Paul Valéry

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Paul Valéry

Ambroise Paul Toussaint Jules Valéry (1871 – 1945), scrittore e poeta francese.

Citazioni di Paul Valéry[modifica]

  • C'è uno stupido dentro di me. Devo approfittare dei suoi errori.[1]
  • [Su Genova] Carruggi. Qui, moltitudini di bambini giocano attorno a povere p... nude, o seminude che si offrono sulla soglia dei loro bassi aperti. È una prostituzione simile al piccolo commercio delle strade. Esse si vendono semplicemente, come poco lontano si vendono castagne, fichi, enormi torte dorate, farinate di ceci. Si va nella vita complicata di questi profondi sentieri come si entrerebbe nel mare, nel fondo nero di un oceano stranamente popolato.
    Sensazione da novella araba. - Odori concentrati, odori ghiacciati, droghe, formaggi, caffè abbrustoliti, cacao deliziosi finemente tostati da cui s'esala amarume... - Passanti rapidi su questi marmi raschiati dallo scalpello. - Verso le alture, le stradette si arrampicano, ornandosi di passiere di mattoni e ciottoli. - Cipressi, minuscoli duomi, frati.
    Cucine fragranti. - Queste torte gigantesche, farine di ceci, mescolanze, sardine all'olio, uova sode imprigionate nella pasta, torte di spinaci, fritture. - Questa cucina è antichissima.
    Genova è una cava d'ardesia.[2]
  • D'Annunzio è sempre meraviglioso di energia vitale e di entusiasmo. Pensate che mi fece «volare» sul suo diabolico motoscafo da Desenzano a Gardone: pareva che il vento mi strappasse la pelle.[3]
  • [Su Genova] Dei luoghi sorprendenti, viottoli, deserti, una sorta di inatteso lago nero.[4]
  • Genova bellissima! ieri a bordo d'una nave un ballo e la presentazione al celebre signor Mylius, uno dei più grandi collezionisti del mondo. Nella sua villa, Cluny e una casa dei Goncourt e ai piedi di queste meraviglie tutto il mare e i fiori di questi posti.[5]
  • Genova, città dei gatti. Angoli neri.
    Si assiste alla sua ininterrotta costruzione dal tredicesimo al ventesimo secolo.
    Questa città tutta visibile e presente a se stessa; in persistente familiarità con il suo mare, la sua roccia, la sua ardesia, i suoi mattoni, i suoi marmi; in lavorio perpetuo contro la sua montagna. - Americana dopo Colombo.
    Noia ineffabile delle cose d'arte - assente a Genova.[2]
  • Genova è ricca di monumenti ed io dedico le mie giornate a visitarli. La cattedrale è bella, gotico-moresca con statue dei tempi antichi, con iscrizioni che tento di tradurre con l'avanzo di latino che mi rimane...[6]
  • Genova. Giro verso le Grazie, Castello con Broche... Adesso ho fatto, con le persiane, la penombra del mezzogiorno nella grande camera a mosaico. In attesa dell'ora del ricevimento solenne all'Università.
    C'è del silenzio vicino e del rumore lontano - Le stesse campane che ho inteso bambino.
    - Si va. Palazzo, Cortile a scalinata sconosciuto... Sala vasta e grandiloquente - Bei damaschi del tavolo e poltrone dorate. Discorsi brevi del rettore e di Celesia - Lungo e scemotto di Broche. Io parlo di Genova...[7]
  • I libri hanno gli stessi nemici che l'uomo: il fuoco, l'umido, le bestie, il tempo e il loro stesso contenuto.[8][9]
  • Il genio si muove nella follia, nel senso che si tiene a galla là dove il demente annega.[10]
  • [Su Marcel Proust] Il suo modo di scrivere si collega senza dubbio alla nostra migliore tradizione. Qualcuno fa notare che le sue opere non sono di lettura molto facile. Ma io non mi stancherò mai di affermare che dobbiamo accogliere con entusiasmo gli autori difficili del nostro tempo. Se qualcuno li leggerà, non sarà solamente per la loro piacevolezza. Essi ci riportano a Montaigne, a Descartes, a Bossuet e ad altri che vale forse ancora la pena di leggere.[11]
  • L'esistenza dei vicini è la sola difesa delle nazioni contro una perpetua guerra civile.
L'existence des voisins est la seule défense des nations contre une perpétuelle guerre civile.[12]
  • L'ingegno può coesistere con le superstizioni più grossolane.[13][9]
  • La Francia, dove l'indifferenza in materia di religione è tanto comune, è anche il paese dei miracoli più recenti. Negli stessi anni in cui Renan sviluppava la sua critica e il positivismo o l'agnosticismo si diffondevano, un'apparizione illuminava la grotta di Lourdes.[14]
  • La marchesa uscì alle cinque.[15][16]
  • La morte è una sorpresa che l'inconcepibile fa al concepibile.[17]
  • La Storia è il prodotto più pericoloso che la chimica dell'intelletto abbia mai elaborato. Le sue proprietà sono ben note. Fa sognare, inebria i popoli, genera in loro falsi ricordi, ne esaspera i riflessi, ne alimenta le antiche piaghe, li tormenta nel riposo li trascina al delirio di grandezza o a quello di persecuzione, e rende le nazioni amare e superbe, insopportabili e vane. La Storia giustifica qualsiasi cosa. Non insegna assolutamente nulla poiché contiene tutto, e di tutto fornisce esempi.[18]
