I soliti ignoti

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I soliti ignoti

Immagine Erico Menczer I soliti ignoti.jpg.
Titolo originale

I soliti ignoti

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 1958
Genere commedia
Regia Mario Monicelli
Soggetto Age & Scarpelli
Sceneggiatura Mario Monicelli, Suso Cecchi D'Amico
Produttore Franco Cristaldi
Interpreti e personaggi

I soliti ignoti, film italiano del 1958 con Vittorio Gassman, Renato Salvatori, Marcello Mastroianni e Totò, regia di Mario Monicelli.

Frasi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Non pozzo lasciare Carmelina sola, e poi se lo viene a sapere lo sposo addio matrimonio; quello è abruzzese, gente del nord, pieno di arie... (Ferribotte)
  • Vabbè che è Carnevale e o... ogni scherzo vale, ma proprio da me venite?! (Peppe) [Ai compagni quando gli propongono di fare la "pecora" per farsi arrestare e consentire a Cosimo di uscire]
  • Chi c'ha una sigaretta e nun me la vo' dà, gli possa morire il padre e la madre. [silenzio] Tutti orfani... (Cosimo)
  • Come film è una vera schifezza! (Dante Cruciani) [alludendo al filmino che Tiberio ha girato con il teleobiettivo per capire le caratteristiche della cassaforte del Monte dei Pegni che devono scassinare]
  • Il sistema che usava il famoso fu Cimin [...] Macché cinese, veneziano era! "Fu" sarebbe che (e ruota le dita per far capire che è morto), "Cimin" era il cognome, no?! (Dante Cruciani)
  • Cadum!Cadum! la saponetta delle donne belle! (La banda canta sul terrazzo per non dare sospetti al brigadiere).
  • [Al brigadiere venuto a fare l'ispezione] Buongiorno brigadiere, come vede, si lavicchia! (Dante Cruciani)
  • La prudenza non è mai troppo, ricordate: la prudenzia non è mai troppo! In bocca al lupo! (Dante Cruciani)
  • Rubare è un mestiere impegnativo, ci vuole gente seria, mica come voi! Voi, al massimo, potete andare a lavorare! (Tiberio) [ai complici, dopo il fallimento del colpo]
  • Femmina piccante, pigghiala per amante; femmina cuciniera, pigghiala per mugliera! (Ferribotte)
  • Ragassuoli, ho paura che abbiamo rotto la cannella del gas. (Capannelle) [mentre riscalda degli involtini dopo il colpo fallito]
  • Senti, dà retta a me: la capoccia mettila a riposo che è meglio. Tu sei forte, gagliardo: pala e piccone, quello è il genere tuo. (Tiberio) [a Peppe]
  • Ma guarda dove son capitato, fra i lavoratori! (Capannelle)
  • Peppe, ma dove vai... dove vai? Peppe, ma ti fanno lavorare, sai! (Capannelle) [a Peppe, coinvolto per caso in un reclutamento di manovali]

