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Rudolf Steiner

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Steiner nel 1900 a Berlino

Rudolf Steiner (1861 – 1925), scrittore, filosofo ed esoterista austriaco.

Citazioni di Rudolf Steiner

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  • A Pasqua deve cominciare a rendersi visibile quella parte oscura, vale a dire che nella falce si deve trovare parte dello Spirito solare che ha trovato la sua forza primaverile. In altre parole: a Pasqua deve apparire nel cielo l'immagine del santo Graal. Così infatti dev'essere. Chiunque può quindi contemplare a Pasqua l'immagine del santo Graal; proprio per questo è stata stabilita in quel dato modo la data della Pasqua, secondo un'antichissima tradizione. (Da Cristo e il Mondo spirituale. La ricerca del Santo Graal, conferenza del 2 gennaio 1914, O.O. n. 149, Milano, Antroposofica, 1996)[1]
  • Che cosa avverrebbe dunque se [il bovino] invece di piante mangiasse direttamente carne? Rimarrebbero inutilizzate le forze che gli permettono di produrre carne! Se pensiamo a una fabbrica che sia in grado di produrre qualcosa, ma non lo faccia pur rimanendo attiva, ci rendiamo conto di quante forze vadano perdute. Ma le forze che in un corpo animale rimangono inutilizzate non possono andar perdute. Il bovino sarebbe in definitiva ricolmo di tali forze, ed esse produrrebbero in lui qualcos'altro che sostanza vegetale trasformata in carne. Quelle stesse forze rimarrebbero in lui, esisterebbero in lui e farebbero in lui qualcos'altro, produrrebbero qualcosa di sbagliato. Invece di produrre carne, si riempirebbe di ogni possibile sostanza dannosa. In particolare si riempirebbe di acido urico e di sali urici.
    I sali urici hanno però una loro strana abitudine, hanno la debolezza di attaccare il sistema nervoso e il cervello. Se dunque un bovino mangiasse direttamente carne, la conseguenza sarebbe che produrrebbe un'enorme quantita` di sali urici che andrebbero nel cervello e lo farebbero impazzire. Se potessimo fare l'esperimento di nutrire una mandria di bovini con carne di colomba, otterremmo una mandria impazzita. [2]
  • È comunque un fatto che nel nostro tempo è sempre più numerosa la gente che non sa che cosa vuole, ed è perché da tre o quattro secoli si è disabituata a occuparsi in qualche modo di cose spirituali. Va in ufficio, si occupa di qualcosa che non ama, ma che porta soldi, passa ore in ufficio, è magari anche molto diligente e attiva, ma non ha veri interessi al di là dell'andare a teatro o leggere il giornale. Così è a poco a poco diventato il mondo. Leggere libri, ad esempio, è oggi una rarità. [3]
  • Fondare uno Stato ebraico significa reagire nella maniera più feroce, ritornare alla reazione nella maniera più feroce, e così facendo si pecca contro tutto ciò che oggi è necessario in questo settore.
    Vedete, un sionista molto rispettato, di cui ero amico una volta, mi spiegò il suo ideale di andare in Palestina e fondarvi uno Stato ebraico. Lui stesso fu molto coinvolto nella fondazione di questo Stato ebraico, è coinvolto ancora oggi e ha anche una posizione molto rispettata in Palestina. Gli dissi: una cosa del genere non è affatto nello spirito dei tempi oggi, perché oggi lo è qualcosa a cui possa partecipare ogni persona, senza distinzione di razza, popolo, classe e così via. Questa è l’unica cosa realmente propagabile oggi, che ogni persona può seguire indistintamente. Nessuno può aspettarsi che io aderisca al movimento sionista. Ancora una volta sta separando una parte dall’intera umanità! Per questa semplice, ovvia, ragione, oggi un simile movimento non può realmente avere luogo. È fondamentalmente la reazione più selvaggia. (da una conferenza tenuta a Dornach l’8 maggio 1924, O.O. N° 353)[4]
  • [Goethe] giunse a concezioni fondamentali per la scienza dell'organico che hanno la stessa importanza delle leggi fondamentali di Galileo per quella dell'inorganico. (da Le opere scientifiche di Goethe)
  • In medicina, in legge e in ogni altro ambito le persone si dichiarano fin dall'inizio incompetenti a giudicare e accettano ciò che la scienza dice loro. Le complicazioni della vita moderna lo rendono comprensibile. Ma sotto la pressione dell'autorità diventeremo sempre più impotenti. E costruire sistematicamente questa forza dell'autorità, questa abitudine all'autorità, è in realtà il principio del gesuitismo. E il gesuitismo nella religione cattolica è solo un caso particolare di altre performance meno evidenti in altre direzioni. Inizia nella sfera del dogma ecclesiastico con la tendenza a sostenere l'autorità papale proiettata dal quarto periodo post-atlantico al quinto, dove non può essere utile. Ma lo stesso principio gesuitico si trasferirà gradualmente in altre sfere della vita. In una forma appena diversa dal gesuitismo della religione dogmatica, lo troviamo già negli ambienti medici, dove un certo dogmatismo cerca di ottenere più potere per la professione medica. Questo è tipico dell'aspirazione gesuitica ovunque; e crescerà sempre di più. Le persone si troveranno sempre più legate a ciò che l'autorità impone loro. E di fronte a questa opposizione ahrimanica - perché tale è - la salvezza per la quinta epoca post-atlantica si troverà nell'affermare i diritti dell'anima cosciente che desidera svilupparsi. Ma poiché il dono della ragione non ci è più concesso dalla Natura come le nostre due braccia, come era ancora in qualche misura nella quarta epoca post-atlantica, ciò può avvenire solo grazie alla nostra buona volontà di sviluppare le facoltà di comprensione e di giudizio. Lo sviluppo dell'anima cosciente richiede libertà di pensiero, che può fiorire solo in un'aura particolare, in una certa atmosfera. [5]
  • Quando l'uomo si è incarnato per la prima volta ha potuto guardare in alto a uno spirito superiore e dirsi: "tu devi diventare come lui che ti guida di incarnazione in incarnazione". Che si dica: "l'uomo guarda in alto al suo superiore al quale deve diventare sempre più simile"; oppure che si dica, nel senso dell'esoterismo cristiano: "l'uomo guarda in alto a un Angelo come a un grande modello", si tratta fondamentalmente della stessa cosa. (Angeli all'opera nell'evoluzione dell'uomo tra la terra e il cosmo, vol. 1, conferenze del 1908, O.O. 105)[6]
  • Quello che viene pensato partendo dai colori può essere eseguito in cinquanta modi diversi. (da Opera omnia, n. 300)
  • Si può sperimentare come, in una didattica basata sull'elemento vivente, i ragazzi traggono le cose da loro stessi. (da Opera omnia, n. 305)

Da Natale, conferenza del 1907.

  • L'occultista, ricercando chi governa e dirige quegli stormi [parlando del comportamento degli uccelli], trova, sul piano astrale, le Anime collettive delle singole specie. Per ogni razza animale esiste un "Io" astrale, ch'è un vero "Io" sul piano astrale, come è l'Io umano sul piano fisico: solo infinitamente più saggio! Le personalità collettive degli animali sul piano astrale, che hanno i loro singoli membri sul piano fisico, sono realmente assai più sagge delle persone umane; e tutto ciò che ammiriamo come istinti meravigliosi dei singoli animali, è una manifestazione della sapienza delle Anime di gruppo. (p. 4)
  • Tutto ciò che si disgrega, che si schianta, che si discioglie nel mondo minerale, produce alla Natura la massima sensazione di voluttà e di gioia. (p. 5)
  • Per mezzo del Cristo è penetrata nell'uomo la cognizione cosciente dell' Io sono. Prima non si sentiva ancora la piena divinità dell'intima divina entità dell'uomo. Sentivano l'Io sono ma lo ricollegavano ai propri antenati, lo sentivano nel sangue comune a loro a tutti sin dai tempi di Abramo. Venne allora Gesù Cristo, recando la coscienza che esiste nell'uomo qualche cosa di molto più antico, di molto più indipendente; che l' Io sono non contiene soltanto tutto ciò ch'è comune ad un popolo, ma anche ciò che esiste in ogni singola persona, e che anche l'amore dovrà dunque rivolgersi alle singole personalità, per virtù propria. E l'Io che oggi è racchiuso in ognuno di noi, circoscritto e limitato all'esterno, cerca l'amore spirituale al di fuori di sé. (p. 8)

Conoscenza vivente della natura

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Oggi, collegandomi alle conferenze tenute il novembre scorso nel Goetheanum, prima della sua distruzione, in merito alla connessione dell'uomo con il corso dell'anno e alle conoscenze relative, vorrei ritornare ancora a un'epoca che abbiamo spesso considerato e che va compresa appieno, ove si intenda conoscere giustamente il momento presente dell'evoluzione dell'umanità. Avevamo parlato della possibilità che nell'uomo avvengano in modo esatto processi che è possibile riconoscere nei fatti che si ripetono nel corso dell'anno. Avevo anche accennato a come l'antica scienza dei misteri, la scienza dell'iniziazione, avesse cominciato a diffondere queste conoscenze fra gli uomini che potevano riceverle. Come conseguenza della diffusione di tali conoscenze si dovevano rafforzare il pensare, il sentire e il volere umani e l'intero porsi dell'uomo nel mondo.

Citazioni

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  • L’essere umano, quando ha attraversato la vita soprasensibile fra morte nuova nascita, e dopo aver inviato sulla Terra il germe spirituale del proprio corpo fisico, pur senza essere ancora disceso prima del concepimento quale essere animico-spirituale, raccoglie dal cosmo le forze dell'etere universale per formare il suo corpo eterico che egli dunque ha, prima di legarlo al corpo fisico. L'essere umano dunque discende dai mondi spirituali soprasensibili in modo che la sua parte spirituale-animica sia in un primo tempo rivestita dal corpo eterico. Poi si unisce al corpo fisico che gli viene trasmesso attraverso il padre e la madre, attraverso la corrente fisica dell'ereditarietà. (p. 10)
  • Che cosa abbiamo dunque in sostanza acquisito grazie all'anima rafforzata lungo i secoli a partire dal quarto e dal quinto? Esteriormente conoscenze meccaniche, le conoscenze fisiche che ho caratterizzato nel corso scientifico. Ora è però giunto il tempo in cui l'anima si deve rafforzare tanto da guardare interiormente nell'io, da sentire l'io e il Cristo dietro di esso, così come prima, con l'aiuto del corpo eterico, vedeva il Sole spirituale assieme a quello fisico guardando nel cielo. (p. 18)
  • Quando si sia acquisita la coscienza immaginativa, tutto il corpo astrale e tutta l'organizzazione dell'io sono in una condizione tale che percepiscono le parti corrispondenti di tutti gli organi umani. Vale a dire che percepiscono tutti gli elementi metallici della Terra, naturalmente differenziati. Riusciamo tuttavia a percepire le differenziazioni se ci siamo ben educati allo scopo, se abbiamo cioè fatto un particolare studio occulto per imparare a conoscere la sfera dei metalli della Terra. (p. 45)
  • Quando nell'ambito del movimento antroposofico si parla di occuparsi di aspirazioni scientifiche, esse vanno condotte con profonda serietà, in modo da non esporre l’antroposofia al pericolo di deviarla verso la chimica, la fisica, la fisiologia di oggi o verso altre scienze, ma da far fluire le singole scienze nella vera corrente della vivente conoscenza. (pp. 50-51)
  • [...] sarebbe venuto un tempo in cui gli uomini, per loro capacità, non sarebbero più riusciti a dire qualcosa della vita precedente. Stabilirono così, dogmaticamente, che non esiste una vita prenatale e che l'anima umana viene creata nello stesso momento della formazione fisica. Così la realtà della preesistenza venne dogmaticamente messa a tacere. (pp. 79-80)
  • Se ci si svegliasse con l’antroposofia, ci si vergognerebbe senza dubbio proprio di parecchi metodi di ricerca. Ma come si può pretendere che la gente si svegli senz’altro dall’oggi al domani, quando è inserita in quei metodi? (p. 90)
  • Gli antroposofi dovranno abituarsi a distinguere nettamente tutti i loro preconcetti dal semplice corso dei fatti, e a descrivere soltanto il corso dei fatti. Gli antroposofi diverrebbero così esseri che correggono le abitudini odierne. (p. 114)
  • Ci si deve anzitutto render conto di dover uscire da se stessi e che ci si deve interessare degli altri e delle loro caratteristiche, almeno per una parte, interessarsene nella stessa misura in cui ci si occupa delle proprie. Se questo non avviene, una Società Antroposofica non può esistere. Si possono accettare soci, e questi possono rimanere tali poiché ci sono delle regole, ma non vi è una realtà. Le realtà non nascono perché si fanno dei soci ed essi ricevono tessere grazie alle quali sono antroposofi; non nascono davvero mai a seguito di quanto si scrive o si stampa, ma grazie a ciò che vive. (p. 118)
  • Nella natura vi è dappertutto intelligenza, tutto è saggezza. [...] Così noi pensiamo di aver creato l’intelligenza, mentre la attingiamo dal comune mare dell’intelligenza. (p. 134)
  • Dobbiamo arrivare con fermezza ad allontanare il carattere settario dal movimento antroposofico. (p. 137)
  • L'elettricità è andata sui nervi dell’uomo moderno che ne ha scacciato ogni tendenza verso lo spirito. (p. 171)
  • Se l'antroposofia fosse fanatica o ascetica, dovrebbe ora inveire contro la civiltà dell'elettricità. Sarebbe però naturalmente un non-senso, perché così possono parlare solo le concezioni del mondo che non tengono conto della realtà. Dicono allora: è arimanico, lungi da me! Ma ciò porta solo all'astrazione. Infatti, se in una riunione settaria si tuona perché non ci si difende da Arimane, si scendono poi le scale e si sale sul tram elettrico. Così però l'imprecare contro Arimane, anche se suona tanto santo - mi si scusi l'espressione - è solo una sciocchezza. Non si può infatti evitare di dover vivere con Arimane. Occorre solo vivere con lui nel modo giusto e non farsi da lui dominare. (pp. 173-174)
  • Osserviamo il brillante scritto del giovane Nietzsche: Dell'utilità e del danno della storia per la vita, col quale veramente con parole di fuoco egli chiede che si abbandoni il peso della storia, che l'uomo viva appieno nel presente e che ponga la vita al posto del passato. Che cosa ne è seguito? Che egli si è fatto prendere dal darwinismo e, come questo, fa derivare l'uomo dall'animale; fa dell'uomo un superuomo. Il suo superuomo è tuttavia rimasto un prodotto del tutto astratto, non ha contenuto, è un sacco vuoto. Fisicamente se ne può dire quel che si vuole, ma non si perviene ad alcuna immaginazione. (pp. 174-175)
  • Sviluppare in sé questa conoscenza fa parte dei compiti dell'antroposofo. Il problema non è davvero che l'antroposofia venga presa come un surrogato per qualcosa che in precedenza era fornito dalle confessioni religiose, oggi diventate un po' noiose per molte delle cosiddette persone istruite; e poiché l'antroposofia non è noiosa ma anzi divertente, costoro non si rivolgono a una confessione religiosa qualsiasi, ma all'antroposofia. Così non deve essere! (p. 177)

Considerazioni esoteriche su nessi karmici

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Vorrei ora incominciare a parlare delle condizioni e delle leggi del destino umano, di quello che usiamo chiamare karma. Il karma può soltanto venir compreso se si cerca anzitutto di conoscere come si esplicano le leggi dell'universo. Oggi sarà quindi necessario trattare in forma alquanto astratta questi vari modi di esplicazione delle leggi, per poi ricavare da quanto avremo osservato la conoscenza del destino umano, del karma.
Parliamo di cause ed effetti così per i fenomeni del mondo esterno come per quelli della vita umana e oggi, specialmente in campo scientifico, siamo abituati a parlarne in senso del tutto generico. Così facendo incappiamo però nelle maggiori difficoltà, perché non teniamo conto della diversità di come si presentano cause ed effetti.
Possiamo guardare innanzitutto la cosiddetta natura inanimata che si palesa chiaramente nel regno minerale, nelle rocce, in forme spesso meravigliose, e anche in quelle strutture senza forma che per così dire sono state prima ridotte in polvere e poi di nuovo configurate. Guardiamo ciò che in tal modo ci si presenta nel mondo come inanimato.

Citazioni

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  • Ogni qualvolta essa penetra nella sfera della nostra esistenza terrestre, la cometa di Halley è l'espressione esteriore di un nuovo impulso al materialismo. Al mondo di oggi questo può sembrare superstizioso, ma gli uomini dovrebbero allora solo ricordare come essi stessi facciano derivare delle azioni spirituali dalle costellazioni stellari. Chi non direbbe che l'esquimese è un essere umano diversamente costituito per esempio dall'indù, proprio perché nella regione polare i raggi solari cadono con un'altra angolazione? (p. 31)
  • È già stato chiesto più volte che cosa sarebbe accaduto se il Sole non si fosse scisso dalla Terra e non fosse passato alla condizione, quella attuale, di agire da fuori sulla Terra. Innanzi tutto, quando la Terra era ancora unita al Sole, l'intero sistema cosmico, come anche i progenitori dell'uomo, erano ancora legati fra loro in rapporti di natura ben diversa. Ovviamente, è una cosa assurda prendere in considerazione le condizioni attuali e poi dire che gli antroposofi raccontano delle sciocchezze perché in questo caso tutti gli esseri organizzati avrebbero dovuto finire bruciati. (p. 43)

Corrispondenze fra microcosmo e macrocosmo

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Cercherò oggi di indicare ulteriori prospettive riguardo a un tema già trattato qui di recente. Dissi come, per l'uomo del presente, le concezioni morali e le concezioni intellettualistiche non coincidano. Mediante il suo intellettualismo l'uomo viene portato a riconoscere la ferrea necessità naturale. A causa di tale ferrea necessità naturale, noi applichiamo la legge di causa ed effetto a tutto quanto rientra nel nostro campo di osservazione. Inoltre, quando una persona compie un'azione, ci chiediamo che cosa ve l'abbia spinta, che cosa abbia agito in lei o fuori di lei, al fine di attribuire a quell'azione la sua causa. Tale riconoscimento della necessità di ogni evento ha acquisito negli ultimi tempi un carattere scientifico. In passato aveva più un carattere teologico, e ancora per molte persone mantiene tale carattere. Il carattere scientifico emerge quando si è più inclini a pensare che quanto noi facciamo dipenda dalla nostra costituzione corporea e dalle influenze sulla nostra costituzione corporea. Ancora oggi del resto vi sono pur sempre persone che pensano che l'uomo agisca per necessità, più o meno come avviene per una pietra quando cade per terra. Tale sarebbe la coloritura scientifica del pensiero relativo alla necessità.

