Vai al contenuto

Iosif Stalin

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
(Reindirizzamento da Yosif Stalin)
Stalin nel 1942

Stalin, pseudonimo di Iosif Vissarionovič Džugašvili (1878 – 1953), politico sovietico.

Citazioni di Iosif Stalin

[modifica]
  • Alcune persone credono che il marxismo e l'anarchismo siano basati sugli stessi principi e che i disaccordi tra loro riguardino solo la tattica, così che, a parere di queste persone, è praticamente impossibile trovare elementi contrastanti tra queste due teorie. Questo è un grande errore.[1]
  • Chi sono i bolscevichi? Sono i combattenti che per primi vanno in battaglia e per ultimi si ritirano.[2]
  • [Parlando del Patto Molotov-Ribbentrop] Ci si può domandare: come è potuto avvenire che il Governo sovietico acconsentisse alla conclusione di un patto di non aggressione con uomini così perfidi, con dei mostri come Hitler e Ribbentrop? Il Governo sovietico non ha commesso in questo caso un errore? Certamente no! Un patto di non aggressione è un patto di pace tra due Stati. È precisamente un patto del genere che la Germania ci propose nel 1939. Poteva il Governo sovietico respingere una tale proposta? Penso che nessuno stato pacifico possa respingere un accordo di pace con una potenza vicina, anche se a capo di questa potenza vi siano dei mostri e dei cannibali come Hitler e Ribbentrop.[3]
  • Ci stanno ingannando. Non c'è nessun Dio [...] e tutto questo parlare di Dio è pura assurdità.
(EN) They are fooling us. There is no God [...] and all this talk about God is sheer nonsense.[4]
  • [Parlando del Patto Molotov-Ribbentrop] Cos'abbiamo guadagnato noi concludendo con la Germania un patto di non aggressione? Abbiamo assicurato al nostro paese la pace durante un anno e mezzo e la possibilità di preparare le nostre forze a far fronte alla Germania fascista qualora essa si fosse rischiata, malgrado il patto, ad aggredire il nostro paese. Ciò costituisce un netto guadagno per noi e una perdita per la Germania fascista.[5]
  • Cos'è l'economia pianificata, quali sono i suoi elementi essenziali? L'economia pianificata cerca di abolire la disoccupazione. Supponiamo che sia possibile, salvaguardando il sistema capitalistico, ridurre la disoccupazione al minimo. Ma sicuramente nessun capitalista accetterebbe mai la completa scomparsa della disoccupazione, la scomparsa dell'esercito di riserva dei disoccupati che serve a tenere sotto pressione il mercato del lavoro, ad assicurare un rifornimento di mano d'opera a basso costo.[6]
  • Dio non è ingiusto, in realtà non esiste. Siamo stati ingannati. Se Dio fosse esistito, avrebbe fatto il mondo più giusto.
(EN) God’s not unjust, he doesn’t actually exist. We’ve been deceived. If God existed, he’d have made the world more just.[7]
  • Gli invasori tedeschi vogliono una guerra di sterminio contro i popoli dell'Unione Sovietica. Ebbene, se i tedeschi vogliono una guerra di sterminio, l'avranno. D'ora in avanti il nostro compito, il compito dei popoli dell'Unione Sovietica, il compito dei combattenti, comandanti e dirigenti politici del nostro esercito e della nostra marina consisterà nello sterminare fino all'ultimo tutti i tedeschi penetrati sul territorio della nostra Patria come invasori. Nessuna grazia agli invasori tedeschi! Morte agli invasori tedeschi![8]
  • Gli scioperi, il boicottaggio, il parlamentarismo, la manifestazione, la dimostrazione: tutte queste forme di lotta sono buone come mezzi che preparano e organizzano il proletariato. Ma nessuno di questi mezzi è atto a distruggere l'ineguaglianza esistente. È necessario concentrare tutti questi mezzi in un mezzo principale e decisivo, è necessario che il proletariato insorga e conduca un attacco decisivo contro la borghesia, per distruggere dalle fondamenta il capitalismo. Questo mezzo principale e decisivo è precisamente la rivoluzione socialista.[9]
  • I capi vanno e vengono, ma il popolo rimane. Solo il popolo è immortale.[10]
  • I conquistatori tedeschi, ossia gli hitleriani, noi li chiamiamo di solito fascisti. Risulta che gli hitleriani ritengono ciò inesatto e continuano tenacemente a chiamarsi «nazional-socialisti». Quindi i tedeschi vogliono farci credere che il partito degli hitleriani, il partito dei conquistatori tedeschi, che saccheggia l'Europa e che ha organizzato la delittuosa aggressione contro il nostro Stato socialista, è un partito socialista. È possibile ciò? Cosa ci può essere di comune fra il socialismo e i conquistatori hitleriani imbestialiti, che saccheggiano e opprimono i popoli d'Europa? […] In realtà gli hitleriani sono dei nemici giurati del socialismo, ultrareazionari e centoneri, che hanno privato la classe operaia e i popoli dell'Europa delle elementari libertà democratiche.[11]
  • Io credo in una cosa sola, la potenza della volontà umana.[12]
  • I Soviet sono l'organizzazione di massa di tutti i lavoratori della città e della campagna. Non sono un'organizzazione di partito. I Soviet sono l'espressione diretta della dittatura del proletariato. Attraverso i Soviet passano tutte le misure di ogni genere che sono destinate al consolidamento della dittatura e all'edificazione del socialismo. Attraverso i Soviet si realizza la direzione statale dei contadini da parte del proletariato. I Soviet uniscono le masse di milioni di lavoratori all'avanguardia del proletariato.[13]
  • Il fascismo è una forza reazionaria che sta cercando di preservare il vecchio mondo con la violenza. Cosa possiamo fare con i fascisti? Vogliamo metterci a discutere con loro? Vogliamo cercare di convincerli? Ma questo non avrebbe nessun effetto su di loro. I comunisti non idealizzano affatto il metodo della violenza. Ma loro, i comunisti, non vogliono essere presi di sorpresa, non possono sperare che il vecchio mondo esca volontariamente di scena, vedono che il vecchio sistema si sta difendendo con la violenza ed è per questo che dicono alla classe operaia: rispondete alla violenza con la violenza, fate tutto il possibile per impedire che il vecchio ordine morente vi schiacci, non consentite che vi incateni le mani, quelle mani con cui rovescerete il vecchio sistema. Come vede i comunisti considerano la sostituzione di un sistema sociale con un altro non come un processo spontaneo e pacifico ma come un processo complesso, lungo e violento. I comunisti non possono ignorare i fatti.[6]
  • Il leninismo è il marxismo dell'epoca dell'imperialismo e della rivoluzione proletaria. Più esattamente: il leninismo è la teoria e la tattica della rivoluzione proletaria in generale, la teoria e la tattica della dittatura del proletariato in particolare.[14]
  • Il papa? Quante divisioni ha?[15][16]
  • Il Partito non è un circolo di discussioni.[17]
  • Il socialismo non significa miseria e privazioni, ma distruzione della miseria e delle privazioni, organizzazione di una vita agiata e civile per tutti i membri della società.[18]
  • Il tipo di socialismo in cui tutti ricevono la stessa paga, una quantità uguale di carne e di pane, indossano gli stessi vestiti e ricevono gli stessi beni nella stessa quantità, è sconosciuto al marxismo. Tutto ciò che il marxismo dice è che fino a quando le classi non saranno definitivamente abolite e fino a quando il lavoro non sarà stato trasformato da mezzo di sussistenza a bene primario dell'uomo, in lavoro volontario per la società, le persone saranno pagate per il loro lavoro in base al lavoro svolto.
The kind of socialism under which everybody would get the same pay, an equal quantity of meat and an equal quantity of bread, would wear the same clothes and receive the same goods in the same quantities—such a socialism is unknown to Marxism. All that Marxism says is that until classes have been finally abolished and until labor has been transformed from a means of subsistence into the prime want of man, into voluntary labor for society, people will be paid for their labor according to the work performed.[19]
  • Il trockijsmo già da tempo ha cessato di essere una frazione del comunismo. In realtà il trockijsmo è il reparto d'avanguardia della borghesia controrivoluzionaria, che conduce la lotta contro il comunismo, contro il Potere sovietico, contro l'edificazione del socialismo nell'URSS.[20]
  • Il Vaticano [...] è un centro reazionario, uno strumento al servizio del capitale e della reazione mondiale; sono essi che sostengono quest'organizzazione internazionale di sovversione e di spionaggio. Il fatto è che molti preti cattolici e missionari del Vaticano sono delle spie matricolate di livello mondiale. Per mezzo loro l'imperialismo ha tentato e tenta di raggiungere i suoi scopi.[21]
  • Indicatemi un paese dove il governo non appoggi i capitalisti, i grandi proprietari fondiari, i kulak e gli altri ricchi, ma i contadini lavoratori. Un governo simile non c'è e non c'è mai stato al mondo. Solo da noi, nel paese dei Soviet, esiste un governo che difende a spada tratta gli operai e i contadini colcosiani, che difende tutti i lavoratori della città e della campagna contro tutti i ricchi e gli sfruttatori.[22]
  • L'antisemitismo avvantaggia gli sfruttatori in quanto, come un parafulmine, devia i colpi rivolti dai lavoratori al capitalismo. L'antisemitismo è pericoloso per i lavoratori, perché è una falsa pista che li allontana dalla strada giusta e li conduce nella giungla. Quindi, i comunisti, in quanto internazionalisti coerenti, non possono non essere nemici inconciliabili e aspri dell'antisemitismo. Nell'Unione Sovietica, l'antisemitismo è severamente perseguito come un fenomeno ostile al sistema sovietico. Secondo le leggi dell'URSS, gli antisemiti attivi sono puniti con la morte.[23]
  • L'istruzione è un'arma, ma il suo effetto dipende dalle mani che la brandiscono, da chi deve essere colpito.[6]
  • L'umanità è divisa in ricchi e poveri, in proprietari e sfruttati, ed astrarre noi stessi da questa divisione fondamentale; e dall'antagonismo tra poveri e ricchi significa astrarsi da fatti fondamentali.
(EN) But first of all mankind is divided into. rich and poor, into property owners and exploited; and to abstract oneself from this fundamental division and from the antagonism between poor and rich means abstracting oneself from the fundamental fact.[24]
  • La bandiera della indipendenza nazionale e della sovranità nazionale è stata gettata a mare: non vi è dubbio che questa bandiera toccherà a voi di risollevarla e portarla in avanti, a voi rappresentanti dei partiti comunisti e democratici, se volete essere i patrioti del vostro paese, se volete essere la forza dirigente della nazione. Non vi è nessun altro che la possa levare in alto.[25]
  • La dittatura del proletariato non è una semplice gerarchia di governo, «abilmente selezionata» dalla mano sollecita di un «esperto stratega» e che «s'appoggia giudiziosamente» su questi o quegli strati della popolazione. La dittatura del proletariato è l'alleanza di classe del proletariato con le masse lavoratrici contadine per l'abbattimento del capitale, per la vittoria definitiva del socialismo, a condizione che la forza dirigente di questa alleanza sia il proletariato.[26]
  • La forza del patriottismo sovietico risiede nel fatto che esso non si basa su pregiudizi razziali o nazionalisti, ma sul profondo amore del popolo per la patria sovietica e sulla fedeltà ad essa, che è la comunità fraterna dei lavoratori di tutte le nazioni del nostro paese. Nel patriottismo sovietico, le tradizioni nazionali di tutti i popoli si accoppiano armonicamente con i comuni interessi di tutti i lavoratori sovietici. Il patriottismo sovietico non disgrega, ma unifica tutte le nazioni e popolazioni del paese in un'unica grande famiglia fraterna. In questa situazione si manifestano le basi della indistruttibile e sempre più forte amicizia dei popoli sovietici. Nello stesso tempo, i popoli dell'Unione Sovietica rispettano i diritti e l'indipendenza degli altri popoli ed hanno sempre dimostrato di essere pronti a vivere in pace ed amicizia con gli altri Stati vicini.[27]
  • La forza dell'Armata Rossa risiede nel fatto che essa non nutre e non può nutrire alcun odio razziale contro altri popoli [...]; essa è educata nello spirito del rispetto dei diritti degli altri popoli.[28]
  • La lotta contro il sionismo non ha nulla in comune con l'antisemitismo. Il sionismo è nemico dei lavoratori di tutto il mondo, tanto di chi è ebreo quanto di chi non lo è.[29]
  • La modestia è l'ornamento del bolscevico.[30]
  • La potenza tedesca è tale che se anche la Russia riuscisse a difendersi da sola, sarebbe molto difficile per l'Inghilterra e per la Russia unite demolire la macchina bellica germanica. L'unica cosa che potrebbe sconfiggere Hitler, e forse senza bisogno di sparare un sol colpo, sarebbe l'annuncio dell'entrata in guerra degli Stati Uniti.[31]
  • [...] la questione delle credenze religiose va considerata con molta cautela, bisogna agire con grande circospezione, poiché non si possono offendere i sentimenti religiosi di un popolo. Questi sentimenti sono stati coltivati da secoli negli uomini; bisogna quindi agire con grande cautela, tanto più che l'atteggiamento adottato in materia influisce sulla compattezza e l'unità del popolo.[32]
  • La «rivoluzione permanente» di Trockij è una varietà del menscevismo.[33]
  • La stampa straniera si esercita periodicamente nell'affermare che l'obiettivo dell'Armata Rossa è quello di sterminare il popolo tedesco e di distruggere lo Stato germanico. Si tratta di una stupida bugia [...]. L'Armata Rossa non ha né può avere obiettivi così idioti. L'obiettivo dell'Armata Rossa è di cacciare gli invasori tedeschi dal nostro territorio e di liberare il suolo tedesco dagli invasori fascisti. È assai verosimile che la guerra di liberazione del suolo tedesco porti all'abbattimento e alla distruzione della cricca hitleriana. Auspichiamo questo risultato. Ma sarebbe ridicolo identificare la cricca di Hitler con il popolo tedesco. La storia dimostra che gli Hitler vanno e vengono, ma che il popolo tedesco e lo Stato tedesco rimangono.[34]
  • La vittoria del socialismo in un solo paese, anche se questo paese è capitalisticamente meno sviluppato e il capitalismo continua a sussistere in altri paesi, sia pure capitalisticamente più sviluppati, è perfettamente possibile e probabile.[35]
  • La vittoria del socialismo in un solo paese non è fine a se stessa. La rivoluzione vittoriosa in un paese deve considerarsi non come un'entità a sé stante, ma come un contributo, come mezzo per affrettare la vittoria del proletariato in tutti i paesi. Poiché la vittoria della rivoluzione in un solo paese, in Russia nel nostro caso, non è soltanto il risultato dello sviluppo ineguale e della disgregazione progressiva dell'imperialismo. Essa è in pari tempo l'inizio e la premessa della rivoluzione mondiale.[36]
  • [Sugli albanesi] La vostra lingua è molto antica, è stata tramandata da una generazione all'altra attraverso la tradizione orale. Questo è un altro fatto che conferma la resistenza del vostro popolo, la sua grande forza che gli ha permesso di non essere assimilato nonostante le bufere a cui ha dovuto far fronte.[37]
  • Lo sciovinismo nazionale e razziale è un residuato dei costumi misantropici del periodo del cannibalismo.[38]
  • Lo scrittore è un ingegnere dell'anima umana.[39]
  • Nel regime socialista, che, per il momento, esiste solo in URSS, la proprietà sociale dei mezzi di produzione costituisce la base dei rapporti di produzione. Qui non esistono più né sfruttatori né sfruttati. I prodotti vengono ripartiti secondo il lavoro compiuto e secondo il principio: "Chi non lavora non mangia".[40]
  • Noi abbiamo costruito questa società non per ledere la libertà personale, ma perché la persona umana si senta realmente libera. L'abbiamo costruita nell'interesse di una effettiva libertà personale, di una libertà senza virgolette. Per me è difficile immaginare quale può essere la "libertà personale" di un disoccupato che ha fame e non trova lavoro. La libertà effettiva si ha soltanto là dove è abolito lo sfruttamento, dove non c'è oppressione di una persona da parte di un'altra, dove non c'è disoccupazione e accattonaggio, dove l'uomo non trema al pensiero che domani potrà perdere il lavoro, l'abitazione, il pane. Soltanto in tale società è possibile una libertà personale, e qualsiasi altra libertà, effettiva e non fittizia.[41]
  • Noi non possiamo dimenticare ciò che Lenin ha detto circa la nostra grande costruzione, la quale in buona parte dipende dal nostro riuscire a ritardare la guerra coi paesi capitalisti. Questa guerra è inevitabile, ma può essere ritardata fino a che la rivoluzione proletaria maturi in Europa, o fino a che le rivoluzioni coloniali scoppino, o, finalmente, fino a che i capitalisti si battano fra loro per la divisione delle colonie.[42]
  • Non c'è e non può esservi, in regime capitalistico, un'effettiva partecipazione delle masse sfruttate all'amministrazione del paese, perché nei paesi più democratici i governi sono installati non dal popolo, ma dai Rotschild e dagli Stinnes, dai Rockefeller e dai Morgan. In regime capitalistico, la democrazia è una democrazia capitalistica; è la democrazia della minoranza sfruttatrice, basata sulla limitazione dei diritti della maggioranza sfruttata e diretta contro questa maggioranza.[43]
  • Non è il censo, né l'origine nazionale, né il sesso, né la carica o il grado, ma sono le capacità personali di ogni cittadino che determinano la sua posizione nella società.[44]
  • Non si può fare una rivoluzione portando i guanti di seta.[45]
  • Non vi sono fortezze che i bolscevichi non possano espugnare.[46]
  • Ogni classe ha le sue feste preferite. I nobili istituirono le loro feste, in cui proclamavano il loro "diritto" di spogliare i contadini. I borghesi hanno le loro, in cui "giustificano" il "diritto" di sfruttare gli operai. Anche i preti hanno le loro feste, ed esaltano in esse gli ordinamenti esistenti, per cui i lavoratori muoiono nella miseria e i fannulloni sguazzano nel lusso. Anche gli operai devono avere la loro festa e in essa devono proclamare: lavoro per tutti, libertà per tutti, eguaglianza per tutti gli uomini. Questa è la festa del Primo Maggio.[47].
  • [...] ogni leninista sa, se è un vero leninista, che il livellamento nel campo dei bisogni e della vita personale è una stupidità reazionaria piccolo-borghese, degna d'una qualsiasi setta primitiva di asceti, ma non d'una società socialista organizzata marxisticamente, perché non si può esigere che tutti gli uomini abbiano bisogni e gusti eguali, che tutti gli uomini vivano la loro vita personale secondo un solo ed unico modello.[48]
  • Penso, compagni, che l'autocritica ci è necessaria come l'aria, come l'acqua. (dal rapporto all'Assemblea dell'attivo dell'organizzazione di Mosca del 13 aprile 1928.</ref>
  • Per eliminare i kulaki come classe non è sufficiente la politica di limitazione e di eliminazione di singoli gruppi di kulaki [...] è necessario spezzare con una lotta aperta la resistenza di questa classe e privarla delle fonti economiche della sua esistenza e del suo sviluppo.[49].
  • Per distruggere l'inevitabilità delle guerre è necessario distruggere l'imperialismo.[50]
  • [Riguardo agli albanesi] Quali sono le origini e la lingua del vostro popolo? Ha esso qualche legame con i Baschi? Non credo che il popolo albanese sia venuto dalla lontana Asia, non è nemmeno di origine turca, poiché gli albanesi sono più antichi dei Turchi. Forse il vostro popolo ha delle origini comuni con gli Etruschi rimasti sulle vostre montagne, poiché una parte di essi si insediarono in Italia dove furono assimilati dai Romani ed altri andarono nella penisola iberica.[51]
  • Questa guerra non è come nel passato; chi occupa un territorio impone anche il proprio sistema sociale. Ognuno impone il proprio sistema nella misura in cui il suo esercito ha il potere di farlo. Non può essere altrimenti. Se ora non c'è un governo comunista a Parigi, questo è solamente dovuto al fatto che la Russia non ha un esercito in grado di raggiungere Parigi nel 1945.[52]
  • Se hai paura dei lupi, sta' lontano dai boschi.
Волков бояться, в лес не ходить.[53]
  • Se noi non... sfruttiamo il momento attuale per promuovere i nostri interessi comuni, può succedere che i tedeschi, avendo ottenuto una tregua per respirare e raccogliere le forze, riescano a recuperare.[54]
  • So che dopo la mia morte sulla mia tomba sarà deposta molta immondizia. Ma il vento della storia la disperderà senza pietà.[55]
  • So quanto la nazione tedesca ami il proprio Führer, [Adolf Hitler] pertanto è mio dovere brindare alla salute di questo grande uomo.[56]
  • [Alla domanda se sia peggio la destra o la sinistra] Sono entrambi peggio![57]
  • [...] spetta al popolo stesso della Kosova di decidere e sarà esso che deciderà del suo futuro. Tito [...], oltre che seguire una politica antimarxista verso la Kosova, ha cercato di annettersi anche l'Albania. Ciò apparve chiaro quando Tito tentò di dislocare le sue divisioni in Albania. Noi ci opponemmo a quest'azione.[58]
  • Una delle particolarità della Rivoluzione d'Ottobre consiste nel fatto che questa rivoluzione è un'applicazione classica della teoria leninista della dittatura del proletariato.[59]
  • Vi furono un tempo dei «marxisti», nel nostro Paese, i quali asserivano che le ferrovie rimasteci dopo la Rivoluzione d'Ottobre erano ferrovie borghesi, che sarebbe stato sconveniente per noi marxisti utilizzarle, che avrebbero dovuto essere divelte e che occorreva costruire delle ferrovie nuove, «proletarie». Per questo essi furono soprannominati «trogloditi».[60]
  • Vogliamo comandare [i prezzi], ma non ci siamo ancora riusciti [...]. Le leggi dell'economia politica non sono create dallo Stato, esse sono oggettive.[61]

