Jack Kerouac

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Jack Kerouac, foto di Tom palumbo, 1956 circa

Jack Kerouac (1922 – 1969), scrittore e poeta statunitense.

Citazioni di Jack Kerouac[modifica]

  • Dunque, le seghe. Non ha senso per niente (che senso ha?) calarti giù i calzoni per cacare e poi, perché sei troppo pigro per rialzarti, o per fare altre mosse, metterti a mungere la mucca (con pensieri adeguati) e far schizzare il latte alla fine, col suo fremito dolce, all'acuto finale, farlo schizzare in giù, fra le cosce, quando la spinta in quell'attimo è invece all'insù, in avanti, in fuori, nello sforzo per far venire tutto quanto fuori, radunandolo lì da ogni canto dei lombi, e per spingerlo fuori pulsante fremente manichetto... No, con l'affare che starnazza lì sotto... No, a parte che il sedile del cesso impedisce all'uccello la cabrata naturale... al momento supremo ti prende un grande scoramento, perché non lo puoi ficcare dentro, spingerlo oltre, in dentro oltre lo spasimo... ma stai là stupidamente (in posa cacatoria) e lui come un cretino spande il suo succo verso il basso per scrupolo di igiene e di convenienza, miserabile, povero goffo uccello desolato, anzi castrato addirittura, e tu con le gambe imprigionate nei calzoni calati e la camicia fuori penzoloni, alla cacatora... e neanche ti gusti il guizzo finale, che ti svuota, e alla fine che hai fatto? non hai fatto altro che prosciugare i lombi, come ad averci infilato uno strofinaccio per tirarlo fuori intriso, dopo aver ripulito il serbatoio della brama di vivere.[1]
  • Fernanda Pivano! Tu sei una ragazza dannatamente bella! Tu sei Fernanda Pivano. Una ragazza grande intellettuale di Milano! La gente ce l'ha con te perché sei bella. La ragione è questa. Bum! Bum! Giusto!
Fernanda Pivano! You are a damned beautiful girl. You are Fernanda Pivano. You are a big intellectual girl in Milano. People hate you because you are beautiful. That's why they hate you. Bum! Bum! Right![2]
  • Fu da cattolico [...] che un pomeriggio andai nella chiesa della mia infanzia (una delle tante), Santa Giovanna d'Arco a Lowell, Mass., e a un tratto, con le lacrime agli occhi, quando udii il sacro silenzio della chiesa (ero solo lì dentro, erano le cinque del pomeriggio; fuori i cani abbaiavano, i bambini strillavano, cadevano le foglie, le candele brillavano debolmente solo per me), ebbi la visione di che cosa avevo voluto dire veramente con la parola "Beat", la visione che la parola Beat significava beato.[3]
  • Gregory era un ragazzino duro dei quartieri bassi che crebbe come un angelo sui tetti e che cantava canzoni con la stessa dolcezza di Caruso e Sinatra, ma in parole. "Dolci colli milanesi" riposano nel suo animo rinascimentale, la sera scende sui colli. Stupefacente e bellissimo Gregory Corso, il solo e unico Gregory l'Araldo. Leggete lentamente e vedete.[4]
  • [Haiku] La luna ha | un baffo di gatto | per un attimo.[5]
  • Nella sua camera, nella febbricitante bianca luce artificiale, nella camera cosparsa di carta e libri, scrive alla sua scrivania, scrive a Peter e a Penn, e la pioggia picchietta sul vetro della finestra, la pioggia imperla il vetro della sua finestra e rotola via dolcemente come lacrime...[6]
  • Nosferatu è un nome maligno che sembra alludere alle lettere rosse dell'inferno – gli elementi sinistri che lo compongono come "fer" e "eratu" e "nos" hanno qualcosa di rossastro e nefando come il film in questione (che palpita di angoscia), un capolavoro dell'horror e dell'incubo [...][7]

Angeli di desolazione[modifica]

Incipit[modifica]

Desolazione nella solitudine Quei pomeriggi, quei pigri pomeriggi, in cui ero solito starmene seduto, o disteso, sul Picco della Desolazione, a volte sull'erba alpestre, con centinaia di miglia di rocce innevate tutt'intorno, il Monte Hozomeen torreggiante a nord, il vasto nevoso Monte Jack a sud, l'incantevole quadro del lago in basso a occidente e la gobba nevosa del Monte Baker alle spalle, e ad oriente le scavate e increspate mostruosità addossate alla Cascade Ridge, e dopo quella prima volta m'ero reso conto all'improvviso "Sono io che sono cambiato e ho fatto tutto questo e sono andato e venuto e mi sono lamentato e addolorato e ho gioito e urlato, non il Vuoto" e così tutte le volte che pensavo al vuoto mi mettevo a guardare il monte Hozomeen (poiché la sedia e il letto e il prato guardavano a nord) finché compresi "Il Vuoto è Hozomeen-perlomeno Hozomeen rappresenta il vuoto ai miei occhi"-

Citazioni[modifica]

  • Ah ma «non so, chi se ne frega, non importa» sarà l'estrema preghiera umana.
  • Beat, è il beat da tenere, è il beat del cuore, è l'essere beat e malmessi al mondo e come l'essere a terra ai vecchi tempi e come nelle antiche civiltà gli schiavi ai remi che spingevano le galere a un beat e i servi che facevano vasi a un beat.
  • Sono cambiato io, e non il Vuoto, e ho fatto tutto questo e sono andato e venuto e mi sono lamentato e ferito e ho gioito e urlato.
  • Viviamo per desiderare, e cosi farò anch'io, e balzerò giù da questa montagna sapendo tutto alla perfezione o non sapendo tutto alla perfezione pieno di splendida ignoranza in cerca di una scintilla altrove.
  • C'è la città chiamata Los Angeles anche se nessuno riesce a vedere che cosa possa averci a che fare con gli angeli.
  • C'è qualcosa di strano quando una persona guida la macchina mentre tutti gli altri sognano con le loro vite affidate alla sua mano ferma, qualcosa di nobile, qualcosa di antico nella sua umanità, una sorta di antica fiducia nel Buon Vecchio Amico.
  • Come può qualsiasi cosa finire?
  • Da queste mura, una risata invaderà il mondo, infettando di coraggio il laborioso peone dell'antichità chino sul suo lavoro.
  • Forse che Blacky è meno uomo perché non si è mai sposato e non ha avuto figli e non ha obbedito all'ingiunzione della natura di moltiplicare cadaveri di se stesso?
  • Giornate di tanto tempo fa quando avrei potuto semplicemente salire al piano di sopra e baciare mia madre o mio padre e dire «Mi piacete perché un giorno sarò un vecchio vagabondo nella desolazione e sarò solo e triste».
  • Ho un sacco di soldi e i soldi sono solo soldi.
  • Mi dimetto dal tentativo di essere felice.
  • Mi sveglio la mattina con la croce al collo, mi rendo conto di quali vicende dovrò affrontare portandola addosso, e mi chiedo "cosa direbbero di me i cattolici e i cristiani, visto che porto la croce fra casini e sbronze di questo genere? – ma cosa direbbe Gesù se andassi da lui e gli dicessi 'Posso portare la Tua croce in questo mondo così com'è'?". Qualunque cosa accada, posso portare la tua croce? – ci sono molti tipi di purgatori, no? «...non ciecamente influenzato...».
  • Poveri cuori umani che battono dappertutto.
  • Scoppieranno guerre per gli occhi delle donne.
  • Tutto andrà per il meglio, la desolazione è desolazione dappertutto e la desolazione è tutto ciò che abbiamo e la desolazione non è poi così male.
  • Nella vita non c'è altro che viverla, e basta.
  • Se non ci può essere amore tra gli uomini che ci sia almeno amore tra gli uomini e Dio.
  • È bello. Voliamo attraverso le strade azzurre parlando con sincerità, come cittadini di Atene. Raphael è Socrate, che esibisce; il taxista è Alcibiade, che compra. Irwin è Zeus che osserva. Simon è Achille intenerito dappertutto. Io sono Priamo, e lamento la mia città bruciata e il figlio ucciso, e la desolazione della storia. Non sono timone d'Atene, sono Creso che piange la verità su un feretro in fiamme.
  • Ma ve lo dico io, non c'è niente di più brutto delle strade vuote all'alba in una città americana tranne l'essere gettati ai coccodrilli nel Nilo al solo scopo di far sorridere i sacerdoti dei gatti.
  • E sempre galleggia la rosa, che amanti perduti ma intrepidi hanno gettato giù da ponti fatati a sanguinare nel mare, a inumidire le opere del sole per poi tornare di nuovo, tornare di nuovo...
  • Cane è Dio scritto alla rovescia. [Cane: in inglese Dog; Dio: in inglese God]
  • Una tazza di caffè e una sigaretta, perché prendersela? e in qualche parte degli uomini stanno lottando con delle spaventose carabine, il petto segnato di furia omicida, la cintura pesante di granate, assetati, stanchi, affannati, spaventati, esasperati. (2016)

Big Sur[modifica]

Incipit[modifica]

La chiesa sta facendo squillare con le campane una malinconica Kathleen spazzata dal vento nei quartieri miserabili del vizio, mentre io mi sveglio tutto mesto e inebetito, gemebondo dopo l'ennesima sbornia e gemebondo soprattutto perché ho rovinato il mio "ritorno segreto" a San Francisco ubriacandomi stupidamente mentre mi nascondevo nei vicoli con i vagabondi per poi marciare fino a North Beach e farmi vedere da tutti benché Lorenz Monsanto ed io ci fossimo scambiati lettere interminabili e avessimo stabilito che sarei arrivato di nascosto, che lo avrei chiamato al telefono servendomi di un nome in codice come Adam Yulch o Lalagy Pulvertaft (scrittori anche loro) e poi lui segretamente mi avrebbe portato in macchina alla sua capanna nei boschi di Big Sur dove sarei rimasto solo e indisturbato per sei settimane, limitandomi a spaccar legna, attingere acqua, scrivere, dormire, vagabondare, eccetera eccetera... Ma invece non ti salto dentro alticcio nella sua libreria City Lights mentre più ferve il lavoro del sabato sera? E tutti mi hanno riconosciuto (sebbene portassi il mio quasi-mascheramento: cappello e giacca da pescatore, calzoni impermeabili) e tutto è finito con una gran sbronza in ogni famoso bar il "Re dei Beatniks" accidenti a lui è di nuovo in città e offre da bere a tutti...

