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Scuola genovese

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Il museo Via del Campo 29 rosso, dedicato ai cantautori genovesi

Citazioni sulla scuola genovese dei cantautori.

  • Che sia ruvida una voce | appena un soffio l'altra | cantano sempre | la poesia in musica | i ragazzi della Foce [i cantautori genovesi] | la mia generazione | li ha seguiti | come antichi cavalieri | sguainati verso il sogno. (Mauro Macario)
  • La cosiddetta "scuola genovese" dei cantautori non esiste né è mai esistita. Una scuola prevede maestri e allievi, e nessuno di noi fece da maestro né fu allievo. Anzi, raramente si trovò un tale gruppo di vicini di casa più diversi tra loro: anche se tutti inconsciamente tesi, all'insaputa l'uno dell'altro, a dare una spallata alle belle certezze degli autori delle canzoni allora di moda, confondendo le idee che già erano poche e confuse, ai discografici. (Bruno Lauzi)
  • La scuola genovese, di cui tanto si parla, come movimento unitario non esisteva. Certo, ci si conosceva tutti, perché Genova è una città poi non tanto grande. Ci si incontrava, per esempio, al bar di Corso d'Italia. Non c'era coordinamento, ma c'era la voglia di emulare. Una delle prime canzoni che scrissi fu Il testamentoe ricordo che la feci sentire per primo a Gino Paoli, a casa sua. La ascoltò in silenzio e alla fine mi disse: 'è bellissima, ma dopo una canzone come questa, uno cosa può scrivere ancora?'. (Fabrizio De André)
  • Nell'area geografica che comprendeva la Foce (dove abitava Bindi), via Cecchi (regno di Lauzi), Boccadasse e corso Paganini (i due luoghi paoliani), Sturla (lì avevano casa i Reverberi), via Nizza (indirizzo di Tenco), c'era una fortissima densità di giovani destinati a scombinare le carte dell'Italia canora. (Arnaldo Bagnasco)
  • [Perché proprio a Genova nasce la canzone d'autore italiana?] Perché è una città di mare, e il mare porta traffici, linguaggi, culture che arrivano da tutto il mondo. Ma smettiamola di parlare di "scuola" genovese: ciascuno di noi fa storia a sé, e poi non abbiamo insegnato niente a nessuno. (Bruno Lauzi)
  • Quel movimento, la scuola genovese, non è mai esistito. Si è cercato di mitizzare in qualche maniera la nostra storia, tutti insieme e quasi tutti nello stesso periodo. Se vogliamo è stato un periodo speciale e anche un po' magico; essenzialmente è stata la stampa a creare questa situazione. Ancora oggi, quando ci chiedono di parlarne, siamo abbastanza imbarazzati, non sappiamo cosa dire. (Umberto Bindi)
  • Secondo me una "scuola genovese" non è mai esistita. A dimostrazione di questo è il fatto che di eredi, discepoli di questa scuola non ne esistono, neanche Michele o Max Manfredi o Federico Sirianni si possono considerare loro eredi. Il fatto che le istituzioni a Genova fossero di stampo conservatore non ha reso possibile l'emergere di questi cantanti da un punto di vista discografico. Quindi sono stati costretti a emigrare a Milano. Una cosa cosa che avevano in comune era il quartiere, la Foce, con la sua strada alberata, corso Torino, che va fino al mare, caratteristica unica per i quartieri genovesi. È un quartiere post-moderno, né ricco né povero, in cui avevi la possibilità di incontrare qualsiasi tipo di persona. [...] Un punto di incontro, di elaborazione, in cui i cantanti si trovavano nella piazzetta del quartiere, nel bar gestito dai cugini di Tenco o in riva al mare. E non a caso il mare è importantissimo nelle canzoni dei cantautori. (Andrea Gallo)

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