Citazioni

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  • [...] per l’uomo del presente, le concezioni morali e le concezioni intellettualistiche non coincidono. (p. 9)
  • [...] il cuore non agisce come una pompa che spinge il sangue attraverso il corpo, ma che è il cuore a venir mosso dalla circolazione del sangue, in sé stessa vivente, a sua volta determinata dagli organi. Il cuore a dire il vero (lo si può accertare in embriologia) non è altro che il risultato della circolazione del sangue. (pp. 50-51)
  • I movimenti che si esprimono nella nutazione sono inoltre movimenti che hanno la propria origine nell'astralità, non in una cosa qualsiasi che possa essere indagata sulla base dei principi Newtoniani. Tuttavia il Newtonismo è proprio ciò che ci ha scaraventati tanto spaventosamente il materialismo, poiché è ricorso alla massima astrazione possibile. (p. 67)
  • Poiché ci troviamo sulla terra, le azioni celesti su di noi sono diverse da come sarebbero se li fossimo esposti stando sospesi liberamente nello spazio. (p. 77)
  • Ho detto che la concezione materialistica immagina che il cuore umano sia una sorta di pompa che spinge il sangue in tutto il corpo. Ma non è così: il sangue è qualcosa di interiormente mobile in se stesso, possiede una sua vitalità, e il battito cardiaco non è la causa della circolazione del sangue, ma al contrario ne è la conseguenza, l'effetto della circolazione del sangue. Lo stesso vale anche per gli altri organi. La funzione che gli organi esercitano si innesta nei movimenti pieni di vita. (p. 92)
  • I greci non vedevano il cielo blu come lo vediamo noi. Lo vedevano semplicemente scuro. Questo può essere riferito con certezza; lo si può stabilire con certezza soprattutto muovendo dalla scienza dello spirito. (p. 99)
  • Quando oggi la fisiologia orientata in senso materialistico parla della volontà, quale si manifesta ad esempio in un movimento degli arti, pensa che dall'organo centrale, dal cervello, venga inviato una specie di segnale telegrafico che passa per i cosiddetti nervi motori e quindi muove, diciamo, la gamba destra. Ma questa è veramente un'ipotesi del tutto infondata e anche sbagliata. L'osservazione spirituale mostra infatti che, considerando l'uomo schematicamente, le cose stanno così: quando viene volontariamente sollevata la gamba destra, dall'entità-io dell'uomo, dalla reale entità-io parte un impulso diretto verso la gamba. Essa viene dunque sollevata direttamente dall'entità-io. Solo che tutto ciò si attua come l'attività del dormire: la coscienza non ne sa nulla. L'interporsi dei nervi, che poi raggiungono l'organo centrale, semplicemente ci informa di avere una gamba, ci informa di continuo della presenza della gamba. II nervo non ha nulla a che fare con l'azione dell'io sulla gamba. Si tratta di una relazione diretta tra la gamba e la volontà, che nell'uomo è collegata con l’entità-io, mentre nell’animale con il corpo astrale. (pp. 134-135)
  • Chi ha mani quantomai maldestre, chi per esempio non sa seguire abili movimenti con le dita, non sarà neppure un pensatore di sottile ingegno. (p. 140)
  • [...] proprio gli scienziati gesuiti sono i materialisti più estremi nel campo della ricerca scientifica. Non solo dimostrano di continuo che con la scienza non si può pervenire allo spirito, ma si danno pena, dove ciò sia possibile, di tener lontano lo spirito dalla scienza. (pp. 181-182)
  • [...] l'universo non può venir compreso se da esso si esclude l'uomo; questo significa che non è possibile una comprensione dell’universo in sé, senza includervi anche l'uomo, e senza considerare il nesso che esiste tra l'universo e l'uomo stesso. (p. 194)
  • Se anche non lo si può constatare fisiologicamente, è pur vero che prima del mistero del Golgota l'umanità terrestre essenzialmente — e ovviamente approssimativamente — formulava sempre solo pensieri collegati con l'elemento materiale. Nel tempo in cui l'evento del Golgota irruppe entro la vita terrestre, l'umanità era giunta a un punto della sua evoluzione tale da poter eliminare, nell'interiore processo animico-spirituale del pensiero, l'elemento materiale; divenne allora possibile il pensare libero dalla materia. (p. 241)


Dalla cronaca dell'akasha

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Introduzione

L'uomo apprende dalla storia comune solo una piccola parte degli avvenimenti vissuti dall'umanità in epoche primordiali, e i documenti storici gettano luce su alcuni millenni soltanto. Anche ciò che c'insegnano l'archeologia, la paleontologia e la geologia ha limiti assai ristretti; e a questa insufficienza si aggiunge l'incertezza di tutto ciò che è basato su testimonianze esteriori. Osserviamo infatti come l'insieme di un avvenimento o la fisionomia di un popolo, anche non molto lontano da noi, si modifichino quando vengano scoperti nuovi documenti storici. Confrontiamo la descrizione che diversi storici ci danno del medesimo fatto e ci accorgeremo di trovarci su un terreno assai malsicuro. Tutto ciò che appartiene al mondo sensibile esteriore è sottoposto all'azione del tempo, e il tempo a sua volta distrugge ciò che nel tempo ha origine. Ora, la storia esteriore non può che fondarsi appunto su quello che il tempo ha conservato; e chi, fermandosi ai documenti esteriori, può affermare che in essi sia conservato appunto l'essenziale?

Citazioni

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  • Chi si limita alla conoscenza del mondo sensibile non può immaginare quanto differissero da noi i nostri progenitori dell'Atlantide; e non soltanto nell'aspetto esteriore, ma anche nelle qualità dello spirito. Le loro cognizioni, le arti tecniche, tutta la loro civiltà era ben diversa da quella dei nostri giorni. Osservando l'umanità atlantidea dei primi tempi, vi troviamo facoltà spirituali diverse in tutto dalle nostre. L'intelletto razionale, la facoltà di combinare e di calcolare sulla quale oggi è basato tutto ciò che si produce, mancavano interamente ai primi Atlantidei. Essi possedevano invece una memoria sviluppatissima che era una delle loro facoltà spirituali più spiccate. Il loro modo di calcolare, per esempio, non consisteva come il nostro nell'imparare alcune regole per poi applicarle. L'abaco, nei primi tempi dell'Atlantide, era ancora sconosciuto; nessuno aveva impresso nel proprio intelletto che tre per quattro fa dodici; chi aveva bisogno di fare questo calcolo sapeva orientarsi perché egli si riportava ad altri casi simili o uguali avvenuti precedentemente; si ricordava di quello che era stato applicato prima in circostanze analoghe. (p. 23)
  • [...] gli Atlantidei avevano degli apparecchi di cui per così dire alimentavano la combustione coi germi delle piante, trasformando la forza vitale di questi germi in energia applicabile alla tecnica. Così riuscivano a far muovere i loro veicoli a piccola altezza al di sopra del suolo [...] potevano anche elevarsi al di sopra dei monti. (pp. 25-26)
  • Benché la "cronaca dell'akasha" sia stata decifrata con la massima cura, pure non tralasceremo di ripetere che le seguenti comunicazioni non presumono di avere carattere dogmatico. Se il leggere cose e avvenimenti così lontani dall'epoca attuale è già per sé assai difficile, il doverli poi rendere nel linguaggio attuale offre difficoltà quasi insormontabili. (p. 47)
  • La fantasia della donna [durante l'epoca lemurica], messa in relazione con la natura, divenne la base di un'evoluzione superiore della vita immaginativa. La donna accoglieva in sé, con delicato senso interiore, le forze della natura, la cui eco agiva a lungo nella sua anima; così si formarono i germi della memoria, e con la memoria entrò pure nel mondo la facoltà di formare i primi e più semplici concetti morali. Tutto questo rimase all'inizio estraneo allo sviluppo volitivo dell'elemento maschile. (p. 52)
  • Chi non considera che i primi progressi nella vita di rappresentazione furono compiuti dalla donna, non riuscirà a comprendere veramente l'evoluzione dell'umanità. Da essa provenne quello sviluppo di abitudini, connesso con la vita di meditazione interiore e con la coltivazione della memoria, che fu il primo germe del diritto e della morale. L'uomo aveva riconosciuto e applicato le forze della natura; la donna ne fu la prima interprete. [...] L'evoluzione attraversata dalla donna durante l'epoca lemurica fece sì che le fosse assegnata una parte importante all'apparire della seguente razza radicale, della razza atlantidea. (p. 53)
  • L'"uomo" deve passare prima attraverso l'egoismo per poter poi giungere nuovamente a un grado più elevato, in piena e chiara coscienza, alla completa assenza di egoismo. (p. 67)
  • Il compito delle nature sovrumane, delle grandi guide, era appunto d'imprimere nella giovane umanità la propria caratteristica: l' amore. Ma ciò era loro possibile soltanto per la parte della forza animica che si rivolgeva al di fuori; così ebbe origine l'amore sensuale. Questo è dunque il fenomeno accompagnatore dell'azione dell'anima in un corpo o maschile o femminile. L'amore sensuale divenne la forza dell'evoluzione fisica dell'umanità. Quest'amore unisce l'uomo e la donna in quanto esseri fisici. Su questo amore si fonda il progresso dell'umanità fisica. Soltanto su questo amore avevano potere i suddetti esseri sovrumani. (p. 67)
  • Si devono distinguere tre di questi gradi che chiameremo gradi d'evoluzione planetaria, a cui la scienza occulta dà il nome di Saturno, Sole, Luna. Vedremo che questi nomi non hanno tutta prima un nesso con i corpi celesti cui l'astronomia fisica attuale li riferisce, benché in un senso più vasto vi sia una certa relazione che il mistico avanzato ben conosce. Si dice inoltre che l'uomo, prima di scendere sulla Terra, abbia abitato altri pianeti; ma dicendo "altri pianeti" dobbiamo intendere soltanto precedenti stati d'evoluzione della Terra stessa e dei suoi abitanti. La Terra, e tutti gli esseri che le appartengono, prima di diventare "Terra", è passata attraverso i tre stati di Saturno, Sole e Luna. Saturno, Sole e Luna sono in certo qual modo le tre precedenti incarnazioni della Terra; e quelli che in questo senso sono chiamati Saturno, Sole e Luna, oggi sono scomparsi, quali pianeti fisici, così come sono scomparse le precedenti incarnazioni fisiche di un uomo, di fronte alla sua incarnazione attuale. (p. 104)
  • Nelle ulteriori comunicazioni verremo prima a conoscere il passato dell'uomo, e poi faranno seguito le visioni del futuro. Il futuro può infatti rivelarsi alla vera conoscenza spirituale, anche se soltanto nella misura necessaria all'uomo per l'adempimento del proprio destino. Chi rifiuta a priori la scienza occulta e dalla cattedra dei propri pregiudizi relega senz'altro nel campo delle fantasticherie e delle chimere tutto ciò ch'essa offre, riuscirà meno che mai a comprendere questi rapporti col futuro; eppure, una semplice riflessione logica potrebbe far capire di che cosa si tratta. Ma tali riflessioni logiche vengono accettate soltanto finché si accordano coi pregiudizi umani. I pregiudizi sono potenti nemici anche di ogni logica. (p. 106)
  • Facciamo una considerazione: combinando in proporzioni esattamente determinate zolfo, ossigeno e idrogeno, per una legge necessaria si produce acido solforico. Chi ha studiato chimica è in grado di predire ciò che deve necessariamente succedere quando queste tre sostanze siano messe in relazione tra loro nelle condizioni volute. Nel campo limitato del mondo materiale, il chimico è dunque un profeta, e la sua profezia risulterebbe falsa soltanto nel caso in cui le leggi naturali si mutassero repentinamente. Ebbene, l'occultista indaga le leggi spirituali appunto come il fisico o il chimico indagano le leggi fisiche; e lo fa col metodo e con la severità che l'indagine spirituale richiede. Ma appunto da queste grandi leggi spirituali dipende l'evoluzione dell'umanità. Come non avverrà mai che l'ossigeno, l'idrogeno e lo zolfo si combinino contrariamente alle leggi naturali, così nella vita spirituale nulla potrà mai avvenire che sia una violazione delle leggi dello spirito. Chi conosce queste ultime è dunque in grado di gettare lo sguardo sulle leggi che reggeranno l'avvenire. (pp. 106-107)
  • L'indagine spirituale restituisce all'umanità queste forme: così, ad esempio, essa mostra che le giornate della creazione biblica ci descrivono cose che si rivelano allo sguardo chiaroveggente. Lo spirito incatenato al mondo sensibile si limita a trovare che quelle giornate della creazione contraddicono i dati della geologia. La scienza dello spirito, nel riconoscere le profonde verità del racconto biblico, è altrettanto lontana dal volatilizzarlo a mera "poesia mitica", quanto dall'applicarvi semplicemente un procedimento esplicativo allegorico o simbolico. Ma certamente coloro che continuano a fantasticare delle contraddizioni fra racconto biblico e scienza, ignorano totalmente come l'indagine spirituale proceda. Né va creduto che essa attinga alla Bibbia stessa il suo sapere. Essa ha i propri metodi, per cui giunge ai suoi risultati indipendentemente dai documenti, per poi trovarli confermati in questi. E tale procedimento è divenuto ormai necessario per molti i quali attualmente cercano la verità, esigendo un'indagine spirituale che rivesta lo stesso carattere che ha la scienza naturale. (p. 195)
  • Chi avvicinerà la scienza dello spirito, quale oggi si presenta, ne sarà preservato da non pochi pregiudizi, anche da quello che il mondo soprasensibile sia stato creato dalla paura e dal bisogno. Chi riuscirà a conquistarsi questa veduta, non verrà nemmeno più ostacolato dal timore che l'occuparsi di scienza dello spirito possa estraniarlo dalla realtà pratica della vita; ma riconoscerà invece che una scienza dello spirito rende la vita più ricca e non più povera. Essa non porta certo a sottovalutare la telefonia, la tecnica ferroviaria o la navigazione aerea; ma insegna a scoprire altri valori per la vita pratica, di cui attualmente non si tiene conto, poiché si crede soltanto al mondo dei sensi, cioè non alla realtà intera, ma solo a una parte di essa. (pp. 196-197)

Epidemie

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Citazioni

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  • Da parte di alcuni si sottolinea (non del tutto a torto, ma con una visione unilaterale) come la medicina convenzionale abbia addirittura provocato una paura dei batteri e dei bacilli. D'altra parte, nel corso degli ultimi decenni la ricerca ha portato a migliorare le condizioni di salute. Chi sostiene questa linea segnala con orgoglio in quale percentuale sia quasi ovunque diminuita la mortalità in questi anni. Chi invece afferma che nello studio della malattia non sono tanto importanti le cause esterne, quanto piuttosto quelle che risiedono nell'essere umano, vale a dire una predisposizione ad ammalarsi, una condotta di vita equilibrata o irresponsabile, rileverà invece come negli ultimi tempi le malattie siano aumentate in modo spaventoso, sebbene i tassi di mortalità siano innegabilmente diminuiti. Farà notare quanto siano aumentate certe patologie: malattie cardiache, tumori, malattie di cui non si trova menzione nei testi più antichi, malattie dell'apparato digerente e così via. Le ragioni addotte da una parte o dall'altra sono degne di attenzione. Non si può sostenere, con superficialità, che i bacilli o i batteri non siano temibili agenti patogeni. D'altra parte, non si deve escludere che l'uomo possa essere in qualche modo resistente e protetto contro l'influenza di tali agenti patogeni, oppure non esserlo. Non lo è, quando perde la propria capacità di resistenza a causa di uno stile di vita irragionevole. (14 gennaio 1909 — 0.0. 57, pp. 11-12)
  • Nel nostro tempo vi è una paura ben nota che con perfetta analogia può essere paragonata alla paura medievale dei fantasmi. È la paura attuale dei germi. Queste due paure sono molto simili. Sono simili anche perché ognuna delle due epoche, il medioevo e l’età attuale, si comporta nel modo che le è consono. Il medioevo aveva una certa fede nel mondo spirituale; era quindi naturale che ci fosse la paura di entità spirituali. L'epoca moderna ha perso la fede nel mondo spirituale, crede del mondo materiale, quindi ha paura di esseri materiali, non importa quanto piccoli siano. (5 maggio 1914 - O.O. 154, pp. 13-14)
  • Quando la gente si prende gioco delle superstizioni medievali sui fantasmi, si potrebbe obiettare: perché, è cambiato qualcosa da questo punto di vista? È scomparsa la paura dei fantasmi? Le persone oggi non li temono forse molto più di prima? È molto più orribile di quanto si pensi quel che accade nell’animo umano, quando calcola che nel palmo della mano vi sono 60.000 germi. (5 gennaio 1911 - O.O. 127, p. 14)
  • I bacilli sono allevati più intensivamente quando l'individuo, addormentandosi, non porta con sé nient'altro che un atteggiamento materialista. Non c'è aiuto più efficace per questo allevamento che addormentarsi con le sole idee materialiste e da lì, dal mondo spirituale, dal proprio io e dal corpo astrale, agire di nuovo sugli organi del corpo fisico, che non siano il sangue e il sistema nervoso. Non c'è modo migliore per nutrire i germi che dormire con le sole convinzioni materialiste. (5 maggio 1914 — 0.0. 154, p. 15)
  • La pretesa odierna di voler capire tutto con l'intelletto è quanto di più spaventoso vi sia. In medicina non si può capire davvero nulla con l'intelletto. [...] Tutto ciò che riguarda la medicina va colto in una visione diretta con una facoltà percettiva che va prima sviluppata. (21 aprile 1924 — 0.0. 316, p. 30)
  • E la vaccinazione antivaiolosa? Qui si è di fronte a una questione particolare. Se si vaccina qualcuno, e questi è un antroposofo o è stato educato in senso antroposofico, la vaccinazione non fa danni. La vaccinazione nuoce a chi coltiva in prevalenza pensieri materialistici. Allora la vaccinazione diviene una sorta di forza arimanica: la persona non riesce più a liberarsi da una certa mentalità materialistica. Ciò che inquieta della vaccinazione antivaiolosa, è che essa riveste la persona di una sorta di fantoma che gli impedisce di liberare il proprio organismo fisico dalle entità psichiche come nella coscienza normale. L'uomo diventa così costituzionalmente materialista e non è più in grado di innalzarsi allo spirito. Questo è il pericolo della vaccinazione. [...] La vaccinazione antivaiolosa è prima di tutto una questione psichica. [...] Se si sostituisse questa fede con qualcos'altro, se si educasse l'uomo secondo natura per renderlo recettivo a qualcos'altro che non sia la vaccinazione, in modo da riavvicinarlo allo spirito, lo si preserverebbe senz'altro da ciò che si insinua inconsciamente in lui: qui c'è un'epidemia di vaiolo! Si desterebbe in lui la consapevolezza che vi è un elemento spirituale, sebbene ingiustificato, dal quale salvaguardarsi. Si otterrebbero allora buoni risultati su come bisognerebbe rafforzare l'uomo a difendersi da tali influenze.
    Come bisogna comportarsi se l'influsso mediante l'educazione è molto difficile, come nelle nostre regioni?
    Allora bisogna vaccinare. Non c'è alternativa. Non sarò certo io a consigliare un'opposizione fanatica a queste cose, e non solo da un punto di vista medico ma antroposofico in generale. Noi non aspiriamo al fanatismo, ma a cambiare le cose in generale e con discernimento. (22 aprile 1924 — 0.0. 314, pp. 31-32)
  • Se in un determinato periodo gli uomini non erano in condizione di adottare determinate misure contro le epidemie, erano tempi in cui gli uomini non lo potevano fare perché le epidemie dovevano agire secondo un piano cosmico universale pieno di saggezza, affinché le anime umane trovassero l'occasione di pareggiare quel che era stato compiuto sotto l'influsso arimanico e sotto certi precedenti influssi luciferici. Se oggi vengono poste altre condizioni, è perché si soggiace del pari a determinate grandi leggi karmiche. (25 maggio 1910 - O.O. 120, p. 45)
  • Si arriverà a buoni risultati nel campo dell'igiene, della medicina e dell'organizzazione sanitaria soltanto se in questo campo verranno studiati i sintomi, non dico storici, ma cosmologici, perché infatti le malattie esistenti sulla Terra ci sono inviate dal cielo. (20 ottobre 1918 — 0.0. 185, p. 53)
  • Il pensare logico e puro ha come effetto anche quello di rafforzare, di essere salutare per il corpo fisico, rendendolo meno soggetto alle malattie; chi ne ha dimestichezza, per esempio i matematici, ha meno da temere quando entra in un reparto per malattie infettive, come il colera. (1 novembre 1907 - O.O. 266/1, p. 55)
  • Il logorio nervoso prodotto dal materialismo agisce così su intere stirpi, su interi popoli, come pure sulla vita di singoli uomini. Se la corrente spirituale non avrà tanta forza da raggiungere anche i pigri e gli indolenti, il nervosismo, vale a dire la conseguenza karmica del materialismo, avrà sempre più influenza sull'umanità, e come nel Medioevo si sono avute epidemie di lebbra, in futuro, chiamate dai princìpi materialistici, dilagheranno malattie nervose, epidemie di pazzia che colpiranno popoli interi. Con la comprensione di questo aspetto della legge del karma, la scienza dello spirito non dovrebbe essere oggetto di dispute, ma rimedio per l'umanità. Più l'umanità diverrà spirituale, tanto più verrà eliminato tutto quel che è legato alle malattie del sistema nervoso e dell'anima. (30 maggio 1907 - 0.0. 99, p. 64)
  • Ma un'epoca che crede solo nella materia genererà una discendenza in cui tutto quanto nel corpo prenderà una propria strada, non vi sarà più un centro, e per tale motivo si manifesteranno nevrastenia e nervosità. Questo fenomeno sarà sempre più diffuso, se il materialismo rimarrà anche in futuro la visione del mondo. Un chiaroveggente può dire esattamente che cosa accadrebbe se il materialismo non trovasse il suo contrappeso in una stabile prospettiva spirituale. Le malattie mentali diventerebbero epidemiche, i bambini soffrirebbero di nervosismo e di tremori fin dalla nascita, e l'ulteriore conseguenza di una mentalità materialista sarebbe un genere umano tanto poco centrato su di sé come già iniziamo a vedere oggi. (22 giugno 1907 - 0.0. 100, pp. 65-66)
  • Attraverso la menzogna, la calunnia e l’ipocrisia, l’uomo crea, per così dire, un esercito di esseri spirituali appartenenti alla categoria dei fantomi. (14 giugno 1908 - O.O. 98, p. 69)