Citazioni[modifica]

  • Come può la gente che non ne sa nulla credere che i pazzi siano «felici», mio Dio, è proprio stato Irwin Garden una volta a mettermi in guardia dal pensare che i manicomi siano pieni di «mattacchioni», «si forma un cerchio doloroso intorno alla testa, c'è la mente terrorizzata che fa ancora più male, sono estremamente infelici e soprattutto perché non possono spiegarlo a nessuno né chiedere aiuto».
  • Il mio tavolo è ingombro di fogli, bello da guardare a occhi semichiusi il delicato ingombro latteo di fogli ammucchiati, come un vecchio sogno di un'immagine di fogli, come fogli ammucchiati su un tavolo in un cartone animato, come una scena realistica di un vecchio film russo, e l'ombra gettata dal lume a petrolio ne taglia alcuni a metà.
  • Se cerco di girarmi l'universo si gira con me e dall'altra parte dell'universo non va affatto meglio.
  • "Se non mi do una mossa subito sono spacciato" mi dico, spacciato come negli ultimi tre anni di disperazione ubriaca, una disperazione fisica e spirituale e metafisica che non si può imparare a scuola per quanti libri si leggano sull'esistenzialismo o sul pessimismo, per quante tazze di ayahuasca visionaria si bevano, per quanta mascalina si prenda, per quanto peyote si ingurgiti – La sensazione di quando ti svegli con il delirium tremens la paura di una morte misteriosa che ti gronda giù dalle orecchie come le grevi ragnatele dei ragni nei paesi caldi, la sensazione di essere un mostro di fango piegato in due che geme sottoterra nella melma fumante trascinando chissà dove un lungo fardello ustionante, la sensazione di stare fino alle caviglie in una pozza di sangue di porco bollente, puah, di essere immerso fino alla vita in un gigantesco pentolone di lavatura di piatti marrone e unta senza più nemmeno una traccia di sapone – La faccia che ti vedi nello specchio è talmente stravolta e deformata dal dolore che non riesci nemmeno a piangere per una cosa così orrenda, così perduta, nessun rapporto con la perfezione di prima e perciò nessun rapporto con le lacrime o altro.
  • Se non scrivo quello che vedo effettivamente accadere su questo globo infelice racchiuso nei contorni del mio teschio penserò che il povero Dio mi abbia mandato sulla terra per niente.
  • Sulla faccia un'espressione di incalcolabile sofferenza, come un angelo stitico su una nuvola.
  • Un problema posto è un problema risolto.
  • Vedo ciò che le porte, aperte o chiuse, mi consentono di vedere.
  • Venite, ora, bambini, svegliatevi – venite, è l'ora, svegliatevi – attenzione, vi stanno ingannando – attenzione, state sognando – venite ora, guardate – essere o non essere, che differenza fa?
  • Quando andai in spiaggia al pomeriggio e improvvisamente feci una profondissima inspirazione yoga per riempirmi di tutta quella buona aria di mar in qualche modo incamerai soltanto un'overdosedi iodio, o di male, forse le grotte marine, forse le città di alghe, chissà, il mio cuore di colpo si mise a battere forte-pensavo di assorbire le vibrazioni di quel posto e invece eccomi qui quasi sul punto di perdere i sensi ma non è un deliquio esatico alla san Francesco, è una cosa che s'impadronisce di me sotto forma di orrore per l'eterna condizione di macabra mortalità che è in me e in tutti-mi sentivo completamente spoglio di tutti i miserabili trucchetti difensivi come i pensieri sulla vita o le meditazioni sotto gli alberi e sull'assoluto...
  • [..] l'orrenda certezza di aver per tutta la vita ingannato me stesso pensando sempre che ci fosse qualcos'altro da fare perché lo spettacolo continuasse mentre in realà sono solo un pagliaccio depresso esattamente come chiunque altro.
  • Il mare non parlava per frasi ma per versi.

Diari[modifica]

  • Devo essere felice o morire, perché la mia condizione terrena è piena di una tristezza insostenibile e io do la colpa a Dio anziché a me stesso.
  • Gli uomini mortali non possono odiarsi, possono solo essere colpevoli di amare se stessi.
  • Sembra che io abbia una costituzione che non regge l'alcol e ancor di meno l'idiozia e l'incoerenza.

I sotterranei[modifica]

Incipit[modifica]

Ero una volta giovane e aggiornato e lucido e sapevo parlare di tutto con nervosa intelligenza e con chiarezza e senza far tanti retorici preamboli come faccio ora; in altre parole questa è la storia di uno sfiduciato che non è piú padrone di sé e insieme la storia di un egomaniaco, per costituzione e non per facezia — questo tanto per cominciare dal principio con ordine ed enucleare la verità, perché è proprio questo che voglio fare. — Cominciò una calda notte d'estate, sì, con lei seduta su un parafango quando Julien Alexander che sarebbe... Ma cominciamo dalla storia dei sotterranei di San Francisco.

Citazioni[modifica]

  • Avrei preferito che fosse stato felice invece di lasciarci poesie infelici. (parlando di Baudelaire)
  • C'erano altre donne là dentro con me, guardavano fuori dalla finestra e le cose che dicevano mi fecero comprendere quant'era importante stare fuori da quelle maledette vestaglie e fuori di là e fuori per strada, poter vedere il sole, vedere le navi là fuori e LIBERA amico di andarmene in giro, che gran cosa è veramente e non lo apprezziamo mai abbastanza tutti chiusi nel tetro involucro del nostro dolore e della nostra pelle, proprio come dei pazzi, o come ciechi bambini viziati odiosi pronti a fare il broncio perché... non possono avere... tutto... il dolce che vogliono.
  • Il corpo continuava a camminare dritto per la Columbus anche se percepivo la sensazione di ciascuna delle direzioni che mentalmente e psicologicamente sceglievo, meravigliandomi di tutte le possibili direzioni che si possono prendere per motivi diversi che ti si presentano alla mente, di come questo possa trasformare in una persona diversa.
  • Lei non era una bevitrice, ma una rattristatrice dell'io.
  • Non puoi batterti con quest'uomo non farà altro che urlare e strepitare e chiamare la polizia e si lascerà picchiare ancora e ti farà venire gli incubi, non c'è modo di buttare a terra un sotterraneo o comunque di buttarlo giù, è il più inatterrabile di questo mondo. (da I sotterranei)
  • Sono hip ma non se la tirano, intelligenti ma non pallosi, intellettuali marci che sanno tutto di Pound senza fare i saccenti o parlarsi addosso, tranquilli e pacifici come tanti gesucristi.
  • Gesù che entra nel secchio della spazzatura, compare incarnato luminoso sui comignoli delle case popolari e attraversa a grandi passi la luce.

I vagabondi del Dharma[modifica]

Incipit[modifica]

Saltato su un treno merci che partiva da Los Angeles in pieno mezzogiorno d'una giornata di fine settembre del 1955 presi posto su un carro aperto e mi sdraiai col mio sacco a spalla sotto la testa a gambe accavallate e contemplai le nuvole mentre correvano a nord verso Santa Barbara. Era un treno locale e la mia intenzione era di dormire quella notte sulla spiaggia di Santa Barbara e salire la mattina dopo su un altro treno locale fino a San Luis Obispo oppure su un merci espresso che arrivava direttamente a San Francisco alle sette di sera

Citazioni[modifica]