  • La venerazione del passato conduce a un pessimismo ingiustificato sul presente e impedisce di capire che l'avvenire non è già più quello che era.[19]
  • Monte Fascie: 834 metri, la sua potenza – color di saio – digrada per ampie, larghe e lente pieghe – domina tutto senza slancio – scende e non sale. Fisionomia monastica e militare. Non chiacchiera. – Dal silenzio nudo e raso e dal tono dolce, su tutta la massa contiene e sorveglia tutta la città, della quale sembra ascoltare tutti i rumori, i galli e le sirene, campane e ruggiti vaporosi, senza mai rispondere. Fare di questo massiccio un bello studio topografico – Felice colui che è consolato dalla scrittura! – Quel disegno, quel rilievo minuzioso esaurirebbe su questi lobi e su questi contorni, mi libererebbe di questa montagna?[20]
  • Nell'arte della danza, i movimenti dei corpi non hanno nessun fine.[21]
  • Non cerchi tu il risveglio e la precisione della luce quando un cattivo sogno ti travaglia? Non siamo resuscitati dal sole in persona, e rinvigoriti dalla presenza dei corpi solidi? Ma in cambio non chiediamo forse al sonno e ai sogni di sciogliere le noie e d'interrompere i tormenti che ci perseguitano nel regno della luce? Sí che dall'uno fuggiamo all'altra, invocando il giorno nel cuor della notte e al contrario implorando le tenebre quando siamo immersi nel sole; ansiosi di sapere, troppo felici d'ignorare, cerchiamo in quel che è un rimedio a quel che non è, e in quel che non è un sollievo a quel che è. Una volta la realtà e un'altra l'illusione ci raccoglie; e l'anima, in definitiva, non ha altra risorsa che il vero, la sua arma, e la menzogna, il suo scudo.[22]
  • Non conosco l'esistenza di questo Ilario [Sant'Ilario] dove risiedete. Mi chiedo se si tratta d'uno di quei deliziosi piccoli paesi de la riviera di Levante. Che ricordi mi hanno lasciato i soggiorni da quelle parti e, in particolare, un certo mese d'agosto, a Nervi - nel 1887! [...] Si andava da Genova a Nervi! Una leggera colazione e, subito dopo il caffè - all'acqua! Tre o quattro ore d'acqua calda, profonda, tra gli scogli giovani uomini e fanciulle. Si saliva sulle rocce e ci si rituffava nel mare, indefinitamente. Poi ci si rivestiva in una specie di grotta marina, quasi tenebrosa, ingombra di remi. Queste immagini di sole familiare, d'acqua pungente, di vita passata in seminudità, di tempi cocentemente perduti... sono rimasti dentro di me, a lungo, quali risorsa e ideale. Ahimé, ora sento di non riattraversare più queste visioni, così potenti, che tanto significavano la giovinezza. Fino a qualche anno fa non avrei mai pensato di rifiutare, che so, quel calore e quei preservati vigori.[23]
  • O viottoli olenti | In cui ciascun sente | Cotante erbe e cento | Droghe differenti, | In cui, nari erranti, | Tu fendi gli incensi | Che l'ombra incoerente | Diffonde ai passanti...[24]
  • Passo molte sere con un collezionista straordinario, l'inglese Mylius, intento a fumare in casa sua che è un Cluny affacciato sul mare e sul cielo. Quest'uomo possiede delle meraviglie che farebbero morire Goncourt di gelosia e delle quali gode, tutto il giorno, vivendo, dormendo in un dandismo abituale, in una suprema indifferenza.[25]
  • Quando non si può attaccare il ragionamento, si attacca il ragionatore.[26]
  • Quanto a Genova, questa mirabile città ha delle strane virtù. Ci ho passato delle favolose estati, nell'infanzia. Ho creduto di diventarci pazzo nel 1892. Una certa notte bianca – bianca di lampi – che ho passato seduto a desiderare d'esser fulminato. (Sembra che non ne valessi la pena.)[27]
  • Quello che viene creduto da tutti, per sempre, dovunque, ha molte probabilità di essere falso.[28]
  • Si alza il vento!... Bisogna tentare di vivere!
Le vent se lève!... Il faut tenter de vivre![29][30]
  • Sogno spesso il piacere che sarebbe per me errare con voi per Zena. Che città singolare e completa! Purtroppo non ha avuto né un Canaletto, né un Guardi. Nessuno ha esplorato queste inesauribili atmosfere da incisione all'acquaforte. È stata un poco guastata. Voi non avete conosciuto il Molo Vecchio, nè le straduccole che si annodavano e reggevano il serpeggiante strascico al posto dell'infame via XX Settembre...[23]
  • Tempo semigrigio - mare scialbo, nomi conosciuti - Albenga, Albissola, Finale, Pegli, Sestri - - Stazione Broche e Console. Andiamo a piedi all'hotel de Genes - Via Nuova, Via Cairoli, Via Belli [Balbi? NdT]. Trovo Genova più bella di quanto la pensassi nel ricordo - Circolazione molto vivace - Ai piedi della Salita san Francesco, vista della casa - cena solo - Mediocre - Esco e scendo nel dedalo - San Matteo - Campetto - di notte. Penso di perdermi.[7]
  • Un uomo solo è sempre in cattiva compagnia.[31][32]
  • Verona, con le sue vecchie mura che l'attorniano, i suoi ponti dai parapetti merlati, le sue lunghe e larghe vie, i suoi ricordi del medio evo, ha una grande aria che incute rispetto.[33]