Attribuite

[modifica]
  • La morte risolve tutti i problemi: niente uomini, niente problemi.
[Citazione errata] Questa citazione in realtà deriva dal romanzo I bambini di Arbat (1987) di Anatoly Rybakov. L'autore stesso ha poi ammesso di essersela inventata nel suo successivo romanzo: «Роман-воспоминания» (inglese: The Novel of Memories; italiano: Romanzo-ricordo) pubblicato nel 1997.
  • Una morte è una tragedia, un milione di morti è statistica.
[Citazione errata] Questa citazione viene classicamente attribuita a Stalin. Nel 1958 in un articolo del New York Times la massima «A single death is a tragedy, a million deaths is a statistic.» viene attribuita a Stalin. Nel 1965 John le Carré cita nel romanzo The Spy Who Came in from the Cold la frase «Half a million liquidated is a statistic, but one man killed in a traffic accident is a national tragedy.», attribuendola a Stalin. Tuttavia in questi ed altri casi simili, non viene mai indicata una fonte. Inoltre la citazione non è presente in alcuna biografia credibile di Stalin, né tanto meno nelle sue lettere. Per questo si può concludere con ragionevole sicurezza che tali parole siano state messe in bocca a Stalin.[62]
  • [Rivolgendosi a un amico che era andato al cimitero con lui] Questa creatura [la prima moglie Ekaterina Svanidze] ha addolcito il mio cuore di pietra. È morta, e con lei sono morti i miei ultimi sentimenti di calore per tutti gli esseri umani.[63]

A proposito del marxismo nella linguistica

[modifica]
  • Che cosa è mutato nella lingua russa in questo periodo? In una certa misura, è mutato il lessico della lingua russa, nel senso che è stato arricchito da un cospicuo numero di nuove parole ed espressioni, scaturite in relazione con il sorgere della nuova produzione socialista, con l'apparire del nuovo Stato, della nuova cultura socialista, di un nuovo costume, di una nuova morale e, infine, in relazione con lo sviluppo della tecnica e della scienza; è mutato il significato di molte parole ed espressioni, che hanno preso un nuovo significato; è scomparso dal vocabolario un certo numero di parole antiquate. Ma per quanto riguarda il patrimonio lessicale fondamentale e la struttura grammaticale della lingua russa, che costituiscono il fondamento del linguaggio, essi, dopo la liquidazione della base capitalistica, lungi dall'essere stati liquidati e soppiantati da un nuovo patrimonio lessicale fondamentale e da una nuova struttura grammaticale del linguaggio, sono stati conservati nella loro integrità e non hanno subìto alcun serio mutamento: sono stati conservati precisamente come fondamento della moderna lingua russa.
  • Sono passati più di cento anni dalla morte di Pusckin. In questo periodo sono stati liquidati in Russia il sistema feudale e il sistema capitalistico e un terzo sistema, quello socialista, è sorto. Pertanto, sono state liquidate due basi con le loro sovrastrutture e una base nuova socialista è sorta, con la sua nuova sovrastruttura. Eppure, se prendiamo come esempio la lingua russa, essa non ha, in questo lungo periodo di tempo, subìto alcuna rottura, e la lingua russa moderna differisce assai poco nella sua struttura dalla lingua di Pusckin.
    Cos'è cambiato nella lingua russa in questo periodo? In questo periodo il lessico russo si è considerevolmente arricchito; moltissime parole antiquate sono state eliminate dal patrimonio lessicale; il significato di molte parole è mutato; la struttura grammaticale è migliorata. Ma per quanto riguarda la struttura della lingua di Pusckin, con il suo sistema grammaticale e con il suo patrimonio lessicale fondamentale, essa è stata conservata in tutta la sua essenza come base del russo moderno.
  • Anche gli aristocratici russi un tempo si trastullavano con la lingua francese alla corte dello zar e nei salotti. Essi si inorgoglivano del fatto che, parlando russo, inciampavano nel francese, che sapevano parlare russo solo con accento francese.
  • La cultura può essere borghese o socialista, mentre la lingua, come mezzo di comunicazione, è sempre una comune lingua nazionale e può servire sia la cultura borghese che quella socialista. Non è un fatto che le lingue russa, ucraina, uzbeka, oggi servono la cultura socialista di queste nazioni, proprio come servivano le loro culture borghesi prima della Rivoluzione d'Ottobre? Questo vuol dire che si sbagliano profondamente questi compagni, affermando che l'esistenza di due differenti culture porti alla formazione di due lingue diverse e alla negazione della necessità di una lingua unica.
  • Essa nasce e si sviluppa con il nascere e lo svilupparsi della società. Essa muore col morire della società. Senza società non c'è lingua. Perciò la lingua e le sue leggi di sviluppo possono essere comprese solo se vengono studiate in inscindibile connessione con la storia della società, con la storia del popolo a cui appartiene la lingua studiata e che è creatore e depositario di questa lingua.
  • Come è noto, tutte le parole di una lingua messe assieme ne formano il cosiddetto patrimonio lessicale. La cosa principale nel patrimonio lessicale di una lingua è la sua parte fondamentale, che comprende anche, come suo nocciolo, tutti i vocabili radicali. Esso è molto meno esteso del patrimonio lessicale della lingua, ma vive molto a lungo nel corso del secoli, e dà alla lingua una base per la formazione di nuove parole. Il patrimonio lessicale riflette lo stato della lingua: quanto più ricco e vario è il patrimonio lessicale tanto più ricca e sviluppata è la lingua.
  • La struttura grammaticale di una lingua cambia ancora più lentamente del suo patrimonio lessicale fondamentale. Elaborata nel corso delle epoche e divenuta carne e sangue della lingua, la struttura grammaticale muta ancor più lentamente del patrimonio lessicale fondamentale. Essa naturalmente subisce dei cambiamenti con l'andar del tempo, si perfeziona, migliora, precisa le sue regole e si arricchisce di regole nuove; ma le fondamenta della struttura grammaticale durano per lunghissimo tempo poiché, come insegna la storia, possono utilmente servire alla società per la durata delle varie epoche.
  • Per quanto riguarda l'originalità nazionale della lingua russa, essa non ne ha avuto il benché minimo danno, poiché la lingua russa, conservando la sua struttura grammaticale e il suo patrimonio lessicale fondamentale, ha continuato a progredire e a perfezionarsi secondo le leggi interne del suo sviluppo.
  • La lingua parlata è stata, nella storia dell'umanità, una delle forze che hanno aiutato gli esseri umani a emergere dal mondo animale, a unirsi in società, a sviluppare il loro pensiero, a organizzare la produzione sociale, a condurre con successo la lotta contro le forze della natura e a conseguire il progresso che abbiamo attualmente.
  • Il marxismo è la scienza delle leggi di sviluppo della natura e della società, la scienza della rivoluzione delle masse oppresse e sfruttate, la scienza della vittoria del socialismo in tutti i Paesi, la scienza dell'edificazione della società comunista.

Materialismo dialettico e materialismo storico

[modifica]
  • Il materialismo dialettico è la concezione del mondo del partito marxista-leninista. Si chiama materialismo dialettico perché il suo modo di conside­rare i fenomeni della natura, il suo metodo per investigare e per conoscere i fenomeni della natura è dialettico, mentre la sua interpretazione, la sua con­cezione di questi fenomeni, la sua teoria, è materialistica. Il materialismo storico estende i princìpi del materialismo dialettico allo studio della vita sociale, li applica ai fenomeni della vita sociale, allo studio della società, allo studio della storia della società.
    Definendo il loro metodo dialettico Marx ed Engels si riferiscono di soli­to a Hegel, come al filosofo che ha fissato i tratti fondamentali della dia­lettica. Questo però non vuol dire che la dialettica di Marx e di Engels sia identica a quella di Hegel. In realtà Marx ed Engels hanno preso dalla dialettica di Hegel solo il suo "nucleo razionale", gettando via la cortec­cia idealistica hegeliana e sviluppando la dialettica, per imprimerle un carattere scientifico moderno.

