato in una cucina dove degli imbecilli hanno fatto passare la frontiera...La frontiera... [sfrega il piede sulla linea di frontiera] bell'invenzione!
    Maresciallo Marozzi: Ah no, eh! Attento, che adesso lei esagera!
    Maresciallo Malandain: Insulta la frontiera! Lei, un doganiere!
    Ferdinand: Non sono più doganiere...Non sono più niente...Non sono più niente, capisce...? Ma ridiventerò qualcuno, qualcuno di cui parleranno tutti i giornali. E finirò in prigione, giacché non ho altra scelta. Ma almeno, ci andrò per qualche cosa che ne valga la pena. Eppoi...mi assolveranno...per squilibrio mentale...perché sarò certo impazzito con gente come voi! E qui! E voi! Salut! Arrivederci! In Corte d'Assise! [se ne va camminando e mantenendosi in equilibrio sulla linea di frontiera]

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