Album di versi antichi[modifica]

  • Sento i corni profondi e le trombe militari | ritmare la volata dei remi; il chiaro canto | dei curvi vogatori incatena il tumulto, || e gli Dei, sulla rupa eroica esaltati | nell'antico sorriso che la schiuma insulta | tendono a me le braccia indulgenti e scolpite. (da Elena)
  • Qual cuore può soffrire l'incanto inesorabile | della notte abbagliante e il firmamento fatale | senza erompere un grido puro siccome un'arma? (da Lo stesso incanto)
  • Si bagna un carneo frutto in una giovane vasca, | (azzurro nei giardini tremanti) ma fuor d'acqua, | isolando la chioma che ha forza d'elmo, splende | l'aureo capo che tronca alla nuca una tomba. (da Bagnante)
  • Quanto lamento il puro e fatale tuo splendore | da me sì dolcemente circondata o fontana, | dove attinsero gli occhi in un mortale azzurro | la mia immagine d'umidi fiori incoronata! (da Narciso parla)
  • Estate, roccia d'aria pura, e tu, ardente alveare, | o mare! Sparso ovunque in mille mosche sopra | i cespi di una carne fresca come una brocca, | e fino nella bocca dove ronza l'azzurro, || e, casa ardente, Spazio, caro Spazio tranquillo, | dove l'albero fuma e perde qualche uccello, | ed infinitamente vi si rompe il rumore | del mare, e del moto e delle turbe d'acque, || conche d'odori, grandi cerchi delle felici | stirpi sul golfo che corrode e che ascende al sole, | nidi puri, cascate d'erbe, ombre d'onde cave, | cullate la fanciulla immersa in un fondo sonno. (da Estate)
  • Anna che in bianco drappo si avvolge e abbandona | i dormenti capelli sugli occhi male aperti, | contempla le sue braccia mollemente adagiate | sulla pelle incolore del ventre discoperto. || Ella vuota, ella riempie d'ombra il suo petto lento, | e come un ricordo che preme le sue carni, | una bocca spezzata e piena d'acqua ardente | svolge il sapore immenso ed il riflesso dei mari. || Alfine in abbandono, libera d'esser nuova, | l'addormentata sola dall'ombre colorate | fluttua sul grigio letto e con un labbro riarso | nella tenebra sugge un soffio amaro di fiore. || E sul lenzuolo dove increspa l'alba insensibile, | cade, d'un braccio gelido sfiorato di carminio, | la rilassata mano cui sfugge la delizia | tra le sue dita ignude spogliate dall'umano. (da Anna)
  • E m'abbandono all'adorabile corso: leggere, vivere dove conducono le parole. La loro apparizione è scritta; le loro sonorità concertate. Il loro agitarsi si compone, seguendo un'anteriore meditazione, ed esse si precipiteranno in magnifici gruppi o pure, nella risonanza. Gli stessi miei stupori sono fissati; essi sono celati in anticipo e fanno parte del numero.
    MOSSO dalla scrittura fatale, e se il metro sempre futuro incatena senza ritorno la mia memoria, io risento ogni parola in tutta la sua forza, per averla infinitamente attesa. Questa misura che mi trasporta e che io coloro, mi protegge dal vero e dal falso. Né il dubbio mi divide né la ragione mi affatica. Nessun caso, ma soltanto una sorte felice si fortifica. Io trovo senza sforzo il linguaggio di questa felicità; e artificiosamente penso un pensiero tutto certo, meravigliosamente preveggente, dalle pause calcolate, senza tenebre involontarie, il cui moto mi domina e la quantità mi colma: un pensiero eccezionalmente compiuto.[34]

Cattivi pensieri[modifica]

