Charles Bukowski

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Charles Bukowski nel 1988

{{indicedx} Henry Charles Bukowski, nato Heinrich Karl Bukowski (1920 – 1994), poeta e scrittore statunitense.

Citazioni di Charles Bukowski[modifica]

  • I soldi sono una cosa seria. Qualcuno è convinto persino che parlino.[1]
  • Il genere umano ha molte debolezze, ma le due principali erano: incapacità di arrivare in orario e incapacità di mantenere le promesse.[2]
  • La morte non conta un cazzo quando ti serve un posto per dormire.[3]
  • La verità | sta | nelle sfumature.[4][5]
Le continue | sfumature non possono | essere ignorate.[6]
  • Non ha importanza dove scrivi purché tu abbia un tetto sulla testa, una macchina da scrivere, fogli e birra. Si può scrivere dentro alla bocca di un vulcano.[7]
  • Oh, Cristo... Il matrimonio, Dio, i figli, i parenti e il lavoro. Non ti rendi conto che qualsiasi idiota può vivere così e che la maggior parte lo fa?[8]
  • Ordinai un altro giro di drink. Alzò il bicchiere e mi fissò mentre beveva un sorso. Aveva gli occhi blu e quel blu mi entrò nel profondo e lì restò. Ero ipnotizzato. Uscii da me stesso e mi tuffai in quel blu.[2]
  • Penso di non avere scritto mai neppure una poesia da sobrio. Ma ho scritto un paio di belle poesie o un paio di brutte poesie sotto la scure di un livido dopo-sbronza, quando non sapevo se mi avrebbe fatto meglio un altro bicchiere o una lama.[9]
  • Scarpe da lavoro | e io | dentro di loro | con tutte le luci | spente.[10]
  • se vivi in un armadio con i topi e | mangi pane vecchio | ti vogliono bene. | in quel caso | sei un genio.[11]
  • Secoli di poesie | e ci ritroviamo al | punto di partenza.[12]
  • Se succede qualcosa di brutto | si beve per dimenticare; se succede qualcosa di bello | si beve per festeggiare; e se non succede niente | si beve per far succedere qualcosa.[13]

A sud di nessun nord[modifica]

  • Quando ci pestavamo, andavamo avanti per ore senza che i nostri genitori si sognassero di intervenire. Forse perché ci atteggiavamo a duri e non volevamo chiedere aiuto, mentre loro si aspettavano proprio questo. Ma noi li odiavamo e non potevamo cedere e loro ci odiavano perché li odiavamo, così uscivano sul portico e lanciavano un'occhiata indifferente alla rissa interminabile che si svolgeva davanti a loro. (da Dai dai contro quel sipario, p. 16)
  • Sapete, a volte se un tipo non crede in quello che fa, se la cava molto meglio, perché è libero da implicazioni emotive. (da Questioni di politica, p. 34)
  • Personalmente non avevo molto da perdere, né io né il mio cazzo di media misura. (da Questioni di politica, p. 35)
  • La vita non è che un mucchio di guai. (da Gli assassini, p. 59)
  • "Senti, Margie, tu non capisci. Non riesco più a scrivere. Sono finito. C'è un punto in cui ho sbagliato strada. C'è un punto in cui sono morto nella notte." (da Non sai scrivere una storia d'amore, p. 87)
  • I cani avevano le pulci, gli uomini un sacco di guai. (da Cristo sui pattini a rotelle, p. 114)
  • Come può dirvi chiunque, non sono un tipo molto gradevole. Non so nemmeno cosa voglia dire. Ho sempre ammirato i cattivi, i figli di puttana. Non mi piacciono gli uomini perfettamente rasati, con la cravatta e un buon lavoro. Mi piacciono gli uomini disperati, con i denti rotti, il cervello a pezzi e una vita da schifo. Sono loro che mi interessano. Sono pieni di sorprese. Ho anche un debole per le donnacce, quelle che si ubriacano e bestemmiano, che hanno le calze molli e il trucco sbavato. Mi interessano di più i pervertiti dei santi. Mi rilasso con gli scoppiati perché anch'io sono uno scoppiato. Non mi vanno le leggi, la morale, la religione, le regole. Non mi va di essere plasmato dalla società. (da Tu sì che hai fegato, p. 135)
  • Eppure un uomo aveva bisogno di una donna di tanto in tanto, se non altro per provare a se stesso che riusciva a procurarsela. Il sesso era una faccenda secondaria. Il mondo non era fatto per gli amanti e non lo sarebbe mai stato. (da Il killer, p. 142)
  • "La gente è fortunata. Le piace tutto: coni gelati, concerti rock, cantare, ballare, odio, amore, masturbazione, panini col wurstel, balli folk, Gesù Cristo, i pattini a rotelle, lo spiritualismo, il capitalismo, il comunismo, la circoncisione, i fumetti, Bob Hope, lo sci, la pesca, l'omicidio, il bowling, i dibattiti. Tutto. Non hanno molto, perché non si aspettano molto. Ma sono una grande banda." (da Niente collo e cattivo come il demonio, p. 157)
  • Ci accontentavamo di poco, ma quel poco non riuscivamo ad averlo. Una bella merda. (da Così amano i morti, p. 163)
  • "Non preoccuparti, piccola, io sono un genio. L'unico guaio è che gli altri non lo sanno." (da Così amano i morti, p. 173)
  • Per essere uomo di mondo mi comportavo proprio come uno studentello. (da Tutti i culi del mondo e il mio, p. 176)
  • Ecco come il mondo finì, non con una bomba atomica, ma con merda merda merda. (da Tutti i culi del mondo e il mio, p. 177)
  • Ospedali e galere e puttane: ecco le università della vita. Ho preso diverse lauree. Chiamatemi dottore. (da Confessioni di un uomo abbastanza pazzo da mettersi a vivere con le bestie, p. 197)
  • Era un lavoro impossibile, come tanti altri. Ti ammazzavi di fatica e avresti voluto andartene, poi la fatica aumentava e ti dimenticavi di andartene, e i minuti non passavano mai, e ti sembrava di vivere intrappolato dentro un unico minuto, senza speranza, senza via di scampo, troppo inebetito per tagliare la corda e senza un posto dove rifugiarti se anche l'avessi fatto.
  • A quanto pareva un uomo aveva solo un'alternativa, vivere una vita frenetica o diventare un barbone.
  • Mi piacerebbe frustarti con la cintura sulle gambe, sul culo, sulle cosce. Vorrei farti tremare e piangere e poi, quando fossi tutta piangente e tremante, te lo sbatterei dentro in un gesto di amore puro.
  • «Perché non ti trovi un lavoro decente?»
    «Non ci sono lavori decenti. Se uno scrittore non riesce a campare creando, vuol dire che è morto.»
    «Oh, smettila, Carl! Al mondo ci sono miliardi di persone che non campano creando. Vuol dire che sono morte?»
    «Sì.»
  • C'è una dozzina di modi per perdere una corsa e un modo solo per vincerla.
  • Sapevo che le code mi stavano uccidendo. Non riuscivo ad accettarle, al contrario di tutti gli altri. Tutti gli altri erano normali. Per loro la vita era bella. Potevano far la coda senza provare dolore. Potevano mettersi in coda e starci per sempre.
  • «Non lo so dottore. Le ho detto che sono un uomo confuso.»
    «Ha provato con uno psichiatra?»
    «Inutile. Sono spenti, senza immaginazione. Non ho bisogno di uno psichiatra. Ho sentito dire che finiscono per molestare le loro pazienti. Vorrei fare l'analista. Se potessi scoparmi tutte le donne, mi andrebbe di fare l'analista; al di là di questo non servono a niente.»
  • Gli intestini quasi mi penzolavano fuori dal culo come la coda di un cane.
  • Se solo avessi avuto la capacità di Vicky di ottenere informazioni sulla realtà, allora sì che avrei potuto scrivere qualcosa. Io devo starmene seduto e aspettare che mi venga l'ispirazione. Quando arriva, posso manipolarla e spremerla, ma non posso andarmela a cercare.

Azzeccare i cavalli vincenti[modifica]

  • Aveva già provato il whiskey, aveva scoperto che rendeva la vita sopportabile; toglieva la tensione; era ottimo per annacquare i cervelli che correvano troppo veloci: li annientava, li rallentava, portandoli a un punto ben preciso. (da Venti carri armati da Kasseldown, p. 30)
  • Il dolore non crea niente, neanche la povertà. L'artista esiste già da prima. Quello che sarà di lui dipende dalla sua fortuna. Se ne avrà (parlando in generale) diventerà un artista scadente. Se non ne avrà diventerà un buon artista. In base ai contenuti dell'opera. (da Confessioni di un ubriacone, p. 41)
  • forse il successo più grande dell'Uomo sta nella sua abilità nel morire, e nella sua abilità nel non pensarci. sicuramente la poesia e la pittura non fungono da deterrente, e neanche i perigliosi ostacoli della mente sui teschi del realismo. in conclusione, si può dire che la verità non è tutto – spesso la cosa che conta è mettere da parte la verità. (da Confessioni di un ubriacone, p. 44)
  • Non so se sarà possibile salvare il mondo: bisognerebbe che ci fosse una tremenda inversione di marcia, il che è quasi impossibile. Ma se non possiamo salvare il mondo, allora per lo meno diteci in cosa consiste, dove siamo.
    Ci sono tanti, tanti salvatori del mondo. Quasi quanti se ne possono trovare morti. E, sfortunatamente, quasi tutti i salvatori del mondo sono già morti. Essendosi dimenticati, strada facendo, di salvare se stessi. (da In difesa di un certo tipo di poesia, di un certo tipo di esistenza, di un certo tipo di creatura fatta di carne e ossa e sangue che un giorno morirà, p. 60)
  • Dio mio, dio mio, se potessi solo strapparmi 'sto cazzo di cuore stasera, e mostrarglielo! Ma anche in quel caso lo scambierebbero per un'albicocca, un limone secco, un vecchio seme di melone. (da In difesa di un certo tipo di poesia, di un certo tipo di esistenza, di un certo tipo di creatura fatta di carne e ossa e sangue che un giorno morirà, p. 63)
  • Quando arriva un grande uomo non c'è nessuno in grado di capire neanche la sua affermazione più semplice – le masse sono l'incubo della Vita, gli Artisti e gli intellettuali sono un incubo peggiore delle masse. (da Antologia di Artaud, p. 70)
  • Le donne, per natura, sono attirate dalla Menzogna. A tal punto che alla fine sposano la Menzogna per sempre. (da Antologia di Artaud, p. 70)
  • L'Arte vera, il Creare, è in genere da due decenni a due secoli in anticipo sui tempi, se paragonata al sistema e alla polizia. L'Arte vera non solo non è capita ma viene anche temuta, perché per costruire un futuro migliore deve dichiarare che il presente è brutto, pessimo, e questo non è un compito facile per quelli al potere – minaccia quanto meno i loro posti di lavoro, le loro anime, i loro figli, le loro mogli, le loro automobili nuove e i loro cespugli di rose. “Oscenità” è la parola che usano per giustificare la propria depravazione e per censurare le opere e per fare irruzione negli avamposti degli uomini creativi. (da Saggio senza titolo dedicato a Jim Lowell, p. 79)
  • Tutto quello che possiedi deve stare in una valigia; allora la tua mente potrà essere libera. (da Dovremmo far saltare il culo allo zio Sam?, p. 98)
  • La gente continua a venire da me, a parlarmi: senza invito vengono e io ascolto, offro loro quello che ho da bere e poi se ne vanno. Ma quelle ore non sono sprecate... l'uomo impara dall'uomo, e se non lo fa ha perso una grande possibilità e ha mandato tutto a puttane. (da Il vecchio sporcaccione si confessa, p. 120)
  • Quando vedi il municipio in centro e tutte quelle persone per bene, perfette, non farti assalire dalla malinconia. C'è una marea di persone, intere specie di gente pazza, che muore di fame, ubriaca, stolta e miracolosa. Ne ho viste tante. Sono uno di loro. Ne verranno altre. La città non è ancora stata presa. La morte prima della morte è ripugnante.
    I tipi strambi terranno duro, la guerra continuerà. Grazie. (da Panoramica su L.A., p. 137)
  • Gli uomini – e le donne – non amano pensare. Per loro il lavoro è il rifugio perfetto. Gli viene insegnato cosa fare e come farlo e quando farlo. Il 98 per cento degli americani sopra i ventun anni lavora, morti viventi. (da Appunti sulla vita di un poeta anziano, p. 139)
  • I cattivi scrittori sono inclini a parlare di letteratura; quelli bravi parlano di tutto fuorché di quello. (da Appunti sulla vita di un poeta anziano, p. 139)
  • Stile significa non avere scudo.
    Stile significa non avere facciata.
    Stile significa massima naturalezza.
    Stile significa un uomo solo circondato da miliardi di uomini. (da Prefazione mai pubblicata a “7 on Style” di William Wantling, p. 172)
  • L'ippodromo è il posto dove vai per non essere costretto a fissare i muri e a farti una sega o a inghiottire veleno per formiche. (da Jaggernaut cavallo selvaggio su fallo di plastica, p. 173)
  • Fa bene al cuore sapere che si può vivere senza la persona senza la quale si credeva fosse impossibile vivere. Ma mi ero trovato altre ragazze, nessuna bella come lei, ciascuna però, sostanzialmente più gentile. Le mie nuove ragazze erano entrambe donne autosufficienti in carriera, e un po' della durezza del mondo del lavoro l'avevano ormai appiccicata addosso, ma non era paragonabile alla durezza che viene elargita da una donna di irresistibile bellezza. (da Allenamento, p. 188)
  • L'amavo. Ma non c'era niente che potessi fare. Anzi sì, una cosa c'era: accesi il motore e me ne andai. (da Allenamento, p. 196)
  • Non veniva detto quasi nulla delle vite sprecate della maggior parte della gente, della tristezza, della tristezza nera generale, della pazzia, delle risate filtrate dal dolore. La maggior parte degli scrittori descrivevano le esperienze di vita della classe medio-alta. Avevo bisogno di leggere qualcosa che mi permettesse di arrivare a sera, di superare un bivio. Avevo bisogno di un appiglio al quale aggrapparmi. Avevo bisogno di ubriacarmi di parole, invece dovevo rifugiarmi nella bottiglia. Mi sentivo, credo, come si sente ogni scrittore fallito, e cioè che io avrei potuto scrivere veramente e che invece le situazioni e quelli del mestiere, e la politica, remavano contro di me. A volte succede; invece altre volte pensi di saper scrivere quando in realtà non sei capace. (da Incontro il maestro, p. 220-221)
  • Gli scrittori morti di fame vivono peggio dei barboni dei bassifondi. E questo perché ci sono due cose di cui non possono fare a meno: quattro mura ed essere soli. (da Incontro il maestro, p. 221)
  • La vita continuava a scorrere come sempre: noiosa e triste. Per quanto riguardava il passato recente, avevo concluso che dovevo essere andato momentaneamente fuori di testa e che mi ero immaginato tutto. Cominciai a bere e a scommettere anche più del solito per liberarmi dal maggior numero di pensieri possibile. Le due cose fondamentali della vita, dopo tutto, sono evitare il dolore e dormire bene la notte. Giusto? (da L'altro, p. 252-253)
  • Be', la gente è piena di svariati tipi di odio: la loro vita non va come vorrebbero, e l'autostrada è uno dei luoghi dove sfogano la rabbia. (da L'altro, p. 253)
  • Mi lanciai verso la mia divinità personale: LA SEMPLICITÀ. Se lo rendevi più conciso e più breve possibile, avevi meno possibilità di incappare nell'errore e nella menzogna. La genialità stava anche nel saper esprimere concetti profondi in modo semplice. Le parole erano proiettili, le parole erano raggi di sole, le parole aprivano il varco della morte e della dannazione. Io giocavo con le parole. Cercavo di scrivere interi paragrafi che si potessero leggere anche dalla fine e di traverso. Giocavo. È importante avere tempo per giocare. (da Tirocinio di base, p. 262)