La Filosofia della libertà

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Nel suo pensare ed agire è l'uomo un essere spiritualmente libero, oppure si trova sotto la costrizione di una ferrea necessità di leggi puramente naturali? A pochi problemi è stato rivolto tanto acume quanto a questo. L'idea della libertà del volere umano ha trovato un gran numero di caldi sostenitori e di ostinati oppositori. Vi sono persone che nel loro pathos morale chiamano spirito limitato chi possa negare un fatto così palese come la libertà. Di fronte a queste ve ne sono altre che vedono il colmo della non scientificità nel credere interrotta la necessità delle leggi di natura nel campo dell'agire e del pensare umani.
Una stessa cosa viene così in pari tempo dichiarata il più prezioso bene dell'umanità oppure la peggiore illusione.
Infinito acume è stato impiegato per chiarire come la libertà umana sia compatibile con l'agire della natura, alla quale anche l'uomo appartiene.
Non minore è l'impegno col quale dall'altra parte si è tentato di rendere comprensibile come sia potuta sorgere una simile idea errata. Che qui si abbia a che fare con uno dei più importanti problemi della vita, della religione, della pratica e della scienza, sente chiunque. (1986)

Citazioni

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  • Il piacere non ha affatto col suo oggetto lo stesso rapporto che con esso ha il concetto formato dal pensare. Io sono cosciente in modo nettissimo che il concetto di una cosa viene formato per attività mia, mentre invece il piacere è in me provocato da un oggetto in modo analogo a quello in cui, da una pietra che cade, si provoca una modificazione nella cosa su cui cade. Rispetto all'osservazione, il piacere è dato esattamente allo stesso modo in cui è dato il processo che lo produce. Ma ciò non vale per il concetto. Posso domandare perché un determinato fenomeno produca in me il sentimento del piacere. Ma non posso domandare perché un fenomeno produca in me una determinata somma di concetti. (p. 34, 1966)
  • [Per un idealista critico ] Non possono esserci per lui che due generi di uomini: gli ingenui, che ritengono cose reali i fantasmi dei propri sogni, e i saggi che vedono la nullità di questo mondo sognato e che devono quindi, via via, perdere ogni voglia di curarsene. (p. 69, 1966)
  • Nel momento in cui una percezione spunta sull’orizzonte della mia osservazione, entra in azione me anche pensare. (p. 89, 2016)
  • La nostra vita è una continua oscillazione pendolare fra la comunione col divenire generale del mondo e la nostra esistenza individuale. Quanto più in alto saliamo verso la natura universale del pensare, nella quale alla fine ciò che è individuale non ci interessa più che come esempio, come esemplificazione del concetto, tanto più si perde in noi il carattere dell'essere particolare, della singola ben determinata personalità. Quanto più discendiamo invece nelle profondità della vita personale e facciamo risuonare i nostri sentimenti in accordo con le esperienze del mondo esteriore, tanto più ci distacchiamo dall'esistenza universale. (pp. 91-92, 1966)
  • Un essere, che avesse un numero di sensi minore di quelli che all’uomo, percepirebbe meno, del mondo; uno che ne avesse un numero maggiore percepirebbe di più. Il primo avrebbe perciò una conoscenza meno completa del secondo. (p. 104, 2016)
  • Libero è l'uomo quando in ogni momento della sua vita è in grado di ubbidire a se stesso. Un'azione morale è una azione mia soltanto se può, in questo senso, dirsi libera. (p. 138, 1966)
  • Il mero concetto di dovere esclude la libertà perché non vuole riconoscere l'elemento individuale, esigendone invece la sottomissione ad una norma generale. La libertà dell'agire è concepibile solo dal punto di vista dell'individualismo etico. (p. 138, 1966)
  • Una chiesa o un’altra comunità generano non-libertà, quando i suoi preti o i suoi maestri si fanno dominatori delle coscienze, vale a dire quando i credenti devono prendere da loro, dal confessionale, i motivi delle proprie azioni. (p. 171, 2016)
  • L'uomo è libero nella misura in cui può realizzare nella sua volontà la stessa disposizione d'anima che vive in lui quando egli è cosciente dell'elaborazione di intuizioni puramente ideali (spirituali). (p. 172, 1966)
  • Noi non possiamo escogitare l’essenza della realtà con ipotesi astratte, concettuali (attraverso un riflettere puramente concettuale), ma viviamo nella realtà in quanto troviamo le idee per le nostre percezioni. (p. 210, 2016)
  • Noi non vogliamo più credere, vogliamo conoscere. La fede esige il riconoscimento di verità che non possiamo del tutto penetrare; e ciò che non penetriamo ripugna al nostro individuo che vuol vivere ogni cosa come esperienza interiore profonda. Ci soddisfa solo il sapere, il quale non si sottomette ad alcuna norma esteriore, ma sorge dall'intima vita della personalità. (p. 228, 1966)
  • La massima fondamentale dell'uomo libero è quella di vivere nell'amore per l'azione e di lasciar vivere avendo comprensione per la volontà altrui.

La mia vita

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Accade da qualche tempo che, in discussioni pubbliche sull'antroposofia da me coltivata, vengano introdotti dati e giudizi intorno alla mia vita. E poiché se ne traggono conclusioni sull'origine di quelli che si considerano mutamenti nel mio cammino spirituale, alcuni amici hanno espresso il parere che sarebbe bene scrivessi io stesso qualcosa della mia vita.

Citazioni

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  • Là, disteso sul divano, giaceva l'Ottenebrato [Friedrich Nietzsche], con la sua fronte mirabilmente bella di artista e di pensatore. Erano le prime ore del pomeriggio. Gli occhi, pur essendo spenti, apparivano ancora pervasi d'anima; ma di quanto li circondava non accoglievano più che un'immagine a cui era ormai negato l'accesso all'anima. Stavamo dinanzi a lui, ma Nietzsche non lo sapeva. Eppure si sarebbe ancora potuto credere che quel volto spiritualizzato fosse l'espressione di un'anima la quale, nel corso del mattino, avesse intensamente pensato e volesse ora riposare un momento. Credetti che la scossa interiore da me provata si trasformasse in comprensione per il genio il cui sguardo mi fissava senza vedermi. La passività di quello sguardo, lungo e fisso, sprigionò la comprensione del mio proprio sguardo, che in quel momento poté lasciar agire la forza animica dell'occhio, senza che l'altro occhio lo incontrasse.
    E si presentò alla mia anima l'anima di Nietzsche, quasi librata sul suo capo, illimitatamente bella nella sua luce spirituale; liberamente aperta ai mondi spirituali nostalgicamente invocati, ma non trovati, prima dell'oscuramento: incatenata però ancora al corpo, conscio di essa soltanto quando il mondo spirituale era ancora per lei nostalgia. L'anima di Nietzsche era ancora presente, ma poteva tenere solo dal di fuori quel corpo che le aveva impedito di espandersi nella pienezza della sua luce finché era stata da esso circoscritta. (p. 188)
  • Nietzsche partì da una visione dello spirito in forma mitica. Apollo e Dioniso erano figure che egli sperimentava e sentiva. Tutto il corso della storia dell'uomo gli apparve come cooperazione o anche come lotta fra i due. Ma egli giunse solo ad una rappresentazione mitica di essi. Non penetrò fino alla visione di vere entità spirituali. Partì dal mito spirituale e arrivò alla natura. Nell'anima di Nietzsche, Apollo rappresentava la materia secondo l'idea della scienza naturale, Dioniso operava come forza di natura. Ma così la bellezza di Apollo gli si offuscò, e la commozione cosmica di Dioniso gli si paralizzò nella fermezza delle leggi naturali. (p. 192)
  • Mi accorsi di sperimentare un punto d svolta della vita umana molto più tardi di quanto non avvenga di solito per altri. Ma mi resi conto che ciò aveva per la vita dell'anima conseguenze ben determinate. Scoprii che gli uomini, passando troppo presto dal lavorìo animico entro il mondo spirituale all'esperienza del mondo fisico, non giungono ad afferrare in purezza né il mondo spirituale né il mondo fisico. Mischiano di continuo istintivamente ciò che le cose dicono ai loro sensi con ciò che l'anima sperimenta attraverso lo spirito e che da essa è poi adoperato per "rappresentarsi" le cose. (p. 234)
  • [...] io non ero impegnato di fronte a nessuno al mantenimento del segreto, perché non prendevo nulla dalla "sapienza antica": la conoscenza dello spirito che io posseggo è assolutamente un risultato della mia propria ricerca spirituale. Soltanto dopo essere arrivato ad una conoscenza per le mie proprie vie, cito quello che del "sapere antico" esiste già in qualche modo pubblicato, per mostrare la concordanza e insieme il progresso che è possibile all'investigazione attuale.
    Così, da un dato momento in poi, fui completamente in chiaro con me stesso che, presentando pubblicamente la conoscenza dello spirito, facevo una cosa giusta. (p. 291)
  • Ma in gran parte i membri erano seguaci fanatici dell'uno o dell'altro dei capi della Società Teosofica; e giuravano sui dogmi di quei capi che avevano un carattere spiccatamente settario.
    A me ripugnava questo modo di agire nella Società Teosofica, per la banalità e il dilettantismo che vi allignavano. Solo fra i teosofi inglesi trovavo una sostanza interiore, proveniente ancora dalla Blavatsky, che a quel tempo Annie Besant ed altri coltivavano in modo adeguato. (p. 308)
  • Quando accettai l'invito della Società Teosofica, essa era l'unica istituzione degna d'esser presa sul serio e nella quale esistesse vera vita spirituale. E se l'atteggiamento interiore, il contegno e l'attività di essa fossero rimasti quali erano allora, né per me né per i miei amici si sarebbe mai reso necessario uscirne. Tutt'al più si sarebbe potuto costituire ufficialmente, in seno alla Società Teosofica, una sezione speciale: "Società Antroposofica".
    Invece, già dal 1906 in poi apparvero nella Società Teosofica delle manifestazioni che ne palesavano la decadenza in modo spaventoso. (p. 309)
  • Quello che ho fatto, l'ho fatto per impulsi spirituali. (p. 311)
  • So bene quanto ciò che ho dato nei libri sia lontano dal suscitare, per sua propria forza interiore, una tale esperienza nelle anime che li leggono. Ma so anche quanto io abbia lottato, pagina per pagina, per raggiungere quanto più potevo in questa direzione. Il mio stile non è tenuto in modo da far trapelare nei periodi i miei sentimenti soggettivi. Mentre scrivo, attutisco ciò che sale dall'intimo calore e dal profondo sentimento, in uno stile asciutto, matematico. Ma solo questo stile può essere un risvegliatore, poiché il lettore deve suscitare in se stesso il calore e il sentimento. Non può lasciare che, in uno stato di coscienza smorzata, essi vengano in lui semplicemente "travasati" dall'autore. (p. 326)
  • Ciò che sarebbe stato bene capire, ma che allora fu preso in considerazione da pochissimi, era che la corrente antroposofica dava qualcosa di carattere totalmente diverso da quello che aveva la Società Teosofica. In questo carattere risiedeva la vera ragione per cui la Società Antroposofica non poté continuare a esistere come una parte di quella teosofica. I più diedero valore, invece, alle assurdità che si sono andate formando nella Società Teosofica e che hanno condotto a litigi senza fine. (p. 349)

La saggezza dei Rosacroce

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Il contenuto di queste conferenze è stato annunciato come: "La teosofia secondo il metodo dei rosacroce". Con ciò si intende l'unica vecchissima e sempre nuova sapienza, ridata in un metodo adatto alla nostra epoca; come qui verrà esposto, esso era in fondo già noto fin dal secolo quattordicesimo. In queste conferenze non verrà narrata la storia dei rosacroce

Citazioni

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  • Nell'anno 1459 un'alta individualità spirituale, incarnata nella persona che corrisponde al nome di Christian Rosenkreutz, comparve come maestro d'un piccolo gruppo di discepoli iniziati. (p. 10)
  • Importa tener presente che, siccome fino ad oggi e ancora per molto tempo, i rosacroce non insegneranno nulla exotericamente che non possa venir afferrato con il comune intelletto logico, si erra obiettando che sia necessaria la chiaroveggenza per poter capire la forma rosicruciana della scienza dello spirito. L'importante non è la facoltà di percezione. Se non si comprende la sapienza dei rosacroce col pensiero, significa solo che l'intelletto logico non è stato ancora sviluppato abbastanza. (pp. 12-13)
  • Di fronte al suo scolaro il maestro rosicruciano non vuol essere in una posizione diversa da quella dell'insegnante di matematica di fronte al suo allievo. (p. 14)
  • Per la chiarezza bisogna distinguere due forme di trasformazione: quella cosciente e quella inconscia. In realtà l'uomo civile, col suo io, ha trasformato inconsciamente le parti inferiori della sua natura. Nell'attuale fase evolutiva questa trasformazione è cosciente solo per il manas [corpo astrale], mentre occorre diventare iniziati per imparare a trasformare coscientemente anche il corpo eterico. (p. 28)
  • Il chiaroveggente osserva che, quando l'uomo si addormenta, il corpo astrale si separa dagli altri due corpi diffondendo una certa luce. Per la precisione, il corpo astrale dell'uomo attuale appare articolato in varie correnti e in bagliori luminosi, nell'insieme a forma di due spirali intersecantisi, come due 6 intrecciati; una di queste si perde nel corpo fisico, mentre l'altra si espande come una coda di cometa lontano nel cosmo. I due prolungamenti del corpo astrale diventano ben presto invisibili diffondendosi nello spazio, e allora tutta l'apparizione assume una forma ovale. (p. 31)
  • Per il morto è molto importante il periodo che segue immediatamente il suo trapasso. Esso dura abbastanza a lungo, ore e anche giorni, e durante questo tempo davanti all'anima del morto, come in un grande quadro mnemonico, scorre tutta la vita dell'ultima incarnazione. (p. 34)
  • L'immagine dell'akasha è così viva che continua ad agire secondo il carattere originario dell'uomo, tanto da poter essere confusa con la persona stessa. I medium credono di parlare col morto che sopravvive in spirito, ma si tratta soltanto della sua immagine astrale dell'akasha. Lo spirito di Cesare si sarà già reincarnato sulla Terra, e la sua immagine astrale continuerà ancora a rispondere nelle sedute spiritiche. Non si tratterà però dell'individualità di Cesare, ma soltanto della sua durevole impronta lasciata nella cronaca dell'akasha. Gli errori di molte sedute spiritiche derivano da questo fatto. Dobbiamo distinguere fra il residuo dell'uomo nella sua immagine dell'akasha e la sua individualità che continua nell'evoluzione. (p. 43)
  • Mentre di norma il corpo eterico sporge di poco, negli idioti si osservano parti del corpo eterico, in forma di luminosità eterica, sporgere di molto dalla testa. Ecco un caso inspiegabile con sole considerazioni fisiche, chiarito dalla scienza dello spirito. (p. 48)
  • Il Sole nasceva nella costellazione del Toro nel periodo precedente l'800 a. C., e di conseguenza troviamo in Egitto la venerazione per il bue Api e in Persia per il toro Mitra. Ancora prima, il Sole nasceva nella costellazione dei Gemelli, e in effetti si rinvengono nella mitologia indiana e germanica degli accenni ai gemelli. I due caproni gemelli con i quali viaggia il dio Donar ne sono un residuo. Si può retrocedere all'epoca del Cancro che ci porta vicino al diluvio atlantico, col quale finisce una civiltà e ne inizia un'altra. Un segno occulto ben definito lo indica: la doppia spirale, il simbolo del Cancro, riportato in ogni calendario. (p. 55)
  • I pensieri e i sentimenti dell'uomo producono effetti nel mondo, e il veggente può seguire con precisione come per esempio un pensiero amorevole, diretto a qualcuno, agisca diversamente da uno carico d'odio. Se si invia un pensiero amorevole, il veggente vede formarsi una specie di luminoso calice di fiore che si avvolge con amore attorno al corpo eterico e a quello astrale di colui al quale è destinato, contribuendo alla sua felicità, ravvivandolo. Invece un pensiero carico d'odio penetra nel corpo eterico e nel corpo astrale come una freccia lacerante. (p. 61)
  • Già prima della nascita, l'amore del bambino muove incontro alla madre che lo contraccambia; visto spiritualmente l'amore materno risale fino a prima della nascita, deriva da reciproci sentimenti d'amore. (p. 75)
  • Dobbiamo ricordare che, in un certo senso, l'uomo odierno ha conservato un residuo di bisessualità, perché nei maschi il corpo fisico è maschile e quello eterico è femminile, mentre nelle donne il fenomeno è rovesciato, in quanto il corpo fisico è femminile e quello eterico maschile. Questi fatti ci prospettano interessanti punti di vista a proposito della vita psichica dei sessi; per esempio la capacità di sacrificio della donna nelle sue manifestazioni d'amore è in relazione con la mascolinità del suo corpo eterico, mentre l'ambizione dell'uomo si spiega riconoscendo la natura femminile del suo corpo eterico. (p. 127)
  • Il veggente che esaminasse la connessione fra il corpo eterico e quello fisico dell'uomo dell'Atlantide, arriverebbe a una ben strana scoperta. Mentre nell'uomo attuale la testa eterica combacia con una certa approssimazione con la parte fisica della testa, sporgendone appena un poco, la testa eterica di un uomo dell'Atlantide si protendeva molto al di sopra di quella fisica; con più precisione, sporgeva di molto la parte frontale della testa eterica. Esiste un punto nel cervello fisico, fra le sopracciglia e circa un centimetro all'interno, cui corrisponde oggi un punto nella testa eterica. Negli Atlantidei quei due punti erano ancora molto distanti l'uno dall'altro, e l'evoluzione consistette appunto nel riavvicinarli sempre di più. Nel quinto periodo atlantico il punto della testa eterica si avvicinò al cervello fisico, e per il fatto che i due punti combaciavano si svilupparono alcune caratteristiche dell'umanità attuale: il calcolare, il contare, la facoltà di giudizio e in genere la capacità di formare concetti, l'intelligenza. Prima gli Atlantidei avevano solo una memoria sviluppatissima, ma non ancora la facoltà di connettere i pensieri, e qui abbiamo proprio l'inizio della coscienza dell'io. (p. 131)
  • Pensandoli un momento, nei nomi dei sette re si ritrovano reminiscenze delle sette parti costitutive dell'uomo. La cosa arriva al punto che il quinto re, l'etrusco, da fuori; egli rappresenta il manas, il sé spirituale, che unisce le tre parti inferiori alle tre superiori. I sette re di Roma rappresentano le sette parti costitutive dell'uomo, e in essi sono indicati i relativi nessi spirituali. La Roma repubblicana rappresenta la conoscenza umana che succede all'antica saggezza sacerdotale. (p. 137)

La scienza occulta

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Incipit

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L'antica denominazione di "scienza occulta" viene adoperata per il contenuto di questo libro; una denominazione che produce presso uomini diversi del presente le più opposte impressioni. Per molti essa ha qualcosa di scostante; provoca l'irrisione, un sorriso di compatimento, forse anche il disprezzo. Essi ritengono che una concezione che assume quel nome non possa fondarsi che sopra un vacuo fantasticare, e che dietro una tale "presunta" scienza non si nasconda altro che la tendenza a rinnovare ogni sorta di superstizione, superstizione che giustamente viene respinta da chi abbia conosciuto la "vera mentalità scientifica" e uno "schietto impulso alla conoscenza". Per altri, invece, quel nome agisce come se ciò che si intende dovesse portare qualcosa che non si può conseguire per alcun'altra via e verso cui essi si sentono attratti da un intimo, profondo anelito di conoscenza o da una raffinata curiosità dell'anima, secondo la propria disposizione. Fra queste due opinioni diametralmente opposte esiste tutta una scala di atteggiamenti intermedi, di accettazione o di rifiuto condizionati da ciò che si pensa essere il contenuto della scienza occulta".