  • A volte penso, a volte sono.
  • Abbiate timore di ciò che avreste potuto pensare.
  • Amare, ammirare, adorare hanno come indice della loro verità i segni negativi del potere di esprimersi.
  • Chi non ha le nostre stesse ripugnanze ci ripugna.
  • Chi pensa – si osserva in ciò che non è.
  • Chi vuole imporre le proprie idee non crede abbastanza nel loro valore.
  • Ci sono cose che si possono esprimere solo in una ganga di sciocchezze, con delle assurdità, delle contraddizioni. Sventura vuole che siano le più preziose.
  • Ciò che ci manca, ciò che ci ferisce ci individua.
  • Ciò che è sempre nella mente quasi mai è nelle labbra.
  • Ciò che si è, è sempre un po' di quel che si è stati, e un po' di quel che non si è stati.
  • Con le etichette delle bottiglie non ci si ubriaca né ci si disseta.
  • Di "universale" c'è soltanto ciò che è abbastanza grossolano per esserlo.
  • Dio ha tratto ogni cosa dal nulla, ma il nulla traspare.[9]
  • È buona cosa apparire brutti in uno specchio deformato.
  • È meglio non essere nulla che essere inferiore.
  • Essere umani vuol dire sentire vagamente che c'è in ognuno qualcosa di tutti e in tutti qualcosa di ognuno.
  • Felicità: l'arma più crudele nelle mani del tempo.
  • Giudica le intelligenze facendo attenzione a dove mirano.
  • Gli autori si pongono molto raramente la domanda: che interesse può avere per un lettore la frase che ho appena scritto?
  • Gli esseri sensibili non hanno voce potente, o meglio non gridano. Più quel che dicono li tocca, più l'abbassano.
  • Guardando bene, ci si rende conto che nel disprezzo v'è un poco di segreta invidia.[9]
  • I pensieri che uno serba per sé si perdono.
  • Il bisogno del nuovo è indice di stanchezza o di fragilità della mente, che reclama ciò che le manca. Non c'è nulla, infatti, che non sia nuovo.
  • Il domani è forse per noi come la fascinazione della fiamma per l'insetto.
  • Il pittore non deve dipingere quello che vede, ma quello che si vedrà.
  • Il reale è solo un caso particolare.
  • Il semplice è sempre falso. Ciò che non lo è, è inutilizzabile.
  • Il vero coraggio è la quantità di simulazione disponibile.
  • L'"individuo" è un errore sulle condizioni della vita. Per la vita non ci sono individui.
  • L'animale messo nella situazione critica, quella in cui i suoi automatismi d'azione non funzionano più, tende verso il pensiero.
  • L'assoluto dell'amore si riconosce dall'inquietudine di chi ama.
  • L'intelligenza fa di nulla qualcosa, e fa di qualcosa nulla.
  • L'umanità è una somma di inumani [...] senza altri un uomo non è un uomo.
  • La brava gente augura, senza saperlo, tutto il male possibile al "cattivo soggetto".
  • La "civilizzazione" è prospettiva.
  • La coscienza regna e non governa.
  • La maggior parte degli uomini ignora tutto ciò che non ha nome; e la maggior parte crede all'esistenza di tutto ciò che ha un nome.
  • La morte è scrutata solo da occhi viventi.
  • La retina rende tutto contemporaneo.
  • La speranza vede il punto debole delle cose.
  • La vanità non è altro che l'esser sensibili alla eventuale opinione degli altri su di noi. L'orgoglio nell'essere insensibili ad essa.
  • La verità è nuda, ma sotto il nudo c'è lo scorticato.
  • La vita perde in velocità ciò che guadagna in varietà, in complessità, in conservazione.
  • Le idee hanno un valore puramente transitivo.
  • Le qualità eminenti dell'intelligenza si esercitano a spese del reale.
  • L'opinione media non conta.
  • L'uomo porta su di sé la propria morte come un segreto, un tesoro nascosto, un pegno certo della fine di ogni cosa – un nulla, che riassume il tutto.
  • L'uomo può creare solo a spese della Creazione.
  • Non affrontate i vostri nemici. Non fatene degli avversari -ovvero, degli eguali.
  • Non c'è nessuna profondità che sia in relazione con qualche infinito.
  • Non ci si riconosce nelle proprie emozioni. Nulla di più estraneo-di ostile, anzi.
  • Non sei forse l'avvenire di tutti i ricordi che sono in te?
  • Ogni emozione, ogni sentimento mette in rilievo un difetto di adattamento.
  • Ogni mente è plasmata dalle esperienze più banali.
  • Ogni pensiero costituisce un'eccezione a una regola generale: quella di non pensare.
  • Ogni perché implica molte cose che bisogna guardarsi bene dal porre dopo di esso.
  • Proseguire, perseguire qualcosa significa lottare contro ogni cosa.
  • Proverbio per i potenti: se qualcuno ti lecca le scarpe, mettigli il piede addosso prima che incominci a morderti.
  • Quale gioiello della vita, quale adamantino momento varrà mai il dolore che può causare la sua perdita?
  • Quando arriviamo allo scopo, crediamo che la strada sia stata quella giusta.
  • Quel che ci colpisce nei giudizi espressi su di noi è l'inevitabile semplificazione che ogni giudizio comporta per poter essere formulato.
  • Quel che dici può dire più di quanto tu creda, se chi ti ascolta è più di quanto tu credi che sia.
  • Quello che non si fa; quel che non si farebbe mai- è questo a deliniare la nostra figura.
  • Se il Bene, invece che estraneo, incomprensibile, un altrui capriccio, ci apparisse nostro, espressione di ciò che vogliamo profondamente, non ci sarebbe alcun merito ad obbedirgli, poiché non vi sarebbe alcuna amarezza.
  • Se la vita fosse tutta delizie, | se la vita fosse tutta tortura, | non esisterebbe più da un bel po' di tempo.
  • Se pensi come la maggioranza, il tuo pensiero diventa superfluo.
  • Se vuoi vivere, vuoi anche morire; oppure non capisci che cos'è la vita.
  • Senza saperlo, l'uomo scommette quasi tutto il tempo della sua vita che nei dieci minuti o dieci secondi successivi non sarà fulminato.
  • Soffrire è vivere senza poter vivere; è anzi... essere vissuto da...
  • Tutto quel che dici parla di te: in particolar modo quando parli di un altro.
  • Un capo è un uomo che ha bisogno degli altri.
  • Un uomo è intelligente quando manifesta una certe indipendenza dalla comuni aspettative.
  • Un uomo serio ha poche idee. Un uomo con molte idee non è mai serio.
  • Un'opinione è una scelta che facciamo conoscendo solo una parte delle cose e supponendo di vederne la totalità e tutte le conseguenze.
  • Una donna intelligente è una donna con la quale uno può essere stupido quanto vuole.
  • Una persona non è altro che risposte ad una quantità di avvenimenti impersonali.