  • Che me ne importava della torre, dei demoni, e dello sperma e delle ossa e della polvere, mi sentivo libero e perciò ero libero.
  • Fottere ("Fuck") è una parola oscena che ha un suono limpido.
  • Il cielo è blu perché tu vuoi sapere perché il cielo è blu.
  • Le università non sono altro che scuole di galateo per la non-identità middleclass che normalmente trova la sua migliore espressione fuori dell'università nelle schiere di ville da ricchi con prato e TV in ogni salotto dove tutti guardano la stessa cosa nello stesso momento.
  • Mi venne in mente quel passo del Sutra di Diamante che dice: "Fa' la carità senza albergare nella tua mente alcun concetto di carità, poiché in definitiva la carità è soltanto una parola".
  • Poi finiscono con il parlare da soli. Non c'è mica niente di male però non cominciare a risponderti figliolo.
  • Povero piccolo mondo angelico!
  • Poi tutto a un tratto ebbi il più terribile impeto di pietà per gli esseri umani, quali che fossero, le loro facce, le bocche dolenti, caratteri, tentativi di essere gai, piccole impertinenze, il sentirsi perduti, le loro cupe e vuote spiritosaggini così presto dimenticate: Oh, a che scopo? Sapevo che il suono del silenzio era dovunque e perciò tutto dovunque era silenzio. E se dovessimo svegliarci all'improvviso e vedere che quel che credevamo questo e quello, non è per niente né questo né quello?
  • Prova a meditare sul sentiero, devi solo camminare fissando la strada sotto i piedi senza guardarti intorno e così cadi in trance mentre la terra scorre sotto di te.
  • Saltare di roccia in roccia senza mai cadere, con un bel peso sulle spalle, è più facile di quanto non sembri; non si può cadere quando si è presi dal ritmo della danza.
  • Sentii un topo russare tra le erbacce del giardino.
  • Tra poco me ne andrò lontano, sul mare, e tu farai l'autostop sulla costa fino a Seattle e poi avanti allo Skagit. Chissà che ne sarà di tutti noi.
  • Meglio dormire libero in un letto scomodo che dormire prigioniero in un letto comodo.
  • C'è saggezza nel vino
  • Con addosso solo le mutandine da bagno, scalzo, con i capelli scarmigliati, nel buio rosso fuoco, sorseggiando vino, sputando, saltando, correndo... così si vive.
  • Smith, tu non ti rendi conto che è un privilegio esercitare la generosità nei confronti degli altri.
  • Avevo appena superato tutto un anno di castità basata sulla personale convinzione che la lussuria è la causa diretta della nascita la quale è la causa diretta del dolore e della morte e veramente senza esagerare ero giunto al punto di considerare la lussuria offensiva e addirittura crudele.
    «Le belle ragazze scavano la fossa» era la mia frase ricorrente, tutte le volte che mi toccava mio malgrado di girare la testa per guardare le incomparabili bellezze del Messico indiano. E la mancanza in me di una lussuria attiva mi aveva procurato inoltre una nuova vita serena che mi stavo godendo in pieno.
  • Ecco qua io m'ammazzo a guidare quest'arnese avanti e indietro dall'Ohio a Los Angeles e faccio più soldi di quanti tu ne abbia mai visti in tutta la tua vita di vagabondo, però sei tu quello che che si gode la vita e non basta ma lo fai senza lavorare e senza un mucchio di denaro. Adesso chi è il furbo, tu o io?
  • [...] è un mondo pieno di nomadi col sacco sulle spalle, Vagabondi del Dharma che si rifiutano di aderire alle generali richieste ch'essi consumino prodotti e perciò siano costretti a lavorare per ottenere il privilegio di consumare tutte quelle schifezze che tanto nemmeno volevano veramente come frigoriferi, apparecchi televisivi, macchine, almeno macchine nuove ultimo modello, certe brillantine per capelli e deodoranti e generale robaccia che una settimana dopo si finisce col vedere nell'immondezza, tutti prigionieri di un sistema di lavora, produci, consuma, lavora, produci, consuma, ho negli occhi la visione di un'immensa rivoluzione di zaini migliaia o addirittura milioni di giovani americani che vanno in giro con uno zaino, che salgono sulle montagne per pregare, fanno ridere i bambini e rendono allegri i vecchi, fanno felici le ragazze e ancor più felici le vecchie, tutti Pazzi Zen che vanno in giro scrivendo poesie che per puro caso spuntano nella loro testa senza una ragione al mondo e inoltre essendo gentili nonché con certi strani imprevedibili gesti continuano a elargire visioni di libertà eterna a ognuno e a tutte le creature viventi...
  • Il silenzio è così intenso che riesci a sentire il rombo del tuo sangue nelle orecchie ma molto più forte di questo suono è il rombo misterioso che ho sempre identificato col rombare del diamante della saggezza, il misterioso rombo del silenzio stesso, un grande Sssst che ricorda qualcosa che ci sembra di aver dimenticato nella tensione dei nostri giorni fin dalla nascita.
  • "Questo pensare si è interrotto" ma poiché dovevo pensarci, nessun pensiero si era interrotto, poi però mi sentì invadere da un'ondata di felicità quando capii che tutto quel turbamento non era altro che un sogno già concluso. I tetti di Berkley sembravano misera carne viva che offriva un riparo a dolenti fantasmi da q... uell'eternità dei cieli che non osavano affrontare.
  • Nel nessunluogo più luminoso del Già.
  • Sono il vuoto, non sono diverso dal vuoto, né il vuoto è diverso da me; in realtà il vuoto sono io.
  • Poi improvvisamente ogni cosa fu in tutto e per tutto simile al jazz: avvenne in un unico pazzesco secondo o poco più: alzai gli occhi e vidi Japhy che scendeva di corsa la montagna con immensi balzi di sei metri, correndo, saltando, approdando con una formidabile spinta dei calcagni protetti dagli scarponi, rimbalzando di uno o due metri, correndo ancora, poi lanciandosi con urli e jodel in un'altra lunga pazzesca planata giù per i fianchi del mondo e in un baleno mi resi conto che è impossibile cadere giù da una montagna idiota che non sei altro.
  • Arrivammo saltando e urlando come capre di montagna o piuttosto dovrei dire come pazzi cinesi di un migliaio di anni fa.
  • Lo scoppiettare dei ceppi morenti era simile a un Japhy che facesse brevi commenti sulla mia felicità.
  • Su, oltre al bagliore arancione del nostro fuoco si vedevano immensi sistemi di incalcolabili stelle, soli singoli, e bassi grappoli luminosi come Venere, oppure vaste Vie Lattee incommensurabili alla comprensione umana, tutte gelide, blu, argento, ma il nostro mangiare e il fuoco erano color di rosa e dolcezza.
  • Credi che il mondo si un fiore etereo, e vivrai.
  • Volevo procurarmi uno zaino completo, con il necessario per dormire, ripararmi, mangiare, cucinare, insomma cucina e camera da letto da portare in spalla, e andarmene chissà dove e trovare una solitudine perfetta e contemplare il vuoto perfetto della mia mente ed essere del tutto neutrale rispetto a qualunque idea e tutte.
  • "Oh li incontro sempre per strada i miei bodhisattva!" – gridò, e ordinò delle birre.
  • Non avevo mai vissuto in vita mia momenti più felici di quegli istanti solitari mentre discendevo la stretta pista dei cervi e quando ci mettemmo in marcia coi nostri zaini mi voltai per guardare un'ultima volta in quella direzione, ormai era buio, speravo di vedere qualche caro piccolo cervo, ma non vidi nulla, e cosi ringraziai tutto quello che c'era lassù.

Il libro degli haiku[modifica]

  • [Haiku] Vino all'alba | — il lungo | torpore piovoso.
  • [Haiku] Cos'è il Buddhismo? | — Un piccolo, folle | singhiozzo d'uccello.[8]
  • [Haiku] Prego tutto il tempo — | Parlando | A me stesso.
  • [Haiku] Acqua in una pozza | — che osserva | i cieli fradici.
  • [Haiku] Siedo scomposto su un mucchio di fieno | scrivo haiku | e bevo vino.
  • [Haiku] Ragazza con furgone — | cosa | posso saperne io?
  • [Haiku] Il passerotto | sul tubo della gronda | si guarda attorno.
  • [Haiku] L'albero sembra | un cane intento a | ringhiare verso i Cieli.
  • [Haiku] Il granaio naviga | in un mare | di foglie spazzate dal vento.[8]

Libro dei sogni[modifica]

Incipit[modifica]

Oh! Gli orribili viaggi che ho dovuto fare innanzi e indietro per il paese lungo squallide strade ferrate e stazioni che mai avevo immaginato – una di queste un orrendo antro brulicante di pipistrelli e bische clandestine e assurdi parchi e piogge, per quanti orizzonti io scruti non ne vedo la fine, questo è il libro dei sogni.
Gesù la vita è triste, come fa un uomo a vivere per non dire lavorare – dorme e sognando si gira dall'altra parte – ed è qui che il tuo Lupo è dieci volte peggiore di quello che s'immagina paparino – e come, bada, mi sono fermato – come fa un uomo a raccontar balle e a dire merda quando ha l'oro in bocca. Cincinnati, Philarkadelfia, Frohio, stazioni della Sotterranea – città della pioggia, bighellonando ozioso, Belzebur e Città dell'Hascisc sono stato in tutti questi posti e ho letto Finnegan's Works a che cosa mi servirà se non mi fermo a schiarirmi le idee in questo povero zeppo cer... – qual è la parola? – cranio...
Parla, parla, parla –

Citazioni[modifica]

  • Non più tardi di ieri mi sentivo colpevole di aver scritto Dottor Sax, Sulla Strada, un melenso colpevole idiota che sforna prosa dissennata impublicabile enormità da manicomio [...] (p. 33)
  • Quelle orribili amazzoni di Roma mi hanno reso schiavo e costretto a danzare nel loro balletto della tortura, nel Circo – la gente assiste ridendo, battendo le mani – la danza sessuale – se non balli t'infilzano su una lancia – la bruna grande e grossa scatta in piedi, mi afferra, mi trascina, mi fa fare movimenti osceni suggestivi con lei, tutta una danza che segue un preciso rituale scritto ma io sono uno schiavo riluttante, amante infelice – la folla esulta felice – è anche una specie di campo da pallacanestro, il campo parrocchiale di St. Louis. (p. 83)
  • Scrivendo i sogni, prendere nota del modo in cui crea la mente sognante (p. 249)

Maggie Cassidy[modifica]

Citazioni[modifica]