Compagno di sbronze[modifica]

  • L'anima non esiste. È tutta una fregatura. Gli eroi non esistono. I vincitori non esistono – è tutta una fregatura e una gran cagata. I santi non esistono, i geni non esistono – son tutte fregature, tutte favole, è così che va avanti il giochetto. Ognuno cerca solo di tirare a campare e d'aver fortuna – se ci riesce. Il resto non sono che stronzate. (da La macchina strizzafegato, p. 15)
  • Per questa volta il Calore ha mancato il colpo. Non immagazzinate più di quanto possiate ingoiare: amore, calore o odio che siano. (da Dieci seghe, p. 42)
  • La differenza tra Democrazia e Dittatura è che in Democrazia prima si vota e poi si prendono ordini; in una Dittatura non c'è bisogno di sprecare il tempo andando a votare. (da La politica è come cercare di inculare un gatto, p. 54)
  • Adesso col tuo permesso, caro lettore, vorrei ricominciare ad occuparmi di puttane e di cavalli e di sbornie, finché c'è tempo. Se queste cose sono portatrici di morte, beh, allora mi sembra che sia molto meno offensivo essere responsabili della propria morte piuttosto che di quell'altro genere di morte che vi viene offerta imbellettata con frasi di Libertà e Democrazia e Umanità e/o un po' tutta quella Merda. (da La politica è come cercare di inculare un gatto, p. 58)
  • Aveva desideri semplici: gli piaceva ubriacarsi più spesso possibile, da solo, e gli piaceva dormire lunghe ore e stare a casa, da solo. Un'altra stranezza di Martin Blanchard è che non si sentiva mai solo. Più riusciva a starsene lontano dalla razza umana, più si sentiva bene. (da Il demonio, p. 67)
  • Era come fare un lancio col paracadute – se non si apre non ci si può mica incazzare con qualcuno. (da La barba bianca, p. 102)
  • Se non vi è rimasta molta anima, e lo sapete, vi resta ancora dell'anima. (da Un dollaro e venti centesimi, p. 165)
  • È bello guardare in alto qualche volta, è bello avere degli eroi, è bello trovar qualcuno che porta un po' del tuo peso. (da Birra e poeti e chiacchiere, p. 182)
  • Le donne stupide sono le chiavate migliori perché le detesti – hanno il dono della carne e il cervello di una mosca. (da Una pioggia di donne, p. 187)
  • Passai accanto a 200 persone e non riuscii a vedere un solo essere umano. (da Una pioggia di donne, p. 189)
  • Ci sono delle persone che devono sempre andare da qualche parte.
    "Andiamo in barca!"
    "Andiamo al cinema!"
    "Andiamo a scopare!"
    "Andate a cagare tutti quanti", dico sempre io, "lasciatemi in pace qui." (da Appunti di un suicida potenziale, p. 194)
  • Avevamo la sensazione che la vita sarebbe stata una gran cosa. (da Appunti di un suicida potenziale, p. 200)
  • Danforth appese i corpi uno ad uno dopo che l'asciugatrice meccanica ebbe finito di strizzarli. Bagley sedeva ai telefoni. "quanti ne abbiamo fatti?"
    "19. proprio una buona giornata."
    "merda, è proprio così. sembra proprio una buona giornata. quanti ne abbiamo piazzati ieri?"
    "14."
    "discreto. discreto. se continuiamo così faremo un mucchio di grano. l'unica preoccupazione che ho è che potrebbero chiuder baracca in Vietnam," disse Bagley dei telefoni. (da La macchina strizzafegato)
  • «Siamo pieni di niente» dicevano «e per noi niente è pieno...». (da La macchina strizzafegato)
  • Per me la mia merda puzza meglio, tranne quella di un cane. (da 10 seghe)
  • La sanità mentale è un'imperfezione. (da 10 seghe)
  • Allungai una mano, aprii il libro verso la metà e cominciai a leggere Guerra e Pace di Tolstoj. Niente di nuovo. Era ancora un brutto libro. (da Gabbia di matti appena fuori di Hollywood)

Confessioni di un codardo[modifica]

  • Gli uomini sono bambini. Hanno bisogno del contentino. Non sono capaci di soffrire. Tutte le donne lo sanno. (da Confessioni di un codardo, p. 14-15)
  • Sembravo uno che sa qualcosa, ma panzane, ero un falso, e non c'è niente di peggio al mondo che quando un uomo scopre all'improvviso di essere una balla dopo che ha passato tutta la vita a cercare di convincersi che non lo è. (da Un nickel, p. 21)
  • Il vero casino della vita, pensò, era dover fare i conti con i problemi altrui. (da Un universo poco accomodante; p. 26)
  • «Dovremo sterilizzare un coltello»
    «E come si fa?»
    «Sul fornello. Sopra la fiamma. Imbavagliamo il ragazzo e glielo tagliamo via. ZAC! In un attimo è fatta.»
    «Non morirà dissanguato?»
    «Non ha abbastanza culo.» (da Riscatto; p. 36)
  • [Dopo averlo ucciso] Si sentì prendere da un improvviso rimorso. Che strano. Adesso gli voleva bene. Era stato un uomo particolare, un uomo d'eccezione, e famoso. Era invecchiato. Ma quella non era una colpa. Ora lei non voleva i suoi quattrini. Voleva solo che lui vivesse. Lo voleva vicino. Sentì un cane abbaiare in lontananza. il cane era vivo. Quando qualcosa è vivo è unico, straordinario, indipendentemente dalle circostanze. (da La star; p. 45)
  • Ma certe sere erano tutte uno spreco; e certi giorni, e certi anni. (da CHE FINE HA FATTO QUELL'ADORABILE RAGAZZA SORRIDENTE VESTITA DI PERCALLE?; p. 57)
  • Quelli che aiuti, ti distruggeranno. (da CHE FINE HA FATTO QUELL'ADORABILE RAGAZZA SORRIDENTE VESTITA DI PERCALLE?; p. 63)
  • Andò giù bene, ci voleva proprio. Naturalmente era da codardi sforzarsi di dimenticare l'incomprensibile, però necessario. (da CHE FINE HA FATTO QUELL'ADORABILE RAGAZZA SORRIDENTE VESTITA DI PERCALLE?; p. 65)
  • Scrivo ancora. Nei primi quattro mesi di quest'anno ho scritto duecentocinquanta poesie. Sento ancora la follia scorrermi dentro, ma ancora non ho scritto le parole che avrei voluto, la tigre mi è rimasta sulla schiena. Morirò con addosso quella figlia di puttana, ma almeno le avrò dato battaglia. E se fra voi c'è qualcuno che si sente abbastanza matto da voler diventare scrittore, gli consiglio va' avanti, sputa in un occhio al sole, schiaccia quei tasti, è la migliore pazzia che possa esserci, i secoli chiedono aiuto, la specie aspira spasmodicamente alla luce, e all'azzardo, e alle risate. Regalateglieli. Ci sono abbastanza parole per noi tutti. (da La mia pazzia; p. 93)
  • "Mangiare è più bello che scopare, ci metti più tempo e lo puoi fare più spesso." (da Morte nel pomeriggio, p. 101)
  • Harry sentì la quieta stolidità di Monk. Monk aveva vinto, da qualche parte era arrivato. Era adatto a qualcosa, come la chiave di una serratura che apre una certa porta. [...] Harry guardò Monk alzare la bottiglia e sorseggiare la birra. Era solo un atto che Monk effettuava, come grattarsi il naso. Non era avido di birra. Monk se ne stava semplicemente seduto con la bottiglia ed era appagato. E il tempo passava come la merda portata dal fiume. (da Vita da barbone; p. 116-117)
  • Sembravano infelici. Il mondo era infelice. Gli uomini erano al buio. Gli uomini erano delusi e spaventati. Gli uomini erano in trappola. Gli uomini erano affannati e sulla difensiva. Sentivano che le loro vite si stavano sprecando. E avevano ragione. (da Vita da barbone, p. 126)

Donne[modifica]

Incipit[modifica]

"Più di un valent'uomo è stato ridotto sul lastrico da una donna".

Henry Chinaski

Citazioni[modifica]

  • "I grandi uomini sono i più soli." (p. 27)
  • "Da quanto tempo non hai una donna?"
    "Quattro anni".
    "Quattro anni?"
    "Sì."
    "Ti meriti un po' d'amore", disse. "Ti ho sognato. Ti aprivo il petto come se fosse un armadietto, aveva gli sportelli, e quando li ho aperti ho visto un sacco di cose dolci là dentro... orsacchiotti, animaletti di peluche, e un sacco di cose tenere, morbide. Poi ho sognato un altro uomo. Mi veniva vicino e mi porgeva fogli di carta. Era uno scrittore. Io prendevo i fogli di carta e li guardavo. E i fogli avevano il cancro. La roba che scriveva aveva il cancro. Io do sempre retta ai sogni. Ti meriti un po' d'amore". (p. 18-19)
  • Ci lasciavamo almeno una volta alla settimana... "Per sempre"... ma poi chissà come facevamo sempre pace. (p. 34)
  • Cominciai a sentire lo stomaco che andava su e giù. Mi sentivo male, mi sentivo inutile, triste. Ero innamorato di lei. (p. 40)
  • "L'ho vista, la sua ragazza", disse Mrs. O'Keefe "Ha fatto caso agli occhi? È pazza".
    "Lo so che è pazza. Ma io le voglio bene. Ha un sacco di qualità, davvero". (p. 48)
  • Pareva che conoscessero la stessa gente. Io non conoscevo nessuno. Ce ne voleva per eccitarmi. Non me ne fregava niente di niente. New York non mi piaceva. Nemmeno Hollywood mi piaceva. La musica rock non mi piaceva. Non mi piaceva niente. Forse avevo paura. Ecco... avevo paura. Volevo starmene seduto da solo in una stanza con le tapparelle abbassate. Ecco cosa mi piaceva. Ero matto. Ero andato col cervello. E Lydia mi aveva lasciato. (p. 53-54)
  • Il dolore è una cosa strana. Un gatto che uccide un uccello, un incidente di macchina, un incendio... Ecco il dolore, BANG, eccolo, ti sta addosso. È reale. E quelli che ti guardano pensano che hai l'aria stupida. Come se fossi improvvisamente diventato scemo. Non c'è rimedio per il dolore a meno di conoscere qualcuno che capisca come ti senti e sappia cosa fare. (p. 54)
  • "Siamo tutti troppo freddi, duri", dissi. "Se solo parlassimo, dicessimo quello che sentiamo, le cose andrebbero meglio". (p. 65)
  • "Le piacciono tutti gli uomini. È troppo impulsiva. Sarà lei a lasciarti".
    "Forse è proprio per questo che mi piace".
    "Vuoi una puttana. Hai paura dell'amore".
    "Forse hai ragione". (p. 65)
  • "Avanti, scopa con me, adesso!"
    "E va bene!".
    Passai l'esame, ma poi pensai: e l'uomo come fa a sapere se la sua donna gli è stata fedele? Mi sembrava un'ingiustizia. (p. 67)
  • Io ero un solitario di natura, mi bastava vivere con una donna, mangiare con lei, dormire con lei, andare in giro con lei. Non volevo parlare, non volevo andare da nessuna parte se non alle corse e agli incontri di boxe. Non capivo la TV. Mi sentivo stupido a sborsare soldi per andare al cinema e star seduto in mezzo alla gente a dividere le loro emozioni. Le feste mi davano la nausea. Odiavo i giochetti, le stronzate, i flirt, i bevitori da strapazzo, gli attaccabottoni. (p. 74)
  • Non avevo mai conosciuto una ragazza così bella e insieme così dolce e intelligente. Dov'erano i suoi uomini? Dov'è che avevano sbagliato? (p. 80)
  • Katherine distolse gli occhi. "Ha la faccia gialla, Hank. Hai visto che occhi? È malato".
    " È malato di sogni. Siamo tutti malati di sogni, ecco perché siamo qui". (p. 107)
  • Ero attratto da tutte le cose sbagliate: mi piaceva bere, ero pigro, senza dio, senza idee politiche, senza ideali. Vivevo nel nulla; la mia era una non esistenza e a me andava bene così. Tutto questo non faceva certo di me un personaggio interessante. Non volevo essere interessante, era troppo faticoso. Quello che volevo veramente era uno spazio facile, indefinito dove vivere tranquillo. Volevo essere lasciato in pace. D'altra parte quando mi ubriacavo mi mettevo a urlare, impazzivo, perdevo il controllo. Ciascuno di questi comportamenti non andava d'accordo con l'altro. Non me ne fregava niente. (p. 107-108)
  • Non si poteva mai dire. Certi giorni era meglio restare a letto con le coperte sulla testa. (p. 151)
  • Non si poteva sottovalutare il pubblico ma non bisognava nemmeno leccargli il culo. C'era una via di mezzo, e bisognava trovarla. (p. 153)
  • La baciai. Baciarsi è più intimo che scopare. Ecco perché non mi è mai piaciuto che le mie ragazze andassero in giro a baciare gli altri uomini. Preferirei che se li scopassero. (p. 161)
  • Ecco il problema di chi beve, pensai, versandomi da bere. Se succede qualcosa di brutto si beve per dimenticare; se succede qualcosa di bello si beve per festeggiare; e se non succede niente si beve per far succedere qualcosa. (p. 177)
  • Da dove venivano le donne? Ce n'era una scorta infinita. Ciascuna di esse era diversa, unica. Avevano la passera diversa i seni diversi, la bocca diversa, ma nessun uomo poteva godersele tutte, ce n'erano troppe, con le gambe accavallate, a far impazzire gli uomini. Che pacchia! (p. 179)
  • Stava spiegando che anche gli animali hanno un'anima. Nessuno mise in dubbio la sua dichiarazione. Era possibile, lo sapevamo tutti. Quello di cui non eravamo sicuri era di avercela noi, l'anima. (p. 181)
  • "L'amore va bene per quelli che riescono a sopportare il sovraccarico psichico. È come trasportare sulle spalle un bidone pieno di spazzatura oltre un fiume di piscio in piena". (p. 182)
  • Presi la bottiglia e andai in camera mia. Mi spogliai, tenni le mutande e andai a letto. Era un gran casino. La gente si aggrappava ciecamente a tutto quello che trovava: comunismo, macrobiotica, zen, surf, ballo, ipnotismo, terapie di gruppo, orge, ciclismo, erbe aromatiche, cattolicesimo, sollevamento pesi, viaggi, solitudine, dieta vegetariana, India, pittura, scrittura, scultura, composizione, direzione d'orchestra, campeggio, yoga; copula, gioco d'azzardo, alcool, ozio, gelato di yogurt, Beethoven, Bach, Budda, Cristo, meditazione trascendentale, succo di carota, suicidio, vestiti fatti a mano, viaggi aerei, New York City, e poi tutte queste cose sfumavano e non restava niente. La gente doveva trovare qualcosa da fare mentre aspettava di morire.
    Era bello avere una scelta.
    Io l'avevo fatta da un pezzo, la mia scelta. Alzai la bottiglia di vodka e la bevvi liscia. I russi sapevano il fatto loro. (p. 183)
  • "Non sono abituato a pensare. Le donne sono tutte diverse. Fondamentalmente sono una combinazione di quanto c'è di peggio e di quanto c'è di meglio al mondo... magiche e terribili. Sono contento che esistano, comunque". (p. 194-195)
  • "Vuoi dire che vivi per scrivere?"
    "No, mi limito a esistere. Poi cerco di ricordare e buttar giù un po' di cose". (p. 200)
  • «Umanità, mi stai sul cazzo da sempre». Ecco il mio motto. (p. 231)
  • Salve, Morte. Ma ho già vissuto quasi 60 anni. Ti ho dato tante di quelle occasioni che avresti dovuto portami via parecchio tempo fa. Voglio essere sepolto vicino all'ippodromo... per sentire la volata sulla dirittura d'arrivo. (p. 287)
  • Senti, mettiamola cosi: per me tu sei la numero uno, e non c'è nemmeno una numero due. (p. 297)
  • Eppure le donne, le donne che valevano qualcosa, mi spaventavano perché finivano col volere la mia anima, e io volevo tenere per me quello che ne restava.
  • Prendetemi la donna, ma lasciatemi stare la macchina.
  • [Ernest Hemingway] Troppo cupo, troppo serio. Un bravo scrittore, belle frasi. Ma per lui la vita era sempre guerra totale. Non si lasciava mai andare, non ballava mai. (2006)