Citazioni

[modifica]
  • Definendo il loro materialismo Marx ed Engels si riferiscono di solito a Feuerbach, come al filosofo che ha ristabilito nei suoi diritti il materiali­smo. Questo però non vuol dire che il materialismo di Marx e di Engels sia identico a quello di Feuerbach. Marx ed Engels, in realtà, hanno preso dal materialismo di Feuerbach solo il "nucleo essenziale", sviluppandolo in una teoria filosofica scientifica del materialismo e respingendone le sovrapposizioni idealistiche ed etico-religiose.
  • Nella sua essenza, la dialettica è diametralmente l'opposto della metafisica.
  • Contrariamente alla metafisica, la dialettica considera la natura non come uno stato di riposo e di immobilità, di stagnazione e di immutabilità, ma come uno stato di movimento e di cambiamento perpetui, di rinnova­mento e sviluppo incessanti, dove sempre qualche cosa nasce e si sviluppa, qualche cosa si disgrega e scompare.
  • Contrariamente all'idealismo, che contesta la possibilità di conoscere il mondo e le sue leggi, non crede alla validità delle nostre conoscenze, non riconosce la verità oggettiva e considera il mondo pieno di "cose in sé" le quali non potranno mai essere conosciute dalla scienza, il materialismo filosofico marxista parte dal principio che il mondo e le sue leggi sono per­fettamente conoscibili, che la nostra conoscenza delle leggi della natura, verificata dall'esperienza, dalla pratica, è una conoscenza valida, che ha il valore di una verità oggettiva; che al mondo non esistono cose inconoscibili ma solo cose ancora ignote, che saranno scoperte e conosciute grazie alla scienza e alla pratica.
  • Se è vero che non vi sono al mondo fenomeni isolati, se tutti i fenomeni sono collegati tra loro e si condizionano a vicenda, è chiaro che ogni regi­me sociale e ogni movimento sociale, nella storia, devono essere giudicati non dal punto di vista della "giustizia eterna" o di qualsiasi altra idea pre­concetta, come fanno non di rado gli storici, ma dal punto di vista delle condizioni che hanno generato quel regime e quel movimento sociale, e con le quali essi sono legati.
  • Nel regime socialista, che, per il momento, esiste solo nell'URSS, la pro­prietà sociale dei mezzi di produzione costituisce la base dei rapporti di produzione. Qui non esistono più né sfruttatori né sfruttati. I prodotti ven­gono ripartiti secondo il lavoro compiuto e secondo il principio: "Chi non lavora non mangia". I rapporti tra gli uomini nel processo della produzio­ne sono rapporti di collaborazione fraterna e di mutuo aiuto socialista tra lavoratori liberi dallo sfruttamento. Qui i rapporti di produzione corri­spondono perfettamente allo stato delle forze produttive, perché il caratte­re sociale del processo della produzione è rafforzato dalla proprietà socia­le sui mezzi di produzione.

Opere complete

[modifica]

Volume 1

[modifica]
  • Il pensiero umano ha dovuto subire molte prove, molti travagli e mutamenti prima di giungere al socialismo scientificamente elaborato e posto su fondamenti scientifici. I socialisti dell'Europa occidentale hanno dovuto brancolare a lungo nel buio, nel deserto del socialismo utopistico (irrealizzabile, impossibile), prima di aprirsi la strada, di ricercare e dimostrare le leggi della vita sociale, e quindi la necessità del socialismo per il genere umano. (Il Partito socialdemocratico della Russia e i suoi compiti immediati, 1901; p. 29)
  • Gli operai non avevano dirigenti, organizzatori, e quindi il loro movimento sboccava in rivolte disordinate. Principalmente per questa causa la lotta eroica dei socialisti per il socialismo restava infruttuosa e il loro eroismo leggendario si spezzava contro la granitica muraglia dell'autocrazia. I socialisti russi si avvicinarono alla massa operaia soltanto dopo il 1890. Essi si accorsero che soltanto nella classe operaia era la salvezza e che soltanto questa classe avrebbe realizzato il socialismo. (Il Partito socialdemocratico della Russia e i suoi compiti immediati, 1901; p. 31)
  • La classe operaia non è la sola a gemere sotto il giogo del regime zarista. Anche altre classi sociali sono soffocate dal pesante tallone dell'autocrazia. Gemono i contadini russi, spossati dalla fame permanente, immiseriti dall'insopportabile pressione fiscale, lasciati in preda ai mercanti borghesi e ai «nobili» proprietari fondiari. Gemono il popolo minuto delle città, i piccoli impiegati dello stato e delle società private, i piccoli funzionari e, in generale, la numerosa popolazione minuta delle città, la cui esistenza, come quella della classe operaia, non è assicurata, e che ha motivo di essere malcontenta della sua condizione sociale. Geme una parte della piccola e anche della media borghesia, che non può adattarsi alla frusta e alla sferza dello zar, particolarmente la parte colta della borghesia, i cosiddetti rappresentanti delle professioni liberali (insegnanti, medici, avvocati, studenti, e in generale gli intellettuali). Gemono le nazionalità e le confessioni religiose oppresse in Russia, compresi i polacchi ed i finni, perseguitati nella propria patria, offesi nei loro sentimenti più sacri, e che vedono calpestati insolentemente dall'autocrazia diritti e libertà ereditati dalla storia. Gemono gli ebrei, continuamente perseguitati ed offesi, privati perfino di quei miseri diritti di cui godono gli altri sudditi russi: il diritto di libero domicilio, il diritto di frequentare le scuole, il diritto di occupare degli impieghi, ecc. Gemono i georgiani, gli armeni e le altre nazionalità, private del diritto di avere scuole proprie, di poter lavorare nelle istituzioni di stato, costrette a sottostare a quell'infame e oppressiva politica di russificazione, attuata con tanto ardore dall'autocrazia. Gemono molti milioni di russi appartenenti a sette religiose, che vogliono credere e celebrare i riti secondo la propria coscienza e non secondo i voleri dei preti ortodossi. Gemono... ma è impossibile enumerare tutti coloro che sono oppressi, perseguitati dall'autocrazia della Russia. (Il Partito socialdemocratico della Russia e i suoi compiti immediati, 1901; pp. 40-41)
  • La criminale autocrazia zarista ha condotto il nostro paese sull'orlo dell'abisso. La rovina di una massa di cento milioni di contadini nella Russia, la condizione di oppressione e di miseria della classe operaia, gli enormi debiti statali e le gravi imposte, l'intiera popolazione priva di diritti, gli infiniti arbitri e la violenza che regnano in tutte le sfere della vita, infine l'assoluta precarietà della vita e dei beni dei cittadini: ecco il terribile quadro che offre oggi la Russia. Non è possibile continuare a lungo così! L'autocrazia che ha creato tutti questi orrori tenebrosi, dev'esser distrutta! È sarà distrutta! (Cittadini!, ottobre 1905; pp. 219-22)
  • Gli anarchici sono in preda a una malattia: amano molto «criticare» i partiti dei loro avversari, ma non si prendono la pena di conoscere almeno un poco questi partiti. (Anarchia o socialismo?, 1907; p. 399)
  • È chiaro che gli anarchici non hanno capito il metodo dialettico di Marx e di Engels; essi hanno escogitato una dialettica loro propria e appunto contro questa combattono così implacabilmente.
    Non ci resta altro che ridere, perché come non ridere quando si vede un uomo che lotta contro le proprie fantasie, annienta le sue invenzioni e nello stesso tempo afferma con foga che sconfigge l'avversario? (Anarchia o socialismo?, 1907; p. 428)

Volume 2

[modifica]
  • Chi deve prendere nelle mani il potere durante la rivoluzione? Quali classi devono stare al timone della vita politica e sociale? - Il popolo, il proletariato e i contadini! - rispondevano e rispondono ancor oggi i bolscevichi. Essi ritengono che la vittoria della rivoluzione è la dittatura (sovranità) del proletariato e dei contadini, che ha per scopo la conquista della giornata lavorativa di otto ore, la confisca di tutte le terre dei latifondisti e l'instaurazione di ordinamenti democratici. I menscevichi respingono la sovranità del popolo e sinora non hanno dato una risposta diretta alla domanda: chi dunque deve prendere nelle mani il potere? Oggi, poi, dopo aver compiuto apertamente una svolta verso i cadetti, i menscevichi dichiarano con maggior ardire che il potere devono prenderlo i cadetti, e non il proletariato e i contadini. (Sovranità dei cadetti o sovranità del popolo?, 1907; p. 33)
  • I nostri menscevichi non sono fedeli nemmeno a se stessi. (I nostri pagliacci caucasiani, 1907; p. 52)
  • È evidente che la tattica dei bolscevichi è la tattica dei proletari della grande industria, la tattica delle zone dove le contraddizioni di classe sono particolarmente chiare e la lotta di classe particolarmente aspra. Il bolscevismo è la tattica dei veri proletari.
    D'altra parte non è meno evidente che la tattica dei menscevichi è prevalentemente la tattica degli operai artigiani e dei contadini semiproletari, la tattica delle zone dove le contraddizioni di classe non sono del tutto chiare e la lotta di classe è mascherata. La tattica del menscevismo è la tattica degli elementi semiborghesi del proletariato. (Il Congresso di Londra del Partito operaio socialdemocratico della Russia, 1907; pp. 62-63)

Volume 3

[modifica]
  • Smascherare gli imperialisti, svelare alle masse la vera essenza di questa guerra, significa appunto dichiarare veramente guerra alla guerra, rendere impossibile la guerra attuale. (La guerra, 1917; p. 19)
  • La guerra, come tutto nella vita, ha oltre ai lati negativi, anche un lato positivo, e cioè quello di aver dato all'esercito, attraverso la mobilitazione di quasi tutta la popolazione adulta della Russia, uno spirito popolare, facilitando perciò l'unione dei soldati con gli operai insorti. Così appunto si spiega la relativa facilità con la quale da noi la rivoluzione è scoppiata e ha vinto. (Le condizioni della vittoria, 1917; p. 24)
  • Una delle piaghe che hanno coperto di vergogna la vecchia Russia è quella dell'oppressione nazionale.
    Le persecuzioni religiose e nazionali, la russificazione forzata degli «allogeni», le vessazioni nei confronti delle istituzioni culturali nazionali, la privazione dei diritti elettorali e della libertà di trasferirsi da un luogo all'altro, l'incitamento all'odio reciproco fra le nazionalità, i pogrom e i massacri: è l'oppressione nazionale di trista memoria. (L'abolizione delle limitazioni dei diritti delle nazionalità, 1917; p. 27)

Volume 4

[modifica]
  • Completa libertà di organizzare la propria vita per il popolo finlandese, come per gli altri popoli della Russia! Volontaria e sincera unione del popolo finlandese con il popolo russo! Nessuna tutela, nessun controllo sul popolo finlandese! Questi sono i principi ai quali si ispira la politica del Consiglio dei Commissari del popolo. (Discorso tenuto al Congresso del Partito operaio socialdemocratico finlandese a Helsinki, 14 novembre 1917; p. 14)
  • La Rada si fonda sul principio della spartizione del potere tra la borghesia da una parte e il proletariato e i contadini dall'altra. I soviet invece sono contrari ad una simile spartizione e conferiscono tutto il potere al popolo, escludendone la borghesia. (; La rada ucraina, 14 dicembre 1917; p. 27)
  • La stampa borghese asserisce che noi abbiamo condotto il paese alla completa rovina, che abbiamo perduto tutta una serie di paesi, tra i quali la Finlandia. Ebbene, compagni, noi non potevamo perderla, perché di fatto essa non è mai stata nostra. Se avessimo trattenuto la Finlandia con la violenza, ciò non avrebbe affatto voluto dire che sarebbe stata nostra. (L'indipendenza della Finlandia, 22 dicembre 1917; p. 35)

Volume 5

[modifica]
  • Nella storia dello sviluppo del comunismo russo la lotta contro la deviazione nazionalistica non ha mai avuto una serie importanza. I russi in generale, e i comunisti russi in particolare, essendo stati in passato una nazione dominante, non hanno sofferto l'oppressione nazionale, non hanno avuto a che fare, in linea di massima, con lo sviluppo di tendenze nazionalistiche nel loro seno, a parte certe propensioni per lo «sciovinismo di grande potenza», e perciò non hanno dovuto, o quasi, superare queste tendenze nazionalistiche.
    Invece i comunisti turchi, figli di popoli oppressi, che sono passati attraverso lo stadio dell'oppressione nazionale, hanno avuto e hanno permanentemente a che fare con la deviazione nazionalistica, con le sopravvivenze nazionalistiche nel loro seno, e il superamento di questa deviazione e di queste sopravvivenze costituisce il loro compito immediato. Questa circostanza intralcia indubbiamente il processo di consolidamento del comunismo nelle regioni orientali del nostro paese. (Discorso di apertura alla Conferenza dei comunisti delle popolazioni turche della RSFSR, 1 gennaio 1921; p. 10)
  • Per dirigere questo paese è necessario che il potere sovietico abbia dalla sua parte la incrollabile fiducia della classe operaia, giacché soltanto per mezzo della classe operaia e con le forze della classe operaia è possibile dirigere questo paese. (I nostri dissensi, 5 gennaio 1921; p. 23)
  • Se la proprietà privata e il capitale dividono inevitabilmente gli uomini, fomentano le discordie nazionali e rafforzano l'oppressione nazionale, altrettanto inevitabilmente la proprietà collettiva e il lavoro avvicinano gli uomini, eliminano le discordie nazionali e distruggono la oppressione nazionale. L'esistenza del capitalismo è inconcepibile senza l'oppressione nazionale, come è inconcepibile l'esistenza del socialismo senza la liberazione delle nazioni oppresse, senza la libertà nazionale. (I compiti immediati del partito nella questione nazionale, 10 febbraio 1921; p. 30)