  • Non rilevava altro che una risata ansiosa che fiammeggiava ubriaca di gioventù negli occhi ravvicinati, nella lunga mascella, nella lunga bocca in attesa. (p. 12)
  • Il suo interesse nei confronti di tutti era così assolutamente illimitato che era come l'impulso irrefrenabile di un ubriaco di correre e ricominciare da zero, sfiancare il mondo, baciare le fondamenta del mondo. (pp. 13-14)
  • Cantò Jack o diamonds in quel modo che aveva appena imparato, triste, incredibilmente triste come un numero di cani ammaestrati, o come gli uomini che cantano, sospesi nell'aria e distrutti e profetici nella neve della notte. (p. 16)
  • Che finché vivrò queste catene mi trascineranno verso oceani di lacrime amare che bagnano già i miei piedi. (p. 21)
  • Nessuna idea nel 1939 che il mondo sarebbe impazzito. (p. 25)
  • Quelle stelle che nel Nord, nelle notti chiare, sono lacrime ghiacciate tra miliardi di altre, la via lattea di gennaio come caramelle d'argento, veli di gelo nell'immobilità, che lampeggiano, pulsando al ritmo lento del tempo e del sangue dell'universo. (p. 25)
  • Le scale sul retro erano così fragili, polverose, strane, come per lo sgretolarsi dell'intonaco, un giorno le avrebbe ricordate nei sogni tristi di ruggine e malinconia. (p. 25)
  • Ah, ragazzi, che cavolo combinate? – sono quasi le dieci e state ancora perdendo tempo per la strada quando dovreste crescere. (p. 26)
  • La vidi, in piedi nella folla, perduta, scontenta, tenebrosa, spiacevolmente strana. [...] Maggie Cassidy [...] dolce, mora, bella come una pesca – indistinta come un grande sogno triste. (p. 33)
  • La mia anima cominciò ad affondare in lei per la prima volta, in maniera profonda, inebriante, perdutamente; come annegare nella pozione di una strega, celtica, magica, luminosa, come una stella. (p. 34)
  • Gli occhi ancora di colomba sul volto d'amore scomparso da tempo e adesso volto della vita. (p. 37)
  • Il latte il sabato mattina presto quando tutto è così azzurro e dolce. (p. 37)
  • E di notte il fiume scorre, pallide stelle sull'acqua sacra, alcune affondano come veli, altre sembrano pesci, la grande luna che una volta era rosea adesso è alta come latte fiammeggiante e agita il suo candido riflesso verticale e profondo nella corrente scura del letto del fiume che crea una massa turbinosa. Come in un triste sogno, alla luce del lampione, sulle buche sporche del terreno non asfaltato. (p. 38)
  • Le macchie gettano bagliori sui piccoli bagnanti bianchi, cavallini di Picasso della notte, densi e tragici, dalla tristezza giunge la mia anima cercando quello che c'era e che è scomparso, perduto, in fondo a un sentiero – la tristezza dell'amore. Maggie, la ragazza che ho amato. (p. 38)
  • Lo sciabordio ululante e il sussurro e l'adorato mistero sulla riva; buio, sempre buio, le furbe labbra invisibili del fiume che mormorano baci, che mangiano la notte, che rubano la sabbia, furtive. (p. 38)
  • Nei frutteti dalle foglie fruscianti, nell'ondeggiare del granoturco, nella notte che diffonde il dolce fruscio di mille foglie, notte di sospiri, di canzoni e sussurri. Mille cose su e giù per la via, profonde, graziose, pericolose, che respirano, pulsano come stelle. (p. 38)
  • Le stelle arricciate che non hanno nessuna luna come altare, nessuna voce, ma giù per il greve spazio tragico formano ghirigori celesti. (p. 39)
  • Freddi mattini di roseo e nevoso sole di gennaio con lo sbuffo fragrante di fumo nero da tutti i comignoli delle case. (p. 41)
  • Ero giunto dall'oscurità del grande mondo, in barca, in autobus, in aereo, in treno, fermo, la mia ombra immensa che attraversava i campi, e il bagliore ardente delle locomotive dietro di me mi rendeva onnipotente sulla terra della notte, come Dio. (p. 44)
  • Vedo il suo viso intento a pensare a me, vicino al fiume, i begli occhi in cerca del famoso pensiero perfetto di me che lei amava. (p. 47)
  • Lo trovavo bello come il sole perché le sue guance rosee, i denti bianchi e gli occhi sognanti da donna, da angelo forse, mi colpivano il cuore; i bambini si amano come gli amanti, non badiamo ai loro piccoli drammi nel corso della nostra vita di adulti. (p. 48)
  • Dio mi parlò dal crocifisso: "[...] bambino mio, ti trovi nel mondo del mistero e del dolore che non puoi comprendere – lo so, angelo – è per il tuo bene, ti salveremo, perché la tua anima è importante come quella di chiunque altro al mondo – ma devi soffrire per questo, in verità, figlio mio, devi morire nel dolore, con urla, terrore, disperazione". (p. 49)
  • Vicino ai ragazzini con i capelli a spazzola che non avrebbero avuto la minima idea dell'oscurità esistente sulla terra se non avessero visto quell'uomo triste attraversare la notte per farsi la sua settimana di quaranta ore di lavoro. (p. 53)
  • Tutta l'America e i suoi tristi sospiri mi sostenevano nella notte. (p. 54)
  • Me ne stavo lì come una creatura preziosa, ad ascoltare. (p. 68)
  • Nell'oscurità invernale, la profondità dell'azzurro penetrante da Baghdad araba del pungente e bel crepuscolo invernale di gennaio – di solito mi straziava il cuore, una stella morbida come una pugnalata stava nel mezzo di quell'azzurro più magico, pulsava come l'amore. (p. 75)
  • Massachusetts Street, piccola, misera, vecchia, piena del mio amore. (p. 81)
  • I miliardi di stelle invernali incombevano nel cielo come perle gelate soli gelati uniti insieme e intercambiabili in un unico ricco universo di luce temporalesca, pulsavano, pulsavano, come grandi cuori in un nero vuoto incomprensibile.
    Alle quali ciò nonostante offrii tutte le canzoni e i sospiri e le parole del mio ritorno a casa, come se potessero sentirmi, sapere, interessarsi. (p. 87)
  • La femminile carezza d'aprile dolce perduta confusa pensosa pulsante come un cuore simile a un folle fiume alla terra profonda – il fiume meditativo nei suoi insondabili pensieri primaverili – il cuore fertile e arricchito che fluiva oscuro – irlandese come la torba, scuro come la notte di Kilkenny, magico come un elfo, le labbra rosse come il mattino rosso rubino del Mare d'Irlanda sulla costa orientale come l'avevo visto io, promettente come i tetti di paglia e le verdi distese erbose che mi facevano venire le lacrime agli occhi per il desiderio di essere anch'io irlandese e di perdermi e di affondare in lei per sempre – di essere il fratello, il marito, l'amante, lo stupratore, il padrone, l'amico, il padre, il figlio, il baciatore, l'entusiasta, il corteggiatore, l'adoratore, quello che l'afferra, che la sorprende furtivo, il compagno di letto, il frenatore di treni in una casa rossa di culle rosse e gioiosi bucati la domenica mattina nel lieto cortile squallido. (p. 87)
  • Negli anni della nostra perduta e intorpidita infanzia se ne era stato seduto nei pomeriggi pigri sulla soglia di una casa popolare [...], le sue orecchie anziane avevano sentito le generazioni andare e venire. (p. 91)
  • Però ci pensi che un uomo può consumarsi la vita lavorando e basta. (p. 93)
  • E sugli occhi un velo misterioso, denso di lacrime, che spuntavano dalla terra segreta della sua anima e sempre oscure, sconosciute, create da sé come non c'è ragione per l'esistenza di un fiume. (p. 96)
  • Quando si è giovani si ha voglia di piangere, quando si è vecchi si ha voglia di morire. (p. 97)
  • Non sopporto di perdere tempo giorno dopo giorno senza sapere cosa fare di me. (p. 107)
  • Sono seduto qui nell'immobile eternità. (p. 108)
  • Non mi tolse gli occhi di dosso; era innamorata di qualcosa, probabilmente di me, probabilmente dell'amore. (p. 113)
  • Riuscivo a vedere [...] le mie idee, sensazioni. Ero diventato un poeta. Ero estaticamente folle nella mia innocenza. Conoscevo gioie non per nome ma perché mi attraversavano il petto che raggrumava il sangue caldo e scomparivano senza avere conosciuto nome, ignote [...]. Basta con gli eccessi di Rimbaud! Piansi ricordando il bel volto della vita quella notte. (p. 119)
  • Fa' che il mio teschio, il mio naso, si fondano; fa' di me un'unica cosa consapevole. (p. 108)
  • Il sabato sera è affollato e tragico in tutta l'America. (p. 126)
  • I grandi alberi possenti con i loro artigli sotto i marciapiedi trafiggono il cielo tanto in alto che sono come argento perduto Lassù, la gente cammina tra i lampioni oltrepassando massicce basi di tronchi di qualcosa di vivo e non dedicano a ciò mai nemmeno un pensiero. (p. 127)
  • Ho a stento spazio nel mio cuore piovoso per vedere e udire quello che devo – sono perduto. (p. 129)
  • La musica è così bella che mi sento venire meno nell'ascoltarla lì in piedi a pensare perduto alla mia tragedia notturna del sabato – Intorno a me tutti i vaghi angeli azzurri dell'idillio stanno volando con i puntini luminosi, la musica spezza il cuore e anela a giovani cuori vicini, labbra di ragazze adolescenti, impossibili e perdute ragazze del coro dell'eternità che ballano lentamente nella nostra testa al suono del folle e disgraziato tamburino dell'amore e della speranza. (pp. 130-131)
  • Mattino è quando il viso rilassato dal sonno dei bambini di Dio deve essere sistemato, strofinato e svegliato... (p. 132)
  • Camminai per le tristi strade del tempo umano. (p. 135)
  • Pensai – cercando qualcosa da dire – e non c'è niente da dire – o se lo dicessi – cadrebbe come uno strano albero umido dalla bocca – come il disegno di vene nere nella terra della tomba di suo zio e di tutti gli zii – indicibile – inottenibile – separazione. [...] Amore adulto rovinato da un cuore poco adulto. (p. 138)
  • Volgendo gli occhi su di me come un ubriaco, facendomi ubriacare, passando la sua palma fredda sulla mia guancia in un'improvvisa carezza così tenera che i venti di maggio avrebbero capito e i venti di marzo avrebbero aspettato. (p. 139)
  • Sembrerò un assurdo bambino il cui grigio sogno di vanità non può essere infranto neanche dall'amore. (p. 144)
  • Il mio petto mi dà fitte di dolore dolce e trascendente nel vederlo, nel vedere lui, la neve, la notte. (p. 145)
  • Un ondeggiare di visi nella mia eternità. (p. 149)
  • La felicità svanirà, amara brontolona, e non preoccuparti se non torna più indietro a questo mondo fottuto. Ma che cavolo? Se va bene a Dio allora non c'è niente di male. [...] Non illuderti, Jack, c'è ancora della gente buona al mondo. (p. 158)
  • Dai, Jacky, sorridi, non sorride mai questo ragazzo qui, per la miseria [...]. Perché non sorridi fai preoccupare la tua famiglia che ti ha dato la vita e non sa come fare per ripagarti per quello che nella migliore delle ipotesi è un mondo abbastanza triste lo ammetto. (p. 160)
  • In piedi come passanti che all'improvviso si mettono a baciarsi per poi riprendere la posizione di passanti. (p. 166)
  • La primavera di flauto correva nei corridoi e nei vicoli rituali della mia mente sacra nella santa vita e mi faceva svegliare e risorgere alla mia attività di essere e diventare un uomo. (p. 172)
  • Qualcosa di eterno rimuginava nei tristi comignoli rossi delle fabbriche. (p. 174)
  • Ah, perdio, figlio mio, è una cosa terribile non essere capace di aiutarti ma capisci, vero?, che Dio ci ha lasciati da soli nella nostra pelle a passarcela bene o male. (p. 179)
  • Guardavo nel cielo morbido e la luna stava sorgendo pallida e cullata nel blu della terra. (p. 184)
  • Il vuoto dell'universo circonda il viandante solitario. (p. 185)
  • Nella tragica metropolitana traballante di gente sepolta nell'aria nera della notte. (p. 191)
  • Un nuovo barile indistinto si stava riempiendo e tutto sarebbe annegato lì dentro. (p. 194)
  • Con un gemito che veniva dalla gola, che pulsava, e la baciai e volevo divorarla ogni singolo centimetro della sua misteriosa carne ogni parte di quel suo cuore increspato e cavo che le mie dita non avevano ancora nemmeno conosciuto, la sua avida preziosità, l'unico e inimitabile altare delle sue gambe, della pancia, del cuore, i capelli scuri, lei inconsapevole di tutto questo, maledetta, scellerata, gli occhi indifferenti, bellissima. (p. 211)
  • La dolce forma del suo corpo mi fece venire voglia di piangere. (p. 212)