Factotum[modifica]

Incipit[modifica]

Arrivai a New Orleans sotto la pioggia alle cinque del mattino. Mi fermai alla stazione degli autobus per un po' ma la gente mi deprimeva tanto che presi la valigia, uscii nella pioggia e cominciai a camminare. Non sapevo dove fossero le pensioni, dove fosse il quartiere povero.
Avevo una valigia di cartone che cadeva a pezzi. Una volta era stata nera ma il nero si era scrostato e sotto si vedeva il cartone giallo. Avevo cercato di rimediare spalmando di lucido nero il cartone scoperto. Ma mentre camminavo la pioggia lavava via il lucido e mi feci due belle strisce nere sulle gambe dei pantaloni passando la valigia da una mano all'altra.
Be', era una città nuova, forse mi avrebbe portato fortuna.
Smise di piovere e uscì il sole. Ero nel quartiere nero. Continuai a camminare lentamente.

Citazioni[modifica]

  • Ero il tipo d'uomo che rifioriva con la solitudine; senza solitudine era per me come un altro stare senza cibo o senza acqua. Ogni giorno senza solitudine mi indeboliva. Non andavo orgoglioso della mia solitudine; ma ne ero dipendente. Il buio della stanza per me era come la luce del sole. (p. 32)
  • "Sei mai stato innamorato?"
    "L'amore è per la gente reale."
    "Tu sembri reale."
    "Non mi piace la gente reale."
    "Non ti piace?"
    "La odio." (p. 49)
  • L'anima di un uomo ha le radici nel suo stomaco. Un uomo riusciva a scrivere molto meglio dopo essersi mangiato una costata di manzo e aver scolato una bottiglia di whiskey di quanto riusciva a produrre dopo aver mangiato una merendina da cinque centesimi. Il mito dell'artista morto di fame era una truffa. (p. 52)
  • La mia anima sbronza-di-birra è più triste di tutti gli alberi di Natale morti del mondo. (p. 53)
  • Francamente, ero orripilato dalla vita, da ciò che un uomo era costretto a fare semplicemente per mangiare, dormire e procurarsi i vestiti per coprirsi. Quindi me ne stavo a letto e bevevo. Quando bevevi il mondo era sempre lì fuori, ma almeno in quel momento non ti prendeva per la gola. (p. 55)
  • "Piccola" dissi, "sono un genio ma non lo sa nessuno all'infuori di me". Lei abbassò lo sguardo su di me. "Alzati da quel pavimento, rimbambito, e versami da bere". (p. 57)
  • "Una donna è un lavoro a tempo pieno. Devi saper scegliere la tua professione."
    "Suppongo che sia un prosciugamento emotivo."
    "E fisico. Vogliono scopare notte e giorno."
    "Prenditi una che ti piace scopare."
    "Sì, ma se bevi e scommetti loro pensano che non le ami abbastanza."
    "Prenditi una che ama bere, scommettere e scopare."
    "E chi la vuole una così?" (p. 89)
  • «La gente non ha bisogno d'amore. Ha bisogno di successo, in qualsiasi forma. Potrebbe essere anche amore, ma non necessariamente.»
    «La Bibbia dice, "ama il prossimo tuo"»
    «Potrebbe voler anche dire lascialo in pace. Esco a prendere un giornale» (p. 103)
  • Era vero che non avevo grandi ambizioni, ma doveva pur esserci un posto per gente senza ambizione, voglio dire, un posto migliore di quelli che mi capitavano di solito. Come cazzo poteva piacere a un uomo essere buttato giù dal letto alle sei e mezzo del mattino da una sveglia, scattare in piedi, vestirsi, ingurgitare cibo a forza, cagare, pisciare, lavarsi denti e capelli, e lottare nel traffico per correre in un posto dove essenzialmente faceva un sacco di soldi per qualcun altro e in più doveva anche essergli grato per l'opportunità che gli veniva offerta? (p. 109)
  • Per ogni Giovanna d'Arco c'è un Hitler appollaiato dall'altra estremità dell'altalena. La vecchia storia del bene e del male. (p. 111)
  • Continuavo a ripetere a me stesso che le donne di questo mondo non erano tutte puttane, solo le mie lo erano. (p. 121)
  • Ora proprio come ogni bravo ragazzo americano ero cresciuto con il motto: prendi il cancro precocemente. Così vai fin lì per prenderlo precocemente e loro ti fanno aspettare tre settimane per una visita. Questa è la differenza tra ciò che ci viene detto e lo stato delle cose. (p. 141)
  • Era disperata e al tempo stesso era schizzinosa, in un certo senso, bella, ma non aveva abbastanza dalla sua per diventare quello che lei si immaginava di essere. (p. 150)
  • Non mi piacevano le feste. Non sapevo ballare e la gente mi faceva paura, specialmente la gente alle feste. Cercavano di essere affascinanti, felici e brillanti e, sebbene sperassero di essere in gamba in questo, non lo erano. Erano proprio scarsi. Tentare di esserlo a tutti i costi peggiorava solo la situazione. (p. 163)
  • "Mi sembri a terra. Stai bene?"
    "Ho perso la mia donna."
    "Ne avrai altre e perderai anche quelle."
    "E dove se ne vanno tutte?" (p. 175)

Hollywood, Hollywood![modifica]

  • "Anche Hank gioca," disse Sarah. "Punta sui cavalli. Ci va ogni volta che corrono."
    François mi guardò. "Ah, i cavalli! E vinci?"
    "Mi va di crederlo..." (p. 12)
  • I soldi sono come il sesso, [...] sembrano molto più importanti quando non ce n'è... (p. 18)
  • Gli dei continuavano a spingermi verso la mannaia, poi, all'ultimo momento mi tiravano via la testa dal ceppo. Molto strani, questi dei. (p. 27)
  • Caddi in uno dei miei patetici periodi di chiusura. Spesso, con gli esseri umani, buoni cattivi, i miei sensi semplicemente staccano, si stancano: lascio perdere. Sono educato. Faccio segno di sì. Fingo di capire, perché non voglio ferire nessuno. Questa è la debolezza che mi ha procurato più guai. Cercando di essere gentile con gli altri spesso mi ritrovo con l'anima a fettucce, ridotta a una specie di piatto di tagliatelle spirituali.
    Non importa. Il mio cervello si chiude. Ascolto. Rispondo. E sono troppo ottusi per rendersi conto che io non ci sono. (pp. 31-32)
  • A me sembrava un processo terribilmente lento, casa dopo casa, morte dopo morte. Dieci generazioni, dieci case. Poi sarebbe bastata una sola persona per giocarsele tutte o per incendiarle con un fiammifero e poi correre giù per la strada reggendosi le palle in uno di quei sacchettini per cogliere la frutta. (p. 42)
  • C'era qualcosa che mancava del tutto a quei poveretti e, solo per un attimo, sentii una stretta dentro e mi venne voglia di prenderli fra le braccia, di consolarli e di abbracciarli come un qualche Dostoievskij, ma sapevo che non avrebbe portato a niente, salvo al ridicolo e all'umiliazione, per me e per loro. Chissà come, il mondo si era allontanato troppo e mai più sarebbe stato così facile essere spontaneamente gentili. Era una cosa per cui avremmo dovuto sgobbare di nuovo tutti quanti. (p. 44)
  • Il cattivo gusto crea molti più milionari di quello buono. Stringendo, tutto si riduceva a una questione di chi aveva più voti. Nella terra delle talpe una talpa era re. (p. 92)
  • Quando si è stati poveri per molto tempo si ha un certo rispetto verso i soldi. Non si ha la minima voglia di ritrovarsi in bolletta. Questo vale per i santi e per gli sciocchi. Uno dei miei successi nella vita è che, nonostante tutte le follie che ho combinato, sono perfettamente normale: sono io che ho scelto di fare quelle cose, non sono loro che hanno scelto me. (pp. 137-148)
  • Spesso in quelle stanze d'affitto e in quegli appartamenti popolari, quando eri al verde e facevi la fame, ridotto all'ultima bottiglia, non restava niente da fare. Niente, salvo stare a sentire gi scoppi di rabbia e i litigi degli altri. Serviva a capire che non eri l'unico a essere più che scoraggiato dal mondo, che non eri l'unico a scivolare verso la pazzia. (p. 150)
  • Dovevo essere pazzo. Barba lunga. Canottiera piena di buchi di sigaretta. Il mio unico desiderio era quello di avere più di una bottiglia sul comodino. Non ero adatto al mondo e il mondo non era adatto a me. E avevo trovato persone come me, e quasi tutte erano donne, donne con cui la maggior parte degli uomini non avrebbe neanche voluto stare nella stessa stanza, ma io le adoravo, mi ispiravano, recitavo, bestemmiavo, mi pavoneggiavo in canottiera raccontando quanto ero grande, ma ero l'unico a crederlo. Loro dicevano soltanto, "Vaffanculo! Dammi ancora da bere!". Quelle donne venute dall'inferno, quelle donne all'inferno con me. (p. 153)
  • Il segreto, la verità profonda, per fare qualunque cosa, per scrivere, per dipingere, sta nella semplicità. La vita è profonda nella sua semplicità. (p. 186)
  • La poesia qualcosa vale, credetemi. Impedisce di impazzire del tutto. (p. 197)
  • Nel mio caso, il mio principale desiderio era quello di evitare quanta più gente possibile. Meno gente vedevo meglio era. (p. 216)

Il capitano è fuori a pranzo[modifica]