Volume 6

[modifica]
Stalin e Lenin nel 1922
  • L'errore di Trotski consiste appunto nell'aver contrapposto se stesso al CC, nell'essersi creduto un superuomo, al di sopra del CC, delle sue leggi, delle sue decisioni, dando con ciò stesso, ad una certa parte del partito, il pretesto per svolgere un'attività tendente a minare la fiducia verso questo CC. (Rapporto sui compiti immediati dell'edificazione del partito, 17 gennaio 1924; p. 28)
  • Per venticinque anni Lenin ha educato il nostro partito e ne ha fatto il partito operaio più forte e più temprato del mondo. I colpi dello zarismo e dei suoi sbirri, la rabbia della borghesia e dei proprietari fondiari, gli attacchi armati di Kolciak e di Denikin, gli interventi armati dell'Inghilterra e della Francia, le menzogne e le calunnie della stampa borghese dalle cento bocchie: tutti questi scorpioni si sono costantemente scagliati sul nostro partito nel corso di un quarto di secolo. Ma il nostro partito ha resistito, saldo come una roccia, ha respinto gli innumerevoli colpi dei nemici e ha condotto avanti la classe operaia, verso la vittoria. (Lenin è morto, 26 gennaio 1924; p. 66)
  • La grandezza di Lenin sta innanzitutto nel fatto che egli, creando la Repubblica dei Soviet, ha mostrato con ciò praticamente alle masse oppresse del mondo intero che la speranza della liberazione non è perduta, che il dominio dei capitalisti e dei proprietari fondiari non durerà più a lungo, che il regno del lavoro può essere creato con le forze degli stessi lavoratori, che il regno del lavoro si deve creare sulla terra e non in cielo. (Lenin è morto, 26 gennaio 1924; p. 67)
  • La dittatura del proletariato è stata creata nel nostro paese sulla base dell'alleanza degli operai e dei contadini. Questa è la base prima ed essenziale della Repubblica dei Soviet. Senza questa alleanza, gli operai e i contadini non avrebbero potuto vincere i capitalisti e i proprietari fondiari. (Lenin è morto, 26 gennaio 1924; p. 68)
  • La seconda base della Repubblica dei Soviet è l'unione dei lavoratori delle varie nazionalità del nostro paese. I russi e gli ucraini, i basckiri e i bielorussi, i georgiani e gli azerbaigiani, gli armeni e i daghestani, i tartari e i kirghizi, gli usbechi e i turkmeni, tutti sono ugualmente interessati al rafforzamento della dittatura del proletariato. (Lenin è morto, 26 gennaio 1924; p. 69)
  • Il nostro paese è come una roccia gigantesca, circondata dall'oceano degli stati borghesi. Le onde si infrangono l'una dopo l'altra contro di essa, minacciando di sommergerla e di sgretolarla. Ma la roccia è incrollabile. In che cosa consiste la sua forza? Non solo nel fatto che il nostro paese poggia sull'alleanza degli operai e dei contadini, che esso incarna l'unione delle libere nazionalità, che esso è difeso dalla mano potente dell'Esercito rosso e della Flotta rossa. (Lenin è morto, 26 gennaio 1924; p. 70)
  • Lenin non considerò mai la Repubblica dei Soviet come fine a se stessa. Egli la considerò sempre come un anello necessario per lo sviluppo del movimento rivoluzionario nei paesi dell'Occidente e dell'Oriente, come un anello necessario per agevolare la vittoria dei lavoratori del mondo intero sul capitale. Lenin sapeva che solo questa concezione è giusta, non solo dal punto di vista internazionale, ma anche dal punto di vista della salvaguardia della stessa Repubblica dei Soviet. Lenin sapeva che solo in questo modo è possibile infiammare i cuori dei lavoratori di tutto il mondo per le lotte decisive per la liberazione. Ecco perché Lenin, il capo più geniale fra i capi geniali del proletariato, il giorno dopo l'instaurazione della dittatura del proletariato gettò le fondamenta dell'Internazionale degli operai. Ecco perché egli non si stancava mai di estendere, di rafforzare l'Unione dei lavoratori di tutto il mondo, l'Internazionale Comunista. (Lenin è morto, 26 gennaio 1924; p. 71)
  • [...] non è vero che il fascismo sia soltanto l'organizzazione di combattimento della borghesia. Il fascismo non è soltanto una categoria tecnico-militare. La socialdemocrazia è, obiettivamente, l'ala moderata del fascismo. (La situazione internazionale, 20 settembre 1924; p. 339)

Volume 7

[modifica]
  • Che cos'è il trotskismo? Il trotskismo è la mancanza di fiducia nelle forze della nostra rivoluzione, la mancanza di fiducia nella causa dell'alleanza degli operai e dei contadini, della loro collaborazione. (La questione del proletariato e dei contadini, 27 gennaio 1925; p. 42)
  • Nessun grande movimento degli oppressi si è compiuto nella storia dell'umanità senza la partecipazione delle donne lavoratrici. Le donne lavoratrici, le più oppresse fra tutti gli oppressi, non sono mai restate e non potevano restare ai margini della grande strada del movimento di liberazione. Il movimento di liberazione degli schiavi ha fatto sorgere, com'è noto, centinaia e migliaia di grandi martiri ed eroine. Nelle file dei combattenti per l'emancipazione dei servi della gleba militavano decine di migliaia di donne lavoratrici. Non c'è da meravigliarsi se il movimento rivoluzionario della classe operaia, il più potente di tutti i movimenti di emancipazione delle masse oppresse, ha raccolto sotto la sua bandiera milioni di donne lavoratrici. (La giornata internazionale della donna, 8 marzo 1925; p. 60)
  • È incontestabile che la guerra contro l'Unione Sovietica significherebbe la guerra dell'imperialismo contro i propri operai e le proprie colonie. Non mi occorre dimostrare che, se il nostro paese sarà attaccato, noi non resteremo con le mani in mano, prenderemo tutte le misure per scatenare il leone rivoluzionario in tutti i paesi del mondo. I governanti dei paesi capitalistici non possono non sapere che noi abbiamo in questo campo una certa esperienza. (Bilancio dei lavori della XIV Conferenza del PCR (b), 9 maggio 1925; p. 118)

Volume 8

[modifica]
  • La rivoluzione borghese si limita a sostituire al potere un gruppo di sfruttatori con un altro gruppo di sfruttatori, e perciò non ha bisogno di demolire la vecchia macchina statale; mentre invece la rivoluzione proletaria caccia dal potere tutti, senza eccezione, i gruppi di sfruttatori, e porta al potere il capo di tutti i lavoratori e di tutti gli sfruttati, la classe dei proletari: perciò non può fare a meno di demolire la vecchia macchina statale e di sostituirla con una nuova. (Questioni del leninismo, 25 gennaio 1926; p. 37)
  • Tutti sanno che l'India è una colonia. Esiste in India un'industria? Incontestabilmente esiste. Si sviluppa questa industria? Sì, si sviluppa. Ma in quel paese si sviluppa un tipo di industria che non produce strumenti e mezzi di produzione. I mezzi di produzione vengono importati dall'Inghilterra. Perciò (sebbene, naturalmente, non sia solo questo il motivo) l'industria di quel paese è interamente subordinata all'industria inglese. È il metodo tipico dell'imperialismo: sviluppare nelle colonie l'industria in modo da porla al rimorchio della metropoli, dell'imperialismo. (La situazione economica dell'Unione Sovietica e la politica del partito, 13 aprile 1926; p. 156)
  • In Cina, chi fronteggia le truppe del vecchio regime, non è il popolo disarmato ma il popolo armato, rappresentato dal suo esercito rivoluzionario. In Cina la rivoluzione armata lotta contro la controrivoluzione armata. Questa è una delle peculiarità e uno dei vantaggi della rivoluzione cinese. In questo risiede la particolare importanza dell'esercito rivoluzionario in Cina. (Le prospettive della rivoluzione in Cina, 30 novembre 1926; p. 438)

Volume 9

[modifica]
  • Che cosa avverrebbe se il capitale riuscisse ad annientare la Repubblica dei Soviet? Subentrerebbe l'epoca della più nera reazione in tutti i paesi capitalistici e coloniali, verrebbero soffocati la classe operaia e i popoli oppressi, sarebbero perdute le posizioni del comunismo internazionale. (La settima sessione plenaria allargata del Comitato esecutivo dell'Internazionale Comunista, 22 novembre - 16 dicembre 1926; pp. 41-42)
  • Non approvo che voi vi diciate "discepolo di Lenin e Stalin". Io non ho discepoli. Chiamatevi discepoli di Lenin, ne avete il diritto. [...] Ma voi non avete motivo di definirvi discepoli di un discepolo di Lenin. Questo è sbagliato. Questo è troppo. (Lettera a Xenofontov, 30 dicembre 1926; p. 176)
  • La storia della rivoluzione dice che la preparazione della dittatura del proletariato e il passaggio alla rivoluzione socialista possono essere compiuti soltanto sotto la direzione di un solo partito, del partito comunista, se naturalmente si tratta di una rivoluzione veramente proletaria. (Conversazione con gli studenti dell'Università Sun Yat-sen, 13 maggio 1927; p. 280)
  • Una rivoluzione kemalista è possibile solo in paesi come la Turchia, la Persia, l'Afghanistan, dove non vi è o quasi non vi è un proletariato industriale, e dove non vi è una possente rivoluzione agraria contadina. La rivoluzione kemalista è una rivoluzione dello strato superiore, una rivoluzione della borghesia commerciale nazionale, sorta nella lotta contro gli imperialisti stranieri e diretta, in sostanza, nel suo ulteriore sviluppo contro i contadini e gli operai, contro le possibilità stesse di una rivoluzione agraria. (Conversazione con gli studenti dell'Università Sun Yat-sen, 13 maggio 1927; p. 287)
  • Nei riguardi della Turchia l'imperialismo ha già soddisfatto parecchie delle sue rivendicazioni fondamentali, avendo tolto alla Turchia la Siria, la Palestina, la Mesopotamia e altri punti importanti per gli imperialisti. La Turchia è ora ridotta alle dimensioni di un piccolo stato con una popolazione di 10-12 milioni di abitanti. Essa non rappresenta né un mercato importante, né un campo d'investimenti decisivi per l'imperialismo. Ciò è accaduto, tra l'altro, perché la vecchia Turchia era un agglomerato di nazionalità, e una popolazione turca compatta esisteva soltanto nell'Anatolia. (Conversazione con gli studenti dell'Università Sun Yat-sen, 13 maggio 1927; pp. 287-288)

Volume 10

[modifica]
  • La parola «trotskismo» non è stata coniata da me; è stata usata per la prima volta dal compagno Lenin per indicare qualcosa che è l'opposto del leninismo. (Discorso del 5 agosto, 5 agosto 1927; p. 84)
  • Diversi governi capitalistici, nonostante l'esistenza di parlamenti «democratici», sono controllati dalle grandi banche. I parlamenti dichiarano che sono loro a controllare i governi. In realtà, invece, avviene che la composizione dei governi è fissata in precedenza dai maggiori consorzi finanziari, i quali controllano anche l'operato dei governi. Chi non sa che in nessuna potenza capitalistica può essere formato un gabinetto contro la volontà dei maggiori magnati della finanza? È sufficiente una piccolissima pressione finanziaria perché i ministri volino via dai loro posti come dei fuscelli. Questo è un vero e proprio controllo delle banche sui governi, nonostante l'apparente sovranità dei parlamenti. (Intervista con la prima delegazione operaia americana, 9 settembre 1927; p. 113)
  • Il capitalista non può destinare i suoi redditi a migliorare le condizioni della classe operaia. Egli vive per il profitto. Altrimenti non sarebbe un capitalista. (Intervista con la prima delegazione operaia americana, 9 settembre 1927; p. 133)
  • I comunisti sono gli uomini più audaci e più coraggiosi, ed essi lottano contro una massa di nemici. Il merito dei comunisti, tra l'altro, sta anche nel fatto che essi sanno difendere le proprie convinzioni. (Intervista con la prima delegazione operaia americana, 9 settembre 1927; p. 141)