Il sorriso della Gioconda[modifica]

  • Il pittore dispone su una superficie piana determinati impasti, le cui linee di separazione, gli spessori, le fusioni e contrasti, gli servono per esprimersi. Lo spettatore vi scorge soltanto un'immagine più o meno fedele di carni, gesti e paesaggi, come attraverso la finestra del muro d'un museo. Il quadro è giudicato in base allo stesso spirito con cui si giudica la realtà.
  • Credo che il metodo più sicuro per giudicare un quadro, sia quello di non riconoscervi, in principio, nulla, e di fare successivamente tutta la serie d'induzioni imposta da una presenza simultanea di macchie di colore in metafora, di supposizione in supposizione, la comprensione del soggetto, e talvolta solo la consapevolezza del piacere, consapevolezza che non sempre si ha inizialmente.
  • Quel sorriso [della Gioconda] è sepolto sotto una massa di vocaboli, e scompare fra innumerevoli paragrafi che cominciano col dichiararlo inquietante finendo poi in una descrizione d'animo generalmente vaga. Esso meriterebbe tuttavia studi meno inebrianti. Leonardo non si serviva affatto di osservazioni inesatte e di segni arbitrari: se così fosse, la Gioconda non sarebbe mai stata eseguita. Egli era guidato da un'indefessa capacità di discernimento.
  • Una teoria non vale che per i suoi sviluppi, logici e sperimentali.

[Paul Valéry, Varietà, a cura di Stefano Agosti; citato in La Fiera Letteraria, n. 40, 14 novembre 1971]

L'idea fissa[modifica]

Incipit[modifica]

Ero in preda a grandi tormenti; certi pensieri acutissimi e attivissimi mi guastavano tutto il resto della mente e del mondo.
[citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]

Citazioni[modifica]

  • Un uomo solo è sempre in cattiva compagnia.
  • Un'idea è un cambiamento.
  • Come si fa a pretendere che il Tutto sia rappresentato da un'immagine o da un'idea qualunque? Il Tutto non può avere figure consimili.
  • Ogni concetto è un espediente.
  • Altri così facendo, immaginano di avvicinarsi a... ciò che essi sono, a costo di una concentrazione e di una sorta di... negazione esteriore assai penosa.
  • La nostra speranza è che il nuovo assomigli a ciò che già conosciamo almeno quel tanto da poterlo comprendere.
  • Il cinema è falso tramite il vero.
  • Il problema principale del sistema che pensa è la valutazione.
  • "Perché non vuole accettare ciò che esiste?" "Perché significherebbe non accettare più di esistere".
  • "Morti di che?" "D'essere nati..."
  • Se noi capissimo gli altri, non potremmo più capire noi stessi.
  • La vita oggi somiglia a un accidente... che si è dato delle leggi.
  • Un uomo non è nulla finché non qualcosa non trae da lui degli effetti o delle produzioni che lo sorprendono.
  • In ogni istante coincido con ciò che tendo a percepire. Ognuno di noi, insomma, a un dato momento della sua vita è un sistema... virtuale di attrazioni e repulsioni, nonché di... presentimenti di potenza e di resistenza. Ma questa distribuzione varia col tempo.
  • Non c'è alcun motivo per cui un essere vivente possa arrivare a rappresentarsi la vita.
  • "Il fatto è che la nostra previsione di noi stessi è estremamente incerta..." "Probabilmente perché non esiste un Noi stessi al di fuori... dell'istante..."
  • Se il valore di una cosa viene fatto dipendere dall'effetto di sorpresa che è in grado di produrre, si arriverà a definire quella cosa solo attraverso il suo valore di choc...
  • Il misticismo è presente ogni volta che facciamo qualcosa di diverso dal... ripeterci!
  • Il nostro mondo è circoscritto dall'insiemo combinato delle nostre percezioni e dei nostri atti.

Mélange[modifica]

  • Bisogna sempre scusarsi di agir bene; nulla ferisce di più.[32]
  • Bisognava essere Newton per rendersi conto che la Luna cade verso la Terra, quando tutti vedono che non cade affatto.[35]
  • Gli uomini si distinguono da ciò che mostrano e si assomigliano in ciò che nascondono.[32]
  • Il me è odioso, ... ma si tratta di quello degli altri.
Le moi est haïssable, ... mais il s'agit de celui des autres.[36]
  • Il talento senza genio è poca cosa. Il genio senza talento non è nulla.[32]
  • Il vero snob è colui che non osa confessare che s'annoia quando s'annoia e che si diverte quando si diverte.
  • La menzogna e la credulità si accoppiano e generano l'opinione.
Le mensonge et la crédulité s'accouplent et engendrent l'opinion.[37]
  • Si dice che una convinzione è solida quando resiste alla coscienza che è falsa.[9]

Monsieur Teste[modifica]

Incipit[modifica]

La stupidità non è il mio forte.[38]

Citazioni[modifica]

  • L'amore consiste nell'essere cretini insieme.[39]
  • L’essenziale si oppone alla vita.[40]
  • L'infinito, caro mio, non è più un gran che, è una faccenda di scrittura. L'universo esiste solo sulla carta.[32]

Quaderni[modifica]