Sulla strada[modifica]

Incipit[modifica]

La prima volta che incontrai Dean fu poco tempo dopo che io e mia moglie ci separammo. Avevo appena superato una seria malattia della quale non mi prenderò la briga di parlare, sennonché ebbe qualcosa a che fare con la triste e penosa rottura e con la sensazione da parte mia che tutto fosse morto. Con l'arrivo di Dean Moriartry ebbe inizio quella parte della mia vita che si potrebbe chiamare la mia vita lungo la strada. Prima di allora avevo sempre sognato di andare nel West per vedere il continente, sempre facendo piani vaghi e senza mai partire. Dean è il tipo perfetto per un viaggio perché nacque letteralmente sulla strada, quando i suoi genitori passarono da Salt Lake City, nel 1926, in un vecchio macinino, diretti a Los Angeles. Le prime notizie su di lui mi furono date da Chad King, che mi aveva fatto vedere alcune sue lettere scritte in un riformatorio del New Mexico. Mi interessai enormemente a quelle lettere perché chiedevano a Chad in modo così ingenuo e dolce di insegnargli ogni cosa su Nietzsche e tutti i meravigliosi argomenti intellettuali che Chad conosceva. A un certo punto Carlo e io parlammo delle lettere e ci chiedemmo se avremmo mai conosciuto quello strano Dean Moriarty. Tutto ciò accadeva molto tempo fa, quando Dean non era ancora quello che è oggi, ma solo un giovane carcerato avvolto di mistero. Poi arrivò la notizia che Dean era uscito dal riformatorio e stava venendo a New York per la prima volta; si diceva che avesse appena sposato una ragazza di nome Marylou. Un giorno stavo bighellonando per la Città Universitaria e Chad e Tim Grey mi dissero che Dean abitava in un appartamento senza acqua calda corrente nell'East Harlem, la Harlem spagnola. Dean era arrivato a New York la notte precedente per la prima volta con Marylou, la sua bella e vivace pollastrella...

Citazioni[modifica]

  • A me piacciono troppe cose e io mi ritrovo sempre confuso e impegolato a correre da una stella cadente all'altra finché non precipito. Questa è la notte e quel che ti combina. Non avevo niente da offrire a nessuno eccetto la mia stessa confusione.
  • Una macchina veloce, l'orizzonte lontano e una donna da amare alla fine della strada.
  • Ci voltammo dopo dodici passi, perché l'amore è un duello.
  • – [...] Sal, dobbiamo andare e non fermarci mai finché non arriviamo.
    – Per andare dove, amico?
    – Non lo so, ma dobbiamo andare.
  • E nessuno, nessuno sa quel che succederà di nessun altro se non il desolato stillicidio del diventar vecchi.
  • Adesso considera un po' questi qua davanti. Hanno preoccupazioni, contano i chilometri, pensano a dove devono dormire stanotte, quanti soldi per la benzina, il tempo, come ci arriveranno... e in tutti i casi ci arriveranno lo stesso, capisci. Però hanno bisogno di preoccuparsi e d'ingannare il tempo con necessità fasulle o d'altro genere, le loro anime puramente ansiose e piagnucolose non saranno in pace finché non riusciranno ad agganciarsi a qualche preoccupazione affermata e provata e una volta che l'avranno trovata assumeranno un'espressione facciale che le si adatti e l'accompagni, il che, come vedi, è solo infelicità, e per tutto il tempo questa aleggia intorno a loro ed essi lo sanno e anche questo li preoccupa senza fine. (Dean)
  • Le nostre valigie logore stavano di nuovo ammucchiate sul marciapiede; avevano altro e più lungo cammino da percorrere. Ma non importa, la strada è vita.
  • Pensa se tu e io avessimo una macchina da sogno così che cosa non potremmo fare. Lo sai che c'è una strada che va dritto fino al Messico e oltre, fino al Panama?... E forse addirittura fino in fondo all'America del Sud dove gl'indiani sono alti più di due metri e mangiano cocaina sulle falde delle montagne? Sì! Tu e io, Sal, esploreremo il mondo intero con un'automobile così perché, amico, in fondo la strada è fatta apposta per farci girare il mondo. Non c'è altro luogo cui possa arrivare, no? (Dean)
  • C'è sempre qualcosa di più, un po' più in là... non finisce mai.
  • ...Qual è la tua strada amico?... la strada del santo, la strada del pazzo, la strada dell'arcobaleno, la strada dell'imbecille, qualsiasi strada. È una strada in tutte le direzioni per tutti gli uomini in tutti i modi.
  • "Perché non lasci perdere? Per quale ragione devi rubare di continuo?" "il mondo mi deve alcune cose. ecco tutto"
  • "Voglio sposare una ragazza" dissi loro "in modo da poter riposare la mia anima insieme con lei finché entrambi non diventeremo vecchi. Non si può andare avanti continuamente... tutta questa frenesia e questo saltar qua e là. Dobbiamo arrivare in qualche punto, trovare qualcosa".
  • E naturalmente adesso nessuno può venire a dirci che Dio non esiste. L'abbiamo visto in tutte le sue forme.
  • Tutto va benissimo, Dio esiste, noi abbiamo la nozione del Tempo.
  • Che cos'è quella sensazione quando ci si allontana dalle persone e loro restano sulla pianura finché le si vede appena come macchioline che si disperdono?...È il mondo troppo vasto che ci sovrasta, ed è l'addio. Ma noi puntiamo avanti verso la prossima pazzesca avventura sotto i cieli.
  • E per un istante raggiunsi l'estasi che avevo sempre desiderato conoscere: consisteva nell'entrare di netto nelle ombre eterne superando il tempo cronologico e nell'osservare stupefatto da lontano lo squallore del regno mortale, nella sensazione della morte che mi incalzava spingendomi ad andare avanti, con un fantasma alle spalle che la incalzava a sua volta, e correvo verso un trampolino dal quale si tuffavano gli angeli per lo volare nello spazio sacro del vuoto della non-creazione, nel potente e inconcepibile fulgore che si sprigionava dalla luminosa Essenza della Mente, con gli innumerevoli regni dell'oblio che si aprivano nel magico firmamento del paradiso.
  • A quel tempo danzavano per le strade come pazzi, e io li seguivo a fatica come ho fatto tutta la vita con le persone che mi interessano, perché le uniche persone che esistono per me sono i pazzi, i pazzi di voglia di vivere, di parole, di salvezza, i pazzi del tutto e subito, quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi d'artificio gialli che esplodono simili a ragni sopra le stelle e nel mezzo si vede scoppiare la luce azzurra e tutti fanno «Oooooh!»
  • Quando cominciate a separare la gente dai loro fiumi che ottenete? "Burocrazia!"
  • Quella strada del passato si srotolava confusamente di fianco a noi come se la tazza della vita si fosse rovesciata e ogni cosa fosse impazzita.
  • Si può sempre andare oltre, oltre -non si finisce mai.
  • Che differenza fa, in definitiva? L'anonimato nel mondo degli uomini è meglio della fama in cielo, perché cos'è il cielo? Cos'è la terra? È tutto nella mente.
  • Aveva studiato medicina a Vienna, aveva studiato antropologia, letto di tutto; e ora si stava dedicando al lavoro della sua vita, ch'era lo studio delle cose in se stesse per le strade della vita e della notte.
  • Un dolore mi trafisse il cuore, come succedeva ogni volta che vedevo una ragazza che mi piaceva andarsene in direzione opposta alla mia in questo mondo troppo grande.
  • La prigione è il luogo dove si promette a noi stessi il diritto di vivere.
  • Neal tirò fuori le altre foto. Mi resi conto che quelle erano le uniche istantanee che i nostri figli avrebbero guardato un giorno con stupore, convinti che i loro genitori avessero vissuto una vita tranquilla, ordinata, come quella delimitata dalle inquadrature delle foto, alzandosi al mattino per camminare fieri sui marciapiedi della vita, senza nemmeno immaginare l'aspra follia e ribellione della nostra esistenza reale, della nostra notte, l'inferno, l'insensata strada d'incubo. E tutto dentro un vuoto senza principio e senza fine. Pietose forme d'ignoranza.
  • Le stelle pure, meravigliose erano sempre là, che ardevano
  • E anche se aveva problemi di lavoro e una storia infelice con una donna dalla lingua lunga, almeno aveva imparato a ridere meglio di chiunque altro al mondo.
  • Fu una notte triste; fu anche una notte allegra.
  • So di essere un ventitreenne, so che faccio affidamento sui miei amici e sulla mia famiglia per i soldi, so che non c'è oro alla fine dell'arcobaleno, c'è solo merda e piscio. Ma sapere questo, mi rende libero! (Carlo Marx)
  • La furia gli schizzava dagli occhi quando raccontava delle cose che odiava; furia che veniva sostituita da grandi scintille di gioa quando la felicità lo assaliva all'improvviso; vibrava in ogni muscolo di voglia di vivere e di andare
  • Non sapevo dove tutto questo ci avrebbe portato, né me ne importava.
  • Stavo meravigliosamente bene e il mondo intero mi si apriva davanti perché non avevo sogni.
  • Cos'è quella sensazioni che si prova quando ci si allontana in macchina dalle persone e le si vede recedere nella pianura fino a diventare macchioline e disperdersi? È il mondo troppo grande che ci sovrasta, è l'addio. Ma intanto, ci si proietta in avanti verso una nuova, folle avventura sotto il cielo.
  • L'intero universo era folle e stravolto ed estremamente bizzarro.
  • Dovevamo ancora andare lontano.Ma che importava, la strada è la vita
  • Cercai di spiegarle la mia ansia di vivere e le cose che avremmo potuto fare insieme.
  • Era consumato dai ricordi
  • Restammo sdraiati sulla schiena a guardare il soffitto e a chiederci cosa avesse avuto in mente Dio quando aveva fatto la vita cosi triste.
  • Poi sussurrò, prendendomi per la manica, sudando «Ora guarda per esempio questi qui davanti. Hanno le loro preoccupazioni, contano i chilometri, pensano a dove dormiranno stanotte, a quanto costerà la benzina, al tempo, a come ci arriveranno… e intanto ci stanno andando dove vogliono arrivare e ci arriveranno comunque. Ma hanno bisogno di preoccuparsi e di ingannare il tempo con assilli falsi o altro, puramente ansiosi e lamentosi e non si mettono l'anima in pace se non riescono ad agganciarsi a una preoccupazione stabilita e provata, e quando la trovano la loro faccia assume l'espressione adatta, di infelicità, cioè è chiaro, e intanto tutto passa loro accanto e loro lo sanno questo, ed è un'altra cosa che li preoccupa incessantemente, Ascolta! Ascolta!» (2010)