Citazioni su Iosif Stalin

[modifica]
  • A El Paso ho avuto l'opportunità di passare attraverso i possedimenti della United Fruit, convincendomi ancora una volta di quanto siano terribili queste piovre capitaliste. Ho giurato davanti a un ritratto del vecchio e compianto compagno Stalin che non mi fermerò finché non vedrò annientate queste piovre capitaliste. (Che Guevara)
  • [Ultime parole pronunciate sul patibolo] Addio, compagni! Combattete, non abbiate paura! Stalin è con noi! Stalin arriverà! (Zoja Kosmodem'janskaja)
  • Churchill diceva che «i panni dei servizi segreti si possono, anzi si devono lavare più spesso degli altri; ma, a differenza degli altri, non si possono mettere ad asciugare alla finestra». Dello stesso parere era Stalin che regolarmente, ogni tre o quattro anni, il lavaggio lo praticava facendo accoppare al buio i capi della sua polizia, nel presupposto – probabilmente fondato – che a far quel mestiere non potevano essere che arnesi da forca, e quindi era giusto che ci finissero. (Indro Montanelli)
  • Come dissi scherzando a Nilde Iotti quando venne a trovarmi al Giornale, tenevo una vecchia icona di Stalin perché è il comunista che ammiro di più: quello che ha fatto fuori più comunisti. (Indro Montanelli)
  • Con i georgiani è difficile parlare di Stalin. La maggior parte di loro lo ritiene un grande. Del gruppo fanno parte anche persone che non credono nei crimini staliniani, ritenendoli invenzioni di Chruščёv, nonché quelle che, pur vedendo il male, sono convinte che a Stalin si debba perdonare qualsiasi cosa. (Wojciech Górecki)
  • Confesso che approcciai Stalin con una certa dose di sospetto e pregiudizio. Nella mia mente era stata costruita una raffigurazione di un fanatico molto riservato ed egocentrico, un despota senza vizi, un geloso monopolizzatore del potere. [...] Mi aspettavo anche di trovare un uomo spietato, duro - possibilmente dottrinario - e autosufficiente a Mosca; un montanaro georgiano il cui spirito non era mai completamente emerso dalla sua vallata nativa. Tuttavia dovetti riconoscere che sotto lui la Russia non era semplicemente tiranneggiata e schiacciata; era governata e progrediva. [...] Tutta questa oscura risacca, tutto il sospetto di tensioni emotive nascoste, cessò per sempre dopo che ebbi parlato con lui per pochi minuti. [...] Non ho mai incontrato un uomo più candido, giusto e onesto, ed è a queste qualità, e a niente di occulto e sinistro, che deve la sua tremenda ascesa indiscussa in Russia. (H. G. Wells)
  • Di certo si vede la mano di Stalin in un decreto del 7 aprile 1935, con cui tutte le pene, compresa la sentenza capitale, venivano estese ai bambini di dodici anni. Esso fece una pessima pubblicità all'URSS in Occidente: i comunisti francesi furono costretti ad affermare che sotto il socialismo si maturava talmente in fretta da poter essere considerati cittadini responsabili già a dodici anni. (Robert Conquest)
  • Dovremmo ricordarci che senza Stalin ora saremmo tutti nazisti. (Mario Monicelli)
  • È il padre di cui i comunisti non si sono mai liberati. (Giorgio Forattini)
  • Giuseppe Stalin è stato un grande uomo; pochi altri uomini del ventesimo secolo si avvicinano alla sua levatura. Era semplice, calmo e coraggioso. Raramente perdeva il suo equilibrio; ponderava lentamente i suoi problemi, prendeva le sue decisioni in modo chiaro e deciso; non cedeva mai all'ostentazione né si tratteneva timidamente dal mantenere con dignità il suo legittimo posto. Era il figlio di un servo ma rimaneva calmo di fronte al signore senza esitazione o nervi. Ma anche - e questa era la prova più alta della sua grandezza - conosceva l'uomo comune, sentiva i suoi problemi, seguiva il suo destino. (William Edward Burghardt Du Bois)
  • Gli eventi di quel tempo a noi tanto vicino [la Battaglia di Stalingrado] permisero a ogni uomo di buonafede di correggere l'errore di credere che Stalin fosse un dittatore sostenuto da un sistema di forza, là dove la sua forza vera è stata, fino all'ultimo momento, il consenso di milioni e milioni di uomini, che in piena coscienza a lui avevano delegato i maggiori poteri. Tuttavia Stalin non ebbe in nessun momento la stolta mania di credere che egli potesse bastare a tutto. Il vuoto che egli lascia è quello della sua eccezionale personalità, ma lascia anche strutture statali, di partito, sindacali, economiche capaci di resistere ad ogni evento e di superare qualsiasi prova. Soprattutto lascia popoli i quali hanno fatto passi giganteschi sulla via del progresso tecnico, sociale e umano e che saranno in ogni momento capaci di esprimere un gruppo dirigente all'altezza della situazione. (Pietro Nenni)
  • Ha trovato la Russia che lavorava la terra con aratri di legno e la lascia padrona della pila atomica... Un risultato simile non si sarebbe potuto ottenere senza vasta rivoluzione culturale nel corso della quale si è mandato a scuola un paese intero per impartirgli una istruzione estensiva. (Isaac Deutscher)
  • I russi sono fortunati: hanno il socialismo e Stalin. Persone felici con un leader saggio. (Nikola Tesla)
  • Il compagno Stalin ci mostrò come costruire il socialismo in un paese arretrato: all'inizio è doloroso, ma poi tutto finisce bene. (Hafizullah Amin)
  • Il compagno Stalin ha terminato bene la sua giornata, anche se troppo presto per noi e per le sorti del mondo. L'ultima sua parola è stata di pace. [...] Si resta stupiti per la grandezza di questa figura che la morte pone nella sua giusta luce. Uomini di ogni credo, amici e avversari, debbono oggi riconoscere l'immensa statura di Giuseppe Stalin. Egli è un gigante della storia e la sua memoria non conoscerà tramonto. (Sandro Pertini)
  • Il fatto che Stalin [...] ha abbandonato il punto di vista di Marx e si è lasciato sedurre dal sistema capitalista nella sua forma più perfetta, dimostra che l'URSS è ancora ben lungi dal possedere una cultura operaia. (Simone Weil)
  • Il mio rispetto per Stalin è sempre stato profondo, viscerale direi, quanto la mia antipatia per Krusciov. (Zulfiqar Ali Bhutto)
  • Io sono marxista, leninista e non mi è nemmeno antipatico Stalin, che ci ha salvato da Hitler, più degli Stati Uniti. (Gianni Vattimo)
  • L'atomizzazione della società sovietica venne ottenuta con l'abile uso di ripetute epurazioni, che invariabilmente precedevano l'effettiva liquidazione di un gruppo. Per distruggere tutti i legami sociali e familiari, le epurazioni venivano condotte in modo da minacciare della stessa sorte l'accusato e tutta la sua cerchia, dai semplici conoscenti agli amici e ai parenti più stretti. La conseguenza dell'ingegnoso criterio della "colpa per associazione" era che, appena un uomo veniva accusato, i suoi vecchi amici si trasformavano di colpo nei suoi nemici più accaniti... In ultima analisi, fu con l'impiego radicale di questi metodi polizieschi che il regime staliniano riuscì a instaurare una società atomizzata quale non si era mai vista prima, e a creare intorno a ciascun individuo un'imponente solitudine quale neppure una catastrofe da sola avrebbe potuto causare. (Hannah Arendt)
  • L'immensa maggioranza dell'umanità vive oggi nella sofferenza, e non può liberarsene se non seguendo la via indicata da Stalin. (Mao Zedong)
  • La morte di Stalin avviene nel marzo 1953, sotto la congiunzione di Saturno e Nettuno. La Russia con questa scomparsa, perdeva molto di più che un capo ieratico, perché abbandonava l'occulto sacerdozio che sino a allora aveva esercitato sulle masse in cammino. E come in India anticamente le vedove e i servitori del re venivano gettati sul rogo funebre in olocausto, così i cadaveri degli operai di Berlino Est, fatti a pezzi il 17 giugno dello stesso anno dai carri armati russi[64], accompagnavano il feretro dell'ultimo dittatore d'Europa, per segnare la fine del regno e la scissione dei tempi. (Raymond Abellio)
  • La nostra impressione è stata di un uomo dotato di un carattere forte di tipo orientale, con un'incrollabile sicurezza e controllo di sè. La sua cortesia non ci ha impedito di vedere la sua natura spietata e implacabile. (Anthony Eden)
  • La realtà dell'attività di Stalin spesso non veniva creduta proprio perché appariva incredibile. Il suo stile si fondava sul fare ciò che in precedenza era stato considerato moralmente o fisicamente inconcepibile. (Robert Conquest)
  • La rivitalizzazione del mito di Stalin ha varie basi, non solo quella comunista. Si tratta soprattutto di una sindrome da post-impero. Il grande impero è crollato: molte regioni che la Russia considerava sue si sono separate. Secondo la versione della propaganda, la grande Russia è stata umiliata. Da qui l'immagine del condottiero sotto la cui guida l'impero trionfava. "Stalin, il grande imperatore", questo è il fondamento su cui si basa la riabilitazione del mito, è un archetipo importante nella coscienza collettiva dei miei compatrioti. Noi dobbiamo mostrare la vera faccia di quest'impero e il prezzo pagato dalla nostra gente per la sua "grandezza". (Oleg Orlov)
  • Le sue tozze dita come vermi sono grasse | e sono esatte le sue parole come i pesi d'un ginnasta. | Se la ridono i suoi occhiacci da blatta | e i suoi gambali scoccano neri lampi. (Osip Ėmil'evič Mandel'štam)
  • Lo considero una delle persone più grandi nella storia dell'umanità. Nella storia della Russia, secondo me, è stato anche più grande di Lenin. Prima della morte di Stalin, ero un antistalinista, ma l'ho sempre considerato una personalità brillante. (Aleksandr Zinov'ev)
  • Max Weber distingueva tre tipi di capo carismatico. Il profeta religioso, il grande demagogo e il capo militare. Mussolini è stato soprattutto un gran demagogo. Stalin è stato soprattutto il capo militare, o almeno amava presentarsi come tale. Appariva sempre in divisa, e faceva bella mostra delle sue medaglie. Quanto al profeta religioso, lo era, in parte, Mao. (Norberto Bobbio)
  • Nei cosiddetti errori di Stalin sta la differenza tra un atteggiamento rivoluzionario e un atteggiamento revisionista. Si deve vedere Stalin nel contesto storico nel quale si è sviluppato, non si deve vedere come una specie di bruto, ma dovrebbe essere apprezzato in quel particolare contesto storico... Sono giunto al comunismo grazie a papà Stalin e nessuno può dirmi di non leggere le sue opere. Le ho lette anche quando era considerato disdicevole leggerlo, ma questo era un altro periodo. Siccome sono una persona non troppo brillante e per di più testarda continuerò a leggerlo. (Che Guevara)
  • Non contento di aver preso in mano le funzioni di Segretario generale, il compagno Stalin si è attribuito un potere immenso e non sono affatto sicuro che egli sia in ogni occasione capace di farne uso con la necessaria prudenza. (Lenin)
  • Non soltanto Stalin non commise i crimini e i misfatti che Krusciov gli imputa; Stalin neppure costruì il "culto" intorno a sé. Di fatto, l'evidenza dimostra il contrario: Stalin si oppose al disgustoso "culto" della sua persona. (Grover Furr)
  • Oggi viene dipinto come un reciproco di Hitler, il suo nome serve a combattere il comunismo. Il solo suo ricordo fa però tremare i padroni. Ha edificato il primo paese socialista e senza di lui il nazismo avrebbe vinto. Il suo nome russo si traduce in “acciaio”. Stalin, terrore dei fascisti e dei falsi comunisti. Onore e gloria a te! (Marco Rizzo)
  • Per costruire un paese, Stalin fu costretto a usare la forza e uccidere. (Zulfiqar Ali Bhutto)
  • Pochi avvenimenti contribuirono a determinare la situazione dell'Armata rossa nel 1941 in misura maggiore della distruzione sistematica dell'alto comando sovietico condotta a termine da Stalin nel periodo 1937-39. La principale ragione che spinse Stalin ad epurare l'esercito fu il desiderio di rafforzare la sua posizione di capo assoluto dell'Unione Sovietica; e poiché l'esercito aveva armi e, per di più, capi che non dovevano posizione, autorità o prestigio a Stalin, quei capi dovevano essere eliminati, proprio come avevano dovuto essere eliminati i suoi colleghi di partito nel 1936-37. (Malcolm Mackintosh)
  • Posso dire di essermi inteso bene col maresciallo Stalin. È un uomo che unisce una determinazione impressionante e senza deviazioni a un gagliardo buon umore. Credo sia l'autentico rappresentante del cuore e dell'anima russa e che potremo andare molto d'accordo sia con lui sia con il popolo russo. (Franklin Delano Roosevelt)
  • Purtroppo ci sono oggi molte persone che idealizzano Stalin. Anche gli scolari oggi dicono che Stalin era un dirigente efficiente. Questa formula idiota dell’era Putin è trasmessa ai nostri figli. E ciò non può che farmi paura. (Nadežda Tolokonnikova)
  • [Parlando di Stalin nel giorno della sua morte] Quando suonò l'ora della prova suprema, l'uomo si mostrò pari a sé stesso e ai grandi compiti che aveva cercato e che la storia gli aveva assegnato. La condotta della guerra, che culminò nella epica difesa di Stalingrado, offrì intera la misura dell'uomo. (Mario Missiroli)
  • Questa conferenza [Le concezioni Hegeliane tenuta da Kojève il 4 dicembre 1937 al Collège de Sociologie] ci sconvolse, non solo per il vigore intellettuale di Kojève, ma per le sue stesse conclusioni. Lei [Lapouge] ricorderà che Hegel parla dell'uomo a cavallo che segna la fine della storia e della filosofia. Per Hegel, quell'uomo era Napoleone. Ebbene! Kojeve ci svelò quel giorno che Hegel, pur avendo avuto una giusta intuizione, si era sbagliato di un secolo: l'uomo della fine della storia non era Napoleone, ma Stalin. (Roger Caillois)
  • Ricordo che mi costrinsero a piangere sulla sua morte se no erano botte da orbi. Ora a Mosca lo dipingono nelle vesti di criminale sanguinario. Chi mi ripagherà di quelle lacrime? (Lech Wałęsa)
  • Ricordo la grande intelligenza, ma che uomo crudele! (Michele I di Romania)
  • Saluto il maresciallo Stalin, il grande campione, e sono fermamente convinto che il nostro trattato di 20 anni con la Russia si dimostrerà uno dei fattori più duraturi e stabili nel preservare la pace, il buon ordine e il progresso dell'Europa. (Winston Churchill)
  • Scomparso Lenin si è fatto sotto, ha dato la scalata, perché questo era il suo programma: se non andava avanti, sarebbe tornato definitivamente indietro. (Umberto Terracini)
  • Se ingrandissi alcune migliaia di volte una comune pulce vedresti l'animale più spaventoso della terra, che nessuno sarebbe abbastanza forte da dominare [...] Ma le smorfie più mostruose della storia producono simili ingrandimenti anche nel mondo reale. Stalin è una pulce che la propaganda bolscevica e l'ipnosi della paura hanno ingrandito fino a dimensioni impensabili. (Maksim Gor'kij)
  • Se si confronta il destino di Stalin con quello di Beria, è difficile affermare che nella storia la giustizia abbia trionfato. Anche se è possibile che Stalin non abbia ricevuto per tempo la necessaria assistenza medica, gli fu almeno concesso di morire di morte naturale e di essere sepolto con tutti gli onori degni di un leader. Beria, invece, fu incarcerato, processato e condannato a morte, divenendo il capro espiatorio di tutti i crimini dello stalinismo. Stalin ha continuato ad avere ammiratori e apologeti anche dopo le rivelazioni di Kruscev, mentre Beria è rimasto per tutti l'assoluta incarnazione del male. (Amy Knight)
  • Se ti riuscirà di raffigurarti una personalità che in tutto è l'esatto contrario di ciò che il nemico più accanito di Stalin sarebbe capace di inventarsi, allora avrai un'immagine di quest'uomo. (Joseph Davies)
  • Smettila di mandare persone ad uccidermi. Ne abbiamo già catturati cinque, di cui uno con una bomba e uno con un fucile. Se non la smetti di mandarmi sicari, ne manderò io uno a Mosca e non avrò bisogno di mandarne un secondo. (Josip Broz Tito)
  • Stalin è troppo arrogante e questo difetto, che può essere tollerato tra di noi e nei rapporti tra comunisti, non è tollerabile in chi occupa il posto di Segretario generale. Perciò propongo che i compagni esaminino la possibilità di allontanare Stalin da tale carica e di sostituirlo con un altro uomo che, prima di tutto, si differenzi da Stalin per una sola dote, cioè una maggiore tolleranza, una maggiore lealtà, una maggiore gentilezza, una maggiore considerazione per i compagni, un temperamento meno capriccioso. (Lenin)