Citazioni

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  • Come il corpo fisico si disgrega quando non lo tiene assieme il corpo eterico, come il corpo eterico cade nell'incoscienza quando non lo illumina il corpo astrale, così il corpo astrale dovrebbe lasciar cadere il passato continuamente nell’oblio, se l'"io" non portasse in salvo tale passato per il presente. L’oblio per il corpo astrale equivale alla morte per il corpo fisico e al sonno per il corpo eterico. Si può anche dire: del corpo eterico è propria la vita, del corpo astrale la coscienza, dell'io il ricordo. (2018, p. 48)
  • L'uomo, invece di vedere il mondo nel suo vero aspetto, scorgeva delle immagini illusorie e dei fantasmi, e non era esposto soltanto all'influsso luciferico, ma anche all'influsso di questi altri esseri, ai quali abbiamo già più sopra accennato, e alla guida dei quali può essere dato il nome di Arimane, perché così fu chiamato più tardi dalla civiltà persiana: Mefistofele è la stessa entità. (1947, p. 155)
  • L'uomo dunque si presenta per la scienza occulta come un ente composto di diverse parti costitutive. Sono di carattere corporeo: il corpo fisico, il corpo eterico e il corpo astrale. Sono animici: l'anima senziente, l'anima razionale e l'anima cosciente. Nell'anima diffonde la sua luce l'io. E sono spirituali: il sé spirituale, lo spirito vitale e l'uomo-spirito. Come fu detto, l'anima senziente e il corpo astrale sono strettamente uniti e in un certo modo formano una cosa sola. In modo analogo sono una cosa sola l'anima cosciente e il sé spirituale, perché nell'anima cosciente risplende lo spirito, e da essa sono illuminate le altre parti costitutive della natura umana. (2018, p. 59)
  • Se per esempio una forte pressione viene esercitata su di un arto, una parte del corpo eterico può staccarsi dal fisico. Noi diciamo allora che quell'arto si è "addormentato", e la sensazione particolare che ne riceviamo dipende dallo staccarsi del corpo eterico. [...] Se poi qualcuno viene colpito da un forte spavento o da qualcosa di simile, tale separazione del corpo eterico dal fisico può avvenire per un tempo brevissimo e per una gran parte del corpo. Avviene appunto così quando, per una qualsiasi ragione, un uomo si trova subitamente faccia a faccia con la morte, quando per esempio sta per annegare o quando, durante un'ascensione in montagna, corre rischio di cadere. Ciò che raccontano le persone che hanno attraversato tali esperienze si avvicina di molto alla verità e può essere confermato dall'osservazione soprasensibile. Esse affermano che in quei momenti la loro vita intera è apparsa alla loro anima come in un immenso quadro mnemonico. (2018, p. 73)
  • Mentre il piacere sensorio, come espressione dello spirito, significa elevazione, evoluzione dell'io, il piacere invece che non è espressione dello spirito significa decadenza ed immiserimento. Se si appaga un desiderio di tal natura nel mondo sensibile, il suo effetto nocivo sull'io tuttavia permane; soltanto, prima della morte, esso non è percettibile all'io. Nella vita, perciò, la soddisfazione di tali desideri può creare nuovi desideri simili, e l'uomo non si accorge affatto che da se stesso si va avviluppando in un "fuoco divoratore". (2018, p. 78)
  • Quel che sulla Terra assume forma fisica, in modo da poter essere percepito a mezzo di organi fisici, vien percepito nella sua essenza spirituale nella prima regione del "mondo dello spirito". In essa per esempio si potrà vedere la forza che plasma la forma di un cristallo. Si manifesta però tutto il contrario di ciò che appare nel mondo dei sensi. Lo spazio, che nel mondo dei sensi è riempito dalla massa minerale, si presenta allo sguardo spirituale come uno spazio vuoto; ma intorno ad esso si vede la forza che elabora la forma della pietra. Il colore che una pietra ha nel mondo fisico si manifesta nel mondo spirituale come l'esperienza del suo colore complementare; così una pietra rossa ci appare come verdastra vista dal mondo spirituale; una pietra verde ci appare come rossiccia, e via di seguito. (2018, pp. 84-85)
  • Se per mezzo dell'investigazione scientifico-spirituale si segue a ritroso il corso dell'evoluzione terrestre, si arriva a una condizione spirituale del nostro pianeta; ma se si risale ancora più indietro nel passato, ci si accorge che quella spiritualità era già passata prima attraverso una specie di incarnazione fisica. Si arriva dunque a un passato stato planetario fisico che si è poi spiritualizzato e poi, materializzandosi più tardi nuovamente, si è trasformato nella nostra Terra; questa rappresenta dunque la reincarnazione di un antichissimo pianeta. La scienza dello spirito può risalire però ancora più indietro; essa vede allora l'intero processo ripetersi ancora due volte. La nostra Terra dunque attraversò tre stati planetari precedenti, separati sempre da stati intermedi di spiritualizzazione. (2018, p. 109)
  • Nella tradizione biblica il tempo antecedente all’azione dell’influsso luciferico nella tradizione biblica il tempo antecedente all’azione dell’influsso luciferico viene descritto come l’epoca del Paradiso, e la discesa dell’uomo sulla terra, la sua penetrazione nel mondo dei sensi, viene chiamata la cacciata dal Paradiso. (2018, p. 195)
  • Ciò che è contenuto nei libri della sapienza indiana (i Veda) non ci presenta l’originario aspetto della grande saggezza, quale era coltivata nei tempi antichi dei grandi maestri, ma ce ne dà soltanto un debole riflesso. Soltanto lo sguardo soprasensibile, rivolto al passato, può scorgere la sapienza originaria non scritta che si nasconde dietro quella scritta. (2018, p. 206)
  • È vero però che esiste un nesso indiretto fra la disciplina occulta e certe regole di vita, in quanto senza un’intonazione etica, impressa la propria vita, la percezione del sopra sensibile e impossibile o dannoso. Perciò non pochi dei fattori che concorrono alla visione del sopra sensibile sono al tempo stesso mezzi di nobilitazione della condotta di vita. (2018, p. 230)
  • Non è pensabile un progresso nella disciplina spirituale, se non accompagnato da un progresso morale. (2018, p. 244)
  • Chi riesce a fissare il suo pensiero durante vari mesi, almeno per cinque minuti al giorno, sopra un oggetto di uso quotidiano (per esempio, una spilla, una matita. ecc.), e ad escludere durante quel tempo ogni altro pensiero che non si riferisca a quell'oggetto, avrà fatto molto per raggiungere il suo scopo (si può pensare tutti i giorni a un nuovo oggetto, oppure conservare il medesimo per vari giorni). Anche chi sente di essere un "pensatore" a seguito della sua istruzione scientifica, non deve disprezzare questo modo di rendersi "maturo" per l'educazione occulta; se infatti si fissa il pensiero per qualche tempo sopra un oggetto familiare, si può esser sicuri di pensare obiettivamente. Chi si chiede: «Di che cosa è costituita una matita? come viene preparato il materiale che costituisce la matita? come vengono connesse le diverse sue parti? quando è stata inventata la matita?» e così di seguito, chi pensa a quel modo, armonizza le proprie idee molto più con la realtà, di chi riflette sopra la discendenza dell'uomo, o su ciò che è la vita. Gli esercizi semplici del pensiero ci preparano molto meglio a orientarci nelle evoluzioni di Saturno, del Sole e della Luna, che non le idee complicate ed erudite, perché in un primo tempo non si tratta affatto di pensare questa o quella cosa, ma di pensare obiettivamente per virtù di forza interiore. Se ci si è educati all'oggettività con un processo fisico-sensibile facile da osservare, il pensare si abitua a voler essere obiettivo, anche quando non si sente più dominato dal mondo fisico-sensibile e dalle sue leggi; si perde l'abitudine di lasciare errare i pensieri in modo non conforme alla realtà. (2018, pp.248-249)
  • Un buon esercizio è quello di darsi per mesi un ordine a una determinata ora del giorno: oggi, "a questa determinata ora", tu dovrai compiere “questa“ azione. Si arriva così gradatamente a imporsi l’ora dell’azione e la maniera di attuarla in modo che l’esecuzione riesca del tutto possibile. (2018, p. 250)

Gerarchie spirituali e loro riflesso nel mondo fisico – Zodiaco, Pianeti e Cosmo

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Questo ciclo di conferenze ci condurrà in regioni molto elevate della vita spirituale, molto fuori della nostra dimora terrestre, non solo nei mondi spaziali fisici, ma anche nei mondi spirituali dai quali il mondo spaziale fisico ebbe origine. Ma appunto da un siffatto ciclo di conferenze apparirà chiaro come in sostanza tutto il sapere e la saggezza hanno lo scopo di scioglierci il grande, il massimo tra gli enigmi, l'enigma dell'uomo.[...]
Se vogliamo parlare delle cosiddette gerarchie spirituali, dobbiamo elevarci con l'occhio dell'anima agli esseri che hanno la loro esistenza al di sopra dell'uomo vivente sulla Terra. Occhi visibili possono contemplare una scala di esseri che rappresentano soltanto quattro gradini di una gerarchia: il mondo minerale, il mondo vegetale, quello animale e quello umano. Ma sopra l'uomo comincia un mondo di esseri invisibili, e all'uomo è dato, grazie alla conoscenza di ciò che trascende i sensi fisici e fin dove essa gli è possibile, di salire per un certo tratto alle potenze ed entità che nell'invisibile mondo soprasensibile, sono la continuazione dei quattro gradini che si trovano sulla Terra stessa. (1985)

Citazioni

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  • Ciò che l'uomo può indagare, sapere, conoscere, le idee e i concetti ch'egli conquista, e pure le immaginazioni, ispirazioni e intuizioni della chiaroveggenza ch'egli conquista, tutto ciò è, se è lecito dir così solo post-vissuto dall'uomo, ma è già stato pre-vissuto e pre-saputo appunto dalle entità che stanno al di sopra dell'uomo. Se ci è lecito usare un paragone alla buona, diremo che l'orologiaio anzitutto ha l'idea, il pensiero dell'orologio, poi, secondo quest'idea, costruisce l'orologio. L'orologio è costruito secondo le idee dell'orologiaio che hanno preceduto la costruzione; in seguito poi qualcuno potrà smembrare l'orologio, analizzarlo e studiare da quali pensieri dell'orologiaio esso abbia avuto origine; egli ripenserà allora i pensieri dell'orologiaio. Solo così, in sostanza, l'uomo, al suo stadio normale d'evoluzione, può contenersi di fronte all'antichissima saggezza cosmica primordiale delle entità spirituali a lui superiori. (2010, p. 10)
  • Infine, venne il tempo in cui fu lecito parlare del contenuto dell'antichissima saggezza in un linguaggio comprensibile a più larghe masse. All'incirca dall'ultimo terzo del secolo decimonono in poi si poté parlare in forma più o meno palese intorno all'antichissima sapienza del mondo, e solo perché, appunto nei mondi spirituali, avvennero dati fatti, fu per così dire concessa ai custodi dei misteri la possibilità di lasciar trapelare qualcosa dell'antichissima saggezza. (2010, p. 12)
  • [...] nemmeno gli antichi greci, quando parlavano di Mercurio, intendevano l'astro fisico, bensì l'insieme delle entità di quell'astro. Erano mondi spirituali, esseri spirituali quelli di cui si parlava quando, nelle sedi della conoscenza, si pronunciava, poniamo, il nome di Mercurio. Coloro che erano discepoli dei maestri di quelle scuole, pronunciando nei diversi linguaggi i nomi di Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno, indicavano una scala di entità spirituali. Chi pronuncia quelle parole nel senso odierno, indicando con esse un astro fisico, indica solo la parte più grossolana di ciò che con quei nomi s'intendeva in origine. (2010, p. 19)
  • Durante tutta la sua vita l'uomo assorbe in sé, dal mondo esterno, spiriti elementari. In quanto si limita a guardare gli oggetti esterni, lascia semplicemente entrare in sé gli spiriti senza mutarli; se cerca invece di elaborare le cose del mondo esterno nel suo spirito, per mezzo di idee, concetti, sentimenti di bellezza e così via, egli salva e libera quegli spiriti elementari. (2010, p. 33)
  • Noi denominiamo Luna quel pianeta precedente la Terra, e con ciò non intendiamo la Luna di oggi, ch'è solo un frammento, un residuo della Luna antica, ma intendiamo uno stato precedente della nostra Terra che ebbe esistenza una volta e passò poi per un periodo di vita spirituale che usiamo chiamare pralaya, così come l'uomo passa per uno stato spirituale dopo la morte. (2010, p. 43)
  • Anticamente non si disegnava lo zodiaco rappresentandolo nelle sue corrispondenti forme animali, ma disegnando nelle rispettive regioni gli organi umani. Al posto dell'Ariete la testa; al posto del Toro, la laringe; al posto dei Gemelli, ciò che meglio esprime la simmetria, le due braccia; il torace al posto del Cancro; il cuore al posto del Leone; e così via fino alla parte bassa delle gambe al posto dell'Acquario; ed ai i piedi al posto dei Pesci. (2010, p. 139)
  • Durante l'evoluzione lemurica le forze luciferiche penetrarono dappertutto nel corpo astrale dell'uomo e lo compenetrarono con le loro azioni, che in lui si estrinsecarono come basse passioni. Ciò per cui egli può soccombere all'errore e al male ha la sua sede nel corpo astrale: gli spiriti luciferici gliel'hanno innestato. Se non gliel'avessero innestato, l'uomo non avrebbe mai avuto la possibilità dell'errore, del male; si sarebbe elevato a ricevere il suo io intatto dalle influenze ostacolatrici. Invece l'uomo ha questa possibilità; ma le grandi guide lo proteggono, per quanto è necessario, dallo sprofondare troppo in basso. (2010, p. 165)
  • Gli Elohim sono le entità che, alla separazione del Sole da Luna e Terra, rimasero unite al Sole; fanno parte della gerarchia che ha il nome di Potestà, Spiriti della forma, fanno parte delle gerarchie da queste verso l'alto. Sono ancora entro la nostra evoluzione. Elohim è il nome complessivo per gli esseri solari che allora scelsero il Sole per loro dimora, non come sfera di attività. Cristo, il più elevato degli Elohim, è il loro reggente. Egli non fa però parte delle gerarchie, ma della Trinità. Nel Cristo abbiamo un'entità che è tanto potente da avere influenza su tutte le parti del nostro sistema solare. (2010, p. 172)

Il Cristianesimo come fatto mistico e i misteri antichi

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Incipit

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  • Il pensiero scientifico ha influenzato profondamente tutta la concezione moderna del mondo. Diventa sempre meno possibile parlare delle esigenze spirituali, della "vita dell'anima", senza dover prendere posizione nei riguardi delle concezioni e delle conoscenze scientifiche. Certo, esistono ancora molte persone che soddisfano quelle esigenze senza lasciarsi turbare nella loro vita spirituale dalla corrente scientifica. Non può però comportarsi in tal modo chi sente il polso del tempo.

Citazioni

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  • Non può quindi esservi alcun dubbio: la mentalità scientifica rappresenta il massimo potere nella vita spirituale contemporanea. Chiunque parli degli interessi spirituali dell’umanità d'oggi, non può ignorarla. (p. 12)
  • L'iniziato scorge i processi spirituali, e le immagini dei miti ne rappresentano per così dire le illustrazioni. Chi non è in grado di considerarle come tali, non è ancora giunto alla comprensione del loro significato. I processi spirituali stessi sono infatti soprasensibili, mentre le immagini, che nel loro contenuto ricordano il mondo sensibile, non sono spirituali per se stesse, ma appunto solo una illustrazione dello spirituale. Chi vive esclusivamente nelle immagini, sogna; vive invece entro percezioni spirituali solo chi è riuscito a sentire nell'immagine lo spirituale, come nel mondo dei sensi sentiamo la rosa per tramite della rappresentazione che ne abbiamo. (p. 66)

Il legame fra i vivi e i morti

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  • È nostra aspirazione cercare, per quanto possibile, di penetrare con la conoscenza in quei mondi che restano chiusi alla conoscenza comune e dipendente dai sensi, che è legata al piano fisico. Nel corso degli anni ci siamo abituati a pensare che l'uomo, nel corso della vita in cui egli è chiuso all'interno del suo corpo fisico, vive in un mondo che costituisce solo una piccola parte di tutto il mondo reale. Dato che ci incontriamo così raramente, in occasione di questi incontri non possiamo spiegare tutto a partire dai fondamenti.

Citazioni

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  • Se nel passare la soglia della morte noi non facessimo questa esperienza (che facciamo consapevolmente) della dipartita del nostro corpo fisico, non potremmo mai sviluppare una coscienza dell’io dopo la morte! La coscienza dell’io dopo la morte viene stimolata dall’esperienza della dipartita del corpo fisico. (p. 16)
  • Dai mondi spirituali ci separano solo stati di coscienza: non condizioni di spazio ci separano, ma stati di coscienza. (p. 20)
  • Dopo la morte, il morto non guarda i suoi pensieri come egli guardava i pensieri che si era formato durante la vita, e dei quali si lamenta e che richiama dalle proprie profondità.il morto guarda i suoi pensieri come fossero un dipinto eterico, egli vede i propri pensieri fuori del mondo. (p. 26)
  • Diversa è l’esperienza che si fa quando dal mondo spirituale si guarda i pensieri che vivono che si sono lasciati nel mondo fisico. [...] Essi sorgono veramente in modo analogo a come sorgono le impressioni del mondo fisico. Questo e ciò che solleva, rallegra, riscalda i morti nei pensieri dei figli che li amavano. Questo è infatti un campo molto particolare per i morti, cercare nei pensieri e che sono rimasti indietro. (p. 28)
  • L’egoismo umano troverebbe forse più simpatico attribuire sempre tutto alla propria genialità; ma in realtà anche ciò che sorge interiormente e noi proviene da influssi spirituali esteriori, e noi possiamo dimostrare concretamente l’esistenza di questi singoli influssi spirituali. (p. 52)
  • Se si prova a seguire un’individualità umana molto indietro nel tempo, ancor prima che in un determinato momento entra in un corpo fisico (essa proviene infatti dal mondo spirituale), si vede che è questa stessa individualità a far incontrare il padre la madre, ad agire in modo che madre e padre si incontrino per generarla. Sì, essa agisce anche prima. Agisce già innescando un ordine nell’intera serie delle generazioni, in modo che alla fine si trovino le tue persone tramite le quali essa può trovare la propria incarnazione. (p. 58)
  • Il ricercatore dello spirito può addirittura indicare precisamente quando il materialismo a raggiunto il suo massimo livello: fra l’anno 1840 e il 1841. Da allora esso sta perfino calando leggermente; ma le sue conseguenze sono naturalmente enormi. (p. 62)
  • Così come è organizzata, l'umanità non riceve già compiuto un sentimento potente, non riceve già compiuto un intelletto penetrante; ma attraverso l'anima cosciente forma qualcosa di molto più svincolato, più individuale, più rivolto all'egoismo, più finalizzato alla solitudine nel proprio corpo di quanto lo era mediante l'anima razionale o affettiva. Attraverso l'anima cosciente l'uomo diventa un individuo isolato, un eremita che vaga per il mondo; ed è caratteristico del nostro tempo (e lo sarà sempre di più), che gli uomini si chiudano in se stessi. L'anima cosciente dà il carattere del separarsi dal resto dell'umanità, del vivere isolati. Perciò si incontrano maggiori difficoltà a familiarizzare, a diventare amici. Prima di imparare a conoscersi, occorre molto tempo. (p. 75)
  • Mentre l’anima razionale o affettiva si forma attraverso l’immediato conoscersi nell’incontro, l’anima cosciente può formarsi solo sull’uomo entra in rapporto con l’altro uomo partendo più dalla sua interiorità. (p. 76)
  • Nel momento stesso in cui, uscendo dalla vita moderna, nasceva il primo germe della libertà di pensiero, anche la potenza opposta è entrata in azione sotto forma di "gesuitismo" — e con questo termine è compreso molto che poi dovrebbe essere caratterizzato nel dettaglio — delle diverse religioni. Esso è stato chiamato in vita per opporre la massima resistenza alla libertà di pensiero, che è una necessità vitale del quinto periodo postatlantico. In tale epoca sarà sempre più necessario sradicare ovunque il gesuitismo, poiché la libertà di pensiero, irradiando dall'ambito religioso, deve potersi espandere in tutti i campi della vita. (p. 83)
  • Oggi, nell'ambito della medicina, vediamo già spuntare un gesuitismo che di poco discosta da quello della religione dogmatica. Vediamo come, partendo da una certa medicina dogmatica, si voglia estendere il potere della classe medica. Questa è l'essenza del gesuitismo nei più diversi settori. Esso diventerà sempre più forte e gli uomini saranno costretti ad accettare ciò che l'autorità impone. La salvezza della nostra epoca consiste nel salvaguardare lo sviluppo dell'anima cosciente contro queste tendenze arimaniche. (p. 85)
  • Il morto è nei nostri pensieri, egli guarda i nostri pensieri. Se questi pensieri sono quelli che noi curiamo quando sviluppiamo un ragionamento scientifico-spirituale, se quindi leggiamo qualcosa al morto o gli raccontiamo qualcosa che noi sappiamo o che pensiamo a proposito del mondo spirituale, allora egli starà insieme a questi pensieri che noi gli rivolgiamo qui tramite la scienza dello spirito. Per il fatto che li rivolgiamo a lui, si crea un legame di attrazione tra qui e là. Per il fatto quindi che la scienza dello spirito è qualcosa di vivente, noi possiamo inviare in alto una forza vivente che può dare un alimento vivente al morto che è con noi. (p. 110)
  • Noi viviamo per così dire in un'atmosfera che esige da noi una vigorosa esplicazione di forze, una vigorosa resistenza. E questi sono i profondi motivi per cui spesso ci scoraggiamo e ci sentiamo soli, per cui, accettando la scienza dello spirito, spesso non riusciamo facilmente a cavarcela nella vita. Se però abbiamo un'idea chiara di quanto grande sia l'antroposofia in cui noi ci inseriamo come in un poderoso nesso dell'umanità, e di quanto piccola essa oggi appaia (perché ne siamo soltanto agli inizi), se avremo chiara questa idea, allora potremo anche trovare la forza di resistere, potremo trovare veramente questa forza. Nell'evoluzione dell'umanità infatti tutte le cose grandi prendono le mosse da un piccolo inizio. (p. 146)
  • Noi non viviamo inutilmente. I frutti della nostra vita, come noi li accogliamo nei pensieri elaboriamo, vengono annessi nel cosmo. (p. 163)
  • Nel futuro ci sarà un tipo di medicina che terrà in particolare conto ciò di cui ho appena parlato. Ci sarà un modo di osservare medico-fisiologico che analizzerà il rapporto che esiste tra il corpo eterico e l'uno o l'altro dei satelliti, e in base a ciò sarà possibile valutare se le persone siano sane o malate. Infatti, ciò che al giorno d'oggi viene definito malattia è solo un'immagine esteriore di ciò che esiste in realtà. In realtà c'è una qualche irregolarità in ciò che ho paragonato ad un sistema planetario, e la malattia rispecchia solamente queste irregolarità. (p. 183)
  • Trent’anni del mondo spirituale corrispondono all’incirca un anno del mondo fisico. (p. 193)
  • [...] nel momento in cui varcano la soglia della morte, essi [i morti] acquistano una nuova possibilità di accedere alla nostra anima, e in ciò consiste tutta la differenza. Ora essi agiscono in noi da dentro, mentre quando erano vivi agivano in noi dall’esterno. (p. 200)
  • E se noi viviamo con i giusti sentimenti dell'in Christo morimur il passaggio attraverso la soglia della morte, allora, guardando dalla periferia, fra tutte le entità che noi vediamo (quindi anche gli esseri elementari e quelle che appartengono alle gerarchie più elevate, ma anche fra le entità che sono anime umane incarnate qui o già escarnate), tra tutte queste troviamo anche il nostro stesso essere-io. Il rapporto del nostro essere- io rispetto alle altre entità che ho appena caratterizzato noi lo osserviamo da fuori. Poter avere queste sensazioni dopo avere varcato la soglia della morte è importantissimo. Infatti, solo quando possiamo avere questa sensazione rispetto al nostro io, possiamo anche ritrovarci in giusto modo nell'incarnazione. Ma possiamo avere questa sensazione solo se varchiamo nel modo giusto la soglia della morte, accompagnati cioè dal sentimento: "Siamo morti nel Cristo". (p. 201)

Il Vangelo di Giovanni

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Queste conferenze sul Vangelo di Giovanni avranno un duplice scopo: da un lato, quello di approfondire i concetti scientifico-spirituali come tali, ampliandoli in diverse direzioni; dall'altro, proprio quello di affrontare, per mezzo di quei concetti, quel grande documento che è appunto il Vangelo di Giovanni. Va dunque tenuto presente che queste conferenze si propongono entrambi gli scopi. Non si tratta solo di considerazioni intorno al Vangelo, ma ci proponiamo di penetrare, sulla scorta di esso, entro profondi misteri dell'esistenza e di stabilire come debba procedere la conoscenza scientifico-spirituale, quando si riallaccia a uno qualsiasi dei grandi documenti trasmessi dalle diverse religioni.