  • Preferisco bere da solo. Uno scrittore non deve nulla a nessuno eccetto che alla propria scrittura. Non deve nulla ai lettori se non la disponibilità della pagina stampata. E peggio ancora alcuni di questi bussatori-di-porta non sono nemmeno tuoi lettori. Hanno solo sentito qualcosa in giro. Il miglior lettore e il miglior essere umano sono quelli o quelle che mi premiano con la loro assenza. (28/08/91, 11:28 PM; p. 8)
  • I soldi hanno solo due cose che non vanno: o sono troppi o sono troppo pochi. (29/8/91, 10:55 PM; p. 9)
  • Moriremo tutti, proprio tutti, che circo! Già solo questo dovrebbe farci amare l'un l'altro, ma non è così. Siamo terrorizzati e annientati dalle banalità, siamo divorati dal nulla. (29/08/91 10:55 PM; p. 10)
  • La maggior parte delle persone non è preparata alla morte, la propria o quella di chiunque altro. Li sciocca, li terrorizza. È come se fosse una grossa sorpresa. Diavolo, non dovrebbe mia esserlo. Porto la morte nel taschino a sinistra. A volte la tiro fuori e le parlo: "Ciao, bellezza, come va? Quando vieni a prendermi? Sarò pronto".
    Non c'è da piangere per la morte più di quanto non ci sia da piangere per la crescita di un fiore. Ciò che è terribile non è la morte in sé, ma le esistenze che la gente vive o non vive fino al momento della morte. Non onora la propria vita, piscia sulla propria vita. La caga via. Stolti cazzoni. Si concentrano troppo sullo scopare, sui film, sul denaro, sulla famiglia, sul fottere. Hanno la menti gonfie di ovatta. Inghiottono Dio senza pensare, inghiottono la patria senza pensare. Ben presto si dimenticano come si fa a pensare, lasciano che siano gli altri a pensare per loro. Hanno il cervello gonfi di ovatta. Sono brutti, dicono cose brutte, camminano in modo brutto. Suonagli la grande musica dei secoli e loro non riusciranno a sentirla. La morte di quasi tutte le persone è una farsa. Non c'è rimasto più niente da uccidere. (12/09/91, 11:19 PM; p. 13)
  • Scrivere è quando volo, scrivere quando accedo fuochi. Scrivere è tirare fuori la morte dal taschino a sinistra, scagliarla contro il muro e riprenderla al volo quando rimbalza.
    Questi tizi pensano che devi essere sempre sulla croce e sanguinare per dimostrare di avere anima. Ti vogliono mezzo pazzo, che ti sbrodoli la camicia davanti. Ne ho avuto abbastanza di quella croce, ne ho già il serbatoio pieno. Se riesco a rimanere giù dalla croce, ne ho in abbondanza per andare lontano. Anche troppo. Lascia che siano loro a salire sulla croce, gli farò i complimenti. Ma il dolore non crea scrittura, lo scrittore sì. (12/9/91, 11:19 PM; p. 14)
  • La cosa migliore è essere soli, ma non del tutto. (13/9/91, 5:28 PM; p. 16)
  • Sapere che c'è una via d'uscita ti aiuta a restare dentro. Mi spiego? Altrimenti sarebbe la follia. (13/9/91, 5:28 PM; p. 17)
  • La gente mi svuota. Devo starne alla larga per ricaricarmi. Io sono la mia miglior cura, stravaccato su una poltrona, a fumare un beedie e a guardare questo schermo sputare parole. (21/09/91 09:27 PM, p. 21)
  • Chi ha inventato le scale mobili? Gradini che si muovono. Rimanendo in tema pazzia. Gente che sale e che scende con scale mobili, ascensori, che guida automobili, con saracinesche dei garage che si aprono al tocco di un pulsante. Poi vanno nei centri benessere per smaltire il grasso. Fra 4000 anni non avremo più gambe, scodinzoleremo girando sul culo, o magari rotoleremo come rovi nel deserto. Ogni specie si autodistrugge. Ciò che ha ucciso i dinosauri è che hanno mangiato tutto quello che trovavano in giro e poi hanno dovuto mangiarsi fra loro e questo ha portato alla sopravvivenza di uno solo e quel figlio di puttana alla fine è morto di fame. (26/9/91, 11:36 PM; p. 28)
  • Agli scrittori piace annusare solamente la propria merda. Io sono uno di loro. Non mi piace neppure parlare agli scrittori, guardarli o, ancor peggio, ascoltarli. E la cosa peggiore è bere insieme a loro, si sbavano addosso, sono davvero pietosi, come se stessero cercando l'ala protettiva della madre.
    Preferisco pensare alla morte piuttosto che agli scrittori. Molto più piacevole. (30/09/91 11:36 PM; p. 33)
  • Il capitalismo è sopravvissuto al comunismo. Adesso si distrugge da solo. (03/10/91 11:56 PM; p. 43)
  • Deve essere strano vivere con me. È strano anche per me. (15/10/91, 12:55 PM; p. 55)
  • A volte mi sembra come se fossimo tutti intrappolati in un film. conosciamo le battute, come muoverci, cosa fare, solo non c'è la cinepresa. Eppure non possiamo uscire dal film. Ed è un brutto film. (31/10/91, 12:27 AM; p. 65)
  • Credo che portare il culo fuori da questa stanza mi costringa a guardare il Genere Umano e quando guardi il Genere Umano DEVI proprio reagire. È davvero troppo, uno spettacolo dell'orrore continuo. Già, laggiù mi annoio, sono terrorizzato quando sono là, anche se finora sono stato una specie di studioso. Uno studioso dell'inferno. (31/10/91, 12:27 AM; 2000, p. 66-67)
  • Non mi piace tanto la gente. Più ci sto alla larga, meglio mi sento. (3/11/91, 12:48 AM; p. 71)
  • Poi, di colpo, la sera è diventata è diventata notte. A volte non ci sono avvisaglie. Le cose succedono nel giro di pochi secondi. Tutto cambia. Sei vivo. Sei morto. E le cose vanno avanti comunque.
    Siamo carta velina. Tiriamo avanti grazie a colpi di fortuna nel mezzo delle percentuali, temporaneamente. E questa è la parte migliore e la parte peggiore, il fattore temporale. E non ci puoi fare niente. Puoi stare seduto in cima a una montagna e meditare per decenni e non muterà mai niente. Puoi cambiare te stesso e accettarlo, ma forse anche questo è sbagliato. Forse pensiamo troppo. Dobbiamo sentire di più e pensare di meno. (9/12/91 1:18 AM; p. 79)
  • L'autostrada ti ricorda sempre ciò che la maggior parte gente è. È una società competitiva. Vogliono che tu perda, così loro possono vincere. È una cosa innata e in autostrada si manifesta. I guidatori lenti vogliono bloccarti, quelli veloci vogliono superarti. Io mi tengo sui 110, quindi sorpasso e vengo sorpassato. Quelli veloci non mi danno fastidio. Mi scanso e li lascio andare. Sono quelli lenti che mi innervosiscono, quelli che vanno a 90 all'ora nella corsia veloce. E a volte puoi rimanere inscatolato. (18/01/92 11:59 PM; p. 83)
  • Essere vicini alla morte è energizzante. Ho tutti i vantaggi. Vedo e sento cose che ai giovani sono nascosti. Sono passato dalla potenza della giovinezza alla potenza dell'età. Non ci sarà declino. (23/06/92 12:34 AM; p. 105)
  • La razza umana esagera su tutto: sui suoi eroi, i suoi nemici, la sua importanza. (24/08/92, 12:28 AM; p. 109)
  • Non ho mai trovato veramente un amico. Con le donne, c'era speranza con ogni donna nuova, ma succedeva solo all'inizio. Già allora l'avevo capito, avevo smesso di cercare la Ragazza dei Sogni; ne volevo soltanto una che non fosse un incubo. (6/11/92 12:08 AM; p. 129)
  • Perché le persone interessanti sono così poche? Con tanti milioni, perché sono così poche? Dobbiamo continuare a vivere con questa specie noiosa e monotona? Sembra che il loro unico gesto sia la Violenza. In quello sono bravissimi. Brillano. Luccicore di merda, che ci ammorba ogni possibilità. Il problema è che devo continuare a interagire con loro. Almeno se voglio che le luci continuino ad accendersi, che mi riparino il computer, se voglio tirare lo scarico del cesso, se devo comprare le gomme nuove, farmi togliere un dente o farmi tagliare la pancia, devo continuare a interagire. Ho bisogno di quegli stronzi per le piccole necessità, anche se loro, in sé, mi fanno inorridire. E inorridire è una parola gentile. Ma mi martellano la coscienza con i loro fallimenti in aree vitali. Tutti i giorni, per esempio, mentre vado alle corse continuo a sintonizzare la radio su stazioni diverse in cerca di musica, musica decente. È tutta brutta, piatta, senza vita, stonata, fiacca. Eppure alcune di queste composizioni si vendono a milioni e i loro creatori si considerano veri "artisti". È porcheria, porcheria orribile che entra nella testa dei giovani. A loro piace. Cristo, dagli merda e mangeranno merda. Non sono capaci di distinguere? Non sono capaci di ascoltare? Non sentono che è sciacquetta, roba vecchia?(27/02/93 12:56 AM; p. 139)
  • Pensa a tutta la gente viva che non ha mai ascoltato musica decente. Non stupisce che abbiano facce cascanti, non stupisce che uccidano senza pensarci, non stupisce che non abbiano cuore. (27/02/93 12:56 AM; p. 141)
  • Non è una gara. Non ho mai desiderato la fama o i soldi. Desideravo buttar giù le parole come volevo io, tutto qua. E dovevo buttarle giù, se no mi prendeva qualcosa che era peggio della morte. Le parole non come qualcosa di prezioso, ma come qualcosa di necessario. (23/6/92, 12:34 AM; 2000, p. 99)
  • Per essere uno scrittore istintivamente fai ciò che nutre te e le parole, che ti protegge contro la morte in vita. Per ognuno è una cosa diversa. E per ognuno è una cosa che cambia. Per me una volta significava bere tantissimo, bere fino a uscire pazzo. Mi affilava le parole, le portava fuori. E avevo bisogno di pericolo. Avevo bisogno di mettermi in situazioni pericolose. Con gli uomini. Con le donne. Con le automobili. Con il gioco. Con la fame. Con qualsiasi cosa. Nutriva le parole. Per decenni è stato così. Ora è cambiato. Ora ho bisogno di qualcosa di più sottile, di più invisibile. È una sensazione nell'aria. Parole dette, parole sentite. Cose viste. Qualche bicchiere mi serve sempre. Ma ora cerco le sfumature e le ombre. Le parole mi vengono da cose di cui sono quasi inconsapevole. Va bene. Ora scrivo porcherie di genere diverso. Qualcuno se n'è accorto.
    "Hai sfondato il muro," è ciò che mi dicono quasi sempre.
    Capisco perfettamente quello che sentono. Lo avverto anch'io. Le parole sono diventate più semplici ma allo stesso tempo più calde, più scure. Mi alimento a nuove fonti. La vicinanza con la morte rinvigorisce. Ho tutti i vantaggi. Riesco a vedere e sentire cose che ai giovani sono nascoste. Sono passato dall'energia della gioventù a quella della vecchiaia. (23/6/92, 12:34 AM; 2000, p. 100-101)
  • Lo sapevate che i gatti dormono venti ore su ventiquattro? Non c'è da stupirsi che abbiano un aspetto migliore del mio. (24/8/92, 12:28 AM; 2000, p. 106)
  • "Mi scusi," ha detto, "lei è Charles Bukowski?"
    "Charles Darwin," ho risposto e l'ho piantato lì. (21/2/93, 12:33 AM; 2000, p. 132)
  • Insomma, non sono riuscito ad ammazzarmi a forza di bere. Ci sono andato vicino, ma non ci sono riuscito. Ora merito di vivere con quello che resta. (p. 104)
  • Posso sempre scrivere delle corse, quel grande buco vuoto di niente. (p. 105, 2000)
  • Nella prossima vita voglio essere un gatto. Dormire venti ore al giorno e aspettare che ti diano da mangiare. Starsene seduti a leccarsi il culo. Gli umani sono dei poveretti, rabbiosi e fissati. (2000)
  • Non mi fido molto delle statistiche, perché un uomo con la testa nel forno acceso e i piedi nel congelatore statisticamente ha una temperatura media. (2000)
  • Il mondo vivrebbe molto più facilmente senza libri che senza fogne. E ci sono posti sulla terra dove ce ne sono pochi degli uni e poche delle altre. Io naturalmente preferirei vivere senza fogne, ma io sono malato. Eppure mi alzo e mi sento un guscio vuoto. (2000)
  • Certe volte questa stanza è l'unico posto dove voglia stare. Eppure mi alzo, e mi sento un guscio vuoto. (2000)
  • Non so gli altri, ma io al mattino quando mi chino per allacciarmi le scarpe penso: Cristo Onnipotente, e ora? La vita mi fotte, non ce la intendiamo. Devo prenderla a piccole dosi, non tutta assieme. (2000)

L'amore è un cane che viene dall'inferno[modifica]

  • tenetevi le vostre vergini voi giovani | date a me vecchie appassionate con i tacchi alti | con culi che hanno dimenticato d'invecchiare. (da tra le più appassionate; p. 19)
  • dormiremo insieme | stanotte | cercando di inserirci | nella carta da parati. (da fottere; p. 27)
  • abbiamo parlato ancora un po' | poi ho detto addio | ho riappeso | sono andato al cesso | ho cagato un brodo merdoso | pensando soprattutto, be' | sono ancora vivo | e ho la capacità di espellere | dal mio corpo i residui. | e poesie. | e finché questo accade | ho la capacità di maneggiare | tradimento | solitudine | pipite | scolo | e i servizi economici | sulla pagina finanziaria. (da me; pp. 29-31)
  • l'amore si rinsecchisce, pensai | tornando verso il | bagno, anche più velocemente | dello sperma. (da la fine di una breve relazione; p. 41)
  • lei l'avvicinò e dopo essermi sputato sui palmo | della mano cominciai a menarmelo. | diventò più duro. appena prima di essere pronto | mi fermai, lo tenni stretto | tirando alla base, | la cappella si gonfiò | violacea e lucente. (da pareggiare i conti; p. 61)
  • io so che una notte | in qualche camera da letto | presto | le mie dita | scivoleranno | tra | morbidi capelli puliti || canzoni che nessuna radio | trasmette || tutte tristezza, sogghignando | in cascata. (da assaporeremo le isole e il mare; p. 71)
  • su questa terra | alcuni di noi scopano più di quanto | si muoia | ma i più di noi muoiono | meglio di quanto si scopi, | e moriamo a pezzo a pezzo anche – | nei parchi | mangiando gelato, o | in igloo | di demenza, | o su pagliericci | o sopra amori | sbarcati | o | o. (da letti, cessi, io e te; p. 117)
  • piedi di formaggio | anima caffettiera | mani che odiano le stecche da biliardo | occhi come graffette | preferisco il vino rosso. (da l'amore è un cane che viene dall'inferno; p. 163)
  • ho sempre desiderato scopare | Henry Miller, diceva, | ma quando sono arrivata | era troppo tardi. || maledizione, ho detto io, | voi donne arrivate sempre troppo tardi. | oggi mi sono masturbato | già due volte. (da appena morto; p. 179)
  • non so quante bottiglie di birra | ho bevuto aspettando che le cose | migliorassero. | non so quanto vino e whisky | e birra | soprattutto birra | ho bevuto dopo aver | rotto con le donne – | aspettando lo squillo del telefono | aspettando il rumore dei passi, | e il telefono non squilla mai | se non molto più tardi | e i passi non arrivano mai | se non molto più tardi. (da birra; p. 199)

Musica per organi caldi[modifica]