  • Stalin ha dato un contributo rilevante alla vittoria contro il nazismo. Nello stesso tempo ha commesso errori gravi, ha reagito con ritardo e si fece prendere dal panico perché non si aspettava l'attacco. In precedenza aveva fatto uccidere decine di ufficiali e comandanti, indebolendo gravemente le nostre capacità difensive. È tragicamente vero che solo il coraggio di soldati e ufficiali riuscì a contenere l'offensiva tedesca, a prezzo di centinaia di migliaia di vittime. Ma è anche vero che poi Stalin guidò alla vittoria l'Armata Rossa, seppe riprendere in mano la situazione, trasferì le fabbriche in Siberia, impresa logistica di dimensioni epiche. Così fu percepito dal popolo russo e dai popoli della Russia, come il vincitore. (Michail Gorbačëv)
  • Stalin, Hitler, Mao, McCarthy. Queste persone sono state vilipese già abbastanza nel tempo. Stalin ha invece completamente un'altra storia. Non ho intenzione di dipingerlo come un eroe ma vorrei raccontarlo basandomi sui fatti. Lui ha combattuto la macchina da guerra tedesca più di ogni singola persona. Non possiamo giudicare la gente considerandola solo "buona" o "cattiva". (Oliver Stone)
  • Stalin mi impressionò sin dall'inizio e la mia opinione sulla sua abilità non è mai vacillata. La sua personalità si faceva sentire senza sforzo e senza esagerazione. Aveva naturali buone maniere, forse una eredità giorgiana. Pur sapendo che era un uomo spietato, ho sempre rispettato le qualità del suo ignegno e ho provato anche una simpatia che non sono stato mai del tutto capace di analizzare. Forse era dovuta al modo pratico con cui Stalin affrontava le questioni. Era facile dimenticare che stavo parlando con un uomo di partito, nessuno certamente avrebbe potuto essere meno dottrinario. Non riesco a credere che Stalin abbia mai avuto un'affinità con Marx : Non ne parlò mai come se tale affinità esistesse. Nei numerosi incontri che ebbi con lui durante la guerra, qualche volta con Churchill ma latre da solo, trovai sempre l'incontro stimolante anche se l'agenda era spesso noiosa e rigida. Non ho mai visto nessuno controllarsi meglio in una conferenza. Bene informato su tutti i problemi che gli stavano a cuore, Stalin era prudente ma non lento. Alzava la voce raramente ed era un buon ascoltatore ; mentre ascoltava, tracciava ghirigori. È stato il dittatore più tranquillo che abbia mai conosciuto, ad eccezione di Salazar. Ma in lui c'era una forza inconfondibile. (Anthony Eden)
  • Stalin non era il georgiano tipico: gli mancavano la spontaneità e l'apertura, gli mancava quella gioia di vivere che tanto affascina i visitatori (anche se non gli si poteva negare un certo scurrile umorismo). La sua vita avrebbe potuto svolgersi in modo completamente diverso: sarebbe potuto diventare un prete ortodosso, come voleva la madre, uno scrittore o uno studioso. Sarebbe potuto diventare un europeo o, perlomeno, uno di quei caucasici europeizzati, così frequenti nella sua generazione. Ma sarebbe arrivato altrettanto in alto? (Wojciech Górecki)
  • Stalin passa poi per un amatore di musica, ma, ahimè, i suoi gusti non sono molto elevati. Questo non gli impedisce, ben inteso, di darsi arie di conoscitore e di tranciare giudizi perentori sulle creazioni musicali. La storia di un suo giudizio, che costò per molto tempo il completo oblio a Shostakovic, è nota; ma è meno nota l'avventura toccata al giovane compositore Tikhon Khrennikov. La sua opera «Nella tempesta» era stata acclamata dai critici della capitale, ma il «Capo» andò a sentirla e dichiarò che non gli piaceva. Istantaneamente, i critici modificarono il loro parere. L'opera venne tolta dal cartellone e non fu più rappresentata. (Viktor Andrijovyč Kravčenko)
  • TrotskiJ aveva ragione: non è stato Stalin a creare l'apparato, ma è l'apparato che ha creato Stalin. In altre parole, senza Lenin, senza ideologia, il suo lavoro quotidiano e l'esempio, Stalin non avrebbe potuto giustificare le sue azioni se non come degno successore del primo dittatore sovietico. (Angelica Balabanoff)
  • Un dato storico ed ideologico che ritengo simile ad una "prova" di fedeltà agli ideali bolscevichi: la questione su Stalin. Diffidate di chi denigra o anche solo dimentica la figura del continuatore dell'opera di Lenin, di chi ha saputo costruire il socialismo in URSS e battere il mostro nazista. (Marco Rizzo)
  • Una sola volta, allorché io cominciavo ad essere conosciuto, ha dichiarato con una certa soddisfazione: Bulgakov vuol diventare lo scrittore satirico della nostra epoca (Komsomolskaia Pravda, n. 6, 1925). Olé! il verbo volere è usato al presente quando avrebbe dovuto essere usato al passato. Mikail Bulgakov è diventato scrittore satirico in un momento in cui tutto ciò che sfiora i tabù non è assolutamente tollerato. (Michail Afanas'evič Bulgakov)
  • Viva Marx, viva Lenin, viva Mao Tse-tung! Evviva il compagno Giuseppe Stalin, terrore dei fascisti e dei falsi comunisti! (slogan comunista)
Stalin con Svetlana nel 1935
  • Egli non era capriccioso nella sua vita privata; al contrario, era di poche pretese, semplice e cordiale con la servitù e, se dava una lavata di testa, lo faceva solamente con i «capi»: i generali del corpo di vigilanza, i generali-comandanti. La servitù non poteva lagnarsi né di dispotismo, né di crudeltà; al contrario, sovente gli chiedevano di aiutarli in qualcosa e non ricevevano mai un rifiuto.
  • Il giardino, i fiori e il bosco intorno erano la distrazione preferita di mio padre, il suo riposo, il suo motivo d'interesse. Personalmente non zappava mai la terra, non prendeva in mano la vanga, come fanno i veri appassionati di gardinaggio. Ma gli piaceva che tutto fosse fatto a modo, curato, che tutto fiorisse in modo lussureggiante, abbondante, che da ogni parte spuntassero frutti maturi e rosseggianti: visciole, pomodori, mele, e questo appunto esigeva dal suo giardiniere e tagliava i rami secchi: questo era il suo unico lavoro in giardino. Ma dappertutto nel giardino, nel bosco (anch'esso curato, mondato, come un parco) c'erano qua e là vari chioschi con il tetto o senza, o anche semplicemente un piancito di assi con un tavolino, un divano di vimini, una sedia a sdraio. Mio padre vagava sempre per il giardino e sembrava che si cercasse un posto comodo e tranquillo, che lo cercasse e non lo trovasse...
  • Lui amava la Russia, si era legato d'amore alla Siberia, alle sue severe bellezze e alla sua gente rozza e taciturna, non poteva soffrire le «onoranze feudali» che gli tributavano i georgiani. Si ricordò della Georgia solamente quando cominciò a invecchiare.
  • Mio padre non amava gli oggetti, la sua vita privata era puritana, egli non si esprimeva negli oggetti; e la casa, le stanze, gli alloggi che sono rimasti non lo esprimono.
  • Mio padre viveva come uno studente povero: aveva una stanza nella quale dormiva su un divano e lavorava ad un semplice tavolo...
  • Non conosco un solo georgiano che abbia tanto dimenticato le proprie caratteristiche nazionali e abbia amato con tanta forza tutto ciò che era russo. Già in Siberia mio padre aveva cominciato ad amare la Russia nel modo più vero: e la gente, e la lingua e la natura. Egli ricordava gli anni di deportazione come se per lui fossero stati semplicemente tutta una partita di pesca, di caccia, e passeggiate attraverso la grandiosa taiga. E quest'amore rimase in lui per sempre.
  • Non credo affatto che i metodi indiscriminati e senza scrupoli di mio padre fossero necessari per il raggiungimento dei fini che egli si era proposto.
  • Quando l'hanno messo nel mausoleo nessuno mi ha chiesto cosa ne pensavo. Ora hanno deciso di portarlo via e di nuovo non mi chiedono niente. Pensano che io non ci sia più. E invece io esisto.
  • Quando mio padre «veniva persuaso dai fatti» che persona da lui ben conosciuta già da prima si era rivelata come «cattiva», in lui si produceva una sorta di metamorfosi psicologica. Può darsi che nel profondo del suo animo egli dubitasse, e soffrisse e riflettesse... Ma era succubo di una logica dogmatica e ferrea: detto A, bisogna dire B, C, e tutto il resto. Una volta accettato che NN era un nemico, era poi necessario riconoscere che sì, così è, e poi tutti i «fatti» si disponevano di per sé a conferma della cosa... Per lui era impossibile tornare indietro piscologicamente e credere di nuovo che NN non fosse un nemico, ma una persona onesta. Il passato scompariva per lui, in questo appunto stavano tutta l'implacabilità e tutta la credulità del suo carattere.
  • Eccolo: il più grande e importante dei nostri contemporanei. Conduce 170 milioni di persone su 21 milioni di chilometri quadrati. Entra in contatto con molte persone nel suo lavoro. E tutte queste persone lo amano, gli credono, hanno bisogno di lui, si stringono intorno a lui, lo sostengono e lo spingono avanti. In tutta la sua altezza, si eleva al di sopra dell'Europa e dell'Asia, al di sopra del passato e al di sopra del futuro. È la persona più famosa e allo stesso tempo quasi la più sconosciuta al mondo.
  • I morti non sopravvivono se non sulla terra. Ovunque ci siano rivoluzionari, c'è Lenin. Ma si può anche dire che è in Stalin più di chiunque altro che si trovano i pensieri e le parole di Lenin. È il Lenin di oggi.
  • La sua storia è una serie di vittorie su una serie di enormi difficoltà. Dal 1917, non è passato un solo anno della sua carriera senza che abbia fatto qualcosa che avrebbe reso celebre qualsiasi altro uomo. Egli è un uomo di ferro. Il nome con cui è noto lo descrive: la parola Stalin in russo significa "acciaio". È forte e tuttavia flessibile come l'acciaio. Il suo potere risiede nella sua formidabile intelligenza, l'ampiezza delle sue conoscenze, l'incredibile ordine della sua mente, la sua passione per la precisione, il suo inesorabile spirito di progresso, la rapidità, la sicurezza e l'intensità delle sue decisioni e la sua costante cura nello scegliere gli uomini giusti.
Stalin con Chruščёv nel 1936
  • Egli attribuiva un'importanza esagerata alla potenza militare, tanto per dirne una, e di conseguenza aveva una fiducia eccessiva nelle nostre forze armate. Viveva nel terrore di un attacco nemico. Per lui politica estera significava tenere in allarme per ventiquattr'ore su ventiquattro i reparti antiaerei intorno a Mosca.
  • Fu Stalin a formulare il concetto di «nemico del popolo». Questo termine rese automaticamente superfluo che gli errori ideologici di uno o più uomini implicati in una controversia venissero provati. Questo termine rese possibile l'uso della repressione più crudele, in violazione di tutte le norme della legalità rivoluzionaria, contro chiunque che in qualsiasi modo fosse in disaccordo con Stalin, contro coloro che fossero appena sospettati di intenzioni ostili, contro coloro che non godessero di buona fama.
  • Il temperamento di Stalin era brutale e l'indole dura; ma la sua brutalità non sempre implicava cattiva disposizione verso quelli che trattava così rudemente. La sua era una sorta di brutalità innata. Era rozzo e prepotente con chiunque.
  • Le caratteristiche di Lenin - un paziente lavoro sugli individui, un tenace e faticoso sforzo per educarli, la capacità di indurre gli altri a seguirlo senza ricorrere alla coercizione, ma piuttosto attraverso l'influenza ideologica esercitata su di essi da tutta la collettività - rimasero sempre del tutto estranee a Stalin. Questi ripudiò il metodo leninista della persuasione e dell'educazione, abbandonò il metodo della lotta ideologica sostituendolo con quello della violenza statale, della repressione in massa e del terrore. Egli agì, su scala sempre più vasta e con sempre maggiore arbitrio, attraverso gli organi repressivi, violando spesso, nello stesso tempo, tutte le norme esistenti della morale e della legge sovietica.
  • Nei suoi ultimi anni di vita Stalin era psicopatico, PSI-CO-PA-TI-CO, te lo dico io. Un pazzo sul trono. Riesci ad immaginarlo? [...] E pensi fosse facile? I nostri nervi erano tesi allo spasimo, e dovevamo bere vodka tutto il tempo. E dovevamo essere sempre sul chi vive.
  • Neppure gli zar crearono dei premi intitolati al loro nome.
  • Tutti noi intorno a Stalin vivevamo in un clima di provvisorietà. Fintanto ch'egli nutriva un certo grado di fiducia in noi ci lasciava vivere e lavorare. Ma, nel momento in cui avesse cessato di aver fiducia egli avrebbe cominciato a spiarci fin quando la coppa della sua sfiducia sarebbe traboccata. Allora sarebbe stato il nostro turno di seguire quelli che non erano più nel novero dei vivi.
  • Stalin era un uomo assai diffidente, morbosamente sospettoso; lo sappiamo per l'esperienza fatta lavorando con lui. Gli capitava di guardare qualcuno e dirgli: «Perché i tuoi occhi sono oggi così sfuggenti?» ; oppure: «Perché ti agiti tanto oggi ed eviti di guardarmi direttamente negli occhi?» Il morboso sospetto creava in lui una diffidenza verso tutti in genere, anche verso eminenti lavoratori del partito che egli conosceva da anni. Ovunque e in tutto egli vedeva «nemici», «doppiogiochisti» e «spie».
  • Stalin non operava mediante una chiara spiegazione e una paziente collaborazione con gli altri, ma imponendo le proprie vedute ed esigendo un'assoluta sottomissione ai suoi voleri. Chiunque si opponesse a tali vedute o cercasse di far valere il proprio punto di vista e la validità della propria posizione era destinato ad essere eliminato dagli organi collegiali direttivi e, di conseguenza, ad essere annientato moralmente e fisicamente.
  • Nella gara al più furbo era stato Stalin il vincitore, perché la polizia segreta non si era accorta che il pericolo era in quella pattuglia di estremisti e non nel grande partito socialista.
  • Stalin spia della polizia segreta zarista, negli anni giovanili, quando la sua coscienza rivoluzionaria era ancora in formazione. Non ci sono documenti in proposito, naturalmente, ma soltanto una conclusione, bisogna dunque seguire il metodo dei processi indiziari e affidare la sentenza, appunto come nei processi indiziari, alla libera convinzione del giudice, cioè del lettore.
  • Sulla porta dell'edificio, quando egli divenne dittatore, fu murata una lapide: «Il grande Stalin – leader del VKP e del proletariato di tutto il mondo – visse e lavorò qui nell'osservatorio geofisico di Tiflis dal 28 dicembre 1899 al 21 marzo 1901 dirigendo circoli socialdemocratici clandestini di operai di Tiflis».
  • Giuseppe Stalin sapeva che le vittorie potevano essere conseguite e difese solo a prezzo di sforzi, di sacrifici, a prezzo di sudore versato e con una mano ferrea. Non manifestò mai un ottimismo non fondato dopo le vittorie conseguite; nemmeno cadde mai nel pessimismo di fronte alle difficoltà da superare. Al contrario, Stalin si rivelò una personalità estremamente riflessiva e ponderata nei giudizi, nelle decisioni e nelle sue azioni. Essendo egli un grande uomo riuscì a guadagnarsi il cuore del partito e del popolo, a mobilitare le loro energie, a temprare i militanti nella battaglia e ad elevare il loro livello politico e ideologico per realizzare una grande opera, che non aveva precedenti.
  • Gli innegabili meriti di Stalin sono stati costretti a riconoscerli perfino i capifila del capitalismo mondiale come Churchill, Roosevelt, Truman, Eden, Montgomery, Hopkins ed altri, indipendentemente dal fatto che questi non nascondevano la loro avversione alla politica e all'ideologia marxista-leninista e alla persona stessa di Stalin.
  • I popoli sentivano le calunnie diffuse contro Stalin proprio da quei mostri che organizzavano le torture e i massacri in massa nella società capitalista, da coloro che erano la causa della fame, della povertà, della disoccupazione e di tante e tante altre sciagure, ed è per questo che non credevano a queste calunnie.
  • Il culto della personalità di Stalin doveva, certamente, essere superato. Ma si può dire, come si è detto, che Stalin era egli stesso artefice di tale culto della personalità? Il culto della personalità doveva sicuramente essere superato, ma per ottenere questo, era necessario e giusto che chiunque ne menzionasse il nome di Stalin fosse immediatamente messo all'indice, segnato a dito, che chiunque citasse Stalin fosse guardato di traverso?
  • Il rispetto di Stalin e il suo grande amore per il nostro popolo, l'interesse che manifestava per la storia e le usanze del popolo albanese, non si cancelleranno mai dalla mia memoria.
  • Le parole di Stalin erano parole d'oro, una bussola di orientamento per i proletari e i popoli del mondo.