Explicit[modifica]

E così in America quando il sole tramonta e me ne sto seduto sul vecchio molo diroccato del fiume a guardare i lunghi lunghi cieli sopra il New jersey e sento tutta quella terra nuda che si srotola in un'unica incredibile enorme massa fino alla costa occidentale, e a tutta quella strada che corre, e a tutta quella gente che sogna nella sua immensità, e so che a quell'ora nello Iowa i bambini stanno piangendo nella terra in cui si lasciano piangere i bambini, e che stanotte spunteranno le stelle, e non sapete che Dio è Winnie Pooh?, e che la stella della sera sta tramontando e spargendo le sue fioche scintille sulla prateria proprio prima dell'arrivo della notte che benedice la terra, oscura tutti i fiumi, avvolge le vette e abbraccia le ultime spiagge, e che nessuno, nessuno sa cosa toccherà a nessun altro se non il desolato stillicidio della vecchiaia che avanza, allora penso a Dean Moriarty, penso perfino al vecchio Dean Moriarty padre che non abbiamo mai trovato, penso a Dean Moriarty.

Citazioni su Sulla strada[modifica]

  • Che però che due maroni, quel romanzo lì, On the Road, che l'avevo finito a forza, non mi era mica piaciuto molto. Perché in fondo non mi era mica piaciuto lui, Kerouac, che un po' usa la gente che incontra, e poi se ne sbarazza per tornare a viaggiare da solo. (Leo Ortolani)

Tristessa[modifica]

  • Alcune persone hanno delle vibrazioni che vengono dritte dal cuore vibrante del sole...
  • Due ragazzotti messicani si avvicinano attratti da Tristessa e rimangono in piedi lì vicino a bere e a parlare tutta la notte, hanno entrambi i baffi, uno è molto piccolo e ha la faccia tonda con le guance simili a pere... L'altro è più alto, con dei fogli di giornale infilati sotto la giacca per proteggersi dal freddo... Cruz si allunga in mezzo alla strada e si addormenta avvolta nel suo cappotto, la testa appoggiata al gradino del marciapiede... Un piedipiatti arresta qualcuno all'imbocco del vicolo, noi attorno alla candela e ai pentoloni fumanti guardiamo senza interesse... Improvvisamente Tristessa mi bacia sulle labbra, lievemente, il bacio più lieve, più toccante di questo mondo... Ne sono davvero sorpreso... Mi sono deciso di rimanere con lei e a dormire dove lei dorme, persino se dorme nel bidone dell'immondizia, in una cantina piena di topi... Ma continuo a tremare e non m'aiuta a niente stringermi addosso i vestiti... per un anno ho dormito ogni notte nel mio sacco a pelo e non sono più abituato alla comune aria fredda della terra... A un certo momento cado netto giù dalla cassetta su cui ero seduto con Tristessa, finisco sul marciapiede, ci resto... In altri momenti intrattengo lunghe misteriose conversazioni con i due ragazzotti... Che cavolo stanno cercando di dire e di fare?... Cruz dorme per la strada... Ha i capelli sparsi neri nella pietra... la gente li calpesta... È la fine. L'alba giunge grigia.
  • È tanto buio quanto imprevedibile su questa terra, mi rendo conto di tutte le innumerabili manifestazioni che la mente-pensante inventa per piazzare muri d'orrore innanzi alla sua perfetta percezione che non vi è muro e non vi è orrore ma solo la Trascendentale Vuota Luce Lattea della vera e perfettamente vuota natura della Perenne Eternità... So che tutto va bene ma voglio una prova e i Budda e le Vergini Marie son là a ricordarmi del voto solenne della fede in questa dura e stupida terra dove scateniamo le nostre cosiddette vite in un mare di preoccupazioni, carne per la Chicago della Tombe...
  • Corsi per vedere Tarzan, ma i cespugli e le rocce erano finiti e la bellezza delle cose deve essere proprio che finiscono.
  • [...] egli passò e mi disse: "Spiana prima la tua mente e poi anche la terra sarà spianata, persino il monte Sumeru" (così si chiamava il monte Everest in antico Magadhi).
  • [...] vorrei poter comunicare con tutte queste creature e persone, nel flusso di questo mio benessere illuminato dai raggi lunari, il mistero nuvoloso del latte magico visibile nella Profonda Immaginazione della Mente dove si apprende che il tutto è niente... nel cui caso essi non avrebbero più da preoccuparsi, se non dopo l'istante in cui essi pensano di preoccuparsi di nuovo... Noi tutti tremanti nelle nostre scarpe di mortalità, nati per morire, NATI PER MORIRE potrei scrivere sul muro e su tutti i muri d'America...
  • Gli esseri umani seminano il proprio terreno con guai e inciampano nei macigni della loro stessa falsa erronea immaginazione, e la vita è dura.