  • L'uomo è la fogna dell'universo. (da Meno raffinato della locusta; p. 13)
  • Del resto, si muore tutti, è un dato statistico. Non era certo una novità. Il vero problema era l'attesa. (da Grida quando bruci; p. 16)
  • "La morte non puzza", disse la donna, "solo i vivi puzzano, quelli che stanno per morire puzzano, solo quelli in decomposizione puzzano. La morte non puzza." (da Donna incandescente; p. 45)
  • Ecco qual era il guaio di essere scrittore, il problema maggiore è dato dal tempo libero, troppo tempo libero. Dovevi stare ad aspettare l'ispirazione finché potevi scrivere e mentre aspettavi impazzivi bevevi e più bevevi più impazzivi. Non c'era proprio niente di bello nella vita di uno scrittore o di un bevitore. (da 410 chili; p. 57)
  • L'amore è una forma di pregiudizio.[14] Ami ciò di cui hai bisogno, ami ciò che ti fa star bene, ami ciò che ti torna più utile. Come fai a dire di amare una persona, quando ce ne sono almeno diecimila al mondo che ameresti di più, se solo le incontrassi? Ma non le incontrerai mai. (da Colpi a vuoto; p. 75-76)
  • Sono felice di essere un cretino. Sono felice di essere un completo ignorante. Sono felice di non essere stato ammazzato. Quando mi guardo le mani e le vedo ancor attaccate ai polsi, mi reputo proprio fortunato. (da Vado, l'ammazzo e torno; p. 143)
  • Non dovevi essere alcolizzato per stare male, per essere annientato da una donna; ma potevi stare male e diventare alcolizzato. Magari, finché eri giovane, eri portato a pensare che la fortuna fosse dalla tua, e a volte poteva anche capitare. Ma le metodiche statistiche e le leggi remavano contro, tu non lo sapevi ma erano lì, sempre in agguato, anche quando credevi che tutto stesse andando alla grande. (da Ubriacona in interurbana; p. 162)
  • Il genio sta nell'abilità di esprimere concetti profondi in modo semplice. (da Ubriacona in interurbana; p. 166)
  • Tutti gli scrittori sono dei coglioni. Ecco perché sentono il bisogno di scrivere. (da Ragno; p. 175)
  • La mia sola ambizione è di non diventare nessuno; mi sembra la cosa più giusta. (da La morte del padre I; p. 178)
  • La morte era così noiosa. E questa era la cosa peggiore della morte. Che era di una noia mortale. Una volta che si presentava non avevi più scampo. Non potevi giocarci a tennis o trasformarla in una scatola di boeri. Se ne stava lì e basta, come una gomma bucata. La morte era stupida. (da La morte del padre I; p. 179)
  • "Non ti suscita niente la parola pietà?"
    "Gli unici ai quali suscita qualcosa, sono quelli che ne hanno bisogno." (da Harry Ann Landers; p. 187)
  • "Tutto è noioso. Non c'è via d'uscita. Sai cosa si tatuavano prima i barboni sul braccio: 'NATO PER MORIRE'. Sarà scontato fino alla nausea, ma è saggezza popolare." (da Notte fredda; p. 202)
  • "Come si immagina Dio?" "Capelli bianchi, barba lunga e niente uccello."
  • "Voglio sapere perché siamo rimasti insieme tutti questi anni! Voglio sapere se ho sprecato la mia vita!"
    "Tutti lo fanno, quasi tutti almeno."
  • Mai far capire a una donna quanto è importante, altrimenti non ti dà scampo.
  • Mai fidarsi di quelli che vanno in giro in tuta.
  • Non riesco a affrontare la vita, quando sono sobrio.
  • Il vero passo avanti è capire le donne e l'amore. O forse il passo avanti era saper uccidere con indifferenza.
  • Prendi nota di questo principio e avrai finito di patire: è raro che una femmina abbandoni la sua vittima senza averne un'altra a portata di mano.
  • "Il problema degli uomini che passano il tempo a ciondolare nei bar è che hanno un livello percettivo simile a quello del verme solitario."
    "Da cosa lo deduci?"
    "Dal fatto che sono prigionieri di un rituale."
    "Che rituale?"
    "Quello di far cattivo uso delle proprie energie."
  • Francine si girò verso di lui, che la circondò con un braccio.
    Gli ubriachi delle tre di notte, in tutta l'America, stavano fissando un muro, dopo averci finalmente rinunciato. Non che fosse necessario essere ubriachi per soffrire, per farsi annientare da una donna, ma se uno soffriva poteva anche darsi che finisse ubriaco. Certo, capita a tutti, soprattutto ai giovani, di pensare di avere il mondo in pugno, e a volte è anche vero. Ma nell'attimo stesso in cui uno è convinto che tutto vada per il meglio, ci sono leggi statistiche che lavorano alle sue spalle, pronte a fregarlo. E una notte, un caldo giovedì d'estate, quell'uno diventa l'ubriaco e se ne sta da solo in una squallida camera d'affitto e poco importa se c'è già stato un mucchio di volte, non gli è di nessun aiuto, anzi, semmai è peggio perché quell'uno si era illuso di esserci uscito del tutto. E allora non gli resta che accendersi un'altra sigaretta e riempirsi ancora il bicchiere e mettersi a scrutare le pareti scrostate in cerca di labbra e di occhi. Era incomprensibile quello che gli uomini e le donne riuscivano a farsi.

Niente canzoni d'amore[modifica]

  • Il mondo era infelice. La gente camminava nell'oscurità. La gente era terrorizzata e delusa. La gente era presa in trappola. La gente era frenetica, e sempre sulla difensiva. Tutti si sentivano come se stessero sprecando la propria vita. Ed era vero. (da Vita Di Un Barbone; p. 36)
  • Quando la morte verrà a pigliarci, pensò Henry, ci sputerà via come un osso già spolpato e pulito da un pezzo, indurito e secco e... che cosa? E niente. (da Azione; p. 66)
  • Eterna risorge sempre la speranza, come un fungo velenoso. (da Azione; p. 68)
  • La schiavitù non era stata eliminata affatto, era solo stata allargata fino a comprendere i nove decimi della popolazione. (da Azione; p. 72)
  • Sulla via dell'inferno c'è sempre un sacco di gente, ma è comunque una via che si percorre in solitudine. (da Azione; p. 80)
  • Il problema della storia dell'uomo è che non porta da nessuna parte se non verso la morte sicura dell'individuo, e questa è una cosa brutta e monotona, una semplice questione di nettezza urbana. (da Camus; p. 89)
  • "La maggior parte della gente è terribilmente incompetente da un punto di vista professionale. Io pure, forse. Non ne sono del tutto sicuro. Una cosa di cui sono proprio sicuro è che sono in grado di prenderti a calci in culo. Non che sia importante, ma in qualche modo mi tranquillizza..." (da Camus; p. 90)
  • Ma lei una ragione per fare la stronza la trovava sempre. Non mi capite male, era più o meno una brava persona, ma il mondo è pieno di persone più o meno brave e guarda come siamo ridotti: sempre in bilico sul baratro. Beh, voi lo sapete già. (da Volare senz'ali; p. 105)
  • Una volta, in un bar ho incontrato un tipo che sosteneva di mangiare la sua stessa carne, quindi in generale accettavo senza problemi le chiacchiere di tutti e senza problemi le lasciavo perdere. (da Volare senz'ali; p. 109)
  • "A volte ho la sensazione di essere solo al mondo. Altre volte lo so di sicuro." (da Solo sulla vetta; p. 176)
  • Tanto lo scrittore che cos'è? Uno scrittore è una specie di puttana. Si usa e poi te ne scordi.
    Tutti pensano che tanto, se soffre, allo scrittore finirà per fargli bene. Tutte stronzate. La sofferenza è come qualsiasi altra cosa: beccane troppa e alla fine ti ammazza. È il fatto di sfuggire alla sofferenza che fa i grandi scrittori: uno si sente così bene che fa sentire bene i lettori. (da Pazzo abbastanza; p. 212)

Panino al prosciutto[modifica]

  • La cosa più bella che avevo in camera era il letto. Mi piaceva starmene a letto per ore, anche durante il giorno, con le coperte tirate su fino al mento. Era bello starsene lì, non succedeva mai niente, non c'era gente, non c'era niente. (p. 39)
  • "Non ricevi molto affetto dai tuoi genitori, vero?"
    "Non mi serve quella roba" le dissi.
    "Henry, tutti abbiamo bisogno d'amore."
    "Io non ho bisogno di niente."
    "Povero ragazzo." (p. 59)
  • Non mi piaceva nessuno in quella scuola. Penso che lo sapessero. Penso che per questo motivo io non piacessi a loro. Non mi piaceva come camminavano, il loro aspetto, come parlavano, ma non mi piacevano neanche mio padre e mia madre. Avevo sempre la sensazione di essere circondato da uno spazio bianco, vuoto. (p. 90)
  • Morale, ecco cosa volevano: bugie. Bugie bellissime. Ecco di cosa avevano bisogno. La gente era cretina. (p. 95)
  • La maggior parte di noi, credo, riceveva poco affetto dai genitori, e non chiedeva amore o gentilezza a nessuno. Eravamo grotteschi, ma la gente stava attenta a non riderci in faccia. Era come se fossimo cresciuti troppo in fretta ed eravamo stufi di fare i bambini. Non avevamo rispetto per i nostri vecchi. Eravamo come tigri con la rogna. (p. 103)
  • Bevvi ancora. Il sapore migliorava. [...]
    Non mi ero mai sentito così bene. Era ancora meglio della masturbazione.
    Andavo di botte in botte. Era magico. Perché nessuno me ne aveva mai parlato? Così la vita era grandiosa, un uomo era perfetto, niente poteva toccarlo. (p. 109)
  • Avevo sempre avuto problemi con le ragazze, ma adesso con l'acne era impossibile avvicinarle. Le ragazze non erano mai state così distanti. Alcune di loro erano davvero bellissime – i vestiti, i capelli, gli occhi, il modo di muoversi. Mi sarebbe bastato poco, anche solo camminare un pomeriggio per la strada con una di loro, parlare del più e del meno, penso che mi avrebbe fatto sentire proprio bene. (p. 140)
  • Sperimentavano sui poveri e se funzionava utilizzavano il trattamento sui ricchi. E se non funzionava, avevano ancora tanti poveri a disposizione per la sperimentazione. (p. 157)
  • Va bene, Dio, mettiamo pure che Tu esista veramente. Mi hai sistemato per benino. Vuoi mettermi alla prova. E se invece Ti mettessi io alla prova? E se dicessi che Tu non esisti? Mi hai sottoposto alla prova più ardua dandomi prima i miei genitori e poi questi bugni. Credo di aver superato la prova. Sono più forte di Te. Se discendessi qui, adesso. Ti sputerei in faccia, sempre ammesso che Tu ne abbia una. E la cacca la fai? Il prete non ha mai risposto a questa domanda. Ci ha detto che non dobbiamo dubitare. Dubitare di cosa? Credo che Tu mi abbia già dato troppe noie e quindi Ti chiedo di venire qui giù, così sarò io a mettere Te alla prova!
    Aspettai. Niente. Aspettai Dio. Aspettai e aspettai. Credo di essermi addormentato. (pp. 162-163)
  • Non sarei mai riuscito a essere a mio agio con la gente. Forse mi sarei fatto monaco. Avrei finto di credere in Dio e avrei vissuto in un buco di stanza, avrei suonato l'organo e mi sarei sbronzato di vino. Nessuno mi avrebbe rotto il cazzo. Avrei potuto isolarmi in una celletta per mesi di meditazione e non avrei dovuto guardare in faccia nessuno, bastava che mi portassero il vino. (p. 192)
  • Non avevo interessi. Non m'importava di niente. Non avevo idea di come sarei riuscito a cavarmela. Almeno agli altri la vita piaceva. Sembrava capissero qualcosa che io non afferravo. Forse avevo qualche tara. Era possibile. Spesso mi sentivo inferiore. Volevo solo andarmene via da loro. Ma non c'era nessun posto dove andare. Suicidio? Cristo Santo, solo altro lavoro extra. Avevo voglia di dormire per cinque anni di fila, ma non me l'avrebbero permesso. (p. 203)
  • Mi immaginavo già la vita che mi aspettava. Ero povero e sarei rimasto povero. Ma non mi interessavano tanto i soldi. Non sapevo neanch'io cosa volevo. E invece sì che lo sapevo. Volevo un posto dove nascondermi, un posto dove non dovevo fare niente. Il pensiero di diventare qualcuno non solo mi terrorizzava, ma mi faceva proprio schifo. (p. 224)
  • Io non sapevo né fare conversazione né ballare. Sapevano tutti qualcosa che io non sapevo. (p. 226)
  • Il bere era la sola cosa che impediva a un uomo di sentirsi costantemente distrutto e inutile. Tutto il resto continuava a spolparti, spolparti e a staccare parti di te. (p. 287)
  • La gente era limitata e diffidente, tutta uguale. E io devo vivere tutta la vita insieme a questi coglioni, pensavo. (p. 288)
  • La guerra. Proprio io che ero ancora vergine. Vi immaginate farmi sparare nel culo per amore della storia prima ancora di sapere come era fatta una donna? O di possedere una macchina? E per proteggere chi? Qualcun altro, qualcuno a cui non sbatteva un cazzo di me. I morti in guerra non hanno mai fermato le guerre. (p. 312)
  • Sapevo allora, come sapevo già fin da bambino, che c'era qualcosa di strano in me. Mi sentivo come se fossi predestinato a diventare un assassino, un rapinatore di banche, un santo, uno stupratore, un monaco, un eremita. Mi serviva un posto isolato dove nascondermi. I bassifondi erano disgustosi. La vita dei sani di mente, dell'uomo comune era noiosa, peggio della morte. Sembrava non esserci alternativa. (p. 324)

Post Office[modifica]

Incipit[modifica]

Poste degli Stati Uniti
di Los Angeles, California
REGOLE DI COMPORTAMENTO
Direzione, 1 gennaio 1970
Memorandum No. 742

Si richiama l'attenzione di tutti i dirigenti sulle Regole di Comportamento elencate nel Paragrafo 742 del Manuale delle Poste, e sulla Condotta degli Impiegati delineata nel Paragrafo 744 del Manuale delle Poste.
Nel corso degli anni gli impiegati delle Poste hanno stabilito una lodevole tradizione di fedeltà al servizio della Nazione, insuperata in qualunque altro settore. Ciascun impiegato dovrebbe andare orgoglioso di questa tradizione di fedeltà e dedizione al lavoro. Ciascuno di noi deve sforzarsi per contribuire a mantenerla, nel contesto della continua evoluzione delle Poste verso il progresso e nel pubblico interesse.
Tutti i dipendenti delle Poste devono mantenere un comportamento di incrollabile onestà e completa dedizione al pubblico interesse. I dipendenti devono tenere una condotta di vita conforme ai più elevati principi morali, nel rispetto delle leggi degli Stati Uniti e delle regole e della politica del Ministero delle Poste. Non solo si esige un comportamento improntato alla più assoluta moralità, ma si invitano tutti gli impiegati e i funzionari ad astenersi da azioni che potrebbero impedire lo svolgimento coscienzioso dei loro compiti. Tali compiti devono esser svolti con scrupolo ed efficienza. Il servizio postale gode del privilegio del contatto quotidiano con la maggior parte dei cittadini della Nazione, e si trova a essere, in molte circostanze, il tramite più diretto col Governo Federale. Ogni impiegato delle Poste ha quindi possibilità e responsabilità uniche di agire con lo scrupolo e l'onestà che il pubblico si aspetta da lui; contribuendo così a mantenere la fama insuperata di fedeltà e onestà del servizio postale e del Governo Federale nel suo insieme.
Si richiede a tutti gli impiegati di rileggere il Paragrafo 742 del Manuale delle Poste, Linee Fondamentali di comportamento, Condotta Personale dei Dipendenti, Limitazioni all'Attività Politica, ecc...