  • No, Stalin non fu un tiranno, egli non fu un despota. Era un uomo attaccato ai princìpi, giusto, semplice e pieno di sollecitudine per gli uomini, per i quadri, per i suoi collaboratori. È per questa ragione che il suo Partito, i popoli dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e tutto il proletariato mondiale lo amavano molto. Così l'hanno conosciuto i milioni di comunisti e le insigni personalità rivoluzionarie e progressiste nel mondo.
  • Tutta la vita di Stalin è stata caratterizzata da un'accanita e incessante lotta contro il capitalismo russo, contro il capitalismo mondiale, contro l'imperialismo, contro le correnti antimarxiste e antileniniste che si erano messe al servizio del capitale e della reazione mondiale. Sotto la guida di Lenin e al suo fianco, egli fu uno degli ispiratori e dirigenti della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre, un indomabile militante del Partito Bolscevico.
  • Tutte le idee e le opere di Stalin, concepite e tradotte nella realtà viva, sono percorse in modo coerente da un filo rosso, dal pensiero rivoluzionario marxista-leninista. Nelle opere di questo illustre marxista-leninista non si può riscontrare alcun errore di principio. Egli soppesava ogni sua azione tenendo presente gli interessi del proletariato, delle masse lavoratrici, gli interessi della rivoluzione, del socialismo e del comunismo, gli interessi delle lotte di liberazione nazionali e antimperialiste. Non si riscontra alcun eclettismo nelle sue idee teoriche e politiche, alcuna titubanza nelle sue azioni pratiche. Chi si fondava sull'amicizia sincera di Giuseppe Stalin era sicuro di vedere il suo popolo avanzare rapidamente verso un futuro luminoso.
  • Stalin ha commesso degli errori? Era inevitabile che un così lungo periodo, pieno di atti eroici, di sforzi, di lotte, di vittorie, comportasse anche degli errori, non solamente personali di Giuseppe Stalin, ma anche della direzione in quanto organo collegiale. Esiste un Partito o un dirigente che si possa considerare esente da ogni errore dal suo lavoro?
  • Iosif Vissarionovič era un uomo molto prudente. Molto. Un uomo che vedeva molto lontano.
  • Ogni volta [...] si dice quel che sta succedendo nel paese è colpa di... Stalin. È la morale di ogni discorso: Stalin è colpevole, è stato Stalin, Stalin, Stalin, tutti addosso a lui. Ma Stalin è morto trentacinque anni fa! Trentacinque anni! Cosa c'entra con i guai di oggi?
  • Prima si rinnega Stalin, adesso, pian piano, si arriva a processare il socialismo, la rivoluzione d'Ottobre, e in men che non si dica vorranno processare anche Lenin e Marx.
  • Senza la politica di Stalin non saremmo arrivati mai a niente, saremmo morti tutti quanti.
  • Il giorno della sua morte per me fu un grave lutto, al contrario di mio padre che, mi accorsi provò sollievo.
  • Lo ricordo come un uomo di bassa statura e con i movimenti lenti, che camminava sempre davanti a tutti. [...] Prima che morisse, mio padre ne parlava poco.
  • Nonostante tutto Stalin cercava di fare il possibile per non danneggiare l'immagine di leader incorrotto. La modestia personale veniva stimolata e la corruzione restava a livelli più bassi.
  • Sotto Stalin il potere aveva un'immagine religiosa, con Krusciov si è abbassato alla gente semplice.
  • Essere uomini! È questa | la legge staliniana. | Essere comunista è difficile. | Devi imparare a esserlo. | Essere uomini comunisti | è ancora più difficile, | e devi imparare da Stalin.
  • In tre stanze del vecchio Cremlino | vive un uomo chiamato Giuseppe Stalin. | Tardi si spegne la luce della sua finestra. | Il mondo e la sua patria non gli danno riposo. | Altri eroi hanno dato alla luce una patria, | egli contribuì non solo a concepire la sua, | ma anche a edificarla, | a difenderla.
  • Stalin è il mezzogiorno, | la maturità dell'uomo e dei popoli.
  • Staliniani. Portiamo questo nome con orgoglio. | Staliniani. È questa la gerarchia del nostro tempo!
  • Vicino a Lenin | Stalin avanzava | e così, con blusa bianca, | con berretto grigio di operaio, | Stalin, | col suo passo tranquillo, | entrò nella Storia accompagnato | da Lenin e dal vento.
  • Come Ivan il Terribile, Stalin creò una polizia segreta personale e usò il terrore come strumento fondamentale di politica di Stato. Come Pietro il Grande, apprezzò il valore della tecnologia occidentale per formare una moderna macchina bellica. E come Pietro, cementò il potere sul popolo con il sistema dei passaporti interni.
  • Dopo la Seconda Guerra Mondiale milioni di ex prigionieri di guerra furono spediti nei campi di lavori forzati perché avevano visto l'Occidente. Stalin, buon conoscitore della storia russa, non voleva correre rischi inutili. Sapeva che i suoi più grandi nemici erano gli stessi contro i quali avevano combattuto gli zar - gli eserciti e le idee occidentali - ed era deciso tanto a escludere le idee quanto a sconfiggere gli eserciti.
  • Nel nostro secolo Stalin ha personificato l'eredità zarista della Russia. La dinastia che rappresentava era un partito, non una famiglia, ma come i "grandi" zar prima di lui, estese il dominio russo su nuovi territori.
  • Credo che l'eccessiva demonizzazione di Stalin sia uno dei modi per attaccare l'Unione Sovietica e la Russia, per mostrare che la Russia di oggi ha qualcosa che riconduce allo stalinismo. Certo, ognuno ha le sue macchie, ma devo dire che la Russia è cambiata drasticamente. Qualcosa sarà anche rimasto nel modo di pensare, ma un ritorno allo stalinismo è fuori discussione, perché la mentalità delle persone è diversa. E per quanto riguarda Stalin, arrivò al potere presentando idee meravigliose. Parlava del bisogno di fraternità, di uguaglianza, di pace... Poi diventò un dittatore. [...] Eppure Stalin fu capace di riunire i popoli dell'Unione Sovietica, riuscì a organizzare la resistenza al fascismo e non si comportava come Hitler. Dava ascolto ai generali, in alcuni casi attenne alle loro decisioni. Questo non significa che dobbiamo dimenticare tutte le atrocità dello stalinismo, l'uccisione di milioni di compatrioti, i campi di sterminio. Sono cose che non possiamo dimenticare.
  • Noto che, a differenza di molti degli allora leader d’Europa, Stalin non si macchiò di nessun incontro personale con Hitler, che allora era conosciuto, negli ambienti occidentali, come rispettabile politico ed era un gradito ospite nelle capitali europee.
  • Stalin è un prodotto della sua epoca. Si può demonizzarlo quanto si vuole. Si può anche parlare dei suoi meriti nella vittoria sul fascismo. Rispetto alla demonizzazione, ricordiamoci che la storia ha conosciuto gente come Oliver Cromwell, un uomo assetato di sangue che giunto al potere sull'onda di una rivoluzione si trasformò in tiranno e dittatore. Eppure in tutto il Regno Unito esistono ancora monumenti in suo onore.
  • Nel nome di Stalin sempre si è vinto, nel nome di Stalin tutte le vittorie saranno nostre.
  • Sappiamo che la nostra lotta non è facile, sarà ancora lunga e dura perché il grande capitale è deciso a tradire la patria ed a commettere tutti i delitti pur di salvare i suoi privilegi; ma sappiamo pure che la strada indicataci da Stalin è quella giusta e che per questa strada sapremo conquistare la vittoria.
  • Stalin è il gigante della costruzione del socialismo, l'uomo della vittoria, l'uomo della pace, della liberazione sociale e nazionale perché è l'uomo del partito di tipo nuovo, del partito della classe operaia.
  • Stalin è morto ma la sua opera vive immortale. Il suo insegnamento guiderà sempre, quale bandiera invincibile, i comunisti di tutto il mondo. Ovunque vive un partito comunista, Stalin vive.
  • Stalin è stato la guida, la stella orientatrice per tutti gli uomini che consacrano le loro energie, il loro tempo, le loro preoccupazioni a questo bene immenso, inestimabile: la pace e l'amicizia tra i popoli.
  • Uno dei più grandi meriti di Stalin è stato quello di avere elaborato, sviluppato, arricchito la teoria, la politica e i principi organizzativi del partito del proletariato quali erano stati scoperti ed indicati da Marx, da Engels e da Lenin.
  • Fra i popoli dell'Urss si sforzava di identificare se stesso con l'etnia russa. In privato parlava la sua lingua madre con quelli della sua cerchia che venivano dalla Georgia; e anche la sua defunta moglie Nadežda Allilueva aveva antenati georgiani. Organizzava le sue cene con un'ospitalità georgiana (anche se questa non prevedeva il lancio di pomodori sugli invitati come a volte accade). Ma pubblicamente le sue origini lo imbarazzavano dopo una guerra che aveva rafforzato la coscienza di sé e l'orgoglio dei russi. E la sua biografia faceva allusione solo una volta alla nazionalità di suo padre.
  • Il Grande terrore non avrebbe avuto luogo se non fosse stato per la personalità e le idee di Stalin. Era lui a guidare la macchina punitiva di Stato contro tutti quelli da lui identificati come «elementi antisovietici» e «nemici del popolo».
  • La sua versione dell'identità nazionale russa era una miscela talmente particolare di tradizioni da risultare virtualmente una sua invenzione. La quintessenza della Russia, per Stalin, era semplicemente un catalogo delle sue personali predilezioni: militarismo, xenofobia, industrialismo, urbanesimo e gigantomania.
  • Stalin riconosceva di non poter dominare solo con il terrore, e cercava sistematicamente il consenso delle varie élite nel governo, nel parito, nell'esercito e nella polizia segreta. I privilegi e il potere dei funzionari vennero confermati e la dignità delle istituzioni accresciuta. Mantenendo la distanza fra governanti e governati, Stalin sperava di prevenire lo scoppio dell'opposizione popolare. Per di più, cercava di accrescere il suo rapporto personale con l'etnia russa rafforzando una forma di nazionalismo russo insieme al marxismo-leninismo, e coltivava la propria immagine di capo la cui posizione al timone dello Stato sovietico era vitale per la sicurezza militare del paese e per il suo sviluppo economico.
  • Da un lato, Stalin aveva la capacità di avvertire con estrema chiarezza quella che io chiamo la "volontà del popolo", ed era perfettamente padrone della tecnica necessaria a trasformare questa volontà in azione reale, dall'altro nutriva la convinzione - e insieme aveva la capacità di comunicarla agli altri - che il suo operato fosse in funzione di un futuro migliore per tutta l'umanità.
  • Egli trascorse i suoi giorni nell'attenta rimozione degli ostacoli che intralciavano i giusti sogni dei lavoratori, dei contadini, degli ingegneri, di uomini che, se non fosse stato per il suo penetrante acume, sarebbero rimasti frustati ed oscuri, e che invece, grazie alla sua intelligenza, divennero gli ispiratori dell'agricoltura, dell'industria, dell'aviazione.
  • Hitler predicava la superiorità e l'inferiorità delle razze: Stalin contrapponeva al razzismo una delle più impetuose e complete dichiarazioni dell'uguaglianza degli uomini che mai sono state fatte.
  • In tutti i paesi, sia che essi fossero con lui che contro di lui, Stalin fece la storia.
  • Nessuna parola oggi può valere come giudizio definitivo dell'era di Stalin. Stalin è uno di quegli uomini la cui valutazione va posta in una lunga prospettiva storica e il carattere della cui opera si fa più chiaro man mano che si allontana nel tempo.
  • Stalin era il più abile dirigente di discussioni che avessi mai incontrato nella mia carriera fra gli uomini politici, un uomo che sapeva conciliare i diversi punti di vista con una facilità che rasentava il genio, e sollecitare ed esprimere l'altrui volontà indicando, fra tutte le possibili, la retta via da seguire.
  • Sull'importanza di Stalin tutti furono d'accordo: coloro che lo piansero come coloro che lo insultarono.
  • Da buon marxista, Stalin combatté contro lo stato borghese, si occupò della sua distruzione fin dalle sue fondamenta, e poi, dopo aver distrutto la società dello sfruttamento e della violenza, sulla sua base costruì lo stato della classe operaia e dei contadini.
  • L'internazionalismo proletario di Stalin, da marxista, non fu messo in dubbio nemmeno da parte dei suoi nemici più agguerriti nella schiera degli imperialisti (come Hitler, Churchill, Roosevelt), mentre a proposito di questo va detto che i loro moderni seguaci ricordano ancora la "mano terribile di Mosca", cioè il Comintern, in qualsiasi punto del pianeta.
  • Ritengo che oggi, nelle circostanze della crisi del capitalismo e della spinta sempre più forte della reazione anticomunista, la questione dell'atteggiamento verso la figura di Stalin non è storica e personale, ma di scottante attualità politica. Come anche nel 1941, se ti consideravi nemico del fascismo e pronto a lottare contro quelle squadracce nere, allora in qualsiasi caso ti saresti schierato dalla parte di Stalin. Chi pensava invece diversamente e si riteneva combattente contro lo stalinismo e contro Stalin, si ritrovava dall'altra parte del fronte, sotto il tricolore del generale Vlasov.
  • Sotto la direzione di Stalin e del PCUS, l'Unione Sovietica ottenne giganteschi successi e sconfisse il prodotto più ripugnante del capitalismo: il fascismo del XX secolo.
  • Giuseppe Stalin è un gigante del pensiero, è un gigante dell'azione. Col suo nome verrà chiamato un secolo intero, il più drammatico forse, certo il più denso di eventi decisivi della storia faticosa e gloriosa del genere umano.
  • Ha termine la vita eroica del combattente vittorioso. La sua causa trionfa. La sua causa trionferà in tutto il mondo.
  • Ogni volta che viene pronunciata una parola di pace, ogni volta che si compie un atto che può assicurare la pace, ivi troviamo Stalin.
  • Stalin divulgò tesi esagerate e false, fu vittima di una prospettiva quasi disperata di persecuzione senza fine, di una diffidenza generale e continua, del sospetto in tutte le direzioni.
  • Stalin aveva una memoria straordinaria. Egli conosceva non solo tutti i comandanti dei fronti e delle armate, che erano più di un centinaio, ma anche alcuni comandanti di corpo e di divisione e alcuni responsabili del Commissariato del popolo alla Difesa, senza parlare del personale dirigente dell'apparato centrale e regionale del Partito e dello Stato.
  • Stalin è entrato perennemente nella storia militare. Il suo indubbio merito è che, sotto la sua guida diretta in quanto comandante supremo, le Forze Armate sovietiche hanno resistito nelle campagne difensive e hanno portato a termine brillantemente le operazioni offensive. Ma, a quel che io ho potuto osservare, non parlava mai dei suoi meriti. Ad ogni modo non è mai accaduto che lo sentissi.
  • Stalin era dotato di una grande capacità di organizzazione. Lavorava molto egli stesso, sapeva far lavorare gli altri, trarne tutto ciò che potevano dare.
  • G. Stalin non si faceva notare per nulla di particolare, ma produceva una forte impressione. Privo di qualsiasi posa, seduceva l'interlocutore con la semplicità del suo modo di rapportarsi. Il tono spontaneo della sua conversazione, l'attitudine a formulare con chiarezza il suo pensiero, lo spirito portato naturalmente all'analisi, una grande erudizione e una memoria strabiliante obbligavano persino le personalità più avvertite che si intrattenevano con lui a concentrarsi e a essere sempre presenti.
  • La sua sbalorditiva capacità di lavoro, la sua attitudine ad impadronirsi rapidamente di un argomento gli permettevano di studiare e assimilare in un giorno una grande quantità di fatti, tra i più svariati, il che richiede capacità eccezionali.
  • Nella direzione della lotta armata, G. Stalin era generalmente aiutato dalla sua naturale intelligenza e dalla sua ricca intuizione. Egli sapeva individuare l'elemento principale di una situazione strategica, ed essendosene impadronito, sapeva rispondere al nemico, scatenare l'una o l'altra importante operazione offensiva. Non ci sono dubbi: era degno del comando supremo.
  • Occorre dire, cosa di cui mi sono convinto durante i lunghi anni della guerra, che Giuseppe Stalin non era affatto un uomo a cui non si poteva parlare dei problemi difficili, con cui non si poteva discutere e perfino difendere energicamente il proprio punto di vista. Se alcuni affermano il contrario, direi semplicemente che le loro asserzioni sono false.
  • Stalin possedeva un'enorme intelligenza naturale, ma anche delle conoscenze sorprendentemente vaste.