Un mondo battuto dal vento[modifica]

  • Gli insegnamenti di Gesù sono stati una svolta, un modo per confrontarsi con il terribile enigma della vita umana e confondersi di fronte ad esso. Che cosa miracolosa! Quali pensieri deve aver avuto Gesù prima di "aprire la sua bocca" e iniziare il Discorso della Montagna. Che pensieri profondi, oscuri e silenziosi! (p. 66)
  • Oh, venti poderosi, che schiantate i rami novembrini! Il placido sole splendente, non toccato dalle furie della terra, abbandona il mondo all'oscurità, al selvaggio oblio e alla notte, mentre gli uomini tremano nei loro cappotti e si affrettano a tornare a casa. Poi le luci di casa scintillano in quelle profondità desolate. Eppure ci sono le stelle! Alte e luccicanti in un firmamento spirituale. Noi cammineremo fra mulinelli di vento, guardando intensamente attraverso le nostre sembianze terrestri, alla ricerca di un improvviso sorriso di intelligenza umana al di là di queste insondabili bellezze. Ora il ruggito della furia di mezzanotte e lo scricchiolio dei cardini e delle finestre, ora l'inverno, ora la comprensione della terra e della nostra presenza su di essa: questo dramma di enigmi e di doppi fondi, di sofferenze e di tristi gioie, queste cose umane nell'elementare vastità di un mondo battuto dal vento. (pp. 79-80)
  • Mi stupisco sempre quando mi trovo ad agire come un personaggio di Dostoevskij. Ricordo di essermi detto: "Non parlare troppo della tua anima con loro". (p. 83)
  • Sapete, credo davvero che "dolersi" per se stessi sia una delle cose più sincere che esistano sulla terra, perché non si può negare che uno come me, sano, sexy, anche poetico, criticato, commosso, lacerato dal desiderio e dall'amore verso ogni bella ragazza che vedo, ma incapace di fare l'amore adesso, a causa "del tempo e dei soldi", adesso che sono giovane e le ragazze sfilano indifferenti davanti alla mia finestra... ebbene, dannazione, non si può proprio negare che sia ingiusto! C'è troppa solitudine in questo mondo di struggimenti. (p. 152)
  • Quando la fama e i soldi? Quando l'amore? Quando? Cosa c'è che non va, ogni volta, in questo miserabile presente? Bla, bla, bla. È l'anima ecco cos'è. (p. 176)
  • Il provino cinematografico è la versione americana della prostituzione parigina. (p. 199)
  • Togli a un uomo i suoi titoli ufficiali per un momento. Sono i titoli ufficiali il motivo principale per cui la terra viene maltrattata, degradata e resa inabitabile. In mezz'ora, se togli a un uomo i suoi titoli ufficiali, lo potresti trasformare in un mio grandissimo amico per il resto della sua vita, ma restituisciglieli il giorno dopo e lui potrebbe condannarmi a morte. Questa è la Foresta di Arden, amici miei, ecco il Mondo. (p. 200)
  • Il fatto che i figli e i padri abbiano nelle loro anime l'idea che debba esistere una via, un'autorità, una conoscenza illimitata, una visione, uno scopo dell'esistenza umana, un comportamento giusto, una "dignità" in tutto il disordine e la sofferenza del mondo – ebbene questo è Dio negli uomini. [...] Il fatto che crediamo che dovrebbe esserci qualcosa e che siamo colpevoli è Dio. (p. 206)
  • Ecco qual è l'origine della solitudine umana: essere sperduti in un mondo troppo grande che ci divora tutti quanti a ogni istante. (p. 207)
  • L'erba profuma di caldo e si sfalda nell'aria più fredda, l'oscurità si manifesta su tutta l'immensa giostra del mondo e il bestiame resta lì, ad aspettare la triste notte di nebbia spazzata dal vento, le sirene della baia sottostante e le stelle isolate che brillano fra gli squarci di nebbia a mezzanotte. (p. 208)
  • Oh, mio Signore [...]. Colpiscimi e risuonerò come una campana! (p. 220)
  • Quanto siamo avidi! Come posso odiare qualcuno quanto me stesso? (p. 238)
  • Ho perso tutte le mie affettuose consolazioni. Sto seduto sulle centinaia di fantasmi... voi tutti, vi prego, amatemi. (p. 238)
  • Mi ha stupito il fatto che "tutti" sono sposati o fidanzati, tranne me. Per quale ragione? Devo essere io il problema. (p. 239)

Viaggiatore solitario[modifica]

Incipit[modifica]

QUI SULLA TERRA SCURA

prima di andare tutti in Paradiso

VISIONI D'AMERICA

Tutti che fanno l'autostop
Tutti che viaggiano sulla ferrovia
Tutti che tornano indietro

in America

Attraverso i confini messicani e canadesi...

Cominciamo con la visione di me il colletto tirato su e legato con un fazzoletto per tenerlo stretto e a posto, mentre sto camminamdo faticosamente tra i desolati, scuri magazzini del sempre amabile porto di San Pedro, le raffinerie di petrolio che odorano nella umida e nebbiosa notte di Natale del 1951 proprio come gomma bruciata e i misteri ravvicinati della Sea Hag Pacific dove, mentre cammino, si può vedere proprio alla mia sinistra la superficie oleosa delle acque della vecchia baia che avanzano fino ad abbracciare i pilastri schiumosi che si ergono sopra le piatte, immobili acque dove ci sono le luci che ululano nella marea che sale oltre alle luci di navi e poppe di imbarcazioni che si muovono avvicinandosi e allontanandosi da questa ultima striscia di terra americana.

Citazioni[modifica]

  • Voleva che andassi con lui a Vera Cruz. "Faccio il calzolaio di professione. Stai a casa con le ragazze mentre lavoro, mir? Tu scrivi, tu interessa i libri e ci facciamo un sacco di ragazze." Non l'ho più visto dopo Mexico City perché ero rimasto senza soldi e dovetti andare a stare sul divano di William Seward Burroughs. E Burroughs non voleva Enrique tra i piedi: "non dovresti andare in giro con questi messicani, sono un branco di delinquenti". Ho ancora il piede di coniglio che Enrique mi ha regalato quando è partito. (p. 34)
  • Non c'era un'anima ad ascoltarlo perché nessuno ascolta un vagabondo tutti i vagabondi si parlano addosso cazzeggiando a vanvera e non si riesce a capire un tubo – parlano tutti insieme e fanno un sacco di confusione. (p. 64)
  • E quando passammo il Canale di Panama io non potei staccare gli occhi dai verdi alberi e piante esotiche, palme, capanne, tizi in capppelli di paglia, il caldo fango tropicale color marrone scuro lungo le rive del Canale (con il Sudamerica proprio al di là della palude in Colombia) ma gli ufficiali gridavano: "Dài, per Dio, non hai mai visto il Canale di Panama prima, dove cavolo è il pranzo?" (p. 93)
  • Bickford è il più grande palcoscenico di Times Square – molta gente ha vagabondato qua intorno per anni uomini e ragazzi cercando Dio sa che cosa, forse qualche angelo di Times Square che volesse fare dell'intera grossa stanza la propria casa, la vecchia fattoria – la civiltà ne ha bisogno. – Che si può fare a Times Square? Godersela tutta. – La più grande città che il mondo abbia mai visto. Su Marte c'è una Times Square? Che cosa potrebbe fare il Fluido Mortale[9] in Times Square? O San Francesco? (p. 102)
  • Poi arrivò l'autobus e attraversammo Arles ed ora vidi i pomeridiani agitati alberi di Van Gogh nel maestrale impetuoso, i filari di cipressi che si piegano, gialli tulipani dentro vasi sulle finestre, un grande caffè all'aperto con una tenda enorme e la durata luce del sole. – Vidi, capii Van Gogh, brulli costoni sullo sfondo... (p. 139)
  • E poi nei vicoli di pavé di Avignone (città di polvere), vicoli più sporchi dei sobborghi del Messico (come le strade del New England vicine allo scarico dei rifiuti negli anni '30), con scarpe di donne che corrono nei canaletti di scolo insieme a medievali acque di scarico, e lungo tutto il muro di pietra laceri ragazzini giocano in turbini di polvere di maestrale, sufficiente a far lacrimare Van Gogh. (p. 139)
  • E il famoso tanto decantato ponte di Avignone, di pietra, mezzo andato ora nella accorrente primavera del Rodano, con castelli medievali circondati da mura sulle colline all'orizzonte (adesso per i turisti, una volta il castello baronale sostenitore della città). (pp. 139-140)
  • Giovani delinquenti si nascondono nella polvere del pomeriggio domenicale sotto i muri di Avignone fumando cicche proibite, ragazze di tredici anni sorridono stupidamente sui tacchi alti, e per la strada un bambino che gioca nel canale di scarico con lo scheletro di una bambola, battendo sul sedere capovolto come se fosse un tamburo. – Vecchie cattedrali nei vicoli della città, vecchie chiese oramai solo reliquie diroccate. (p. 140)
  • In nessuna parte del mondo c'è una domenica pomeriggio triste come questa con il maestrale che soffia sulle strade di pavé della povera vecchia Avignone. Quando mi misi a sedere in un caffé sul corso a leggere i giornali, capii il lamento dei poeti francesi sul provincialismo, il triste provincialismo che rese folli Flaubert e Rimbaud e ispirò la musa di Balzac. (p. 140)
  • Girovagai un po', cominciò a cadere il nevischio su Pigalle, all'improvviso a Rochechouart uscì fuori il sole e scoprii Montmartre. – Ora seppi dove avrei vissuto se fossi tornato a Parigi. – Giostre per i bambini, mercati meravigliosi, bancarelle di antipasti, negozi con botti di vino, caffè ai piedi della bianca meravigliosa basilica del Sacro Cuore, file di donne e bambini che aspettano i caldi krapfen tedeschi con dentro fresca marmellata normanna. – Ragazze bellissime che tornano a casa dalla scuola parrocchiale. – Un posto per sposarsi e mettere su famiglia. (pp. 143-144)
  • La Basilica del Sacro Cuore di Gesù è meravigliosa, forse a suo modo una delle più belle chiese (se si ha un'anima rococò come la mia): croci rosso sangue sulle vetrate istoriate con il sole che da occidente inonda con raggi dorati le opposte bizzarre e tristi immagini bizantine raffiguranti altre sagrestie – normali bagni di sangue nel mare blu – e tutte quelle povere tristi placche commemorative della ricostruzione della chiesa dopo il sacco di Bismarck. (p. 144)
  • Perché qualcuno dovrebbe dipingere dopo Rembrandt, a meno che non sia Van Gogh? Il filosofo in meditazione era il mio favorito per le sue luci e ombre beethoveniane, mi piaceva anche l' Eremita che legge con la sua dolce vecchia fronte, e S. Matteo ispirato dall'Angelo era un miracolo – le pennellate marcate e la goccia di rosso sul labbro inferiore dell'angelo e le stesse ruvide mani del santo in procinto di scrivere il Vangelo... ah miracoloso anche il velo dell'angelo incompreso, fumo sul braccio sinistro dell'angelo che si allontana da Tobia. – Che puoi fare? (p. 146)

Incipit di alcune opere[modifica]

Il Dottor Sax[modifica]

L'altra notte ho sognato che mi trovavo seduto sul marciapiede di Moody Street, Pawtucketville, Lowell, Massachusetts, con carta e matita in mano e mi dicevo: "Descrivi l'asfalto grinzoso di questo marciapiede, e anche i paletti di ferro dell'Istituto Tessile, oppure il portone dove Lousy e tu e G.J. vi mettete sempre a sedere, e non soffermarti a pensare alle parole quando ti fermi, soffermati solo per immaginare meglio la scena – e lascia vagare libera la mente in questa storia".