Il funzionario in carica

Citazioni[modifica]

  • Finalmente inghiottì la sua lumaca. Poi si mise a studiare quelle che aveva nel piatto.
    «Hanno tutte il loro minuscolo buco di culo! È orribile! Orribile!».
    «Che cos'ha di orribile il buco del culo, tesoro?».
    Si mise il tovagliolo davanti alla bocca. Si alzò e corse in bagno. Cominciò a vomitare. Le gridai dalla cucina: «Che cosa c'è che non va nel buco del culo, piccola? Tu ce l'hai il buco del culo e anch'io ce l'ho il buco del culo! Quando vai a comprare una bistecca di manzo, quel manzo aveva il buco del culo! Il mondo è pieno di buchi di culo! In un certo senso anche gli alberi hanno il buco del culo solo che non si vede, è coperto dalle foglie. Il tuo buco del culo, il mio buco del culo, al mondo ci sono miliardi di buchi di culo. Il presidente ha il buco del culo, il ragazzo del lavaggio macchine ha il buco del culo, il giudice e l'assassino hanno il buco del culo... Perfino Spilla Viola ha il buco del culo!»
  • Be', presi il fascicolo dell'esame e associai tutti i dati da imparare al sesso e all'età. C'era un tizio che abitava in una casa con tre donne. Una la prendeva a cinghiate(il suo nome era quello della via e la sua età il numero della trasversale); a quell'altra leccava la fica(idem), e la terza invece se la scopava, semplicemente(idem). C'erano tutti questi finocchi e uno di loro (si chiamava Manfred Ave.) aveva 33 anni... eccetera, eccetera.
    Sono certo che non mi avrebbero fatto entrare in quella gabbia di vetro se avessero saputo che cosa pensavo guardando tutte quelle cartoline. Mi sembravano tutti vecchi amici.
    Eppure feci confusione, con qualcuna delle mie orge. La prima volta feci 94 su 100.
    Dieci giorni dopo, quando ripetei la prova, sapevo alla perfezione chi faceva che cosa a chi.
    Feci 100 su 100 in 5 minuti.
  • Sicuro? La sicurezza si poteva averla anche in galera. Tre metri quadrati tutti per voi senza affitto da pagare, senza conti della luce e del telefono, senza tasse, senza alimenti. Senza tassa di circolazione. Senza multe. Senza fermi per ogni guida in stato di ubriachezza. Cure mediche gratuite. La compagnia di persone con gli stessi interessi. Chiesa. Inculate. Funerali gratuiti.
  • Le coperte erano scivolate via e io guardai quella schiena bianca, le scapole appuntite sembravano lì lì per trasformarsi in ali.
  • «Non prendertela troppo. Non è stata colpa tua. È stato l'alcool. Mi è successo altre volte».
    «Va bene, allora non dovresti bere tanto. A nessuna donna piace venire dopo la bottiglia».
  • Possibile che fossi davvero idiota, dopotutto? Ero io che andavo a cercarmele, le rogne? Possibile. Era possibile che fossi davvero subnormale, che per me fosse già una fortuna riuscire a sopravvivere. (1971, p. 22)
  • Il cibo fa bene ai nervi e allo spirito. Il coraggio viene dallo stomaco... tutto il resto è disperazione. (p. 50)
  • E non è vero che ci si abitua, si è sempre più stanchi, semplicemente. (1971, p. 83)
  • È questa la natura della Donna. Alle donne piacciono i lanci di biancheria sporca, gli urli, le tragedie. Poi gli scambi di promesse. Io non ero molto bravo, con le promesse. (1971, p. 98)
  • Ma ogni tanto arriva una donna, in pieno rigoglio, una donna che scoppia dal vestito... una creatura tutta sesso, una maledizione, la fine di tutto. (1971, 112)
  • "L'oceano", dissi, "guardalo, laggiù, si rompe sulla spiaggia, va e viene, non si ferma mai. E là sotto i pesci, i poveri pesci che combattono per la vita, che si mangiano a vicenda. Noi siamo come quei pesci, solo che siamo quassù. Una mossa sbagliata ed è finita. È bello essere un campione. È bello sapere quel è la mossa giusta". (1971, p. 113)
  • Una delle migliori scopate della mia vita. Sentivo l'acqua, sentivo la risacca che andava e veniva. Era come se stessi venendo con tutto l'oceano. E venivo, venivo, non finiva mai. Alla fine rotolai giù.
    "Oh, Gesù Cristo", dissi. "Oh, Gesù Cristo!".
    Non so come mai Gesù Cristo finisse sempre col mischiarsi a faccende del genere. (1971, p. 114)
  • Le donne erano destinate a soffrire: non c'era da meravigliarsi che volessero sempre grandi dichiarazioni d'amore. (1971, p. 126)

Pulp[modifica]

Incipit[modifica]

Stavo in ufficio, il contratto d'affitto era scaduto e McKelvey voleva ricorrere al tribunale per sfrattarmi. Era una giornata infernale e il condizionatore d'aria era rotto. Sul piano della scrivania stava camminando lentamente una mosca. Allungai un braccio, abbattei il palmo aperto della mano e la spedii all'altro mondo. Mentre mi pulivo la mano sulla gamba destra dei pantaloni squillò il telefono.

Citazioni[modifica]

  • In qualche modo mi persi, cominciai a guardarle su per le gambe. Mi sono sempre piaciute, le gambe. È stata la prima cosa che ho visto quando sono nato. Ma allora stavo cercando di uscire. Da quel momento in poi ho sempre tentato di andare nell'altra direzione, ma con fortuna piuttosto scarsa. (1995, p. 11)
  • Ero dotato, sono dotato. A volte mi guardo le mani e mi rendo conto che sarei potuto diventare un grande pianista o qualcosa del genere. Ma che cos'hanno fatto, le mie mani? Mi hanno grattato le palle, hanno scritto assegni, hanno allacciato scarpe, hanno tirato la catena del water ecc. Ho sprecato le mani. E la testa. (1995, p. 13)
  • L'uomo nasce per morire. Che significato ha? Stare lì ad aspettare. (1995, p. 15)
  • L'inferno era come te lo facevi tu. (1995, p. 17)
  • Roba da matti. La signora Morte era matta. Io ero matto. I piloti degli aerei erano matti. Non guardate mai il pilota. Salite a bordo e ordinate da bere. (1995, p. 18)
  • "Belane, sei svitato?" "Chi lo sa? La pazzia è relativa. Chi stabilisce la normalità?" "Non lo so." (1995, p. 21)
  • Figlio di puttana, l'uomo è nato per conquistare a fatica ogni centimetro di terreno. Nato per lottare, nato per morire. (1995, p. 25)
  • Il sesso era un trabocchetto, una trappola. Andava bene per gli animali. Avevo troppo buon senso per sciocchezze simili. (1995, p. 32)
  • A volte pensavo al fegato, ma lui non parlava mai, non diceva mai: "Smettila, tu stai ammazzando me e io ammazzerò te!" Se avessimo il fegato parlante non avremmo bisogno degli Alcolisti Anonimi. (1995, p. 35)
  • "Ai vecchi tempi," disse, "la vita degli scrittori era più interessante dei loro romanzi. Al giorno d'oggi non sono interessanti né la vita né gli scritti." (1995, p. 47)
  • La mosca stava ancora camminando sulla scrivania. Arrotolai il "Racing Form", le diedi un colpo e la mancai. Non era la mia giornata. Né la mia settimana. Né il mio mese. Né il mio anno. Né la mia vita. Accidenti. (1995, p. 52)
  • Ma il pericolo mi piaceva molto. Mi faceva fischiare le orecchie e stringere il buco del culo. Si vive una volta sola, giusto? A parte Lazzaro. Povero babbeo, lui è dovuto morire due volte. Ma io ero Nick Belane. Si fa solo un giro, sulla giostra. La vita era degli audaci. (1995, p. 57)
  • Mentre aspettavo ammazzai quattro mosche. Accidenti, la morte era dappertutto. Uomini, uccelli, belve, rettili, roditori, insetti, pesci, nessuno aveva la minima probabilità di sfuggirle. Li sistemava tutti. Non sapevo che cosa fare, al riguardo. Mi venne la depressione. (1995, p. 63)
  • Poi la porta si spalancò. Ed entrò quella donna. Tutto quello che posso dirvi è che ci sono miliardi di donne, sulla terra, giusto? Certune sono passabili. La maggior parte sono abbastanza belline, ma ogni tanto la natura fa uno scherzo, mette insieme una donna speciale, incredibile. Cioè, guardi e non ci puoi credere. Tutto è un movimento ondulatorio perfetto, come l'argento vivo, come un serpente, vedi una caviglia, un gomito, un seno, un ginocchio, e tutto si fonde in un insieme gigantesco, provocante, con magnifici occhi sorridenti, bocca leggermente piegata in giù, labbra atteggiate in modo che sembrano scoppiare in una risata alla tua sensazione di impotenza. E sanno vestirsi, e i loro lunghi capelli incendiano l'aria. Troppo di tutto, accidenti. (1995, pp. 65-66)
  • Decisi di restare a letto fino a mezzogiorno. Forse allora metà mondo sarebbe morta e sarebbe stato meno difficile sopportarla. (1995, p. 79)
  • Il giorno dopo mi recai alle Pompe Funebri Porto d'Argento a controllare la situazione. Un settore maledettamente redditizio, quello... niente periodi morti. (1995, p. 83)
  • Lo strizzacervelli non sapeva che l'attesa è una di quelle cose che fa impazzire la gente? La gente aspettava per tutta la vita. Aspettava per vivere, aspettava per morire. (1995, p. 88)
  • Scendere dal letto il mattino era come affrontare il muro vuoto dell'Universo. (1995, p. 91)
  • A volte le cose sono proprio come sembrano, ecco tutto. (1995, p. 92)
  • Il migliore interprete dei sogni è chi li fa. (1995, p. 92)
  • Controllai la fondina. C'era. Nascosta. La migliore erezione che possa avere un uomo. (1995, p. 94)
  • La maggior parte della gente era matta. E la parte che non era matta era arrabbiata. E la parte che non era né matta né arrabbiata era semplicemente stupida. (1995, p. 130)
  • Voglio dire, mettiamola così: voi immaginate che niente abbia un senso, ma non può essere che tutto sia così, perché vi rendete conto che non ha senso e questa vostra consapevolezza gli dà quasi un senso. Avete capito quello che intendo? Un pessimismo ottimistico. (1995, pp. 136-137)
  • Bel quartiere. Definizione di bel quartiere: un posto dove non puoi permetterti di vivere. (1995, p. 143)
  • Di nuovo con il vecchio amico, scotch con acqua. Lo scotch non è un liquore a cui si affeziona subito. Ma dopo che l'avete bevuto per un po' fa agire la sua magia su di voi, per così dire. Trovo che abbia un calore speciale che il whisky non ha. (1995, p. 151)
  • Non accesi la tv, ho scoperto che quando ti senti male quella figlia di puttana ti fa solo sentire peggio. Una sfilza senza fine di visi insulsi. Una processione infinita di idioti, alcuni dei quali famosi. (1995, p. 151)
  • Ero morto per tre quarti. Accesi la tv. C'era uno spot. TI SENTI SOLO? DEPRESSO? STA' ALLEGRO. TELEFONA A UNA DELLE NOSTRE BELLE RAGAZZE. LORO DESIDERANO PARLARE CON TE. USA LA TUA CARTA DI CREDITO MASTER O VISA. PARLA CON KITTY O FRANCI O BIANCA. TELEFONA ALL'800-435-8745.
    Fecero vedere le ragazze. Kitty sembrava la migliore. Bevvi un sorso di scotch e composi il numero. (1995, p. 152) [pubblicità]
  • Non arrivavo da nessuna parte, e neanche il resto del mondo, per quello. Stavamo tutti in giro in attesa di morire e nel frattempo facevamo alcune cosette per riempire lo spazio. Certuni non facevano neanche le cosette. Eravamo delle verdure. (1995, p. 156)
  • Era in quel momento che capivi di essere diventato vecchio, quando te ne stavi seduto a chiederti dove era finito tutto. (1995, p. 157)
  • Controllai che nel cassetto della scrivania ci fosse la Luger. Era lì, bella come un quadro. Di nudo. (1995, p. 158)
  • Non avete idea di come passino in fretta venticinque giorni quando non volete che lo facciano. (1995, p. 182)
  • Voglio dire, potrei essere chiunque, che importanza ha? Che cosa c'è in un nome?
  • Avevo gli occhi tristi e le scarpe vecchie e nessuno mi voleva bene. Ma avevo da fare.
  • E me ne stavo lì a parlare con i morti.
  • Ed eccola là, sul divano davanti a me: la signora Morte. Non era mai stata così bella. Che bambola. Non ti lasciava mai nei pasticci. Meglio dell'oro.