Note

[modifica]
  1. Citato in Anarchism Or Socialism?, marxists.org, dicembre 1906.
  2. Citato in Boris Sokolov, Иосиф Сталин – беспощадный созидатель. ISBN 5457661393
  3. Dal primo discorso al popolo sovietico dopo l'aggressione nazista, pronunciato alla radio il 3 luglio 1941. Citato in Il libro rosso di Stalin, Roma, Red Star Press, 2014, p. 124.
  4. Citato in Joseph Stalin Arrives, marxists.org.
  5. Dal primo discorso al popolo sovietico dopo l'aggressione nazista, pronunciato alla radio il 3 luglio 1941. Citato in Il libro rosso di Stalin, Roma, Red Star Press, 2014, p. 125.
  6. a b c Citato in Marxismo liberalismo e non-violenza, resistenze.org, 21 dicembre 2010.
  7. Citato in Stalin: from choir boy to communist butcher, Creation.com.
  8. Dal discorso pronunciato il 6 novembre 1941 presso la stazione Majakovskaja della metropolitana di Mosca. Citato in Il libro rosso di Stalin, Roma, Red Star Press, 2014, p. 141.
  9. Da Anarchia o socialismo?, in Opere complete, vol. I, Edizioni Rinascita, 1955, pp. 387-388.
  10. Citato in Anna Louise Strong, L'era di Stalin, Napoli, La Città del Sole, 2004, p. 193.
  11. Dal discorso pronunciato il 6 novembre 1941 presso la stazione Majakovskaja della metropolitana di Mosca. Citato in Il libro rosso di Stalin, Roma, Red Star Press, 2014, pp. 138-139.
  12. Citato in AA.VV., Il libro della storia, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2018, p. 281. ISBN 9788858016572
  13. Da Questioni del leninismo. Citato in Il libro rosso di Stalin, Roma, Red Star Press, 2014, p. 63.
  14. Da Principi del leninismo. Citato in Principi del leninismo, Resistenze.org.
  15. Questo ironico quesito fu posto da Stalin al primo ministro francese Pierre Laval, in visita a Mosca nel maggio del 1935, allorché questi gli chiese di intervenire a favore dei cattolici russi, sostenendo che un tale provvedimento avrebbe accreditato al politico francese molto merito preso il papa (allora Pio XI). Citato in Winston Churchill, The second world war (La seconda guerra mondiale), vol. I The gathering storm (Il temporale incipiente), cap. 8 Challenge and response (Sfida e risposta), Cassel & Company, Londra, ed. 1964.
  16. Cfr. Federico II di Prussia su «un suddito tendenzialmente critico»: «Ha centomila uomini? Se no, cosa volete che me ne preoccupi!».
  17. Citato in Anna Louise Strong, L'era di Stalin, Napoli, La Città del Sole, 2004, p. 50.
  18. Da Eguaglianza e Marxismo, 1944; citato in Gioventù Proletaria, stampaclandestina.it.
  19. Dalla conversazione con Emil Ludwig. Citato in Talk With the German Author Emil Ludwig, su marxists.org.
  20. Da A proposito di alcuni problemi della storia del bolscevismo. Citato in Il libro rosso di Stalin, Roma, Red Star Press, 2014, p. 120.
  21. Citato in Enver Hoxha, Con Stalin. Ricordi, traduzione conforme alla pubblicazione in albanese della Casa Editrice «8 Nëntori», seconda edizione Tirana 1982, Roma 1984, p. 160.
  22. Dal Discorso al primo Congresso dei colcosiani-udarniki dell'U.R.S.S., 19-2-1933, in Questioni del leninismo, Edizioni in lingue estere, Mosca, 1946, pp. 452-453.
  23. Citato in Reply to an Inquiry of the Jewish News Agency in the United States, marxists.org, 12 gennaio 1931.
  24. Da una intervista con H. G. Wells del settembre 1937; citato in (EN) rationalrevolution.net.
  25. Da Problemi della pace, discorso al XIX Congresso del PCUS pronunciato il 14 ottobre 1952, ed. Cultura Sociale, 1953, p. 151.
  26. Da La Rivoluzione d'Ottobre e la tattica dei comunisti russi. Citato in Il libro rosso di Stalin, Roma, Red Star Press, 2014, p. 15.
  27. Citato in Storia del Comunismo, Le lotte di classe nell'era del socialismo (1917-2017), a cura di Alessandro Pascale, vol. I, Dalla Rivoluzione d'ottobre alla fine dell'URSS, tomo B, p. 103, intellettualecollettivo.it.
  28. Citato in Roter Morgen, Werke, Amburgo, 1971-1973, p. 266-267.
  29. Citato in Contro imperialismo e sionismo liberi dalle teorie razziali, ilpartitocomunista.it.
  30. Citato in Enzo Biagi, La geografia di Enzo Biagi-Russia, Rizzoli.
  31. Citato in Ennio Di Nolfo, Storia delle relazioni internazionali. Dal 1918 ai giorni nostri, Editori Laterza, Roma, 2008, p. 418. ISBN 978-88-420-8734-2
  32. Citato in Enver Hoxha, Con Stalin. Ricordi, traduzione conforme alla pubblicazione in albanese della Casa Editrice «8 Nëntori», seconda edizione Tirana 1982, Roma 1984, p. 127.
  33. Da La Rivoluzione d'Ottobre e la tattica dei comunisti russi. Citato in Il libro rosso di Stalin, Roma, Red Star Press, 2014, p. 19.
  34. Citato in Ennio Di Nolfo, Storia delle relazioni internazionali. Dal 1918 ai giorni nostri, Editori Laterza, Roma, 2008, p. 461. ISBN 978-88-420-8734-2
  35. Da La Rivoluzione d'Ottobre e la tattica dei comunisti russi. Citato in Il libro rosso di Stalin, Roma, Red Star Press, 2014, p. 21.
  36. Da La Rivoluzione d'Ottobre e la tattica dei comunisti russi. Citato in Il libro rosso di Stalin, Roma, Red Star Press, 2014, p. 41.
  37. Citato in Enver Hoxha, Con Stalin. Ricordi, traduzione conforme alla pubblicazione in albanese della Casa Editrice «8 Nëntori», seconda edizione Tirana 1982, Roma, 1984, pp. 125-126.
  38. Da Werke, vol. 13, 26.
  39. Da una dichiarazione durante un meeting dei cinque maggiori scrittori sovietici a casa di Maksim Gor'kij il 26 ottobre 1932, da Stalin: The Court of the Red Tsar, di Simon Sebag Montefiore, p. 85, in Stalin, di Edvard Radzinsky, pp. 259-263, ed in Stalin and the Literary Intelligentsia (1991) di А. Kemp-Welch, Basingstoke and London, pp. 12-31.
  40. Da Materialismo dialettico e materialismo storico; in Questioni del leninismo.
  41. Citato in L’equiparazione fra i “totalitarismi” e la criminalizzazione del socialismo, senzatregua.it.
  42. XV Congresso del PCUS (b) 2-19 dicembre 1927; citato da Carlo Sforza nella Seduta pomeridiana dell'11 luglio 1950 della Camera dei Deputati.
  43. Citato in STORIA DEL COMUNISMO (vol. 1-B), academia.edu.
  44. Da Sul progetto di Costituzione dell'U.R.S.S., 25-11-1936; in Opere scelte.
  45. Citato in John Gunther, Soviet Russia Today.
  46. Da Opere complete, vol. 13, p. 38
  47. Da Evviva il Primo Maggio, Opere complete, vol. II, pag. 238
  48. Dal Rapporto al XVII Congresso del Partito, 26-1-1934, in Questioni del leninismo, Edizioni in lingue estere, Mosca, 1946, p. 511.
  49. Da Questioni di leninismo, Roma, 1945.
  50. Da Problemi economici del socialismo dell'URSS, pp. 322-323.
  51. Citato in Enver Hoxha, Con Stalin. Ricordi, traduzione conforme alla pubblicazione in albanese della Casa Editrice «8 Nëntori», seconda edizione Tirana 1982, Roma 1984, p. 83.
  52. Detto a Tito nell'aprile del 1945; citato in M. Gilas, Conversazioni con Stalin, Feltrinelli, Milano, 1962.
  53. Citato in О проекте Конституции Союза ССР: Доклад на Чрезвычайном VIII Всесоюзном съезде Советов 25 ноября 1936 года, marxists.org.
  54. Da una lettera a Roosevelt, febbraio 1943. Citato in AA.VV., Il libro della Seconda guerra mondiale, traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 225. ISBN 9788858041406
  55. A Vjačeslav Michajlovič Molotov nel 1943 e citato in Felix Cuev, 140 Conversations with Molotov, Mosca, 1991, p. 37.
  56. Brindisi levato da Stalin in onore di Adolf Hitler nel corso del banchetto offerto dalle massime autorità sovietiche alla delegazione diplomatica tedesca, guidata da Joachim von Ribbentrop, subito dopo la conclusione del Patto di non aggressione fra Germania ed Unione Sovietica, firmato a Mosca il 23 agosto 1939. Cfr. John Lukacs, L'attacco alla Russia, Edizioni Corbaccio S.r.L., Luino, 2008 ISBN 978-88-7972-873-7.
  57. Citato in Cara Gran Bretagna. Slavoj Zizek sulla Brexit, manifestosardo.org.
  58. Citato in Enver Hoxha, Con Stalin. Ricordi, traduzione conforme alla pubblicazione in albanese della Casa Editrice «8 Nëntori», seconda edizione Tirana 1982, Roma 1984, p. 146.
  59. Da La Rivoluzione d'Ottobre e la tattica dei comunisti russi. Citato in Il libro rosso di Stalin, Roma, Red Star Press, 2014, p. 16.
  60. Da Il marxismo e la linguistica, Ed. Rinascita, 1952, p. 26.
  61. Da Problemi economici del socialismo, in "Rinascita", Roma, 1953; citato in Andrea Graziosi, L'Unione Sovietica in 209 citazioni, Bologna, Il Mulino, p. 128. ISBN 88-15-11282-0
  62. (EN) Citato in Ralph Keyes, The Quote Verifier: Who Said What, Where, and When, Macmillan, 2007, p. 41. ISBN 1429906170
  63. Citato in Robert Conquest, Il grande terrore (The Great Terror), traduzione di Adriana Valori Piperno, terza edizione BUR Storia, Rizzoli, Milano, 2006, cap. III, p.101.
  64. Rivolte del 1953 nella Germania Est, Cfr. voce su Wikipedia.

Bibliografia

[modifica]
  • John Lukacs, L'attacco alla Russia, traduzione di Marco Sartori, Edizioni Corbaccio S.r.L., Luino, 2008. ISBN 978-88-7972-873-7
  • Stalin, A proposito del marxismo nella linguistica, 28 luglio 1950; ripubblicato dal Comintern (SH) per l'anniversario della nascita di Stalin, 21 dicembre 2010.
  • Joseph Stalin, Materialismo dialettico e materialismo storico, 1938, marxists.org.
  • G. V. Stalin, Opere complete, volume 1, Ed. Rinascita, 1955.
  • G. V. Stalin, Opere complete, volume 2, Ed. Rinascita, 1955.
  • G. V. Stalin, Opere complete, volume 3, Ed. Rinascita, 1951.
  • G. V. Stalin, Opere complete, volume 4, Ed. Rinascita, 1951.
  • G. V. Stalin, Opere complete, volume 5, Ed. Rinascita, 1952.
  • G. V. Stalin, Opere complete, volume 6, Ed. Rinascita, 1952.
  • G. V. Stalin, Opere complete, volume 7, Ed. Rinascita, 1953.
  • G. V. Stalin, Opere complete, volume 8, Ed. Rinascita, 1954.
  • G. V. Stalin, Opere complete, volume 9, Ed. Rinascita, 1955.
  • G. V. Stalin, Opere complete, volume 10, Ed. Rinascita, 1956.
  • Stalin, Opere scelte, Ed. Movimento Studentesco, 1973.
  • Iosif Vissarionovic Stalin, Problemi economici del socialismo dell'URSS, Editori Riuniti, Roma 1953.

Voci correlate

[modifica]

Altri progetti

[modifica]