Dialoghi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Cosimo: Avvocà, io bisogna che esco, che esco subbito! [...] L'articolo 403 non va più bene, ce vo' il 117, a pagina 128.
    Avvocato: Ma no, al massimo il 521.
    Cosimo: No, quello non va più bene! Ce vo' il 124, oppure il 606!
    Avvocato: Ma come fai, c'è la flagranza, te lo sei scordato il 1400?
    Cosimo: Il 1400? E che articolo è!?
    Avvocato: Eh, il 1400, quello che volevi rubare!
  • [Nel parlatorio del carcere]
    Cosimo: Ahò, e strilla piano!
    Vicino: Eh quello me sta a di' che c'è mi' nonna che so' cinque giorni che dorme!
    Cosimo: E parla piano che sennò la svegli!
  • [Nel parlatorio del carcere]
    Cosimo: Guarda che quando esco se quel lavoro viene bene te compro la pelliccia, te compro.
    Norma: Ma perché non me sposi?
    Cosimo: Ma come? Me ne esco da 'na condanna e me ne vojo appioppà 'n'altra, ah matta!
  • Capannelle: Dimmi un po', ragassuolo: tu conosci un certo Mario che abita qua intorno?
    Bambino: Qui de Mario ce ne so' cento.
    Capannelle: Sì va bene, ma questo l'è uno che ruba...
    Bambino: Sempre cento so'.
  • [In cambio di 150.000 lire, Peppe si autoaccusa dello scasso di un auto per far scarcerare Cosimo, vero autore del reato, ma i toni drammatici e ricercati del "reo confesso" non convincono il giudice]
    Peppe: Eccellenza! Eccellenza, quando ho letto che u-un povero vecchio languiva, spinto da rimorso eccomi qui a espiare! Io so', eccellenza, io so' quer degenerato che ha forzato la portiera della macchina per poi fuggire! Eccellenza, quest'omo è innocente.
    Cosimo: Ah sei tu?
    Peppe: So' io, so' io...
    Cosimo: Brutta carogna, è per colpa tua che io ho conosciuto il disonore della cella! Signor giudice, 13 mesi hanno dato a me...
    [Peppe tenta di abbracciare Cosimo, ma questi lo scosta senza riguardo] Peppe: Coraggio...
    Cosimo: 13 mesi! A me, a un omo onesto, a un povero padre de famiglia, a un vecchio malato, per causa tua! A' Giuda! [sputa verso Peppe]
    Peppe: [mentre si pulisce la maglia con la manica della giacca] F-f-forse merito il suo disprezzo, ma imploro il suo perdono.
    Cosimo: No!
    Peppe: E me perdoni, so' stato pure al Divino Amore, e m-m-m'aiuti a ricostruirme 'na vita, no?
    Cosimo: E vabbè va, se hai riparato te perdono. Senza rancore.
    Peppe: Grazie, grazie!
    Giudice: Avete finito?
    Cosimo e Peppe: [insieme] Sì eccellenza, sì!
    Giudice: Dentro, tutti e due.
  • Peppe: Fai finta di allacciarti le scarpe e dai un'occhiata a quel lucchetto.
    Capannelle: Son senza lacci!
  • Peppe: Ma per forza in giro così devi andare?
    Capannelle: Sportivo!
    Peppe: Ma quale sportivo, stai in divisa da ladro...
  • Peppe: Cosimo, io nun c'ho rancori. Se vuoi stare con noi, alla pari.
    Cosimo: Cosimo nun è stato mai alla pari co' nessuno.
    Peppe: Allora mi dispiace, ma qui vige la "legge del menga".
    Cosimo: Siete 'na manica de zozzi!
  • Cosimo: La conosci questa? [alludendo minaccioso alla pistola che impugna, nel tentativo di rapinare lo sportello del Monte dei pegni]
    Impiegato [sfilandogli la pistola dalle mani]: Sicuro che la conosco! È una pistola Beretta, ma in cattivissime condizioni... mille lire.
  • [al funerale di Cosimo] Ferribotte: Sono sempre i più meglio che se ne vanno!
    Dante Cruciani: È la vita: oggi a te domani a lui!
  • [Capannelle, Mario e Peppe, in casa di quest'ultimo, stanno aspettando che gli altri arrivino]
    Peppe: Dobbiamo stare all'erta e fare le cose sc... scientifiche.
    [Entra Tiberio con fare tipico di chi ha appena avuto una disavventura: ha il braccio destro invalidato]