Quello che importa è grattarmi sotto le ascelle[modifica]

  • C.B.: [...] Se hai stile hai il tuo metodo che continua mentre tutte le cose vacillano. Mi segui?
    F.P.: Sì.
    C.B.: Non c'è altro. È molto semplice.
    F.P.: Ma lo stile di vita? Cambia anche questo?
    C.B.: Il mio non cambia granché. Mi limito a bere cose diverse. (pp. 51-52)
  • Detesto i prati. Tutti hanno un prato con l'erba. [...] E quando si tende a fare le cose che fanno tutti gli altri, si diventa tutti gli altri. (p. 53)
  • C.B.: [...] Non cerco mai di migliorarmi o di imparare qualcosa, rimango esattamente come sono. Non sono uno che impara, sono uno che evita. Non ho voglia di imparare, mi sento perfettamente normale nel mio modo pazzo.
    F.P.: Ma che cosa eviti?
    C.B.: Di diventare come gli altri. (pp. 62-63)

Shakespeare non l'ha mai fatto[modifica]

  • A me non piaceva soffrire. Non volevo più neanche un briciolo di sofferenza. Ero davvero stanco di soffrire. Ho sempre sentito che solo con una goccia in più di quella sofferenza avrei sbroccato e sarei stato rinchiuso in manicomio, e non volevo essere rinchiuso in quel posto. (p. 29)
  • Come fa un tizio al quale non interessa quasi niente a scrivere quasi su tutto? Be', io lo faccio. Scrivo e scrivo su quello che rimane fuori dalla lista: un cane randagio che cammina lungo la via, una moglie che uccide un marito, i pensieri e i sentimenti di uno stupratore mentre addentra un hamburger; la vita in fabbrica, la vita per le strade e nelle camere dei poveri, dei mutilati e dei pazzi, su stronzate così, scrivo su un sacco di stronzate come queste. (p. 38)
  • Ho tentato il suicidio due o tre volte, ma per una ragione o per l'altra ho fallito: semplicemente non ero un vero professionista del suicidio. (p. 42)
  • Sembrava tutto reale. Ma molte cose lo sembrano, perfino le lapidi. (p. 45)
  • Una donna che vuole vendere parti del proprio corpo non è molto differente da una violinista concertista che se ne sta là in alto a suonare la sua musica – è questione di sopravvivenza che tiri fuori non so da dove, arriverà la morte, ma è meglio confonderla facendola aspettare un po'. (p. 50)
  • Il Grande Dio aveva troppe pistole per me. Era troppo giusto e troppo potente. Non volevo essere perdonato o accettato o ritrovato, volevo qualcosa di meno di quello, qualcosa che non fosse troppo – una donna di bellezza media nello spirito e nel corpo, un'automobile, un posto dove abitare, un po' di cibo e non troppi mal di denti o gomme bucate, senza lunghe malattie che portano alla morte; anche un televisore con brutti programmi andrebbe bene, e sarebbe bello un cane, e pochissimi amici, un buon impianto idraulico e abbastanza roba da bere per riempire gli spazi fino alla morte, della quale (per essere un codardo) non avevo molta paura. (p. 65)
  • La morte non era un problema per quelli morti. La morte era un altro film, andava bene così. La morte causava problemi solo a chi veniva lasciato qui e aveva qualche tipo di rapporto con il deceduto, e i problemi aumentavano in proporzione alla ricchezza che il morto si lasciava alle spalle. Con un barbone dei bassifondi l'unico problema era lo smaltimento dei rifiuti. (pp. 65-66)
  • La gente si scalda perché non capisce la matematica delle cose e sta troppo a lungo con lo stesso lavoro monotono e più tardi alle sera quando torna a casa rifiuta di scopare con chi ama o picchia i figli o soffre di indigestione o di insonnia, di flatulenza, di ulcere sanguinanti, odia l'economia e la leadership, il governo, le autostrade... tutti generi di odio comprensibili e inutili. Hanno le dita dei piedi contratte, spasmi alla schiena e trasformano l'insonnia in incubo. Perché hanno tenuto gli occhi aperti tutto il santo giorno e hanno visto troppo. (p. 66)
  • Era vero che la vita era insopportabile, solo che la maggior parte della gente era stata ammaestrata a fingere di pensare che non lo fosse. Ogni tanto c'era qualche suicidio o qualcuno entrava in manicomio, ma nella maggior parte dei casi le masse continuavano ripetutamente a fingere che tutto fosse ordinariamente piacevole. (p. 66)
  • Il massimo che la gente chiede sono tre pasti dignitosi e un po' di sesso e in quasi tutto il pianeta, a ogni individuo, queste cose vengono negate, questi due desideri fondamentali. (p. 76)
  • Un uomo doveva fare tutto un percorso, e questo non voleva dire semplicemente andare a letto con le donne, scoparsele un paio di volte; voleva dire "vivere" con le donne per mesi e per anni. Non critico gli uomini che hanno paura di farlo – significa esporre l'anima perché venga agguantata. Naturalmente, alcuni uomini si accontentano di accasarsi con una donna, rinunciano, dicono: è così e basta, meglio di questo non riesco a ottenere. Ce n'è una marea così, infatti la maggior parte della gente vive all'ombra del compromesso: capisce bene che non funziona del tutto ma non importa, facciamocelo andare bene, non ha senso dover sopportare tutto da capo un'altra volta, cosa c'è alla tv stasera? Niente. Be', guardiamola lo stesso. Sempre meglio che doversi guardare negli occhi, sempre meglio che dover pensare a "quello". La tv tiene insieme più coppie disastrate dei figli o della Chiesa. (p. 78)
  • Avevo bisogno di zavorrarmi con una birra per ricominciare tutto da capo.[15]
  • C'era una differenza nel pubblico tedesco. Avevo tenuto molti reading, cominciando dalle librerie, poi nelle università, poi nei night club. Pagava l'affitto quando ce n'era davvero bisogno. Quella gente preferiva un certo tipo di poesia, specialmente nei night club dove competevo con i gruppi rock. Volevano poesie che li facessero ridere.[15]
  • Pensa a tutti i milioni di persone che vivono insieme pur detestandolo, e odiano i loro lavori e hanno paura di perdere quei lavori, ecco perché si ritrovano le facce che hanno.[15]
  • Siamo scesi in macchina a un'osteria di paese dove i vecchi bevevano birra su tavoli spartani ma gradevoli e meditavano sulle proprie vite. Erano tranquilli, ma autentici. Fatta eccezione per Linda Lee non c'era nessun'altra donna nel locale, solo vecchi ragazzi. Poi ho pensato ai bar americani e a quante poche donne ci fossero anche in quelli. Mi piacevano i vecchi ragazzi tedeschi. Erano seduti separati, uno per tavolo e non si parlavano. Avevano le facce rosse rosse ma quasi li sentivo rimuginare sui giorni e sugli anni della loro vita; sulla Storia, sul passato e sul presente. Aspettavano di morire, ma non avevano grande fretta: c'erano molte cose sulle quali meditare.[15]

Explicit[modifica]

  • Eravamo di nuovo in America e il tassametro ticchettava metodicamente e tutto quello che dovevo fare era scriverlo ancora una volta.[15]

Sotto un sole di sigarette e cetrioli[modifica]

  • A volte penso a questa o a quell'altra delle mie donne. Mi domando cosa speravamo quando abitavamo insieme con la testa a pezzi come la quarta gamba di quel cavallo.
  • Il mondo è meno di una lisca di pesce.
  • Ai miei tre gatti sono state tagliate le palle. Adesso se ne stanno accucciati e mi guardano con gli occhi svuotati di tutto tranne che la voglia di uccidere.
  • Dicono che l'acqua abbia sorretto Cristo: per uscirne indenni spero che siate quasi altrettanto fortunati.
  • Io vedo dove Brigitte Bardot s'è tagliata i polsi e ha preso delle pillole, ma come noialtri si arrangerà a continuare nonostante tutto.
  • Mentre il mio spirito se ne va in macchina lungo il mare su strade sterrate rognose più tossiche di un sigaro scadente e mentre continuo ad andare solo e spensierato le case dei ricchi su in alto sembrano folli, annebbiate e atterrite sulle cime delle piatte montagne.
  • Quello che più mi piace, mi sa, è che nel tempo tutto si risolve, si aggiusta, si cicatrizza, indipendentemente da quel che penso o faccio.
  • Datemi la carica come a un giocattolo, fatemi cadere oltre il bordo del tavolino da caffè dove il cielo si butta in mare – verso l'ultima fine indicibile.
  • Mi sono trovato a camminare in un mare di fango sotto una pioggia fine e ho pensato, caspita, devi essere matto come dicono altrimenti perché continueresti a camminare in questo fango?
  • Io sono il lungo ritorno a casa in macchina al buio, sotto la pioggia, io sono decenni e decenni di corse fatte e vinte e perse e corse di nuovo e io sono me stesso seduto con in mano un programma e le liste di partenza.
  • L'unico atto poetico necessario è la scrittura della poesia, e tutto quello che viene dopo è propaganda.
  • Essere molto malati ed essere morti sono condizioni molto simili agli occhi della società.
  • Non possiamo ingannare la morte ma possiamo farle fare così tanta fatica che quando arriverà a prenderci saprà di avere ottenuto una vittoria altrettanto perfetta della nostra.
  • È questa la nostra nuova civiltà: come gli uomini una volta vivevano sugli alberi e nelle caverne adesso vivono in automobile e sull'autostrada.
  • Ti trovi a uscire in retromarcia entrando nella vita stessa.
  • E in qualche modo riuscirai a superare i giorni vuoti e i giorni pieni e i giorni noiosi e i giorni detestabili e i giorni straordinari, tutti così piacevoli e così deludenti perché noi siamo tutti così simili e così diversi.
  • Resistere significa semplicemente tirare fuori i coglioni e meno sono le chance più dolce è la vittoria.
  • Nuove avversità arrivano come un treno in orario.

Storie di ordinaria follia[modifica]

Incipit[modifica]

Cass era la più giovane e la più bella di 5 sorelle. Cass era la più bella ragazza di tutta la città. Mezzindiana, aveva un corpo stranamente flessuoso, focoso era e come di serpente, con due occhi che proprio ci dicevano. Cass era fuoco fluido in movimento. Era come uno spirito incastrato in una forma che però non riusciva a contenerlo. I capelli neri e lunghi, i capelli di seta, si muovevano ondeggiando e vorticando come il corpo volteggiava. Lo spirito, o alle stelle o giù ai calcagni. Non c'era via di mezzo, per Cass. C'era anche chi diceva ch'era pazza. Gli imbecilli lo dicevano. Gli scemi non potevano capirla.

Citazioni[modifica]

  • Accavallò le gambe e si tirò su la gonna. Si può andare in paradiso anche prima di morire. (da La vita in un casino del Texas)
  • Anche un pochino di vita ti è cara, quando sei alla fine della vita. (da Sei pollici)
  • Oh pezzi d'idioti! ogni donna è una macchina da fottere, lo capite questo o no? si concedono al miglior offerente! L'AMORE NON ESISTE! È UN MIRAGGIO, È UNA FAVOLA, COME IL NATALE! (da La macchina da fottere)
  • Bukowski detto Gambe d'Elefante, il fallito. (da Tre donne)
  • "Che differenza c'è fra poesia e prosa?" "La poesia dice troppo in pochissimo tempo, la prosa dice poco e ci mette un bel po'." (da Nascita, vita e morte di un giornale underground, p. 50)
  • Ci vuole un certo dosaggio, fra solitudine e folla. Un certo equilibrio ecco il trucco, per non finire fra quattro pareti imbottite. (da Una sorcia bianca)
  • "Come mai, la cravatta?" "La lampo dei calzoni è difettosa. Le mutande, troppo strette. L'estremità della cravatta mi copre il pelo sopra l'uccello." (da Un matrimonio Zen)
  • Diventa bravo in qualsiasi campo, e ti crei subito dei nemici. I campioni vengono innalzati affinché la folla provi poi maggior gusto a vederli rotolare, battuti, fra la merda, e goda a subissarli di fischi. (da Un brutto viaggio)
  • I nostri peccati vengon fabbricati in cielo per creare il nostro inferno, di cui evidentemente abbiamo bisogno. (da Un brutto viaggio)
  • Il codardo è uno che prevede il futuro. Il coraggioso è privo d'ogni immaginazione. (da Quattro chiacchiere in pace)
  • Il guaio di ogni aforisma, di ogni affermazione, è che può facilmente diventare una mezza verità, una fregnaccia, una bugia o un appassito luogo comune. (da Cavalli, mica cavoli)
  • L'anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci: soprattutto perché provi un senso di benessere, quando gli sei vicino. (da Un brutto viaggio)
  • La gente è il più grande spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto. (da Fica a stufo)
  • Le due più grandi invenzioni dell'uomo sono il letto e la bomba atomica: il primo ti tiene lontano dalle noie, la seconda le elimina. (da Rosso come un giaggiolo)
  • Mi guardai intorno. Non c'era nessuna donna, lì in quel caffè. Ripiegai sulla cosa che sta al secondo posto in graduatoria: sollevai il mio bicchiere e lo scolai. (da Vita e morte all'ospedale dei poveri)
  • Mostratemi un uomo che abita solo e ha la cucina perpetuamente sporca e, 5 volte su 9, vi mostrerò un uomo eccezionale. Charles Bukowski, 27 giugno 1967, alla 19° birra. (da Troppo sensibile)
  • Mostratemi un uomo che abita solo e ha una cucina perpetuamente pulita, 8 volte su 9 vi mostrerò un uomo detestabile sul piano spirituale. Charles Bukowski, 27 giugno 1967, alla 20° birra. (da Troppo sensibile)
  • Ognuno di noi ha i suoi inferni, si sa. Ma io ero in testa, di tre lunghezze sugli inseguitori.
  • Qualsiasi cosa, del resto, è una perdita e spreco di tempo: tranne fottere di gusto o creare qualcosa di buono o guarire o correr dietro a una specie di fantasma-amore-felicità. Tanto tutti finiamo nel mondezzaio della sconfitta: chiamala morte, chiamala errore. Io non son bravo con le parole. Direi però, dato che tutti ci s'adatta alle circostanze, che certe cose accrescono la tua esperienza, anche se magari non si tratta di saggezza. È possibile peraltro che uno resti per tutta la vita nell'errore, vivendo in uno stato come d'intontimento o di paura. Ne avrete viste, di queste facce. Io ho visto la mia. (da Altra storia di cavalli)
  • S'incomincia a salvare il mondo salvando un uomo alla volta. Tutto il resto è magniloquenza romantica o politica. (da Troppo sensibile)
  • Solo i poveri conoscono il significato della vita; chi ha soldi e sicurezza può soltanto tirare a indovinare. (p. 52)
  • Solo un testa di cazzo ha una risposta per ogni domanda e una sporta di consigli. (da Rosso come un giaggiolo)
  • Tanta gente urla la verità, ma senza stile è inutile, non serve. (da Noie alla batteria)
  • Tante volte uno deve lottare così duramente per la vita che non ha tempo di viverla. (da Fior di cavallo)
  • Tutti abbiamo udito la donnetta che dice: "oh, è terribile quel che fanno questi giovani a se stessi, secondo me la droga è una cosa tremenda." poi tu la guardi, la donna che parla in questo modo: è senza occhi, senza denti, senza cervello, senz'anima, senza culo, né bocca, né calore umano, né spirito, niente, solo un bastone, e ti chiedi come avran fatto a ridurla in quello stato i tè con i pasticcini e la chiesa. (da Il gran gioco dell'erba)
  • Andai a prendere dell'altra birra, ci sedemmo. Si sentiva, da fuori, la radio della stupida squadra volante. Due giovanotti di 22 anni, con pistole e manganelli, si accingevano a prendere una decisione immediata, arbitri di duemila anni di idiota, omosessuale, sadica cristianità.
  • Duemila anni di cristianità e che abbiamo ottenuto? Poliziotti che cercano di tener insieme una merda che va in putrefazione, e che altro? Guerre a non finire, bombardamenti, grassatori per le strade, rapine, gente accoltellata, tanti pazzi che ne hai perduto il conto, non ci fai più caso, lasci che vadano in scorribanda per le strade, in divisa da poliziotti, oppure no.
  • Perché sfotti così la tua bellezza? le chiesi. Perché non ci vivi insieme, e via? Perché la gente pensa ch'è tutto quel che ho. La bellezza non è niente, la bellezza non dura. Non lo sai quanto sei fortunato tu, a essere brutto, ché se a qualcuno gli piaci, così sai che è per qualche cosa d'altro. (p. 3)
  • Uno deve riuscir vincitore in America, non c'è niente da fare, non c'è altra via d'uscita, e bisogna imparare a combattere per niente, senza fare domande. (p. 7)
  • Non sopporto la vita di caserma, dormire con un branco di uomini che russano, e poi essere svegliato da un cazzone che suona la tromba, e non mi va di indossare una ruvida camicia verde-oliva. Ho la pelle molto sensibile. (p. 12)
  • Per poco che abbia, un uomo, s'accorge che potrebbe aver anche di meno. (p. 18)
  • Uno stolto e il suo denaro si diranno presto addio. (p. 46)
  • Uno che riesce a vincere alle corse, è uno che riesce e fare tutto quello che si prefigge. Occorre forza di carattere, occorre intendersene, occorre distacco. (p. 48)
  • La razza umana mi ha sempre, disgustato. Ciò che, in sostanza, me la rende disgustosa è la malattia dei rapporti familiari, il che include il matrimonio, scambio di potere e aiuti, cosa che, come una piaga, come una lebbra, poi diviene: il tuo vicino di casa, il tuo quartiere, la tua città, la tua contea, la tua patria... tutti quanti che s'abbrancano stronzamente gli uni agli altri, nell'alveare della sopravvivenza, per paura e stupidità animalesca. (p. 108)
  • Era bello stare insieme e bastava. Comprai un paio di panini, patatine e da bere, e mangiammo in riva al mare, poi dormimmo abbracciati per un'oretta. Era in un certo qual modo anche meglio che far l'amore. E le ore filavano via stando insieme senza alcuna tensione.