Citazioni

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  • L'uomo può raggiungere i segreti dell'esistenza mediante l'uso delle sue facoltà interiori, che con la propria conoscenza può giungere fino alle forze e alle entità creatrici del mondo. (p. 8)
  • Ora, dicevo, verso la metà del medioevo esisteva negli animi cristiani d'Europa una corrente che agiva in profondità; infatti, l'originario senso spirituale della dottrina dell'eucaristia aveva subìto, da parte dell'autorità, una diversa interpretazione, tinta di materialismo. Di fronte alle parole: «Questo è il mio corpo...; questo è il mio sangue», gli uomini non riuscivano più a concepire altro che un processo materiale, una materiale trasformazione di pane e vino in carne e sangue. Ciò che prima era stato concepito spiritualmente, ora cominciava a venire immaginato in modo grossolanamente materiale. Qui dunque il materialismo s'insinua nella vita religiosa, molto tempo prima di conquistare la scienza. (p. 14)
  • Quando l'uomo dorme il suo corpo fisico e quello eterico giacciono nel letto; il corpo astrale e l'io sono in certo modo sciolti dalla connessione col corpo fisico e con l'eterico, trovandosi quindi al di fuori di questi corpi, purché s'intenda quest'espressione in senso non spaziale, ma spirituale. (p. 23)
  • Se vogliamo mettere in evidenza nel modo più elementare la differenza tra il corpo fisico umano e il corpo fisico d'un minerale (poniamo d'un cristallo), possiamo esprimerla così: il cristallo, se non viene distrutto dall'esterno, conserva la propria forma. Il corpo fisico umano non è in grado di conservare da se stesso la propria forma; esso la conserva solo finché e in quanto è compenetrato da un corpo eterico, da un corpo astrale e da un io. Dal momento in cui questi tre elementi costitutivi se ne staccano, il corpo fisico comincia a diventare qualcosa del tutto diverso da ciò che era stato fra la nascita e la morte: segue le leggi fisiche e chimiche della materia e si decompone, mentre il corpo fisico del minerale si conserva. (p. 25-26)
  • Ciò che affluisce nella luce solare fisica contiene in sé le forze spirituali d'amore appunto di quei sei spiriti di luce: i sei Elohim che troviamo menzionati nella Bibbia. Uno dei sette, invece, si separò dagli altri per il bene dell'umanità, ed elesse a propria dimora non il Sole, ma la Luna; e quest'uno degli spiriti di luce, che rinunciò volontariamente all'esistenza solare e si prescelse la Luna, non è altri che colui che l'Antico Testamento chiama "Jahve" o "Jehova". (pp. 49-50)
  • L'autore del Vangelo di Giovanni sottolinea con forti parole questo: "No, non dovete considerare il Cristo come un essere soprasensibile, che rimane invisibile, pur costituendo il fondamento di ogni cosa materiale; dovete al contrario attribuire la massima importanza al fatto che il Verbo si è fatto carne e che ha abitato fra noi!" Questa è la sottile differenza fra il cristianesimo esoterico e la gnosi originaria. La gnosi non conosce il Cristo come lo conosce il cristianesimo esoterico, ma solo come un'entità spirituale; e in Gesù di Nazareth essa scorge tuttalpiù un annunciatore umano, più o meno strettamente legato a quell'entità spirituale. La gnosi non vuol rinunciare al Cristo che rimane invisibile; il cristianesimo esoterico, invece, è sempre stato consono al Vangelo di Giovanni, fondato solidamente sulle parole: «E il Logos si è fatto carne e ha abitato fra noi» (1, 14).
    Colui che è apparso nel mondo visibile è una reale incarnazione dei sei Elohim, del Logos. (p. 53)
  • Ma fintanto che il corpo eterico si trova entro quello fisico, non è possibile che vi s'imprima veramente ciò che si è formato per mezzo degli esercizi di meditazione. A questo fine, in passato, occorreva che il corpo eterico venisse tratto fuori dalla connessione col corpo fisico. Quando pertanto, in quei tre giorni e mezzo del sonno simile alla morte, il corpo eterico veniva tratto fuori dal corpo fisico, s'imprimeva in esso tutto quanto era stato preparato nel corpo astrale, e l'uomo sperimentava il mondo spirituale. Quando poi veniva richiamato dal sacerdote iniziatore entro il corpo fisico, egli era un testimone di ciò che avviene nei mondi spirituali, per testimonianza propria. (p. 62)
  • Così il Vangelo di Giovanni vuole mostrarci che il Cristo è colui che dette il grande impulso all'uomo, perché potesse ricevere la forza per sentirsi in eterno quale singolo io individuale. Questa è la svolta dell'Antico Patto al Nuovo Patto: nell'Antico vigeva sempre il carattere dell'anima di gruppo, per cui ogni io si sentiva apparentato agli altri, senza sentire veramente se stesso, né gli altri io; mentre sentiva ciò che li accoglieva in comune: l'io del popolo o della stirpe. (p. 70)
  • Per molta gente che oggi si chiama cristiana e si richiama al Vangelo, bisogna domandare se, in realtà, essi posseggano il Vangelo. Di questo si tratta: prima di tutto, possedere il Vangelo. E con un documento della profondità del Vangelo di Giovanni occorre veramente pesare sulla bilancia di precisione ogni parola, per riconoscerla nel suo vero valore. (p. 79)
  • Il Cristo venne per spiritualizzare l'amore, per scioglierlo dei legali del sangue e per infondere la forza, per dare impulso all'amore spirituale. (p. 86)
  • L'alcool ebbe una certa missione nel corso dell'evoluzione dell'umanità: per quanto possa apparire singolare, esso ebbe il compito di preparare, per così dire, il corpo umano a venire staccato dalla connessione col mondo divino, perché potesse svilupparsi l"'io sono" individuale. Infatti l'alcool ha l'effetto di precludere all'uomo il contatto col mondo spirituale, nel quale l'uomo si trovava in passato. Questo effetto, l'alcool lo possiede tuttora. L'alcool non è stato introdotto invano nell'umanità. In futuro si potrà affermare nel pieno senso della parola che l'alcool ebbe il compito di attrarre l'uomo giù nella materia, sì da renderlo egoistico, da portarlo al punto di esigere per sé il proprio io, di non metterlo più al. servizio di tutto il proprio popolo. Così dunque l'alcool ha reso all'umanità il servizio opposto a quello dell'anima di gruppo: ha tolto agli uomini la facoltà di sentirsi uniti in un tutto nei mondi spirituali. (p. 89)
  • Che cosa deriva all'uomo dal fatto che quella trasformazione non è oggi ancora avvenuta? La scienza dello spirito lo enuncia in modo assai semplice: per il fatto che il corpo astrale non è ancora purificato, non è ancora trasformato nel sé spirituale, è possibile l'egoismo; per il fatto che il corpo eterico non è ancora permeato dalle forze dell'io, sono possibili la menzogna e l'errore; e per il fatto che il corpo fisico non è ancora permeato dalle forze dell'io, sono possibili la malattia e la morte. Nel sé spirituale pienamente sviluppato non vi sarà più egoismo; e così non vi saranno più malattia e morte, ma solo salvezza e salute, nell'uomo-spirito pienamente evoluto, cioè nel corpo fisico interamente sviluppato e trasformato. (p. 127)
  • Fintantoché un uomo giudica il prossimo, egli lo sottopone alla coercizione del proprio io. Ma se si crede veramente all'lo-sono, nel senso cristiano, allora non si giudica più, ma si dice: "So che il karma è il grande pareggiatore: qualunque cosa tu abbia compiuto, io non ti giudico!" (p. 131)
  • Un profeta vuole che gli si creda, mentre la scienza dello spirito non vuol condurre alla fede, bensì alla conoscenza. Perciò noi interpretiamo nell'altro senso il detto di Voltaire; egli dice che ciò che è semplice viene creduto ed è affare del profeta; la scienza dello spirito dice: "Ciò che è complesso, invece viene conosciuto". Dobbiamo familiarizzarci sempre più con la nozione che la scienza dello spirito è qualcosa di complesso: non è una professione di fede, ma una via alla conoscenza. (p. 215)

Il Vangelo di Luca

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Qualche tempo fa, riuniti qui, abbiamo potuto studiare le correnti più profonde del cristianesimo dal punto di vista del vangelo di Giovanni. Allora ci si sono presentate allo sguardo spirituale le poderose immagini e idee che si possono acquistare quando si approfondisca questo documento dell'umanità, unico nel suo genere. Abbiamo già fatto rilevare allora che le massime profondità del cristianesimo si palesano quando lo si studi col vangelo di Giovanni alla mano. E chi abbia ascoltato quelle o altre conferenze sul medesimo Vangelo, potrebbe chiedersi: è possibile che i punti di vista, veramente profondissimi per molti riguardi, che si possono acquistare con la lettura del vangelo di Giovanni, possano ampliarsi e approfondirsi con lo studio di altri documenti cristiani, per esempio con lo studio dei vangeli di Luca, di Matteo e di Marco? Chi ama adagiarsi nelle teorie, si chiederà: è proprio necessario che, dopo aver preso coscienza che nel vangelo di Giovanni ci si presentano le verità cristiane più profonde, si continui ancora a studiare il cristianesimo secondo gli altri Vangeli, e soprattutto secondo il meno profondo, il vangelo di Luca?

Citazioni

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  • [...] l’autore del Vangelo di Giovanni (a prescindere da quanto egli vi ha pur sempre introdotto di immaginativo) noi lo possiamo chiamare l'annunziatore di tutto ciò che, sull'evento del Cristo, risulta a chi possiede la parola interiore, fino al grado dell'intuizione. Infatti, in sostanza egli ci caratterizza i misteri del regno del Cristo dal punto di vista della parola interiore, ovvero del Logos. A base del Vangelo di Giovanni sta dunque la conoscenza ispirativa e intuitiva. (p. 14)
  • [...] possiamo dire che il Vangelo di Giovanni è fondato sull'iniziazione, e gli altri tre vangeli (soprattutto quello di Luca, secondo la dichiarazione stessa del suo autore) sono basati sulla chiaroveggenza. (p. 16)
  • La scienza dello spirito non ha le sue fonti né negli scavi fatti in terra, né nei documenti conservati negli archivi, né nelle cronache di storici più o meno ispirati. Fonte della scienza dello spirito è quello che siamo in grado di leggere noi stessi nella cronaca imperitura, nella cosiddetta cronaca dell'akasha. (p. 18)
  • Il Vangelo dell'amore e della compassione ci si presenta in modo vivo nel vero buddhista che partecipa col suo caldo cuore a tutto il dolore che incontra nel mondo in ogni essere vivente. Nel buddhismo l'amore e la compassione ci vengono presentate nel vero senso della parola. Ma dal vangelo di Luca ci fluisce qualcosa che è ancor maggiore di quell'amore e di quella compassione. Ci fluisce qualcosa che possiamo chiamare la trasmutazione della compassione e dell'amore in azione, nell'azione che è necessaria all'anima. Il buddhista aspira alla compassione nel senso più alto della parola; l'amore operante è invece ciò a cui aspira chi vive nel senso del vangelo di Luca. Il buddhista è capace di sentire col malato le sue sofferenze; dal vangelo di Luca giunge all'uomo l'invito a intervenire con la sua attività, a sanare il male fin dove è possibile. Il buddhismo insegna a comprendere tutto ciò che vivifica l'anima umana; il vangelo di Luca ci esorta a qualcosa di straordinario, a non giudicare, a fare più di quanto non venga fatto a noi. Dare più di quanto non si riceva! L'amore trasformato in azione: ecco quello che deve apparirci come un grado superiore del buddhismo nel vangelo di Luca, quantunque questo Vangelo contenga in sostanza il più puro, il più schietto buddhismo. (p. 48)
  • Se dunque volessimo fare di un bambino uno spirito particolarmente inventivo, che non solo sapesse vivificare il suo pensiero, che in età più avanzata fosse poi in grado di svilupparlo portandolo a una produttività superiore, allora dovremmo innanzitutto impedire che quel bambino, all'età di sei o Sette anni, studiasse come studiano gli altri bambini e cominciasse ad apprendere le nozioni che gli altri bambini apprendono a scuola. Dovremmo anzi cercare che, di tutto quanto generalmente s'insegna a quell'età, gli venga insegnato il meno possibile; dovremmo tenerlo fino a dieci-undici anni in un clima di giochi infantili, e insegnargli il minor numero possibile di nozioni scolastiche, cosicché, possibilmente, a otto o nove anni egli non sappia ancora tirar le somme e legga molto male. Poi, verso gli otto o nove anni, dovremmo cominciare a insegnargli tutto ciò che generalmente si insegna ai bambini di sei-sette anni. In tal caso le forze umane si saranno sviluppate in tutt'altro modo, e l'anima userà in modo diverso ciò che ora le viene insegnato. (p. 71)
  • Donde proveniva dunque la grande forza vivificatrice del corpo di Gesù?
    Proveniva dalla loggia madre dell'umanità, diretta dal manu dal grande iniziato solare. Nel bambino nato dalla coppia di genitori, che il vangelo di Luca chiama Giuseppe e Maria, fu immersa una grande forza individuale che era stata coltivata e curata nella loggia madre del grande oracolo solare. In quel bambino fu introdotta la migliore e la più forte di quelle individualità. (p. 81)
  • Abbiamo veduto il buddhismo penetrare e operare nella personalità del bambino nato dalla coppia della linea natanica della casa di Davide, come ci descrive il vangelo di Luca. Dall'altro lato vediamo che un'altra coppia, un altro Giuseppe e un'altra Maria con il bambino Gesù, discendenti dalla linea salomonica della stirpe di Davide, risiedevano dapprima a Betlemme, come ci descrive il vangelo di Matteo. Questo bambino Gesù della linea salomonica è il portatore dell'individualità, vissuta un tempo quale Zarathustra, che aveva fondato la civiltà persiana più antica. Sicché, all'inizio della nostra era, troviamo l'una accanto all'altra, incarnate per così dire in due individualità effettive, le due correnti del buddhismo e dello zarathustrismo; la prima, incarnata nel Gesù natanico di cui ci parla Luca, la seconda, nel Gesù salomonico della stirpe di Davide di cui ci parla Matteo. Le nascite dei due bambini non sono però perfettamente contemporanee. (p. 88)
  • E l'evento del Cristo, che doveva aver luogo nell'Asia Minore, rendeva in certo modo necessario che in quella zona l'evoluzione rimanesse indietro rispetto all'India, per poter accogliere più tardi, in modo nuovo, ciò che all'India era Stato dato in altro modo. Nell'Asia Minore dovette esservi un popolo che potesse, per così dire, rimanere più indietro degli altri popoli d'Oriente, un popolo che si sviluppasse in tutt'altro modo. Mentre i popoli orientali erano stati formati in modo da poter vedere il bodhisattva divenuto Buddha, i popoli dell'Asia Minore — e specialmente l'ebraico antico — avevano dovuto esser trattenuti a un livello più basso, ad un livello infantile: questa fu una necessità. (p. 108)
  • Come poteva la direzione spirituale dell'umanità provvedere a che, accanto alla corrente buddhistica, ne scorresse un'altra, la quale solo più tardi potesse accogliere il contenuto del buddhismo? Vi poteva provvedere solo in un modo: togliendo all'antica civiltà ebraica la possibilità di produrre uomini che sviluppassero il dharma per forza propria, e trattenendoli dal giungere in se stessi all'ottuplice sentiero. La civiltà ebraica non doveva avere un Buddha. Ciò che si era sviluppato nel buddhismo doveva essere dato all'ebraismo dall'esterno. Perciò, molto tempo prima dell'apparizione del Buddha, al popolo ebreo fu data la legge; non fu data interiormente, bensì esteriormente, mediante la rivelazione del decalogo, mediante i dieci comandamenti (Esodo 20, 2-17). Ciò che doveva diventare possesso interiore del buddhismo venne dato all'antico popolo ebreo nel decalogo, in una serie di leggi esteriori, come qualcosa che si riceve da fuori, che non si è ancora immedesimato con l'anima. Perciò l'antico ebreo sentiva i comandamenti come qualcosa che gli veniva dato dal cielo, a causa dell'infantilità del suo grado di sviluppo. (p. 109)
  • Come noi definiamo lunare la luce del sole, quando la vediamo riflessa dalla Luna, così allora il Cristo veniva chiamato Jahve o Jehova. Jahve non era altro che il riflesso del Cristo, prima che egli stesso discendesse sulla Terra. Il Cristo si annunziava indirettamente all'essere umano che non era ancora in grado di contemplarlo nella sua vera entità; similmente nel plenilunio, che altrimenti sarebbe oscuro, la luce del Sole si annunzia attraverso i raggi lunari. Jahve, Jehova è il Cristo, non veduto direttamente, ma come luce riflessa. (pp. 129-130)
  • Questo tredicesimo [bodhisattva] è quello che gli antichi risci chiamavano Visva Karman, e che Zarathustra chiamò Ahura Mazdao; è colui che noi chiamiamo il Cristo. Egli è il condottiero e la guida della grande loggia dei bodhisattva, e il loro intero coro annunzia la dottrina del Visva Karman, la dottrina del Cristo. Colui che cinque-sei secoli avanti Cristo era passato dal grado di bodhisattva a quello di Buddha, era stato ornato delle forze del Visva Karman. Il Gesù natanico invece, che accolse in sé il Cristo, non fu soltanto "ornato", ma fu "unto", ossia fu compenetrato dal Visva Karman, fu pervaso dal Cristo. (p. 134)
  • Il Cristo Gesù dovette comparire appunto in quell'epoca. Se fosse comparso nell'epoca nostra, non avrebbe potuto operare come operò allora, non avrebbe potuto presentarsi come modello all'umanità. Nell'epoca nostra avrebbe trovato organismi umani molto più profondamente immersi nella materia fisica. Ed egli stesso avrebbe dovuto discendere in un organismo fisico, entro il quale il poderoso influsso dell'animico-spirituale sulla materia non avrebbe più potuto attuarsi come a quei tempi. (p. 152)

Il Vangelo di Marco

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È noto che il vangelo di Marco comincia con le parole: «Principio del vangelo di Gesù Cristo». Già queste prime parole contengono tre enigmi per chi, ai giorni nostri, cerchi di comprendere il vangelo di Marco. Il primo enigma sta nella parola "principio". Il principio di che cosa? Come si deve intendere questo principio? II secondo enigma si trova nella parola "vangelo". Che cosa significa la parola "vangelo", dal punto di vista dell'antroposofia? Il terzo enigma è la figura stessa del Cristo Gesù, del quale abbiamo già parlato spesso.