    Tiberio: Ciao.
    Peppe: Be', magari tu esageri. Ecché forziamo la cassaforte col trucco de "il braccio e la mente" [allude al furto della macchina fotografica a Porta Portese]?
    Tiberio: La morte ho visto!
    Peppe: Che t'è successo?
    Tiberio: Ho incontrato quello che gli abbiamo rubato la macchina cinematografica!
    Peppe: Che t'ha fatto? [prova a toccargli il braccio]
    Tiberio: Sta' fermo, m'ha scavicchiato!
    Mario: T'ha spezzato er braccio?
    Tiberio: Quaranta giorni!
    Peppe: E tu, niente?
    Tiberio: E che gli facevo? Nemmeno il dolore ho sentito, più la paura è stata!
    Mario: Ma quello de Porta Portese?
    Tiberio: Sì, proprio quello! Mi ha accompagnato a casa e gli ho dovuto ridare la macchina cinematografica.
    Peppe: Ti sta bene, così impari ad essere puntuale; s... s... se arrivavi prima non l'incontravi.
    Tiberio: E s... s... se arrivavi prima; proprio perché l'ho incontrato prima che so' arrivato dopo!
  • Peppe: Alle 21 entro in casa con la ragazza.
    Capannelle: Il 21? Ma come, non s'era detto oggi?
    Peppe: Ah Capannelle, alle 21! Alle 9, te va bene!?
  • [mentre si introducono nella cantina dalla carbonaia] Peppe: Lasciati cadere... vai bene, su un mucchio di carbone. Sei arrivato sul carbone?
    Ferribotte: Ma quale carbone... funtana jè!
  • [mentre stanno facendo il buco per arrivare alla cassaforte]
    Tiberio: Io... io non sono mica uno di quelli che... che quando c'hanno i soldi spendono e spandono... e poi si ritrovano con una mano davanti e una di dietro. Una casetta di 4 vani, e un libretto in banca vincolato al ragazzino. Così si ricorda i sacrifici che ha fatto papà suo.
    Capannelle: Io sai che faccio? Mi faccio una bella amante, vè! Le do venticinquemila lire al mese. Magari trenta, guarda. Ma con il vitto a carico suo.
    [il muro è sempre più sul punto di rompersi]
    Tiberio: Daje, daje, daje che cede! Forza.
    Peppe: Ah Capannè, invece di parlare dell'amanti, vamme a pijà un bicchier d'acqua ché c... c... c'ho sete.
    [Capannelle esce dalla stanza diretto in cucina. La musica si fa sempre più incalzante finché il muro non si sfonda: dall'altra parte del buco, Capannelle si volta ed osserva i compagni increduli meravigliato, col bicchiere d'acqua in mano.]
    Capannelle: Ma cosa fate lì?
    Tiberio: Ma che fai tu lì!
    Capannelle: Mamma mia!
  • [mentre discutono del colpo fallito, assaggiando la pasta e ceci trovata da Capannelle in cucina]
    Tiberio: Lo sai che non è male! Bona!
    Peppe: E grazie! L'ha fatta Nicoletta!
    Tiberio: Oddio! A voler essere proprio... Una goccia d'olio in più ci vorrebbe, eh!
    Peppe: Uh uh! A me non me pare, spassionatamente.

Explicit[modifica]

[Titolo su un giornale]
I SOLITI IGNOTI
Col sistema del buco
rubano pasta e ceci[1]

Citazioni su I soliti ignoti[modifica]

  • Eravamo i due principianti del set. Io par­lavo in sardo e lei [Claudia Cardinale] in francese. Ricordo che la dovevo proteggere dagli altri divi, come Renato Salvatori. Lei era timidissima e bel­lissima e terrorizzata da tutto e un po' co­me succede nel film la proteggevo dagli altri. Io ero pur sempre il "fratello di Cam­mellina". (Tiberio Murgia)
  • [Su Totò] Un vero principe, uno che non si dava a­rie. Alla mattina se non stringeva la mano a tutti, non era contento. Lui quasi cieco mi cercava sul set e mi riconosceva al tat­to della mano e diceva: "Questo è Ferri­botte". (Tiberio Murgia)

Note[modifica]

  1. Il film Audace colpo dei soliti ignoti si apre con lo stesso titolo di giornale.

Voci correlate[modifica]

Altri progetti[modifica]