Poco prima venivo giù dalla discesa fra Gershom Avenue e quella strada spettrale dove una volta abitava Billy Artaud, verso il negozio all'angolo della Blezan, dove la domenica, dopo la messa, vanno a mettersi i giovanotti vestiti a festa, a fumare, a sputare, e Leo Martin dice a Sonny Alberge o a Joe Plouffe: "Eh, batêge, ya faite un gran sarman s'foi icite" (Corpo di Bacco, l'ha fatta lunga la predica stavolta) e Joe Plouffe, prognato, basso, dalla falcata posente, sputa sui grossi ciottoli del selciato della Gershom e tira dritto senza commenti verso casa per la prima colazione (viveva con le sorelle, i fratelli e la madre perché il vecchio li aveva buttati fuori tutti – "Lasciatemi sciogliere le ossa in questa pioggia!" – per vivere un'esistenza da eremita nell'oscurità della sua notte – vecchio taccagno cisposo lacrimoso scorfano del quartiere).

Il dottor Sax lo vidi la prima volta quando era ancora giovane, nella mia prima infanzia cattolica di Centralville: morti, funerali, la macabra atmosfera, la tenebrosa figura nell'angolo quando guardi la bara del morto nel doloroso salotto della casa aperta con un'orribile ghirlanda purpurea sulla porta.

La città e la metropoli[modifica]

La città è Galloway. Il fiume Merrimac, largo e placido, scorre giù dalle colline del New Hampshire, verso Gallaway, per incresparsi alla cascata dove si spezzetta in schiuma contro la roccia, poi scorre spumeggiando sopra alcuni antichi pietroni verso un posto che lo vede improvvisamente girare in un grande e pacifico bacino. Ora il fiume continua a scorrere, fiancheggiando la cittadina verso posti conosciuti come Lawrence e Havrhill, attraverso una boscosa vallata, e avanti fin verso il mare a Plum Island, dove il fiume finisce per perdersi in un'infinità di acque. Da qualche parte molto al nord di Galloway, vicino al Canada, c'è il corso superiore del fiume continuamente nutrito e riempito da inesauribili fonti di inspiegabili origini. Il ragazzino di Galloway siede sulle sponde del Merrimac e considera questi fatti misteriosi. Nella notte brumosa di marzo, echeggiante di suoni selvaggi, il piccolo Mickey Martin s'inginocchia di fronte alla finestra della sua cameretta e ascolta il fluire del fiume, il distante abbaiare dei cani, il tuonante mormorio della cascata, e medita sulle fonti perenni della sua vita avvolta di misteri.

Vanità di Duluoz[modifica]

D'accordo moglie, forse io sono proprio quel gran disastro che dici, ma dopo che ti avrò incominciato a recitare tutti i guai che ho dovuto attraversare per tirare avanti appena appena, in America fra il 1935 e più o meno adesso, il 1967, e anche se so che proprio tutti al mondo hanno avuto i loro guai e disastri, capirai che la mia particolare forma di angoscia e tormento mi viene dall'essere stato troppo sensibile a tutte le teste di cavolo con cui ho avuto a che fare, e soltanto per potere essere una stella della palla ovale alle scuole superiori, e poi uno studente universitario che serviva caffè e lavava piatti, e nella mischia fino alle ore buie e leggendo l'Iliade di Omero in tre giorni tutto d'un fiato, e finalmente da ultimo, Signore aiutami tu, uno SCRITTORE il cui stesso «successo», lungi dall'essere un felice trionfo come i passati, è il segno del fato In Persona. (In quanto al fatto che nessuno ama i miei lunghi sfoghi verbali e le lineette, userò una punteggiatura regolare a uopo delle nuove generazioni illetterate.)[10]

Visioni di Gerard[modifica]

Nel 1917 nasceva Gerard Duluoz, un bimbetto malaticcio con un cuore reumatico e varie altre complicazioni che ne fecero un malato per buona parte della sua vita, chiusasi nel luglio 1926, all'età di nove anni, mentre al suo capezzale le suore della scuola parrocchiale di St. Louis de France raccoglievano le sue ultime parole, dopo aver udito le sue stupefacenti rivelazioni sul paradiso, pronunciate nell'ora di catechismo per la semplice ragione che toccava a lui parlare— Quel santo di Gerard, dal volto puro e sereno, con quella sua espressione dolorosa e quel patetico velo di capelli morbidi che gli ricadeva sulla fronte e veniva spazzato via dalla mano sugli occhi seri, azzurri— Nessun anatema, nessuna maledizione scaglierei più contro questa mia dannata terra, ma solo implorazioni, se potessi decidermi a lasciar libero di fuggire da me il suo volto radicato nel mio ricordo.

Citazioni su Jack Kerouac[modifica]

  • Al di là della riuscita letteraria, a dispetto della moda e delle sue contraddizioni, l'autore di Sulla strada ha rappresentato per almeno due decenni un segmento consistente delle nuove generazioni americane sostenendo con aggressività e una partecipazione tra parossistica ed estatica la parte ingrata di chi dice tormentosamente di no, a costo di rimanere prigioniero. (Claudio Gorlier)
  • Jack Kerouac, nuovo Buddha della prosa americana. (Allen Ginsberg)

Note[modifica]

  1. Da Visioni di Cody.
  2. (EN) Dall'intervista di Fernanda Pivano, Rai, 1966. Video disponibile su Raiscuola.Rai.it.
  3. Da Scrivere bop. Lezioni di scrittura creativa, Milano, Mondadori, 1996, p. 68.
  4. Citato in Gregory Corso, Poesie un pianto per l'America del poeta tutto beat, Bompiani, Milano, 1978, p. 215.
  5. Da Scattered poems, City Lights, 1971, in Haiku antichi e moderni, parte prima a cura di Mario Scalise e Atsuko Mizuguchi Folchi Vici, parte seconda a cura di Carla Vasio, traduzione dal giapponese di Araki Tadao e Ettore Corò, versione italiana di Carla Vasio, Garzanti Vallardi, 1996, parte seconda, p. 213. ISBN 8811904633
  6. Da La città e la metropoli.
  7. Da Nosferatu (Dracula) in Bella bionda e altre storie, traduzione di Luca Guerneri, Mondadori, 2010, ISBN 9788852016738.
  8. a b Da Il libro degli haiku, a cura di Regina Weinreich, traduzione di Silvia Rota Sperti, Mondadori, Milano, 2010, p. 34. ISBN 9788852013386
  9. Qui Kerouac si riferisce alla creatura gelatinosa protagonista del film di fantascienza The Blob (Fluido Mortale nell'edizione italiana), di Irvin S. Yeaworth, apparso nel 1958. (N.d.T.)
  10. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia[modifica]

  • Jack Kerouac, Angeli di desolazione, traduzione di Magda de Cristofaro, Mondadori, 1998.
  • Jack Kerouac, Angeli di desolazione, traduzione di Magda Maldini de Cristofaro, Mondadori, 2016.
  • Jack Kerouac, Big Sur, traduzione di B. Oddera, Mondadori, 1998.
  • Jack Kerouac, I sotterranei, Feltrinelli, traduzione di Anonimo, prefazione di Henry Miller, introduzione di Fernanda Pivano, Milano 1992.
  • Jack Kerouac, I vagabondi del Dharma, traduzione di Magda de Cristofaro, Mondadori, 2006.
  • Jack Kerouac, Il Dottor Sax, traduzione di Magda de Cristofaro, Mondadori, 2007.
  • Jack Kerouac, Il grande libro degli haiku, a cura di I. Starace, Castelvecchi, 2005.
  • Jack Kerouac, Il libro degli haiku, traduzione di Silvia Rota Sperti, Mondadori, Milano.
  • Jack Kerouac, Libro dei sogni (Book of dreams), traduzione di Vincenzo Mantovani, Sugarco Edizioni, Milano, 1991.
  • Jack Kerouac, Maggie Cassidy, traduzione di Monica Luciano, Mondadori, Milano, 2003.
  • Jack Kerouac, Sulla strada, traduzione di Magda de Cristofaro, Arnoldo Mondadori Editore, 1995.
  • Jack Kerouac, Sulla strada, traduzione di Marisa Caramella, postfazione di Fernanda Pivano, Mondadori, 2010. ISBN 8852014004
  • Jack Kerouac, Tristessa, traduzione di Ugo Carrega, Sugarco Edizioni, Milano, 1960.
  • Jack Kerouac, Un mondo battuto dal vento, traduzione di Sara Villa, Mondadori, Milano, 2006.
  • Jack Kerouac, Viaggiatore solitario, traduzione di Alessandro Gebbia e Sergio Duichin, Arcana Editrice, Milano, 1979. ISBN 88-7966-039-X
  • Jack Kerouac, Visioni di Gerard, traduzione di Magda de Cristofaro, Mondadori, Milano, 1980.

Voci correlate[modifica]

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