Citazione

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  • Già da molto tempo negli spiriti più profondi dell'umanità si era venuto affermando un dato di fatto: senza conoscere nulla della reincarnazione e del karma, quando contemplavano un'anima veramente grande, per descriverla nella sua realtà più essenziale, echeggiava in loro qualcosa che proveniva dalle incarnazioni precedenti. Come Shakespeare descrisse Amleto a quel modo, ignorando del tutto che in Ettore e in Amleto era vissuta la medesima anima, così Goethe descrive la figura di Faust come se dietro ad essa intravvedesse l'anima di Empedocle con tutte le sue singolarità: appunto perché in Faust era presente l'anima di Empedocle. Ed è proprio caratteristico questo modo di progredire e di avanzare del genere umano. (p. 20)
  • Se le diverse religioni prendessero sul serio il principio dell'ammissibilità di tutte le religioni, e non lo usassero solo come un'etichetta, non si scandalizzerebbero più del fatto che l'Occidente non abbia adottato un Dio nazionale, ma un Dio che non ha nulla a che vedere con una qualsiasi nazionalità, in quanto è una entità cosmica. Gli Indiani parlano dei loro dèi nazionali. È quindi perfettamente naturale che ne parlino in modo diverso da come parlano uomini che non seguono, ad esempio, una divinità nazionale germanica, ma si raccolgono intorno a un'entità che si è incarnata in un popolo lontano e diverso dal loro. Si potrebbe parlare di una contrapposizione del principio religioso occidentale a quello orientale indiano, se si volesse per esempio dichiarare che Wotan è superiore a Krishna. Nel caso del Cristo questo non è possibile. Sin dall'inizio Egli non appartiene ad alcun popolo singolo, ma al contrario realizza il più bello dei princìpi della scienza dello spirito: il riconoscimento della verità, senza distinzione di colore, di razza, di stirpe. (p. 40)
  • Non esistevano in quei tempi antichi la scienza odierna, e neppure il pensiero comune, il sobrio raziocinio o la forza del giudizio logico. L'uomo stava di fronte al mondo esterno, lo percepiva, ma non l'analizzava in concetti, non conosceva la logica, né rifletteva sulle cose combinandole fra loro. Oggi è perfino difficile raffigurarsi tale condizione, perché oggi si riflette, si pensa su ogni cosa. L'uomo antico invece non pensava in questo modo: passava vicino alle cose, le vedeva e se ne imprimeva le immagini; ne trovava poi la spiegazione quando guardava il suo mondo immaginativo sognante, negli stati intermedi fra veglia e sonno. Vedeva allora immagini. (p. 74)
  • L’oriente ha da conservare la grandezza del tempo passato, l’Occidente si impegna a preparare in anticipo quel che dovrà maturare più tardi. (p. 79)
  • È strano che qualcuno affermi che noi attribuiamo al cristianesimo una posizione di preminenza rispetto alle altre religioni. [...] Noi rinunciamo a usare termini come "superiore" e "inferiore", ma vogliamo caratterizzare le cose secondo la loro verità. (p. 98)
  • E poiché nel Cristo Gesù la pienezza dell'io penetrò per la prima volta in un corpo umano, nella misura massima possibile, quel corpo dovette presentarsi a un certo punto non già con una sola lesione (come nelle individualità dotate anticamente di un super-io), ma con cinque piaghe. Quelle cinque piaghe erano rese necessarie dall'esorbitare dell'entità del Cristo, cioè dell'io umano nella sua pienezza, al di fuori dei limiti della forma corporea umana. La croce dovette essere eretta sul piano fisico e storico, a causa di quella esuberanza dell'io. (p. 126)
  • Esaminando la filosofia vedanta di Vyasa, possiamo constatare che essa non è elaborata alla maniera delle filosofie occidentali, pregne di idee, permeate di raziocinio: è per così dire ancora tirata giù dai mondi superiori e solo tradotta in parole umane. La sua caratteristica è di non essere stata conquistata mediante concetti umani, elaborata come i sistemi socratico o platonico, ma veduta chiaroveggentemente. (p. 129)
  • Le forze occulte incontrano invece le difficoltà maggiori quando ci si trova a casa propria, sia da soli, sia con parenti. (p. 139)
  • Nel corso di queste conferenze è stato già messo ripetutamente in rilievo che in futuro muterà l'attecciamento della gente verso i Vangeli, per effetto di una migliore comprensione dell'elemento artistico, della loro composizione stessa. Gli sfondi occulti dei profondi impulsi storici scaturiti dai Vangeli saranno visti nella giusta luce solamente quando si terrà conto della particolare composizione artistica di quei testi. Anche da questo punto di vista la letteratura e l'arte evangelica occupano un loro posto nell'evoluzione storica dell'umanità, come abbiamo già messo in evidenza per alcuni episodi. (p. 151)
  • Guardiamo alla civiltà contemporanea, anche prescindendo dalle manifestazioni più gravi della corruzione. Non occorre dirlo a chiunque in questi termini, perché la gente non lo gradisce: tutto è meccanizzato; in verità al giorno d'oggi la nostra civiltà materialistica adora solamente il meccanismo, anche se la gente non parla di "preghiere" o di "adorazione". Tuttavia le forze dell'anima che in passato venivano rivolte verso esseri spirituali, oggi sono rivolte verso le macchine, alle quali si può proprio dire che si dedica l'attenzione che un tempo si dedicava agli dèi. Questo vale soprattutto per la scienza: per quella che da un lato ignora quanto poco essa abbia a che fare con la verità, con la verità reale, e dall'altro quanto poco abbia a che fare con la logica. (p. 176)
  • Per altro avviene che la donna in quanto donna, a causa della diversa formazione del cervello e quindi del diverso modo in cui può servirsene, può afferrare le idee spirituali con maggiore facilità. L'uomo invece, appunto a causa della sua struttura corporea fisica, ha una maggiore tendenza a pensare in modo materialistico, perché il suo cervello (per esprimersi alla buona) è più duro. Il cervello femminile è più molle, è meno ostinato, meno indurito, e ripeto che con ciò non si vuole affermare proprio niente sulla singola personalità, né in senso buono, né in senso cattivo. (p. 183)

Il Vangelo di Matteo

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  • Vorrei qui precisare esplicitamente che parlando di Zarathustra alludo a un essere che già i greci assegnavano a un’epoca di circa 5000 anni precedente la guerra di Troia, e che quindi non è da identificarsi con quello che la storiografia esteriore chiama Zarathustra, e neppure con colui che viene menzionato con tale nome al tempo di Dario. Lo Zarathustra dei tempi remoti aveva dunque un protettore al quale possiamo attribuire il nome di Gustasb, col quale fu designato più tardi. (p. 25, 2012)
  • Dapprima Zarathustra visse in tempi antichissimi dando il suo caratteristico impulso all’evoluzione post atlantica, con la fondazione della civiltà palio persiana, iranica. Più tardi egli cedette il proprio corpo astrale per inaugurare attraverso Ermete una nuova civiltà, e poi cedette a Mosé il proprio corpo eterico. (p. 60, 2012)
  • Qualcosa viene ereditato dai genitori, dai nonni, e così via; quanto più si risale nella serie degli antenati, tanto meno rimane presente in noi delle impurità del nostro intimo essere, trasmesse ereditariamente: dopo quarantadue generazioni, non ne rimane più nulla. A questo punto, l'effetto dell'ereditarietà si è perduto. (p. 90, 2012)
  • Risalendo poi da Abramo addirittura fino all'epoca atlantica e prima ancora, dobbiamo riconoscere che la memoria era realmente qualcosa del tutto diverso da come è oggi. Prima di tutto non ci si ricordava soltanto, come adesso, delle esperienze personali fatte in una singola vita, ma con lo scorrere del sangue si aveva un ricordo anche di eventi precedenti la nascita, e di eventi riguardanti il padre, l'avo e così via per una serie di generazioni; solo più tardi la memoria andò restringendosi a tempi più brevi e poi a una singola vita umana. (p. 103, 2012)
  • ...il nazireato consisteva (anche prima della fondazione della comunità dei Terapeuti e degli Esseni) nel fatto che singoli uomini si sottoponevano a ben determinati metodi di Sviluppo dell'anima e del corpo. In modo particolare, i nazirei applicavano un metodo fondato su una certa dieta (che del resto può essere utile anche oggi, se qualcuno vuol progredire più rapidamente nello sviluppo della propria anima). Essi si astenevano del tutto dal consumare cibi a base di carne, nonché dall'uso dell'alcool. Con ciò essi si creavano certe facilitazioni, in quanto realmente l'alimentazione carnea è in grado di rallentare l'evoluzione di chi tenda a un progresso spirituale. Questo non vuol essere propaganda per il vegetarianesimo: è un dato di fatto che molti problemi divengono meno ardui se ci si astiene dalla dieta carnea. Si può acquistare una maggior forza di resistenza nell'anima, si possono accrescere le proprie capacità di superare gli ostacoli derivanti dal corpo fisico e dall'eterico, se viene eliminata la dieta carnea. L'uomo può diventare più produttivo spiritualmente; ma non lo diventa certo solo per il fatto di non nutrirsi di carne, bensì soprattutto accrescendo le forze della propria anima. (p. 111, 1979)
  • Si tratta dunque di due coppie di genitori, entrambi di nome Giuseppe e Maria (erano nomi frequenti, a quei tempi, ma col modo odierno di comprendere il senso dei nomi propri non si può trarre nessuna conseguenza dal fatto che si chiamavano Giuseppe e Maria) e di due fanciulli di nome Gesù. Di uno di questi, discendente dalla linea salomonica della casa di Davide, ci parla la genealogia del vangelo di Matteo. Dell'altro Gesù, discendente della linea nathanica e figlio di una diversa coppia di genitori, parla invece il vangelo di Luca. I due fanciulli crescono vicini l'uno all'altro, sviluppandosi fino all'età di dodici anni. Questi sono fatti menzionati dai Vangeli, e i Vangeli si esprimono correttamente in ogni punto. Fintanto che si volle impedire che la gente conoscesse la verità, o fino a che la gente non voleva apprenderla, si è cercato di impedire la conoscenza diretta dei Vangeli. I Vangeli debbono essere solo compresi: essi dicono il vero. (p. 113, 2012)
  • Ogni forma d'iniziazione consiste nel preparare l'uomo, nel rafforzarne gli organi, perché egli possa sostenere quell'urto, quando penetra nel macrocosmo. Uno degli aspetti essenziali dell'iniziazione è dunque il familiarizzarsi, l'illuminarsi, il diventar percepibile del mondo in cui ci troviamo durante la notte, e di cui durante il sonno ignoriamo tutto. (p. 121, 2012)
  • A quel tempo le forze dell'anima o dello spirito esercitavano ancora un'influenza assai maggiore, un'influenza per così dire immediata sul corpo fisico, mentre più tardi quest'ultimo divenne più denso e meno sensibile alle forze dell'anima. Per tale ragione era possibile allora effettuare delle guarigioni valendosi delle forze dell'anima; l'anima aveva un potere molto maggiore di compenetrare il corpo con le forze risanatrici provenienti dal mondo spirituale, sì da rimetterlo in ordine quando ne era stata turbata l'armonia. Questo potere dell'anima sul corpo andò gradatamente diminuendo, per effetto del corso dell'evoluzione. Le guarigioni dei tempi antichi erano dunque in larga misura fondate su processi spirituali. Coloro che venivano considerati medici non lo erano nel senso che si dà oggi al nome di medico; erano piuttosto dei guaritori, in quanto agivano sul corpo attraverso l'anima del paziente. Essi purificavano l'anima, compenetrandola di sani sentimenti, impulsi e forze volitive, mediante gli influssi animico-spirituali che erano in grado di esercitare, sia nello stato della percezione fisica ordinaria, sia nel cosiddetto "sonno del tempio" o in altre condizioni simili, che non erano poi che un modo di porsi dell'uomo in uno stato di chiaroveggenza. (p. 176, 2012)
  • Che cosa fanno invece certi commentatori faciloni? Poiché nel vangelo di Matteo si vedono una volta nutriti quattromila con sette pani, e un'altra cinquemila con cinque pani, quest'ultima scena viene giudicata una semplice ripetizione della prima e si accusa l'autore negligente di avere sbagliato nel copiare! Non dubito che per certi libri scritti nel nostro tempo, questo possa effettivamente accadere; ma i Vangeli non sono stati certo scritti in quel modo. Se in essi si trova ripetuta due volte una narrazione, ciò ha un suo profondo significato. (p. 184, 2012)
  • Andiamo incontro a un tempo nel quale le forze superiori dell'uomo potranno percepire il Cristo (ciò va accolto come una comunicazione). Già prima della fine del secolo ventesimo a un piccolo numero di uomini (come a Teodora in La porta dell'iniziazione) si sarà dischiusa la vista spirituale, sicché potranno avere la stessa esperienza che ebbe Paolo a Damasco: egli poté averla già allora in quanto era "un prematuro" (1 Corinzi 15,8). Prima della fine del secolo ventesimo un certo numero di uomini ripeterà l'esperienza fatta da Paolo davanti a Damasco (Atti degli Apostoli 9,1-22); essi non avranno più bisogno dei Vangeli né di altri testi per riconoscere il Cristo. La loro esperienza interiore li illuminerà sul Cristo, il quale apparirà "sulle nuvole", cioè nella sfera eterica (Daniele 7, 13; Matteo 24,30; Apocalisse 1,7). (p. 188, 2012)
  • In quanto antroposofi abbiamo spesso enunciato che il Cristo non appartiene solo ai "cristiani", poiché si tratta del medesimo essere che Zarathustra chiamava Ahura Mazdao e che gli antichi sette risci indiani chiamavano Vishva Karman. Noi viviamo in Occidente, ma sappiamo che anche in Oriente si parla del Cristo, con altre denominazioni. (p. 239, 2012)

L'azione delle stelle e dei pianeti sulla vita terrestre

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  • Se i fisici potessero viaggiare su un qualche veicolo adatto, sarebbero stupiti di non trovare il Sole che somiglia ad un gas. Essi troverebbero una cavità, una vera cavità che appare come luce. E ciò che essi troverebbero sarebbe proprio lo spirituale. (pp. 16-17)
  • Se fra i cani vi fosse uno Schopenhauer, che avesse un analogo modo di pensare, potrebbe scrivere i libri interessanti! Schopenhauer ha scritto un libro, Il mondo come volontà e rappresentazione, perché era un uomo, il suo cervello olfattivo era stato trasformato in organo della ragione. Il cane scriverebbe un interessante libro: Il mondo come volontà e profumo. Vi si potrebbero trovare molte cose che l'uomo non può sapere, perché l'uomo si fa delle rappresentazioni, mentre il cane fiuta. Io credo anzi che, se il cane fosse uno Schopenhauer, il libro che esso scriverebbe sarebbe molto più interessante del libro scritto da Schopenhauer stesso, Il mondo come volontà e rappresentazione! (p. 18)
  • Le razze vissero originariamente in luoghi diversi sulla Terra. In un luogo si formò una razza, in un altro luogo se ne formò un'altra. Qual è la causa di ciò? Potremmo benissimo spiegarlo rilevando che su una determinata regione della Terra ha un'influenza particolarmente forte un certo pianeta, e su un'altra regione un altro pianeta. Se andiamo per esempio in Asia, troviamo che là, sul suolo asiatico, agisce in modo speciale tutto ciò che scorre giù sulla Terra da Venere. Se andiamo sul suolo americano, troviamo che vi agisce in modo particolare ciò che vien giù da Saturno; e in Africa ciò che viene da Marte. Cosicché troviamo che su ogni parte della Terra agisce in modo particolare un pianeta diverso. (p. 20)
  • Marte, per quanto lo si può esplorare [...] si rivela consistere essenzialmente di una massa più o meno fluida, non come la nostra, ma come una gelatina o qualcosa di analogo. Marte è fluido in questo modo. Certo ha anche delle parti solide, però non tanto dense come sulla nostra terra, ma circa come le corna degli animali. (p. 29)
  • Si parla sempre dei canali di Marte, di canali cioè che dovrebbero esistere su Marte. Ma perché se ne parla? Su Marte non si vedono che delle linee, e queste vengono chiamate "canali". Ciò è giusto, ed anche non giusto.
    Poiché Marte non è solido nel senso corrente sulla terra, non si può, naturalmente, parlare di canali come ne esistono sulla terra; ma si può dire invece che su Marte vi è qualcosa di simile ai nostri monsoni. (p. 29)
  • Se si considera il Sole, si vede che esso ha il massimo influsso. Ma il Sole ha questo massimo influsso su tutto ciò che, sulla Terra, è morto e deve, ogni anno, essere chiamato alla vita; mentre la Luna ha un influsso solo sulla vita, e non su ciò ch'è morto. Marte ha, per esempio, un influsso soltanto su ciò che sta in una vita più fine, nella sensazione; e gli altri pianeti esercitano il loro influsso solo sull'elemento animico e sullo spirituale, e così via. Il Sole è così veramente il corpo celeste che, sulla Terra, agisce nel modo più intenso fin dentro i minerali. La Luna non può far nulla sui minerali, Marte ancora meno. (p. 32)
  • Se ci si vuole rappresentare come sia oggi Marte, ci si deve rappresentare come fu una volta la Terra: in tal modo si avrà davanti a sé l'aspetto di Marte.
    Oggi noi abbiamo delle correnti regolari da sud a nord, e da nord a sud. Una volta esse erano molto più dense dell'aria; erano correnti di aria fluida; e così è oggi Marte. Vi sono su Marte correnti molto più viventi, molto più acquose, non aeriformi. (p. 32)
  • Giove, per esempio, è quasi interamente aeriforme, ma anch'esso è alquanto più denso dell'aria terrestre. Giove rappresenta, come oggi lo vediamo, uno stato a cui la Terra tende, uno stato cui la Terra perverrà in avvenire. (p. 32)
  • Vedete, l'antroposofia non è sorta contro la scienza naturale; ma, poiché esiste la scienza naturale, è sorta l'antroposofia, ed essa dovette nascere per il motivo che la scienza naturale, con i suoi strumenti perfetti, con i suoi esperimenti complicatissimi, ha scoperto una quantità di fatti che, così come essa li scopre, non possono essere realmente compresi; ed infatti non sono compresi. Potranno essere compresi soltanto se si percepisce lo spirituale che sta dietro le cose, se si ammette che in ogni cosa vi è realmente un elemento spirituale. (p. 85)
  • Quando ad un qualsiasi animale che si voglia nutrire col latte, si dà del latte, esso può, in certe circostanze, crescere benissimo. Ma se invece si scompone il latte nei suoi componenti chimici, e si cerca di che cosa esso consista, e poi, invece del latte, si somministrano all'animale questi componenti chimici, l'animale stesso se ne va all'altro mondo, non può nutrirsi. Da che cosa dipende ciò? Dipende dal fatto che nel latte agisce qualcosa, oltre ai suoi componenti chimici; e anche nella patata vive qualcos'altro, oltre ai suoi puri componenti chimici: vi è l'elemento spirituale. Dappertutto nella natura agisce lo spirito. (p. 86)
  • L'uomo deve capire che le cose nel mondo si modificano. E la più grande disgrazia, si potrebbe dire, è che una volta l'umanità era superstiziosa, mentre ora è scientifica. Ma la superstizione si è pian piano, pezzo per pezzo, insinuata nella scienza, ed oggi abbiamo semplicemente una scienza superstiziosa. (p. 98)
  • Il cosmo stellare è dappertutto abitato, dappertutto pieno di anime, è dovunque animato: soltanto, le anime sono diverse. (p. 101)
  • Mentre prima gli uomini sapevano, quando guardavano alla Luna, che dalla Luna giungono sulla Terra le forze per ogni fecondazione (nessun essere avrebbe dei discendenti, se la Luna non inviasse le forze di fecondazione; nessun essere crescerebbe, se dal Sole non venissero le forze di crescita; nessun uomo penserebbe, se non venissero da Saturno le forze di pensiero), mentre dunque una volta si sapeva tutto ciò, oggi non si conosce nient'altro che la velocità di traslazione di Saturno o della Luna, e se la Luna ha o non ha qualche vulcano spento, ma null'altro: non si vuole sapere null'altro. Soltanto si calcola ciò che si vuol sapere sulle stelle. (p. 102)

L'iniziazione

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Edizione del 1988

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Come si conseguono conoscenze dei mondi superiori?