Taccuino di un vecchio sporcaccione[modifica]

Incipit[modifica]

un figlio di puttana si era rifiutato di scucire il grano, tutti che dicevano d'essere al verde, il pokerino era finito, io ero lì seduto col mio fratellino Elf, Elf era un ragazzo svampito, svaccato in toto, era stato a letto per anni a spremersi le palle gommose, a fare esercizi folli, e quando poi era sceso dal letto era più largo che lungo, un bruto sorridente tutto muscoli che voleva fare lo scrittore ma suonava un po' troppo come Thomas Wolfe e, a parte Dreiser, T. Wolfe è proprio il peggior scrittore che sia mai nato in America, e io colpii Elf dietro l'orecchio e la bottiglia cadde giù dal tavolo.

Citazioni[modifica]

  • L'incertezza della conoscenza non era diversa dalla sicurezza dell'ignoranza.
  • «Che differenza c'è tra un galeotto e l'uomo della strada?» «Il galeotto è un perdente che ci ha provato.»
  • Ma c'è un vecchio proverbio secondo cui la conoscenza che non viene seguita dall'azione è peggio dell'ignoranza. perché se tiri a indovinare e non ci prendi puoi sempre dire, merda, gli dei mi sono avversi. ma se sai e non fai, vuol dire che in testa hai soffitte e anticamere buie da percorrere avanti e indietro e a cui pensare. non è mica una cosa sana, produce serate noiose, un eccesso d'alcool e seghe.
  • L'amore è una strada discretamente significativa; il sesso è abbastanza significativo.
  • Le donne sono animali fondamentalmente stupidi ma si concentrano sul maschio con un impegno così totale da riuscire spesso a sconfiggerlo quando lui pensa ad altro.
  • «Marty è pieno di sangue, no?» «ma sicuro.» «è di quello che siamo fatti noi?» «soprattutto di quello.» «di cosa soprattutto?» «soprattutto di sangue, ossa e dolore.»
  • Non posso dirvi perché dovessi bere così tanto prima di sbronzarmi. forse per via della mia gran rabbia o del grande dolore, oppure perché mi mancava un pezzo del cervello-anima. forse per via di tutte e due le cose.
  • Mi annoiano a morte quegli intelletti preziosi che devono dir diamanti ogni volta che aprono bocca. m'annoio a dover lottare per ogni alito di vento che faccia respirar la mente. ecco perché mi sono tenuto lontano dalla gente per così tanto tempo. e adesso che vado in società, scopro che devo tornare nella mia caverna. ci sono altre cose oltre alla mente: gli insetti, i palmizi, i macinini da pepe, e io terrò un macinino da pepe nella mia caverna. così, allegria.
  • Trovai l'ultimo bicchiere di vino mescolato a cenere di sigaro e tristezza.
  • Avrei potuto gridare per strada qualsiasi cosa senza che nessuno mi sentisse, senza che nessuno alzasse un dito. non si può dire che avrebbero dovuto. non chiedevo amore. ma c'era qualcosa di molto strano. i libri non ne avevano mai parlato. i genitori non ne avevano mai parlato. i ragni sì. vaffanculo.
  • Avrei potuto star seduto lì per un po' e respirare il puzzo, forse farci qualcosa con dio, forse dargli una chance. tirai a me il battente.
  • Ecco di cosa avevano paura gli uomini. non solo di essere rinchiusi una volta per tutte. ma anche di non avere un solo amico. così, non meravigliatevi, pensai, una situazione così TI FA venire lo scagnazzo. ti può AMMAZZARE. il loro trucchetto semplice semplice è quello di farti entrare nella civiltà e di bloccarti dentro. di obbligarti ad aver tessere d'ogni tipo nel portafoglio. soldi. assicurazione. automobile. letto. finestra. cesso. gatto. cane. piante. strumenti musicali. certificato di nascita. cose con cui incavolarsi. nemici. seguaci. sacchi di farina. stuzzicadenti. culo non affetto da contagio. vasca da bagno. macchina fotografica. sciacqui per bocca. oh mio dio, ooo. serratura (tuffatici dentro, nuotaci dentro, grattagli la schiena) (tutto quel che avete – infilatevi nel cuore cose come un paio di pinze, ali di gomma, un cazzo di ricambio nella cassetta dei medicinali.
  • Fiutavo la morte nell'aria. e adesso che la fiutavo non ero poi così sicuro che avesse un buon profumo.
  • Era bello. che fosse lei a stringermi. a lasciar perdere le parole.
  • Ero troppo ubriaco per lamentarmi: sentivo solo il morso e la tristezza selvaggia di un'altra buona cosa persa per sempre.
  • Non potevo far altro che scolare la lattina di birra e aspettare che cadesse l'atomica.
  • Si chiamava Henry Beckett ed era un lunedì mattina, si era appena alzato, guardò fuori dalla finestra, vide una donna con una minigonna cortissima, e pensò, mi ci sto quasi facendo il callo, peccato. eppure una donna deve avere qualcosa addosso altrimenti non c'è niente da toglierle. la carne cruda è solo carne cruda.
  • Sembrava più bella che mai. una bionda tiziano che scoppiava di vita; il naso un po' troppo berutto, un po' troppo grosso, ma una volta che ci avevi fatto l'abitudine, finivi per amare anche quello. sentiva il cuore che ticchettava come una bomba ad orologeria in uno sgabuzzino vuoto. era come se qualcuno gli avesse scodellato via le budella e che solo il cuore si trovasse al solito posto, a gemer vuoto.
  • Quando arrivai a New Orleans mi assicurai di non alloggiare in un casino, anche se tutta la città ci assomigliava.
  • Le feci tener su le calze e le scarpe coi tacchi alti. sono un freak. Il corpo al naturale non lo reggo, ho bisogno di farmi ingannare. gli psichiatri hanno un termine specifico per questo, e io ho un termine specifico per gli psichiatri.
  • E così per alcuni scrittori, incluso quell'impertinente glorioso di Bukowski, il sesso è ovviamente tragicomico. non ne scrivo come di uno strumento ossessivo. ne scrivo come di una risata su un palcoscenico su cui dovete finire per piangere anche voi, come di un intermezzo, tra un atto e l'altro.
  • Ovviamente è possibile amare un essere umano, se non lo si conosce abbastanza bene.
  • Sembra che le donne più belle scelgano sempre gli stronzi più tremendi, i fasulli più evidenti. credi che io sia geloso o che abbia una visione delle cose un po' distorta? hai perfettamente ragione, amico. la donna va col fasullo perché lui sa mentire bene.

Citazioni su Charles Bukowski[modifica]

  • Il bello è che scrivere è un altro modo di cagare e masturbarsi. Il brutto è che leggi i grandi autori ma solo Bukowski ti rimane. (Efraim Medina Reyes)
  • Sono una grande fan di Charles Bukowski. Era un mascalzone, ma amo la sua scrittura viscerale. (Phoebe Waller-Bridge)
  • Un milione di uomini inizia a ubriacarsi per diventare un grande scrittore, e uno ce la fa. Probabilmente ora un altro milione di uomini si sta ubriacando nel tentativo di capire come ci sia riuscito Bukowski. Lui non è un sopravvissuto. Lui è un'aberrazione statistica. (Roger Ebert)

Note[modifica]

  1. Da L'ubriacone (Barfly), SugarCo, Milano, 1983, in Seppellitemi vicino all'ippodromo così che possa sentire l'ebbrezza della volata finale, p. 23.
  2. a b Da Scrivo poesie solo per portarmi a letto le ragazze, traduzione di Simona Viciani, Feltrinelli, Milano, 2012.
  3. Da Il momento della verità, in Poesie (1955–1973), a cura di Vincenzo Mantovani, Mondadori, Milano.
  4. La citazione potrebbe non appartenere a Bukowski, in quanto è presente nella forma «La verità sta sovente nelle sfumature» in opere antecedenti alla sua nascita.
  5. Da una cosa assai curiosa, in La canzone dei folli, traduzione di Enrico Franceschini, Feltrinelli, Milano, 2001, p. 203.
  6. Da una cosa curiosa, in Il canto dei folli.
  7. Dall'intervista di Arnold Kaye, 1963; riportato in Charles Bukowski, Il sole bacia i belli, traduzione di Simona Viciani, Feltrinelli, 2015. ISBN 885882265X
  8. Da L'ubriacone (Barfly), SugarCo, Milano, 1983, in Seppellitemi vicino all'ippodromo così che possa sentire l'ebbrezza della volata finale, p. 21.
  9. Dall'intervista a Chicago Literary Times, 1963; citato in Giuseppe Rizzo, Charles Bukowski, rivistastudio.com, 7 Marzo 2014.
  10. Da Vagabondo, in Quando eravamo giovani, traduzione di Enrico Franceschini, Feltrinelli, Milano, 2002, p. 105.
  11. Da anima, in L'amore è un cane che viene dall'inferno, traduzione di Katia Bagnoli, Guanda, Milano, 2015.
  12. Da la poesia, in Il canto dei folli.
  13. Da Donne (Women); citato in Riccardo De Palo, Charles Bukowski, 30 anni dalla morte dello scrittore più citato dai social, ilmessaggero.it, 9 marzo 2024.
  14. Frase riportata anche in Donne, p.182
  15. a b c d e Da Shakespeare non l'ha mai fatto, traduzione di Simona Viciani, Feltrinelli, Milano, 2018. ISBN 9788858834350

Bibliografia[modifica]

  • Charles Bukowski, A sud di nessun nord (South of No North, 1973), traduzione di Mariagiulia Castagnone, TEA, Milano, 2003.
  • Charles Bukowski, Azzeccare i cavalli vincenti (Portions from a wine-stained notebook), traduzione di Simona Viciani, Feltrinelli, Milano, 2009. ISBN 978-88-07-88017-9
  • Charles Bukowski, Compagno di sbronze (parte di Erections, Ejaculations, Exhibitions, and General Tales of Ordinary Madness, 1972), traduzione di Carlo A. Corsi, Feltrinelli, Milano, 2000. ISBN 88-07-80978-8
  • Charles Bukowski, Confessioni di un codardo (Betting on the Muse: Poems and Stories, 1996), TEA, Milano, 2000. ISBN 88-7818-715-1
  • Charles Bukowski, Donne (Women, 1978), traduzione di Marisa Caramella, TEA, Milano; Guanda, Parma, 2006.
  • Charles Bukowski, Factotum (Factotum, 1975), Guanda, 1996.
  • Charles Bukowski, Hollywood, Hollywood! (Hollywood, 1989), traduzione di Marco Amante, Feltrinelli, Milano, 1990. ISBN 8807700018
  • Charles Bukowski, Il canto dei folli, traduzione di Simona Viciani, Feltrinelli, Milano, 2018. ISBN 9788858834503
  • Charles Bukowski, Il capitano è fuori a pranzo e i marinai prendono il comando (The Captain Is Out to Lunch and the Sailors Have Taken Over the Ship, 1998), traduzione di Andrea Buzzi, Feltrinelli, Milano, 2000. ISBN 88-07-70118-9
  • Charles Bukowski, L'amore è un cane che viene dall'inferno (Love Is a Dog from Hell, 1977), traduzione di Katia Bagnoli, Guanda, 2010. ISBN 978-88-6088-054-3
  • Charles Bukowski, Musica per organi caldi (Hot Water Music, 1983), traduzione di M. G. Castagnone, Feltrinelli, Milano.
  • Charles Bukowski, Niente canzoni d'amore (Septuagenarian Stew: Stories & Poems, 1990), traduzione di Giovanni Luciani, TEA, Milano, 2005.
  • Charles Bukowski, Panino al prosciutto, traduzione di Marisa Caramella, SugarCo, 1982.
  • Charles Bukowski, Post Office, traduzione di Simona Viciani, Sugarco, 1971.
  • Charles Bukowski, Pulp. Una storia del XX secolo (Pulp, 1994), traduzione di Luigi Schenoni, Feltrinelli, Milano, 1995. ISBN 88-07-70060-3
  • Charles Bukowski, Quello che importa è grattarmi sotto le ascelle: Fernanda Pivano intervista Charles Bukowski, Feltrinelli, Milano, 2004. ISBN 9788807814105
  • Charles Bukowski, Seppellitemi vicino all'ippodromo così che possa sentire l'ebbrezza della volata finale. Pensieri e aforismi, a cura di Paolo Roversi, Stampa Alternativa, Viterbo, 1997. ISBN ISBN 88-7226-396-4
  • Charles Bukowski, Shakespeare non l'ha mai fatto (Shakespeare Never Did This, 1979), traduzione di Simona Viciani, Feltrinelli, Milano, 1996. ISBN 9788807881947
  • Charles Bukowski, Sotto un sole di sigarette e cetrioli (parte di The Night Torn Mad with Footsteps, 2001), traduzione di Damiano Alberti, minimum fax, Roma, 2005.
  • Charles Bukowski, Storie di ordinaria follia. Erezioni, eiaculazioni, esibizioni (parte di Erections, Ejaculations, Exhibitions, and General Tales of Ordinary Madness, 1972), traduzione di P. F. Paolini, Feltrinelli, Milano, 1989. ISBN 88-07-80816-1
  • Charles Bukowski, Taccuino di un vecchio sporcaccione (Notes of a Dirty Old Man, 1969), a cura di Carlo A. Corsi, TEA, Milano, 1997. ISBN 88-7819-443-3

Voci correlate[modifica]

Altri progetti[modifica]

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