  • Io preferisco Genova a tutte le città in cui ho abitato. Mi ci sento sperduto e a casa mia – fanciullo e straniero. Essa ha una distesa di cupole, monti calvi, mare, fumi, neri fogliami, tetti rosa, e quella Lanterna così alta ed elegante, – e meandri popolosi, labirinti ingombri le cui viuzze salgono, scendono, si intersecano e di colpo sbucano sulla veduta del porto; – piena di sorprese, di porte scolpite, marmo o ardesia, casse, formaggi; scale, panni anziché il cielo, cancelli richiusi, bizzarro dialetto dal suono nasale e irritante, dalle strane abbreviazioni, vocaboli arabi o turchi.
    Città di un oriente Luigi XIV – concreta – aspra – personale – amante del fare e del costruire – rivolta allo sviluppo in lotta con la montagna – che essa taglia, sfrutta, buca, scala, e dalla quale estrae – l'acqua, la pietra, l'ardesia, il mattone. (vol. I, pp. 104-105)
  • Mentre Firenze si contempla e Roma sogna, e Venezia si lascia vedere – Genova si fa e rifà – (vol. I, p. 105)
  • Scrivere per pubblicare, in me è l'arte di servire gli avanzi. (vol. I, p. 287)
  • Lo scopo della psicologia è di darci un'idea del tutto diversa delle cose che conosciamo meglio. (vol. III, p. 33)
  • Dio creò l'uomo, e non trovandolo abbastanza solo gli diede una compagna per fargli sentire meglio la sua solitudine. (vol. V, p. 174)
  • La fede (religiosa) è forse un mito.
    I credenti che si incontrano sono posseduti innanzitutto dai propri interessi. Ma se si prescinde dalla loro sorte, dalle loro paure, dai loro bisogni - la loro fede non è niente. (vol. V, p. 287)
  • O Credente, ammetto che hai un «ideale», e il tuo lume nella tua foresta; pensi che io non abbia il mio? Ma mentre il tuo l'hai ricevuto e accettato senza quel severissimo esame che il problema merita, se ha qualche importanza; e mentre ti giunge dalla bocca altrui, bell'e fatto e articolato, il mio si forma nei miei tentativi - ed è inseparabile da essi, se addirittura non vi si confonde completamente. È la ricerca il mio espediente, e non potrei trovare niente che valga di più della propria ricerca, compreso l'ideale da assegnarsi. (vol. V, p. 375)

Tel Quel[modifica]

  • Bisogna chiamare Scienza: soltanto l'insieme delle ricette che riescono sempre. Tutto il resto è letteratura.[9]
  • La politica è l'arte di impedire alla gente di impicciarsi di ciò che la riguarda.[9]
  • Le ragioni per cui ci si astiene dai delitti sono più vergognose, più segrete dei delitti stessi.[9]
  • Tra due parole bisogna scegliere la minore.[41]
  • Un uomo tirava a sorte tutte le sue decisioni. Non gli capitò maggior male che a quelli che riflettono.
  • L'amarezza viene quasi sempre dal non ricevere un po' più di ciò che si dà. Il sentimento di non fare un buon affare.
L'amertume vient presque toujours de ne pas recevoir un peu plus que ce que l'on donne. Le sentiment de ne pas faire une bonne affaire. (citato in Gabriel Pomerand, p. 21)
  • L'angelo non differisce dal demonio che per una riflessione che non gli si è ancora presentata.
L'ange ne diffère du démon que par une réflexion que ne s'est pas encore présentée à lui. (citato in Gabriel Pomerand, p. 35)
  • Veramente buono è l'uomo raro che non biasima mai le persone per i mali che capitano loro.
Véritablement bon est l'homme rare qui jamais ne blâme les gens des maux qui leur arrivent.(citato in Gabriel Pomerand, p. 62)
  • Con il mito volgare della felicità, si può fare degli uomini press'a poco ciò che si vuole, e tutto quello che si vuole delle donne.
Par le mythe vulgaire du bonheur, on peut faire des hommes à peu pres ce que l'on veut, et tout ce que l'on veut des femmes (citato in Gabriel Pomerand, p. 66)
  • Il numero dei nostri nemici cresce in proporzione all'accrescimento della nostra importanza. Lo stesso vale per il numero dei nostri amici.
Le nombre de nos ennemis croît en proportion de l'accroissement de notre importance. Il en est de même du nombre de nos amis. (citato in Gabriel Pomerand, p. 145)
  • Sono un galantuomo, dice, voglio dire che approvo la maggior parte delle mie azioni.
Je souis un honnête homme, dit-il, je veux dire que j'approuve la pluspart de mes actions. (citato in Gabriel Pomerand, p. 212)
  • Che se il me è odioso, amare il proprio prossimo come se stessi diviene un'atroce ironia.
Que si le moi est haïssable, aimer son prochain comme soi-même devient une atroce ironie. (citato in Gabriel Pomerand, p. 278)
  • La morale è il nome mal scelto, malfamato, di una delle branche della politica generalizzata che comprende la tattica di sé nei confronti di sé stessi.
La morale est le nom mal choisi, mal famé, de l'une des branches de la politique généralisée qui comprend la tactique de soi à l'égard de soi-même. (citato in Gabriel Pomerand, p. 283)
  • L'uomo sta addossato alla sua morte, come chi conversa al camino.
L'homme est adossé à sa mort, comme le causeur à la cheminée. (citato in Gabriel Pomerand, p. 285)
  • Le obiezioni nascono spesso da questa semplice causa che quelli che le fanno non hanno essi stessi trovato l'idea che attaccano.
Les objections naissent souvent de cette simple cause que ceux qui les font n'ont pas trouvé eux-mêmes l'idée qu'ils attaquent. (citato in Gabriel Pomerand, p. 299)
  • Il poema – questa esitazione prolungata tra il suono e il senso.
Le poème – cette hésitation prolongée entre le son et le sens. (citato in Gabriel Pomerand, p. 331)
  • La mia reputazione... la mia re-pu-ta-zio-ne! dice questo sciocco, non è il triste sforzo che sono obbligato a fare per imitare l'immagine falsa che vi fate di me?
Ma réputation... ma ré-pu-ta-tion! dit ce niais, n'est-ce pas le triste effort que je suis obligé de faire pour imiter l'image fausse que vous vous faites de moi? (citato in Gabriel Pomerand, p. 361)
  • Niente di più originale, niente di più «Sé» che nutrirsi degli altri. Ma bisogna digerirli. Il leone è fatto di pecora assimilata.
Rien de plus original, rien de plus «Soi» que de se nourrir des autres. Mais il faut les digérer. Le lion est fait de mouton assimilé. (citato in Gabriel Pomerand, p. 387)
  • Dio creò l'uomo e non trovandolo abbastanza solo, gli diede una compagna per fargli sentire meglio la sia solitudine.
Dieu créa l'homme et ne le trouvant pas assez seul, il lui donna une compagne pour lui faire mieux sentir sa solitude. (citato in Gabriel Pomerand, p. 389)
  • Se poi l'«io» è detestabile, amare il proprio prossimo «come se stessi» diventa un'atroce ironia.[41]