Condizioni

In ogni uomo esistono facoltà latenti per mezzo delle quali egli può acquistarsi conoscenze sui mondi superiori. Il mistico, lo gnostico, il teosofo parlano continuamente di un mondo delle anime e di un mondo degli spiriti, che sono per loro altrettanto reali quanto quello che si può vedere con gli occhi fisici e toccare con le mani fisiche. Chi li ascolta può sempre dire che anch'egli può avere le esperienze di cui si parla se si sviluppa in sé talune forze che ancora dormono in lui. Si tratta soltanto di sapere come occorra adoperarsi per sviluppare tali facoltà. Un consiglio al riguardo potrà venire soltanto da chi già possiede quelle forze. Da quando esiste il genere umano, vi sono sempre state delle scuole nelle quali chi possedeva le facoltà superiori istruiva coloro che aspiravano alle medesime. Queste scuole vengono chiamate occulte; e l'insegnamento che vi si riceve si chiama insegnamento occulto. Tale denominazione si presta naturalmente a malintesi. Chi la ode può facilmente essere indotta a credere che gli uomini capaci d'impartire tale insegnamento vogliano rappresentare una classe specialmente privilegiata che trattiene arbitrariamente il proprio sapere senza trasmetterlo ai propri simili.

Edizione del 2016

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Come si conseguono conoscenze dei mondi superiori?

Condizioni

In ogni uomo esistono facoltà latenti per mezzo delle quali può acquistarsi conoscenze sui mondi superiori. Il mistico, lo gnostico, il teosofo parlano sempre di un mondo delle anime e di un mondo degli spiriti, che sono per loro altrettanto reali quanto quello che si può vedere con gli occhi fisici e toccare con le mani fisiche. Chi li ascolta può sempre dirsi che anch'egli può avere le esperienze di cui si parla se si sviluppa in sé talune forze che ancora dormono in lui. Si tratta soltanto di sapere come occorra adoperarsi per sviluppare tali facoltà. Un consiglio al riguardo potrà venir dato soltanto da chi già possiede quelle forze. Da quando esiste il genere umano, vi furono sempre scuole nelle quali chi possedeva le facoltà superiori istruiva coloro che aspiravano alle medesime. Tali scuole vengono chiamate occulte; e l'insegnamento che vi si riceve si chiama insegnamento occulto. Tale denominazione si presta naturalmente a malintesi. Chi la ode, può facilmente essere indotto a credere che gli uomini capaci d'impartire tale insegnamento vogliano essere una speciale classe privilegiata che trattiene arbitrariamente il proprio sapere senza trasmetterlo ai propri simili.

Citazioni

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  • Potrai godere appieno del cuore e dell'affetto di un iniziato: egli ti affiderà il suo segreto solo quando ne sarai maturo. Lo potrai adulare, lo potrai torturare; nulla varrà a determinarlo a svelarti qualcosa che egli sa di non doverti confidare, perché al gradino della tua evoluzione non sei ancora in grado di accogliere in modo giusto quel mistero nella tua anima. (2016, p. 17)
  • L'occultista considera il godimento soltanto come un mezzo di nobilitarsi per il mondo. Il godimento è per lui un messaggero che lo istruisce sul mondo; ma l'insegnamento ricavato dal godimento ti serve per progredire nel lavoro. Non impara per accumulare tesori di sapienza per sé, ma permettere ciò che ha imparato a servizio del mondo. (2016, p. 23)
  • Di particolare importanza per l'educazione del discepolo è il modo in cui ascolta gli altri quando parlano. Deve abituarsi a far tacere del tutto la propria interiorità. Quando qualcuno esprime un'opinione, e un altro lo ascolta, nell'interiorità di questi sorge in generale un sentimento di approvazione o di opposizione. Molti si sentiranno subito spinti a esternare il loro consenso e soprattutto la loro opinione contraria. Il discepolo deve mettere a tacere ogni simile approvazione e opposizione. (2016, p. 40)
  • Le entità superiori, di cui si tratta nella scienza occulta, possono parlare soltanto a chi, ascoltando imparzialmente, sia capace davvero di accogliere interiormente le loro comunicazioni con calma, senza l'emozione di un'opinione personale o di un sentimento personale. Finché gli uomini oppongono un'opinione o un sentimento qualsiasi a quel che si ascolta, le entità del mondo spirituale tacciono. (2016, p. 41)
  • Una norma deve venir osservata: nessuno deve dedicare a esercizi occulti tempo e forza superiori a quelli di cui la sua situazione nella vita, e i suoi doveri gli permettano di disporre. Nessuno, per seguire il sentiero occulto, deve modificare a un tratto qualcosa nelle condizioni esteriori della propria vita. Se si desiderano veri risultati, occorre pazienza; dopo avere eseguito per qualche minuto un esercizio, bisogna poterlo interrompere per compiere tranquillamente il lavoro quotidiano, e nessun pensiero relativo agli esercizi deve frammischiarsi al lavoro della giornata. Chi, nel senso migliore e più elevato, non hai imparato ad aspettare, non è adatto alla disciplina occulta e non arriverà mai risultati di qualche valore. (2016, pp. 45-46)
  • Non occorre certo ripetere che il discepolo dell'occultismo, per il fatto di vivere nei mondi superiori, non deve trascurare alcun dovere della sua vita ordinaria. Nessun dovere nel mondo superiore può obbligarlo a trascurare uno solo dei suoi doveri nel mondo ordinario. Il padre di famiglia rimane ugualmente buon padre di famiglia, la madre rimane ugualmente buona madre, il funzionario non è impedito di assolvere i suoi obblighi e neppure il soldato o qualsiasi altra persona, se vuol diventare discepolo occulto. (2016, p. 62)
  • Chi ha acquisito la capacità di seguire principi ed ideali alti, senza curarsi di propri desideri e scopi personali, chi sa sempre compiere il suo dovere, anche quando inclinazioni e simpatie tendono a distrarlo, nella vita abituale è già inconsapevolmente un iniziato; ben poco gli mancherà per poter superare la prova descritta. (2016, p. 64)
  • Si ottiene qualcosa soltanto abbandonandosi sempre di nuovo un determinato pensiero, facendolo del tutto proprio. Esso è: "Devo far di tutto per educare la mia anima il mio spirito, ma aspetterò con calma che le potenze superiori mi giudichino maturo per una certa illuminazione". Se questo pensiero assume tale forza e noi da formare una disposizione del carattere, sia sulla giusta strada. (2016, p. 70)
  • Esiste una sola via per spogliarsi dei propri difetti e delle proprie debolezze: riconoscerli esattamente. [...] Chi si abitua alla verità verso se stesso, si apre la porta alla visione superiore. (2016, p. 71)
  • Vi sono anche altre vie che conducono più rapidamente alla meta; nulla hanno però in comune con ciò che qui è inteso, perché su chi le segue possono avere effetti che un occultista esperto non può desiderare. Siccome alcune di queste vie spesso diventano di dominio pubblico, è necessario ammonire espressamente che non conviene seguirle. Per ragioni che soltanto l'iniziato può comprendere, quelle vie non possono mai essere comunicate al pubblico nella loro vera forma. Le poche notizie frammentarie che qua e là appaiono non possono condurre ad alcun profitto, ma piuttosto a minare la salute, la felicità e la serenità dell'anima. Chi non vuole affidarsi a potenze molto tenebrose, delle quali non può conoscere né la vera natura, né l'origine, eviti di occuparsi di quelle cose. (2016, p. 75)
  • Occorre però rilevare che il desiderio generico di conseguire la conoscenza superiore non basta. Tale desiderio è naturalmente comune a molti. Chi ha soltanto il desiderio, senza la volontà di accettare le condizioni speciali della disciplina occulta, certo non arriverà lontano. A questo dovrebbe riflettere chi si lagna che la disciplina occulta non risulta facile. Chi non può o non vuole adempiere a quelle severe condizioni deve rinunziare per il momento alla disciplina occulta. Le condizioni sono severe, ma non dure, poiché il loro adempimento non soltanto dovrebbe, ma deve essere un atto di libera volontà. (2016, p. 78)
  • Minimi sono i risultati del lavoro, quando è compiuto per desiderio di successo, così come l'apprendimento seguito senza devozione reca poco vantaggio. Fa progredire soltanto l'amore per il lavoro, non l'amore per il risultato. (2016, p. 85)
  • Se all'uomo si aprisse lo sguardo nel mondo dello spirito prima di essere a sufficienza preparato alle entità che vi esistono, dinanzi all'immagine già descritta della propria anima sarebbe anzitutto come di fronte a un enigma. Le figure dei suoi istinti e delle sue passioni gli si presentano ora con forme che sentirebbe come figure animali, o più di rado come figure umane. (2016, pp. 114-115)
  • A questo gradino della sua evoluzione, il chiaroveggente percepisce inoltre cose che sfuggono quasi, o completamente, alla comprensione sensibile. Per esempio, può osservare la diversità astrale fra un ambiente che sia per la maggior parte riempito da uomini di mentalità bassa, e uno in cui si trovino raccolte persone di mentalità elevata. In un ospedale, non soltanto l'atmosfera fisica, ma anche la spirituale, è diversa da quella di una sala da ballo. Una città mercantile ha un'aria astrale diversa da quella di un centro universitario. (2016, p. 126)
  • Finché l'anima non è veggente nel senso più alto, essa è guidata da esseri cosmici superiori. Come la vita di un cieco, che abbia acquistato la vista dopo un'operazione, diventa diversa da quella che era prima, quando doveva dipendere dall'altrui guida, così la vita del discepolo si trasforma con la disciplina occulta. Egli è maturo per sapersi guidare, e da ora in avanti deve assumere la direzione di se stesso. Appena questo succede, egli si trova comprensibilmente esposto ad errori di cui la coscienza ordinaria non ha idea. Agisce ora da un mondo dal quale potenze superiori lo influenzavano prima a sua insaputa. Quelle potenze superiori sono disciplinate dall'armonia cosmica universale. Da tale armonia cosmica il discepolo ora esce. Deve quindi fare da sé cose che prima venivano per lui compiute senza la sua cooperazione.
    Questa è la ragione per cui i libri che trattano di questi argomenti parlano molto dei pericoli cui va incontro chi ascende ai mondi superiori. Le descrizioni, che talvolta vi si trovano di tali pericoli, si prestano veramente a far sì che anime timide rabbrividiscano di fronte alla vita superiore. Occorre però dire che questi pericoli esistono soltanto quando vengano trascurate le necessarie cautele. Se invece i consigli suggeriti dalla vera disciplina occulta sono seguiti con cura, l'ascesa si svolge attraverso esperienze che trascendono per potenza e grandezza tutto ciò che la fantasia più audace possa immaginare; ma non si può parlare di danni alla salute o alla vita. (2016, p. 137)
  • Se qualcuno mi invia un sentimento di odio, esso è visibile al chiaroveggente nella forma di una tenue nube luminosa di un determinato colore. Il chiaroveggente può difendersi da quel sentimento di odio, così come un uomo dei sensi può parare un colpo fisico diretto a colpirlo. Nel mondo soprasensibile l'odio diventa un fenomeno visibile. (2016, p. 141)
  • Il "guardiano" lo deve ammonire di non procedere oltre, se non sente in sé la forza di soddisfare le richieste contenute nel discorso su citato. Per quanto orribile possa essere la figura del "guardiano", essa tuttavia è soltanto l'effetto della passata vita del discepolo, è soltanto il suo carattere, destato a vita indipendente al di fuori di lui. (2016, pp. 148-149)

La missione universale dell'Arte

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Facendo seguito alle diverse conferenze tenute qui negli ultimi tempi, vorrei oggi svolgere alcune considerazioni in merito all'evoluzione dell'umanità dopo l'avvento del cristianesimo, e far notare alcune cose che risulteranno meglio proprio come conclusione delle conferenze precedenti.

Citazioni

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  • Si potrebbe dire che a sentirsi così legato alla terra ed estraneo al cosmo l'uomo è giunto oggi, tanto da considerare le stelle addirittura del tutto al di fuori della sua dimora terrena e di scarsa importanza per loro. (pp. 8-9)
  • Vi è in genere nell'evoluzione dell'umanità una tendenza contraria al progresso. Oggi l'umanità ha ancora paura di formulare nuovi concetti: vorrebbe continuare a sviluppare i vecchi. Dobbiamo uscire da questa avversione al progresso. Se diverremo favorevoli al progresso, acquisiremo anche una naturale relazione verso l'antroposofia, che appunto si avvia da esigenze antiquate verso quelle attuali dell'umanità, vale a dire ad elevarsi allo spirito. (p. 21)
  • Nella forma delle chiese vi è in un certo senso il desiderio dell'anima per la sua forma dopo aver abbandonato il corpo. (p. 30)
  • L'artista non riuscirebbe a creare con la sua materia, se in lui non vivesse l'impulso che proviene dal mondo spirituale. (p. 57)
  • Chi ad esempio sente davvero il rosso, lo splendore del rosso, sperimenterà sempre come il rosso "esca" dal quadro, come esso ci porti vicino quel che nel quadro viene raffigurato, mentre il blu ce lo porta lontano. (p. 126)
  • Gli antichi poeti epici non esprimevano questi uomini avevano da dire sugli eroi stessi (questo lo si ascoltava già tutti giorni sulla piazza del mercato), ma ciò che sulle cose umane e terrene poteva dire la dea, se l'uomo le si abbandonava. Questa era la poesia epica.
    «Cantami, o diva, del pelide Achille...», così comincia Omero l'Iliade. «Musa, quell'uom di multiforme ingegno...», così Omero comincia l'Odissea. Musa, diva, cioè dea. Non sono frasi fatte, ma la testimonianza intima del vero poeta epico, che non vuole parlare da sé, che fa parlare in se stesso la dea, che l'accoglie nella propria fantasia, figlia della cosmica forza di crescita, affinché il divino parli lui degli eventi del mondo. (p. 134)
  • Il poeta epico sentiva come se la musa, la dea, fosse discesa in lui e giudicasse gli eventi terreni. Perciò nei tempi antichi il greco, quando come attore impersonava il dramma, voleva evitare che l'individuo umano trasparisse in lui, e per questo si metteva dei rialzi sotto i piedi; e la sua voce risuonava come attraverso una specie di strumento musicale, poiché ciò che si rappresentava nel dramma doveva essere sollevato al di sopra dell'individuo umano. (p. 135)
  • Dobbiamo saperci valere bene di tutto quel che ci ha portato il naturalismo non dobbiamo perdere tutto quel che abbiamo acquisito cercando nei secoli l'ideale artistico dell'imitazione della natura. Sono cattivi artisti e cattivi scienziati quelli che guardano al materialismo con schermo; il materialismo doveva esistere. Non vale storcere la bocca di fronte all'uomo terreno meramente materiale, terrestre, di fronte al mondo materiale, ma avere invece la volontà di penetrare davvero anche con lo spirito del mondo materiale. Non dobbiamo dunque disprezzare perché il materialismo ci ha portato nella scienza e nell'arte. Dobbiamo invece ritrovare la via allo spirito, senza creare un arido simbolismo o fasulle allegorie. Simbolismo e allegorie non sono forme artistiche. Soltanto l'impulso immediato del sentire artistico attinto alla sorgente dalla quale scaturiscono le idee dell'antroposofia, può essere il punto di partenza per un'arte nuova. Dobbiamo diventare artisti, non simbolisti o inventori di allegorie, salendo davvero sempre più nei mondi dello spirito grazie una conoscenza spirituale. (pp. 135-136)

Le manifestazioni del karma

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Questo ciclo di conferenze tratterà questioni che riguardano la scienza dello spirito e che profondamente incidono nella vita. Dalle diverse esposizioni date nel corso del tempo, ci è già familiare che la scienza dello spirito non deve essere un'astratta teoria, né una pura dottrina o un semplice insegnamento, bensì una fonte per la vita e per la capacità di vivere; essa adempie il suo compito solo quando, mediante ciò che è in grado di dare in fatto di conoscenze, fa scorrere nella nostra anima qualcosa che può rendere più ricca e più comprensibile la vita, più abile e più vigorosa nell'azione la nostra anima.

Citazioni

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  • Con questo vediamo come, in effetti, i nostri errori [...] diventano cause di malattia se appunto non ci limitiamo a un'incarnazione, ma consideriamo l'effetto di un'incarnazione su quella seguente; vediamo anche come gli influssi luciferici diventano cause di malattia allo stesso modo. In effetti, possiamo dire che non commettiamo impunemente i nostri errori. Portiamo in noi il marchio dei nostri errori nella nostra successiva incarnazione, e lo facciamo movendo da una ragione superiore a quella della nostra vita ordinaria, da quella ragione che durante il periodo tra morte e nuova nascita ci guida a renderci tanto forti da non essere più esposti in avvenire alle stesse seduzioni. Così le malattie si pongono perfino come possenti educatrici nella nostra vita. (p. 90)
  • [...] mentre le forze luciferiche operano facendo maggiormente presa nell'intimo del corpo astrale dell'uomo, le forze arimaniche operano maggiormente sulle impressioni esteriori che l'uomo accoglie. In quello che accogliamo dal mondo esterno, risiedono le forze arimaniche; nel piacere e dispiacere, nelle passioni e così via che salgono e agiscono nell'anima, risiedono le forze luciferiche. (p. 114)
  • Sappiamo che nell'addormentarsi viene lasciato nel letto il corpo fisico e il corpo eterico, e che da questi escono il corpo astrale e l'io. L'addormentarci è per noi dunque un uscire di io e corpo astrale da corpo fisico e corpo eterico; il risvegliarci, al contrario, è un reinserirsi di corpo astrale e io nel corpo fisico e nel corpo eterico. Ogni mattina, risvegliandosi, l'uomo si immerge dunque nel suo corpo fisico e nel suo corpo eterico con la sua arte interiore, col corpo astrale e con l'io. (p. 123)
  • [...] ovunque in una malattia subentri dolore, vi è una potenza luciferica che ha causato quella malattia. (p. 143)
  • Le anime veramente preparate per l'antroposofia sono però tali che o si sentono inappagate dalle sensazioni esteriori, oppure riconoscono che la scienza esteriore con tutte le sue spiegazioni non riesce a chiarire i fatti. Sono queste le anime che, attraverso il loro karma complessivo, sono preparate in modo che con le parti costitutive interiori della loro vita animica possono collegarsi con l'antroposofia. La scienza dello spirito appartiene pure al karma complessivo dell'umanità e vi si inserisce come tale. (p. 188)
  • Nell'animale chi sperimenta è soltanto l'anima della specie, l'anima di gruppo. Il morire di un animale significa per l'anima di gruppo pressapoco quello che noi sperimentiamo quando, all'avvicinarsi dell'estate, ci facciamo tagliare più corti i capelli che poi a poco a poco tornano a ricrescere. L'anima di gruppo di una specie animale sente la morte di un animale come la morte di un arto, che a poco a poco si rimpiazza di nuovo. (p. 197)
  • La materia secondo la sua essenza è luce. (p. 206)
  • Dobbiamo infondere amore affinché possa essere un aiuto il fluente atto d'amore. Hanno tale carattere di amore aggiunto tutti quegli atti terapeutici che si basano più o meno sui cosiddetti processi terapeutici psichici. Quel che in una forma o in un'altra viene impiegato nei processi terapeutici psichici è in relazione con l'apporto di amore. E amore quello che noi istilliamo come balsamo nell'altro uomo; ad amore egli deve essere alla fine riportato, e può anche esserlo. Può essere riportato ad amore quando poniamo in movimento dei semplici fatti psichici, quando induciamo un altro forse anche soltanto a mettere in ordine la sua anima depressa. (p. 209)
  • Arimane è il compimento karmico di Lucifero. (p. 230)
  • La vita nel periodo di kamaloka è tale che viene aggiunta intenzione a intenzione, e viene presa la decisione generale di dover correggere nuovamente tutto ciò che con pensieri e con fatti ci ha portato in basso. Ciò che l'uomo così sente viene impresso nella sua vita successiva; poi con la nascita egli entra nell'esistenza con questa intenzione, e questo mezzo carica su di sé il suo karma. Perciò non possiamo dire che, entrando nell'esistenza attraverso la nascita, abbiamo un libero arbitrio. Possiamo soltanto e unicamente parlare del fatto che ci avviciniamo a un libero volere nella misura in cui siamo riusciti a padroneggiare gli influssi di Lucifero e di Arimane. (p. 233)
  • Chiunque avrà trasformato l'antroposofia in vita interiore dell'anima diventerà fonte di forza spirituale. Chi crede nel soprasensibile, deve avere assolutamente la convinzione che le nostre conoscenze e i nostri modi di sentire antroposofici agiscono spiritualmente, e cioè che essi si diffondono invisibilmente nel mondo quando ci rendiamo realmente strumenti coscienti, compenetrati da vita antroposofica. (p. 242)

Massime antroposofiche

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  • L'antroposofia è una via della conoscenza che vorrebbe condurre lo spirituale che è nell'uomo allo spirituale che è nell'universo. Sorge nell'uomo come un bisogno del cuore e del sentimento. Deve trovare la sua giustificazione nel fatto che essa è in grado di offrire a questo bisogno un soddisfacimento. Può riconoscere l'antroposofia solo chi trova in essa quel che deve cercare per una sua esigenza interiore. Possono perciò essere antroposofi soltanto quegli uomini che sentono certi problemi sull'essere dell'uomo e del mondo come una necessità vitale, come si sente fame e sete. (1)
  • Vi sono uomini i quali credono che, coi limiti della percezione dei sensi, siano posti anche i limiti di ogni altra cognizione. Se ponessero attenzione a come essi diventino coscienti di quei limiti, scoprirebbero in questa coscienza anche le facoltà per varcare i limiti. Il pesce nuota al limite dell'acqua; deve ritrarsene, perché gli mancano gli organi fisici per vivere fuori dell'acqua. L'uomo arriva al limite della percezione dei sensi; può riconoscere che, lungo la via fin lì, ha acquistato forze dell'anima per vivere animicamente nell'elemento che non è abbracciato dalla percezione dei sensi. (3)
  • L'uomo è un essere che esplica la sua vita nel mezzo tra due sfere del mondo. È inserito col suo sviluppo corporeo in un mondo inferiore; con l'entità della sua anima egli forma un mondo intermedio, e tende con le forze spirituali verso un mondo superiore. Egli ha il suo sviluppo corporeo da quel che gli ha dato la natura; porta in sé come parte sua propria l'entità della sua anima; trova in sé le forze dello spirito come doni che lo guidano oltre se stesso a prender parte ad un mondo divino. (17)
  • Nell'organizzazione dell'io l'uomo sperimenta sé stesso quale spirito nel corpo fisico. Perché ciò possa avvenire, è necessaria l'attività di esseri che vivono essi stessi come spiriti nel mondo fisico. (75)

Universo, terra, uomo

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Vorrei anzitutto esprimere la profonda soddisfazione di poter tener qui un corso di conferenze sopra argomenti scientifico-spirituali in un ampio contesto. Per quanto sia importante e necessario che nel nostro tempo la scienza dello spirito offra certi spunti in conferenze isolate, non meno necessario è il poter esporre pensieri e fatti in connessioni più vaste. Certe cose possono allora venire espresse in modo più preciso, e in una cornice che consenta di metterle nella giusta luce, mentre altrimenti è facile che sorga qualche malinteso. Ai nostri giorni infatti anche le anime più preparate possono incontrare qualche difficoltà nell'accogliere delle comunicazioni sulle realtà spirituali. Per comprendere le cose secondo l'intenzione di chi le espone non basta la buona volontà né l'intelletto; occorre invece portar loro incontro qualcosa che (anche in senso occulto-esoterico) si potrebbe chiamare pazienza, intendo il concetto di pazienza in modo più profondo del consueto. Molte idee e concezioni vanno prima lumeggiate da altre nozioni, finché dall'insieme del contesto risulti chiaro ciò che dapprima era stato accolto solo come un accenno e che poteva sembrare a qualcuno difficilmente credibile. 

Citazioni

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  • L'uomo dell'antica Atlantide possedeva di norma una chiaroveggenza per cui erano compagni della sua esistenza non solo i minerali, le piante e gli animali, ma anche certe figure divino-spirituali: con queste egli conviveva, come oggi si convive fra uomini. Neppure la distinzione fra la notte e il giorno era a quel tempo così rigida com'è oggi. (p. 17)
  • Lo sguardo dell'uomo d'oggi è fissato sul corpo fisico; egli considera il corpo fisico come una realtà e non riesce a sollevarsi allo spirituale. Le anime, che oggi guardano ai corpi umani fisici e sono incapaci di sollevarsi a qualcosa di spirituale, furono un tempo incarnate in popoli diversi, come greci o come romani o come egizi antichi. (p. 23)
  • Siccome l'antica anima egizia doveva guardare giù dalle regioni spirituali verso il suo corpo fisico conservato, prese radice in essa il pensiero che il corpo fisico sia una realtà più alta di quanto è realmente. Si immagini la nostra anima di allora che aveva il suo sguardo fissato sulla mummia. Il pensiero della forma fisica è andato indurendosi e si è poi trasmesso dall'una all'altra incarnazione: ed ecco che oggi quel pensiero si manifesta nel fatto che gli uomini non sanno distaccarsi dalla loro forma corporea fisica. Il materialismo in quanto pensiero è in buona parte frutto della imbalsamazione delle salme durante l'età egizia. (p. 24)
  • Per farci un'idea di un tale io di gruppo [quello degli animali], immaginiamo che qui davanti a me ci sia una parete e in essa vengano praticati dieci fori. Io infilo le mie dieci dita in quei fori e le muovo. In questo caso voi vedreste le mie dita, ma non vedreste me stesso; senz'altro direste che esse non si muovono da sole, ma che deve esservi qualcosa di nascosto che provoca il loro movimento. In altre parole, si supporrebbe l'esistenza di un'entità appartenente a quelle dieci dita. Questo paragone ci permette di comprendere il carattere di gruppo, il carattere di specie della sfera animica negli animali. (p. 42)
  • Se strappiamo dalla terra una pianta con la sua radice, questo fa male alla Terra intera, produce dolore all'anima della pianta. Questo è un dato di fatto. Invece non si deve credere che faccia male alla Terra quando si colgono i fiori: tutt'altro! Quando per esempio viene mietuto il grano, lo sguardo chiaroveggente vede espandersi per la Terra dei veri fiotti di benessere. (p. 45)
  • Se un minerale viene frantumato, esso non risente dolore ma al contrario piacere e voluttà: una cava di pietre è percorsa da fiotti di piacere, quando la roccia viene spezzata e frantumata. Provocherebbe invece dolore fortissimo il tentativo di voler ricomporre tutti quei frammenti.(p. 48)
  • Per quali ragioni in ogni tempo gli iniziati esortarono gli uomini a pregare prima dei pasti? La preghiera doveva solo documentare che con l'assunzione del cibo qualcosa di spirituale penetra nell'uomo. (p. 50)
  • In un mito come quello di Osiride non si deve dunque cercare solo il riflesso di eventi astronomici, ma dobbiamo scorgervi il risultato di profonde conoscenze chiaroveggenti degli antichi savi sacerdoti egizi. Essi introdussero nel mito quanto sapevano dell'evoluzione della Terra e degli uomini. (p. 70)
  • [...] sul fondo di una strada si vedono dei solchi e ci si domanda a che cosa siano dovuti; la risposta è: al passaggio di un veicolo. Si può domandare da dove provenisse il veicolo, e rispondere che era usato da una persona per certi suoi affari. A questo punto qualcuno potrebbe chiedere l'origine di quegli affari. Ma già qui ci si troverebbe così lontani dall'oggetto iniziale, che si penetra in tutt'altra sfera e la domanda perde ogni senso, in relazione a quella iniziale. Se il senso dell'impostazione di una domanda è un'idea, rimanendo nell'astratto si arriva solo a una serie infinita di altre domande. Invece nella considerazione concreta di un problema si arriva da ultimo a entità spirituali, e qui non si chiede più perché facciano qualcosa, ma ci si domanda: che cosa fanno? Occorre però educarsi a riconoscere i limiti del domandare. (p. 84)
  • Ci si può dunque domandare se per la coscienza chiaroveggente esistano anche sugli altri pianeti degli uomini come quelli che vivono sulla Terra. La risposta della coscienza chiaroveggente è che sugli altri pianeti non troviamo uomini nella medesima figura che hanno sulla Terra. (p. 120)
  • Osservando gli esseri che ci circondano, che sono i frutti dell'evoluzione lunare e hanno anche una missione ulteriore, noi troviamo la saggezza dappertutto. Si osservi qualunque cosa, per esempio un fiore: quanto più accuratamente lo si osserverà, tanto più stupiti si rimarrà per il modo in cui ogni singola parte è disposta conforme a una saggezza superiore. Si osservi il femore umano e si scoprirà l'altissima saggezza con cui le sue trabecole sono disposte per formare una struttura capace di reggere la parte superiore del corpo. Nessuna ingegneria è oggi capace di eguagliare nella costruzione di ponti l'alta saggezza di quella struttura. (p. 123)
  • Per quanto possa sembrare strano, tutte le nostre sensazioni, visive, uditive o altre hanno un'esistenza solo terrestre; se si potessero avere contatti con esseri di altri pianeti, ci si accorgerebbe dell'impossibilità di intendersi con loro direttamente, in quanto avrebbero un modo del tutto diverso di percepire oggetti ed entità: per esempio non capirebbero nulla, se si parlasse loro di un colore. Quel che noi chiamiamo sensazione serve per il nostro pianeta particolare. (p. 130)
  • Fra tutte le popolazioni migrate dal continente atlantico, quella europea rimase dotata della più forte disposizione alla chiaroveggenza: meno dotata in tal senso fu la popolazione africana. In Asia, dove era presto giunta, la parte più progredita dei migratori atlantici incontrò una popolazione ancora più antica e dotata di un'ancora più antica chiaroveggenza. Perciò in quel tempo nel cuore dell'Asia la chiaroveggenza era assai diffusa. Vi fu però una certa piccola colonia, stabilitasi nei pressi del deserto di Gobi e formata dai più progrediti fra gli uomini dell'Atlantide. (pp. 142-143)
  • Nelle concezioni che insegnano in modo materialistico la discendenza dell'uomo dagli animali ci si ripresenta oggi il fatto che un tempo l'uomo sapeva che nella remota antichità il suo corpo fisico aveva ancora dei tratti animali e che quindi, nel ricordo egizio, persino certe divinità venivano raffigurate in forme animali. Il darwinismo stesso non è altro che un retaggio dell'antico Egitto, in forma materialistica. (p. 179)

Incipit di alcune opere

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Teosofia

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Introduzione alla conoscenza soprasensibile del mondo e del destino umano

Quando nell'autunno del 1813, Johann Gottlieb Fichte espose la sua Dottrina quale frutto maturo di una vita tutta dedita al servizio della verità, disse subito in principio le seguenti parole: "Questa dottrina presuppone un senso interiore del tutto nuovo mediante il quale si apre un nuovo mondo che per l'uomo ordinario non esiste". E poi ricorse ad una similitudine per mostrare quanto la sua dottrina dovesse rimanere inafferrabile per chi volesse giudicarla con le rappresentazioni dei sensi ordinari: "Immaginate un mondo di ciechi nati, ai quali perciò le cose e i loro nessi siano noti soltanto per quel che ne rivela il tatto. Andate a parlar loro dei colori e delle altre condizioni che esistono soltanto in virtù della luce e per la vista. Parlerete a vuoto, e sarà una fortuna se ve lo dicono, perché allora non tarderete a riconoscere il vostro errore e, a meno che possiate aprir loro gli occhi, smetterete l'inutile discorso".
Ora chi parla agli uomini delle cose alle quali Fiche allude qui, si trova troppo spesso in una condizione analoga a quel veggente in mezzo a ciechi nati. Ma queste sono le cose che si riferiscono alla vera natura e alle mete supreme dell'uomo. Chi credesse necessario smettere l'inutile discorso, dovrebbe disperare dell'umanità. Non bisogna al contrario dubitare nemmeno un istante della possibilità di aprire gli occhi a chiunque vi cooperi con la sua buona volontà.

Citazioni su Rudolf Steiner

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  • Il fondatore della [Società] Thule, [Rudolph von Sebottendorf, afferma addirittura:«L'antroposofo Steiner prima della guerra aveva lavorqto a Berlino in collaborazione con Lisbeth Seidler, nota in seguito come la veggente di Sklarek. Costoro, valendosi del loro ascendente sul generale Moltke, presso il quale entrambi avevano sempre libero accesso, per aver ritardato il tempestivo arrivo di adeguati rinforzi, avevano compromesso l'esito della battaglia della Marna, risoltasi in una clamorosa sconfitta»[7]. È ovviamente del tutto inverosimile che antroposofi e veggenti abbiano determinato l'insuccesso tedesco. Ma i loro rapporti col vincitore di Sadowa e di Sedan e comandante dell'esercito all'inizio della guerra (formalmente in subordine solo al Kaiser) sono un dato di fatto[8].
  • Il fatto che è stato possibile confermare con i metodi scientifici tradizionali tutte le conclusioni alle quali Steiner era giunto per via puramente spirituale dimostra in modo lampante che il metodo delle scienze naturali non è l'unico che permette di studiare la realtà, e prova altresi che parallelamente ad esso esiste una conoscenza spirituale esatta per lo meno quanto quella scientifica. (Thorwald Dethlefsen)
  • La personalità di Steiner si palesa tutta intera, prima di tutto con la sola sua presenza, poi con la sua parola. Ciò che distingue la sua eloquenza è una forza particolare rivestita pur sempre di dolcezza; forza che nasce, senza dubbio, da una perfetta serenità d'animo congiunta con una meravigliosa lucidità di spirito. [...] Mai una parola che ferisca o stoni. Di ragionamento in ragionamento, di analogia in analogia, egli conduce dal noto all'ignoto. Ciò che domina in ogni suo discorso, qualunque ne sia l'argomento, è sempre il prodigio di una sintesi coordinatrice ed esplicatrice dei fatti. (Edouard Schuré)
  • Quanto alla sostanza dei suoi insegnamenti e della sua vita, non posso vederlo che come figura chiave [...] nella transizione dolorosa dell'umanità da ciò che mi sono avventurato chiamare partecipazione originaria a partecipazione finale. (Owen Barfield)

Note

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  1. La Luna di Pasqua, su larchetipo.com.
  2. Citato in Rudolf Steiner Alcol e nicotina p. 21
  3. Citato in Rudolf Steiner Alcol e nicotina p. 19
  4. Sull'essenza dell'ebraismo, su larchetipo.com.
  5. dalla conferenza Come superare la povertà dell'anima nei tempi moderni? del 10 ottobre 1916, Zurigo. G.A. 168
  6. Testo orig.: Die Entwicklung von Erde und Mensch - Bd. 1, traduzione di Giusi Graziuso, Archiati Verlag, 2008.
  7. Rudolph von Sebottendorf, Prima che Hitler venisse - Storia della Società Thule, Arktos, Torino 1987, pag. 74. L'A. cita come fonte un libello anti-steineriano: Il dott. Steiner, un imbroglione senza pari, di Schwarz-Bostunnisch, Ed. Bopple, Monaco.
  8. Giorgio Galli, Hitler e il Nazismo magico, editore Rizzoli, Padova Aprile 2016, isbn 978-88-17-00634-7, pag. 79, URL archiviato il 12 Novembre 2018

Bibliografia

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  • Rudolf Steiner, Conoscenza vivente della natura, traduzione di Iberto Bavastro, Opera Omnia n. 220, Editrice Antroposofica, Milano, 2018. ISBN 978-88-7787-606-5
  • Rudolf Steiner, Considerazioni esoteriche su nessi karmici I, traduzione di Ida Levi, Opera Omnia n. 235, Editrice Antroposofica, Milano, 1985.
  • Rudolf Steiner, Corrispondenze fra microcosmo e macrocosmo. L'uomo, un geroglifico dell'universo, traduzione di Adele Crippa, Opera Omnia n. 201, Editrice Antroposofica, Milano, 2012. ISBN 978-88-7787-492-4
  • Rudolf Steiner, Dalla cronaca dell'akasha, traduzione di Lina Schwarz, Editrice Antroposofica, Milano, 2016. ISBN 978-88-7787-411-5
  • Rudolf Steiner, Epidemie, traduzione di Daniela Castelmonte, Editrice Antroposofica, Milano, 2020. ISBN 978-88-7787-633-1
  • Rudolf Steiner, Gerarchie spirituali e loro riflesso nel mondo fisico Zodiaco Pianeti Cosmo, traduzione di Lina Schwarz, Opera Omnia n. 110, Editrice Antroposofica, Milano, 2010. ISBN 978-88-7787-393-4
  • Rudolf Steiner, Gerarchie spirituali e loro riflesso nel mondo fisico Zodiaco Pianeti Cosmo, traduzione di Iberto Bavastro, Opera Omnia n. 110, Editrice Antroposofica, Milano, 1980.
  • Rudolf Steiner, Il Cristianesimo come fatto mistico e i misteri antichi, traduzione di Willy Schwarz, Opera Omnia n. 8, Editrice Antroposofica, Milano, 2017. ISBN 978-88-7787-511-2
  • Rudolf Steiner, Il legame fra i vivi e i morti, traduzione di Lucy Milenkovic', Enrica Mamoli, Silvia Schwarz e Rinaldo Küfferle, Opera Omnia n. 168, Editrice Antroposofica, Milano, 2019. ISBN 978-88-7787-451-1
  • Rudolf Steiner, Il Vangelo di Giovanni, traduzione di Willy Schwarz, Opera Omnia n. 103, Editrice Antroposofica, Milano, 2014. ISBN 978-88-7787-427-6
  • Rudolf Steiner, Il Vangelo di Luca, traduzione di Lina Schwarz, Opera Omnia n. 114, Editrice Antroposofica, Milano, 2016. ISBN 978-88-7787-523-5
  • Rudolf Steiner, Il Vangelo di Marco, traduzione di W. Schwarz, Opera Omnia n. 139, Editrice Antroposofica, Milano 2004. ISBN 978-88-7787-349-3
  • Rudolf Steiner, Il Vangelo di Matteo, traduzione di W. Schwarz, Opera Omnia n.123, Editrice Antroposofica, Milano 1979. ISBN 978-8877874856
  • Rudolf Steiner, Il Vangelo di Matteo, traduzione di W. Schwarz, Opera Omnia n.123, Editrice Antroposofica, Milano 2012. ISBN 978-8877874856
  • Rudolf Steiner, L'azione delle stelle e dei pianeti sulla vita terrestre, traduzione di Dante Vigevani, Editrice Antroposofica, Milano, 2011. ISBN 978-88-7787-455-9
  • Rudolf Steiner, L'iniziazione, traduzione di Emmelina de Renzis, Opera Omnia n. 10, Editrice Antroposofica, Milano, 1988.
  • Rudolf Steiner, L'iniziazione, traduzione di Emmelina de Renzis, Opera Omnia n. 10, Editrice Antroposofica, Milano, 2016. ISBN 978-88-7787-478-8
  • Rudolf Steiner, La filosofia della libertà, traduzione di Iberto Bavastro, Opera Omnia n. 4, Editrice Antroposofica, Milano, 1986.
  • Rudolf Steiner, La filosofia della libertà, Opera Omnia n. 4, Editrice Antroposofica, Milano, 1966.
  • Rudolf Steiner, La filosofia della libertà, Opera Omnia n. 4, Editrice Antroposofica, Milano, 2016. ISBN 978-88-7787-504-4
  • Rudolf Steiner La mia vita, Opera omnia n. 28, Editrice Antroposofica, Milano. 2018. ISBN 978-88-7787-595-2
  • Rudolf Steiner, La missione universale dell'arte, Editrice Antroposofica, Milano, 2011. ISBN 978-88-7787-469-6
  • Rudolf Steiner, La saggezza dei Rosacroce, traduzione di Iberto Bavastro, Opera Omnia n. 99, Editrice Antroposofica, Milano, 2013. ISBN 978-88-7787-422-1
  • Rudolf Steiner, La scienza occulta nelle sue linee generali, trad. di E. De Renzis ed E. Battaglini, Bari, Laterza, 1947.
  • Rudolf Steiner, La scienza occulta nelle sue linee generali, trad. di E. De Renzis, E. Battaglini e I. Bavastro Milano, Editrice Antroposofica, 2018.
  • Rudolf Steiner, Le manifestazioni del karma, traduzione Marcello Carosi, Opera Omnia n. 120, Editrice Antropofisica, Milano, 2012. ISBN 978-88-7787-421-4
  • Rudolf Steiner, Le opere scientifiche di Goethe, Fratelli Bocca Editori, Milano, 1944.
  • Rudolf Steiner, Massime antroposofiche, traduzione di Lina Schwarz e Rinaldo Küfferle, Opera Omnia n. 26, Editrice Antroposofica, Milano, 1983.
  • Rudolf Steiner, Teosofia, traduzione di Ida Levi Bachi, Opera Omnia n. 9, Editrice Antroposofica, Milano, 1990.
  • Rudolf Steiner, Universo, terra, uomo (Welt, Erde und Mensch, deren Wesen und Entwickelung, sovie ihre Spiegelung in dem Zusammenhang zwischen iiuptischem Mythos undgegenwürtiger Kultur.), Editrice Antroposofica, Milano, 2005. ISBN 88-7787-370-1

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