Variété[modifica]

  • Definire il Bello è facile: è ciò che fa disperare.[9]
  • L'essenza del classicismo è venire dopo. L'ordine presuppone un certo disordine che esso viene a sistemare.[9]
  • L'Europa diventerà quello che in realtà è, cioè un piccolo promontorio del continente asiatico?[9]
  • La storia è la scienza delle cose che non si ripetono. (IV)
  • Le grandi virtù dei tedeschi hanno creato più mali di quanti vizi abbia mai creato l'ozio.[9]

Incipit di alcune opere[modifica]

Il cimitero marino[modifica]

Questo tetto tranquillo, passeggio di colombe,
palpita tra i pinastri, tra le tombe.[38]

La crise de l'esprit[modifica]

Noialtre civiltà adesso sappiamo di essere mortali.[42]

Citazioni su Paul Valéry[modifica]

  • Come teorico Valéry è andato troppo avanti per poter essere seguito; è andato avanti per conto suo, e questo non è progresso. (Mario Picchi)
  • Considero Valery un grandissimo poeta, lo preferisco a Baudelaire e Mallarmé. Credo che abbia avuto su di me un'influenza superiore a quella di Borges. Quello che afferma è una grande verità: ogni autore crea per definire se stesso. E si tratta di una ricerca continua. (Harold Bloom)
  • Esponente di una cultura raffinata, attraverso Gide e Claudel aveva le sue radici in Mallarmé, Valéry portò la parola alle estreme possibilità espressive con un rigore che trova pochi esempi nelle poetiche del secolo. Il giudizio di Emilio Cecchi, "il maggior lirico francese dopo Baudelaire", non trova più riscontro nella realtà. (Mario Picchi)
  • Fa a volte bei versi, ma li fabbrica con la macchina dell'intelletto... Ma anche l'intelletto suo è disorganico, frammentario. È un dilettante dell'intelligenza. (Benedetto Croce)
  • Il maggior lirico francese dopo Baudelaire. (Emilio Cecchi)
  • Valéry è stato oggetto di ammirazione per molti; è stato per molti un faro che, in una zona di frontiera, al limite del noto e dello ignoto, si sforzava di mandare la sua luce anche laddove non c'era nulla da illuminare. (Mario Picchi)
  • Valéry vien considerato e si considerava l'assertore della intelligenza critica nella poesia; ma nel fatto, negando egli la ragione e la storia e la capacità di intenderla, negava qualsiasi fondamento all'intelligenza critica, e non salvava la poesia. E come esisterebbe una intelligenza critica, se la ragione umana non intende il mondo? perché dovrebbe intendere la poesia? e che cosa sarebbe poi la poesia dinanzi a una intelligenza non garentita dalla ragione? E ancora una volta, per la parte che ci riguarda come italiani educati all'umanesimo storico, o meglio per quella che riguarda la poesia, la ragione e la storia, la nostra necessaria polemica contro uno scrittore di tanta autorità qual è il Valéry, assomiglia a quella che il Vico conduceva contro Cartesio per rivendicare la poesia e la storia contro la filosofia matematica e astratta. (Francesco Flora)

Note[modifica]

  1. Citato in Mimmo Ciavarelli, Gestalt: L'ovvio per i giorni alterni, Armando, Roma, 2011, p. 46. ISBN 978-88-6081-990-1
  2. a b Citato in Marcenaro, pp. 89-91
  3. Citato in Carlo Martini, Valéry a Roma, Capitolium, n. 6, 1960, p. 28.
  4. Citato in Giuseppe Marcenaro, Genova e le sue storie, Bruno Mondadori Editore, Milano, 2004, p. 63. ISBN 9788842491439
  5. Da una lettera a Gide del 17 novembre 1893; citato in Carlo Bo, p. 180
  6. Da una lettera a Gustave Fourment del 28 agosto 1887, in Marcenaro e Boragina, pp. 40-41
  7. a b Da Cahiers, maggio 1933; in Marcenaro e Boragina, p. 41
  8. Da Littérature.
  9. a b c d e f g h i j k l Citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
  10. Citato in Serena Zoli, Giovanni B. Cassano, E liberaci dal male oscuro, TEA, Milano, 2009, p. 467. ISBN 978-88-502-0209-6
  11. Citato in François Cruciani, Marcel Proust, traduzione di Claudio Pavese e Manuela Pulga, I Giganti Mondadori, 1974, p. 123.
  12. (FR) Da Regards sur le monde actuel et autres essais, BoD, Books on Demand, Norderstedt, p. 39. ISBN 978-2-3224-2459-7
  13. Da Lettera a André Gide.
  14. Citato in Fraternità delle Piccole sorelle di Gesù (a cura di), Magdeleine di Gesù: fondatrice delle Piccole sorelle, Jaca Book, Milano, 1999, ISBN 88-16-30347-6, p. 11
  15. È un incipit, per così dire, «allo stato puro». Venne infatti inventato da Valéry — è riportato da A. Breton nel primo Manifesto del surrealismo (1924) — come esempio del modo più insulso di avviare una storia. Due varianti «a scelta» dello stesso incipit figurano nei Quaderni di Valéry in data 1913; a) «La contessa prese il treno delle 8»; b) «La marchesa prese il treno delle 9».
  16. Citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993
  17. Da Œuvres, a cura di J. Hytier, Gallimard, Parigi, 1957-1960, II, p. 611. Citato in Aldo Masullo, Il tempo e la grazia: per un'etica attiva della salvezza, Donzelli, Roma, 1955, p. 59. ISBN 88-7989-120-0
  18. Da Sguardi sul mondo attuale, Adelphi, Milano, 1994, p. 36; citato in Luigi Fenizi, Icaro è caduto Parabola storica dell'utopia moderna, Bardi Editore, Roma, 2003, p. 418.
  19. Da Letterature
  20. Citato in Marcenaro, pp. 91-92
  21. Citato in Corriere della Sera, 18 giugno 2003
  22. Da L'anima e la danza, a cura di Aurelia Delfino, Mimesis Edizioni, Sesto San Giovanni, 2018. ISBN 9788857549637
  23. a b Da una lettera a Valery Larbaud del 15 agosto 1928, in Marcenaro, pp. 105-107
  24. Da A Genova, in Opere scelte, p. 163
  25. Da una lettera a Gide del 21 settembre 1892; citato in Carlo Bo, p. 180
  26. Citato in Marco Travaglio e Peter Gomez, Inciucio, BUR, 2005
  27. Da una lettera a Pourtalès; citato in Carlo Bo, p. 181
  28. Citato in Guido Almansi, Il filosofo portatile, TEA, Milano, 1991.
  29. Da Le Cimetière marin; citato in Massimo Blanco, Cerchi d'acqua: materiali per Paul Valéry, Edizioni di storia e letteratura, Roma, 2003, p. 211. ISBN 88-8498-114-X
  30. A questo verso s'ispira il titolo del romanzo Si alza il vento di Tatsuo Hori e dell'omonimo film di Hayao Miyazaki.
  31. Da L'idée fixe.
  32. a b c d e Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  33. Citato in Verona e gli stranieri, su it.geocities.com (archiviato dall'url originale il 13 ottobre 2002).
  34. Da L'amatore dei poemi
  35. Citato in Matteo Rampini, Pensare come un mago, Ponte alle Grazie, 2006, p. 111. ISBN 8879288369
  36. Citato in Gabriel Pomerand, p. 278.
  37. Citato in Gabriel Pomerand, p. 304.
  38. a b Citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993.
  39. Citato in Aa. Vv., Dammi mille baci, e ancora cento. Le più belle citazioni sull'amore, a cura delle Redazioni Garzanti, Garzanti, 2013.
  40. Citato in Siamo distrazioni che divagano, su ilpost.it.
  41. a b Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013.
  42. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X

Bibliografia[modifica]

  • Carlo Bo, Echi di Genova negli scritti di autori stranieri, Edizioni Rai Radiotelevisione Italiana, Torino, 1966.
  • Giuseppe Marcenaro, La nuit de Gênes di Paul Valéry, Sagep, Genova, 1994. ISBN 88-7058-525-5
  • Giuseppe Marcenaro e Piero Boragina, La nuit de Gênes. L'universo poetico di Paul Valéry, Sagep, Genova, 1994. ISBN 88-7058-530-1
  • (FR) Gabriel Pomerand, Le petit philosophe de poche, Textes réunis par Gabriel Pomerand, Le livre de poche, 1962.
  • Paul Valéry, Album di versi antichi, a cura di Ugo Fasolo, Fabbri Editori, 1997.
  • Paul Valéry, Cattivi pensieri, a cura di Felice Ciro Papparo, Adelphi, 2006.
  • Paul Valéry, L'idea fissa, a cura di Valerio Magrelli, Adelphi, 2008.
  • Paul Valéry, Opere scelte, Mondadori, Milano, 2014, p. 163. ISBN 978-88-04-61402-9
  • Paul Valéry, Quaderni, vol. I, a cura di Judith Robinson-Valéry, traduzione di Ruggero Guarini, Adelphi, Milano, 2009.
  • Paul Valéry, Quaderni, vol. III, a cura di Judith Robinson-Valéry, traduzione di Ruggero Guarini, Adelphi, Milano, 2007.
  • Paul Valéry, Quaderni, vol. V, a cura di Judith Robinson-Valéry, traduzione di Ruggero Guarini, Adelphi, Milano, 2002.
  • Paul Valéry, Tel Quel, "Littérature", 1929, Pléiade.

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